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domenica 30 dicembre 2012

E' morta Rita Levi Montalcini

"Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi." (Rita Levi Montalcini)

Oggi, 30 dicembre 2012, è morta Rita Levi Montalcini.




Fu eroicamente in senato ogni volta che si trattava di salvare il governo Prodi dagli attacchi degli antidemocratici come quello di Arcore, La Russa e il cucuzzaro intero in camiciotta verde. 

Buon nuovo anno......

Charlie Brown: Pensi di essere diversa da com’eri 

l’anno scorso? Credi di essere davvero cambiata? 

L’anno scorso, mi ricordo hai detto che avresti tentato 


di ascoltare gli altri..



Lucy: Cosa?



giovedì 27 dicembre 2012

Primarie dei cachi secondo tempo


Il 29 e 30 si vota per le primarie del centro sinistra. In verità non si conosce molto. Almeno, non conoscono i non addetti ai lavori. Sembrano elezioni per iniziati.
“Sono un po’ strane” mi dice un amico “i candidati poco conosciuti avranno pochissime chanches, vinceranno i soliti noti. Un consigliere regionale o comunale o altro ha già un suo bacino di voti, ha un nome riconosciuto, per gli altri, i non noti anche se bravi, voteranno gli amici stretti e i parenti”. Temo abbia ragione il mio amico, il peccato originale dei parlamentari uscenti è stato il non voler caparbiamente cambiare la legge elettorale, per questo tengono lontani dal voto molti che non se la sentono di dare mandati in bianco e che, nonostante questo sforzo “primario” ritengono che i giochi siano già stati fatti a tavolino. Certo, è possibile qualche sorpresina qua e là, ma molto dipenderà dall’affluenza al voto, se sarà bassa è come non averle fatte, se sarà alta forse qualche possibilità di uscire dalle secche del già visto ci potrà essere. Allo stato attuale sento moltissimi che non andranno a votare per il semplice fatto che non sanno che si vota, che il periodo è dei peggiori per farlo, che non conoscono le regole e i regolamenti e che non saprebbero comunque per chi votare. E sento tantissimi che alle politiche voteranno Grillo e i suoi “per cambiare”. Identico discorso lo sentii nei primi anni novanta. In particolare ricordo un elettore del PSI da sempre, schifato da tangentopoli diceva “Basta, ora votiamo lega, facciamo pulizia poi torneremo a votare a sinistra”, sappiamo com’è finita.
Perché e quando siamo caduti così in basso? Penso che la deriva sia iniziata non tanto con tangentopoli, quanto con la scomposta reazione alla mancanza di etica dei politici ladroni e dei loro lacchè, la voglia di “fare pulizia” non è stata mediata dalla politica virtuosa, piuttosto dal “sono tutti uguali”, poi le sinistre hanno iniziato una deriva deideologizzata e senza una prospettiva possibile e credibile, è venuto meno un progetto di società possibile e c’è stata una vera accelerazione ed un appiattimento sull’unico modello presente sul mercato: quello del capitalismo cannibale, della finanza piuttosto che della produzione, del facile guadagno (per pochi) piuttosto che dello stato sociale. Il tutto per non passare da “comunisti”. Ricordiamo lo sforzo immane dei neo PDS/DS poi PD per accreditarsi nell’empireo di chi disconosce anche il proprio padre. Le sinistre, nello scomposto tentativo di riformarsi, hanno nei fatti radicalizzato posizioni di assuefazione all’esistente e difesa strenua dello status quo dell’economia da un lato, dall’altro piccole frange praticamente inesistenti hanno proseguito indefessamente a professare una sorta di fondamentalismo con tutti gli annessi delle divisioni in microscopici gruppuscoli che si scindono all’infinito facendosi lotta da coltello fra loro ed arrivando a subblimarsi e a scomparire dal panorama politico. La mancanza di un disegno complessivo di società ha portato a nefandezze vere e proprie, il poco tempo dei governi Prodi doveva servire per fare una legge seria sul conflitto di interessi. Così non è stato. Poi i teatrini di questi mesi sulla legge elettorale che forse nessuno vuole veramente mutare perché fa comodo. Così ci troveremo, se i dati sull’astensione si fermassero attorno al 30%, con maggioranze volute dal 20 / 25% di aventi diritto al voto. Comunque andrà a finire non sapremo assolutamente cosa si vuole, come lo si vuole, che fare per tornare ad uno stato sociale dignitoso, quale Europa delle Persone si deve far nascere dalle ceneri di quella delle banche e della moneta.
Senza questi passaggi, senza sapere bene dove andremo a finire nei prossimi anni, con un programmino di basso profilo a che serve andare a votare? Osserviamo con attenzione quello che accade in altre parti del mondo, guardiamo il sud America di Lula, di Chavez, di Josè Mujica ed ascoltiamo i messaggi che inviano. La sconfitta più grande che stiamo subendo è quella di dover dire ai giovani che se vogliono vivere con un minimo di dignità debbono andarsene dall’Italia dei precari, dei disoccupati, dei ricercatori cacciati fuori dal mercato del lavoro perché troppo costosi. Stiamo creando un paese per vecchi e non potremo neppure dire scaiolanamente “a nostra insaputa”. Sappiamo benissimo cosa sta succedendo. La pantomima dell’evasione fiscale poi è un mantra che ci perseguita dagli anni ’60, ne abbiamo piene le scatole di ministri e ministresse che pontificano e tartassano i soliti noti senza voler affondare il coltello nelle carni grasse della vera evasione. Ne abbiamo piene le scatole di un’Europa che consente una fiscalità differenziata creando isole di facili investimenti detassati. Depardieu che dalla Francia se ne va in Belgio, i ricchi nostrani che stanno comodamente in Svizzera o a Monaco o altrove, questa è l’Europa che tanto piace ad alcuni banchieri e che fa letteralmente schifo, non interessa, anzi, alla lunga è dannosa perché tende a concentrare ricchezze e al dilagare delle povertà.
Primarie o no, ci si rivedrà a febbraio, a votare sotto carnevale, con le maschere già belle e pronte. 

domenica 23 dicembre 2012

auguri... ma de che?



ph: http://www.chicago-blog.it
Non faccio mai gli auguri di buon Natale, di solito preferisco augurare buon anno nuovo a tutti. Mestamente lo faccio anche questa volta. Mestamente perché non sarà sicuramente un buon nuovo anno, non potrà esserlo. La ragione, la cultura, la voglia di farcela hanno in questi ultimi vent’anni lasciato il posto all’improvvisazione, alla finanza creativa, alle ragioni delle banche a scapito di quelle delle persone. Le luminarie tristanzuole di Lecce e delle altre città, il signore che si è visto rifiutare la carta di credito alla cassa del supermercato perché era senza credito (un ossimoro, meglio chiamarla carta del discredito o del senza credito), la ragazza che ho incontrato e che mi dice che lei è architetto ma lavora in Inghilterra “perché in Italia il lavoro come paesaggista deve passare attraverso la politica ed è l’ultimo degli interessi di ogni parte, anche in Puglia è fin troppo evidente lo scempio dei pannelli solari, indispensabili ma non razionalizzati, lasciati in mano alle mafie e agli sfruttatori di lavoro in nero”. Lei vorrebbe tornare, veramente lo vorrebbe fare. E noi tutti avremmo un bisogno incredibile della sua testa e della sua intelligenza. Buon anno comunque.  Benigni che legge favole in TV, il festival di San Remo spostato per lasciare campo libero ai berlumontibersanivendola con qualche spruzzatina di arancione qua e là, con Sgarbi e la Santanchè che vomiteranno insulti.
Ma dai, pensiamo all’amore, in fondo è una risorsa, quello universale intendo. Ma no, anche quello particolare, lo sguardo su un tramonto e sul mare, il libeccio che spinge verso nord, verso nord, verso nord... Lo sguardo nello sguardo di chi guarda. Il libeccio si chiama così perché si decise che arriva dalla Libia, qualcuno dice che il nome deriva da Lebeg (arabo), in Emilia, Marche, Abruzzo e Molise, si chiama Garbino, in Friuli Garbin dall’arabo Gharbì, ossia occidentale. “Speriamo che cambi il vento, che venga il libeccio, che si porti via quest'afa” disse Paolo Borsellino, stupenda metafora in tempi di involuzione, quando le certezze scemano per lasciar posto all’insostenibile inquietudine del presente.   Ci hanno insegnato che l’amore è importante, poi passa… poi passa. Il viaggio in treno accanto alla via Emilia è lungo come l’Italia intera, non finisce mai. Capannoni tristi tristi tristi, paesini e piccole stazioni. La signora di fronte a me legge un settimanale, in copertina c’è un volto noto della TV abbracciato ad una sconosciuta. Forse è quello il futuro che incombe, forse un po’ di gossip nel nuovo anno serve a continuare a vivere.  Ed è passato anche il 21/12/12, il giorno destinato, dice qualcuno, alla fine del mondo. Non si è portato via le persone e le loro nefandezze. Rimangono ottimamente tutti seduti, quelli che dicono “quando c’era lui…”, quelli che avanzano la pizza, quelli che hanno 6000 amici su facebook e due soli per andare al cinema, quelli talmente gelosi da non riuscire più a vedere gli occhi supplicanti della persona che dicono di amare. Rimarranno così, a camminare i camminatori, a nuotare i nuotatori, a scrivere puttanate quelli che hanno davanti un computer ed una tastiera. Rimangono quelli delle primarie a fine anno e quelli che “le primarie no, sono io il migliore al mondo”, rimarranno quelli di Casa Pound che non ho mai visto sorridere, sono incazzati neri… Neri, appunto. E rimarranno così quelli che guardano el pale eoliche girare come le altre pale (quelle con la doppia elle) per i soldi che mancano, per gli errori fatti pur se evitabili, per dover chiedere scusa. Non che chiederlo sia un disonore, per carità, il problema è che si chiede quando si sbaglia e non puoi neppure mettere una pezza a colori o nera. Non siamo evaporati in una nuvoletta, i Maya non hanno predetto la fine del mondo, lo dicono tutti, anche quelli che alle 11 sono andati alla scuola materna a prendere i figli perché non si sa mai. E’ stato un embematico fine anno all’ombra della dissoluzione nell’aria e della fine catastrofica. Aspettavano in molti il meteorite assassino che sarebbe riuscito in quello che i governi degli ultimi cinquant’anni hanno invano tentato: demolire Pompei. Questi ci provavano pezzo a pezzo, gli inviati speciali dei Maya avrebbero fatto in fretta e bene. Come mettere i capelli da Ken a quello che va in TV a dire di essere il più charmant ed ha una fidanzatina trentenne perché lui può… Cosa non si sa, si può solo immaginare. Sarebbe stato una specie di Pik Indolor insomma: “già fatto?”
Ma no, non faccio gli auguri di Natale a chi non crede. Per chi ha fede in una capanna, un bue e un asinello auguro invece tutto il bene possibile.
Solo una richiesta voglio fareai credenti che si rivolgono al loro Dio, evitate di volere  favori personali da Lui. Non è candidato alle elezioni, ha un valore aggiunto. Si può immaginare un Dio più crudele di quello che fa dire: “mi ha guarito perché ho chiesto la grazia”? E tutti gli altri che non guariscono perché non la chiedono? Non sono un addetto ai lavori, però mi pare  ci sia molta confusione in giro. Un Dio che guarisce chi vota per lui, pardon, per chi glielo chiede e magari fa una ricca offerta alla chiesa più vicina ricorda veramente altre favole, altre connivenze, altri scambi di favori (o di voti). Ricorda di più quelle bollette improvvisamente saldate dopo le elezioni nelle città “belle”.
Auguri di buon anno invece a tutti veramente, anche agli autisti del filobus leccese e a quelli dell’ILVA, operai che ci vogliono lavorare e cittadini che la respirano. Auguri di buon anno a quelli di Cerano che si nutrono di polvere di carbone. E auguri alla signora che legge gossip, anche alla ragazza che vorrebbe tornare ma non può. E via, sono buono, auguro un lungo pensionamento anche a lui, quello di Arcore, finalmente decida di ritirarsi a vita privata, e si porti appresso un po’ di ammorbanti neo parlamentari. A  chi acquista aerei da guerra e abbassa le pensioni, alle ministre che piangono prima di dare mazzate non so che dire. Stateve bboni! 
Voglio fare un augurio speciale però, a Josè Mujica Cordano. Nato da padre basco e madre Piemontese (ah i sabaudi) e diventato prima capo dei tupamaros in Uruguay, poi Presidente della Repubblica. Leggo, leggevo che rifiuta lo stipendio da presidente di 12.000 dollari mensili e li devolve a chi non ne ha perché “debbo vivere come i miei concittadini” dice. E abita nella casa di famiglia, la residenza presidenziale l’ha destinata ai senza tetto. “Non mi travesto da presidente - dice - e continuo ad essere come ero. Le cose più belle della vita sono avere degli amici, godere moderatamente del cibo e molto della Natura. Io non sono povero, ho tutto ciò di cui ho bisogno".  Scusatemi se mi commuovo. Certo, qualcuno dirà che è populismo, però per favore non paragonatelo ad altri populismi, quelli arcoriani. E’ come voler scegliere fra la palta (avrei detto merda ma non è fine) e lo zabaione. Ah il sud America di Cordano, di Lula, di Evo Morales, quanto hanno da insegnare a noi trogloditi dell’economia? Quanto hanno da dire sulla fine del capitalismo che è un cadavere che cammina e ancora riesce a fare sfracelli come già il nazismo che trucidava a guerra persa?
Soprattutto auguro tutto quel che posso a chi deve scusarmi qualcosa.

P.S. gli aggiornamenti del blog risentiranno probabilmente del periodo di svacco delle festività tristanzuole... 

venerdì 21 dicembre 2012

21/12/1891 nasce la pallacanestro


Il 21 dicembre 1891, il Dottor James Naismith, da Springfield, diede il via alla prima partita di Pallacanestro, uno sport inventato da lui stesso per tenere in forma i giocatori di football americano nell'inverno. Il canestro era costituito da una cesta in vimini, quando la palla entrava dentro si doveva salire con una scala per riprenderla. Il primo "cesto" venne segnato da William Chase. Per la cronaca la partita (nove contro nove) terminò con il punteggio di uno a zero.
Lo sport spopolò immediatamente negli USA e poi, grazie agli ostelli YMCA ( Young Men's Christian Association),  in tutto il mondo. I divulgatori della fede cristiana infatti lo portarono ovunque.
Dopo un esordio olimpico a St. Louis nel 1904, non ufficiale in quanto non riconosciuto, ne quale gli USA sconfissero il Canada, entrò ufficialmente come gioco riconosciuto con le Olimpiadi di Berlino del 1936.
La prima nazione europea che riuscì a battersi alla pari con gli USA, fu l'Unione Sovietica. Il resto è storia nota. 

mercoledì 19 dicembre 2012

Berlusconi da vespa...


Non ho visto Vespa Bruno con il vecchio Berlusconi Silvio ieri sera (18 dicembre 2012). A tutto c’è un limite, mi dicevo. Da vent’anni ci viene riproposto un copione assolutamente identico, quello là che arriva e promette. Ricordiamo solo alcune promesse elettorali: Abolizione del bollo auto, abolizione dell’ICI (questa l’ha fatta veramente e ha ridotto sul lastrico i Comuni), per chi non ricorda ha anche detto che durante il suo mandato avrebbe debellato il cancro e portato la vita media a 120 anni. Per non dire della promessa detassazione delle tredicesime mai mantenuta, il portare le aliquote del fisco a due sole e via dicendo, con scontato attacco alla magistratura che “gli vuole tanto male”. E potremmo proseguire con le gaffes famose nell’universo mondo: “Mister Obamaaaaa”. Da un’intercettazione del 1/1/2008: “ieri sera avevo la fila davanti alla camera, erano 11, me ne sono fatte solo otto…”  Il 2 novembre 2010 :“Meglio essere appassionato da belle ragazze che dai gay…”. il 24 settembre 2003 a Wall Street tentò di convincere imprenditori USA ad investire in Italia perché “ci sono meno comunisti… ed abbiamo bellissime segretarie” nel 2006, in campagna elettorale, si definì “Il Gesù Cristo della politica, una vittima. Mi sacrifico per tutti”.  Ed il suo amore per la Patria era talmente elevato che si trovò a dire in una intercettazione del 13 luglio 2011 “Me ne vado da questo paese di merda”. Il clou lo raggiunse in un’intervista il 10 settembre 2009  “Credo sinceramente di essere il miglior premier che l’Italia abbia avuto in 150 anni della sua storia”.
Non sono favole, non è roba messa in giro da giornalisti comunisti, questo è Silvio da Arcore. Ed io, a due giorni dalla possibile fine del mondo evocata non già dai Maya, poveretti, piuttosto dal mondo stesso che non ne può più di questi guitti, dovrei sorbirmi due ore di sproloqui di un incartapecorito? Ma per favore! Mi rendo comunque conto che un problema esiste veramente per le prossime elezioni, la memoria corta e la forza della compravendita di voti, assieme alle collusioni e agli specchietti per allodole possono funzionare ancora. Ascoltavo due piccolissimi commercianti dire che fra Bersani e quello là voteranno il secondo perché “Bersani vuole mettere la carta di credito per acquisti da 300 euro in su”. Ecco fatto, non c’entra l’Europa che costringe ad ammazzare i poveri, neppure il malgoverno degli ultimi 20 anni, non c’entra nulla l’avere consapevolezza che il prossimo governo italiano probabilmente non potrà che essere un bipartito Merkel / Draghi. Il problema è Bersani con le carte di credito. Questa Europa sembra essere sempre più un enorme bluff  della finanza e dell’economia, quella della politica non esiste. Emblematico il caso dei marò italiani prigionieri in India, colpevoli o meno che siano rimangono un affare strettamente italiano, a differenza dei BOT e dei CCT e dello spread che sono pilotati dalle banche altre, diverse, a differenza dalle tasse che sono imposte dall’Europa.
No, ieri ho messo su una vecchia videocassetta e mi sono visto per la terza o quarta volta “Amici miei” parte terza. Gli amici ormai invecchiati e in casa di riposo che avevano una consapevolezza: di essere vecchi, di essere simpatici e di scherzare sapendo di farlo. 

martedì 18 dicembre 2012

Benigni e la Costituzione


Bravo è stato Benigni a portare la Costituzione in TV. Interessante lettura, giusta enfasi. Peccato però che si tratta, ahinoi, di un libro di favole. La battuta più giusta che ho ascoltato è stata “quando verrà attuata sarà la carta più bella del mondo…” Appunto, quando e se verrà mai attuata.  La vogliono riformare senza verla rispettata mai.  Rileggendo alcuni articoli viene da riflettere.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Se fosse vero tutto ciò, se i parlamentari e i ministri giurano su questa carta, come possono sedere in Parlamento i razzisti e gli xenofobi? Sono di fatto fuorilegge.
Con lo stesso principio sono fuorilegge coloro che voglio dividere l’Italia (toh, sempre gli stessi razzisti) quando violano l’articolo cinque. A questo punto vien spontaneo il pensiero che i padri Costituenti mai avrebbe ro immaginato un parlamento pieno di condannati, inquisiti, leghisti. Allora l’appellativo “onorevole” aveva un senso, oggi senitr chiamare così uno che pascola maiali dove ci sarà una moschea è altra cosa:
Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentram

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Sia chiaro ai giovani,  la Repubblica promuove le condizioni per il lavoro ai giovani e meno giovani. La riforma dell’art. 18, delle pensioni, la tassazione del mercato del lavoro vanno proprio in questo senso?

Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Per rispettare questo capitolo l’Italia non paga i migliori ricercatori e li manda in giro per il mondo se vogliono lavorare. A proposito di patrimonio storico e artistico, Pompei sta crollando giorno dopo giorno.

Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Questa la rispettano tutti, centro destra e centro sinistra. Mandano militari a fare la guerra chiamandola “missione di pace”. Toh che trovata. Anche la lega vota per fare la guerra, pardon, la pace. Tutti, ma proprio tutti eh. E per meglio rispettare questo articolo comprano gli F35. Per non togliere niente a nessuno diciamo che questi sciagurati acquisti vennero iniziati dal centro sinistra e portati avanti con enfasi da tutti quanti, governi tecnici compresi.

lunedì 17 dicembre 2012

il ritorno del peggiore

"Abolirò l'IMU!!!!"
 "prima ero appena separato, ho fatto qualche scappatella, ora ho messo la testa a posto, SONO FIDANZATO!!!!!!!!!!!!!!" 

Il ritorno di Silvio il breve è completato, Le prossime tappe della campagna elettorale: "Toglierò il bollo auto" "sconfiggerò il cancro" "porterò la vita per tutti fino 225 anni". E pare certa la conferma della Santanchè al ministero degli esteri... ci vuole gente pacata per certe cariche. Certo che scegliere fra quello che pare ci sarà sugli scaffali del mercato della politica italica sarà arduo (per i pochi che  voteranno).

sabato 15 dicembre 2012

L'Europa che non c'è

fonte:  http://parliamoitaliano.altervista.org/banchieri/
L'Europa che piace a Monti e berlusconi (quello vecchio con le orecchie da dumbo) è quella della banche, quella che impone tassazioni da pazzi abbattimenti di pensioni minime, tagli a scuola e sanità, licenziamenti... per i paesi poveri (Italia compresa). Non c'è ombra di Europa in affari "altri". I due marò prigionieri in India per esempio (al di là della loro colpevolezza o innocenza) perchè rimangono affari italiani, mentre le pensioni al minimo sono affari europei?  E' questa la parte che manca e che "i mercati" non vogliono proprio. E se i governi sono in mano ai "mercati" (termine che indica: speculatori, collusi...) il gioco è comprensibile al volo. L'Europa, semplicemente, non esiste, tranne nella parte che si chiama speculazione finanziaria. 

venerdì 14 dicembre 2012

Non di sola ILVA si crepa in Salento


A Brindisi ci sono troppe morti premature. E la colpa sarebbe della centrale Enel a carbone. L'allarme è stato lanciato da Greenpeace, che utilizza i dati provenienti dall'Agenzia della Ue per l'ambiente, secondo la quale le emissioni, nel 2009, hanno determinano una mortalità prematura stimabile in 119 casi l'anno nella città pugliese.

TROPPE PATOLOGIE. A questo caso, secondo l'organizzazione ambientalista, andrebbero sommati gli impatti negativi dell'impianto di Brindisi Nord di Edipower, che ha appena ottenuto una nuova Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per tornare a lavorare a pieno regime.
MEDIA ALLARMANTE. In riferimento alla popolazione di Brindisi, uno studio del 2011 realizzato dall'Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Lecce e di Pisa  segnala un aumento superiore alla media nazionale delle patologie neonatali riscontrate nel capoluogo pugliese, superiori di ben il 18%  rispetto ai casi europei. Addirittura, secondo lo stesso istituto, le malattie delle quali soffrono i bambini piccolissimi sarebbero più diffuse del 68% rispetto alle patologie congenite cardiovascolari.
Giovedì, 13 Dicembre 2012

Non di sola ILVA si crepa in Salento. Ci sono tanti modi di ammazzare persone nel mondo. Ci sono guerre, carestie, povertà. Il tempo di leggere le poche parole sopra e sappiamo che sono morti almeno tre bambini, uno ogni otto secondi. Muoiono per fame e morbillo e ogni malattia possibile. Muoiono di povertà. Questo nei paesi del mondo cosiddetto terzo, quando non si capisce come mai il globo sia uno solo che gira come un folle attorno al sole, senza confini altri che quelli segnati da un’economia che mai come oggi si dimostra lontana dall’umanità, quasi fosse cosa altra, diversa. Parlare di “fratellanza” universale non dovrebbe essere un ammennicolo lasciato alla sola religione, piuttosto una condizione umana indispensabile. Esiste una cosa strana che strambi personaggi fecero un tempo, si chiama “dichiarazione universale dei diritti umani”, per chi volesse rinfrescarsi la memoria si può trovare e scaricare dal sito:  http://www.ohchr.org/en/udhr/pages/language.aspx?langid=itn
Ed è proprio dai fondamentali di quell’economia malata che il Salento è ferito a morte. Da una parte l’incuria di troppe persone che lasciano rifiuti di ogni tipo nelle campagne e a bordo strada. Chi ama le passeggiate fra gli ulivi può fare un censimento degli abbandoni di amianto non smaltito, lo stesso che sta accanto a piantagioni che finiranno sulle nostre tavole (anche su quelle dei criminali che li hanno abbandonati, perché pretendere che siano anche intelligenti sarebbe sforzo vano, si tratta di criminali e dementi) sotto forma di olio, vino e ortaggi di ogni tipo.
Dall’altra parte si parla molto di cave riempite. Di cosa? Da chi? E’ ormai storia nota che la camorra seppellisce tossico-nocivi ovunque ci sia un buco da riempire.  E su quelle ex cave diventati campi si coltiva.
Infine ci sono i mostri ecologici. L’ex Italsider, poi diventata ILVA è al centro di un vero e proprio scontro istituzionale fra i giudici e il governo. I primi badano alla salute delle persone, il secondo sembra badare a quella dello spread. Si è innescata una guerra fra poveri, fra chi giustamente vuole lavoro e chi, altrettanto giustamente, vuole salute per i bimbi e per tutti. Unica certezza, leggendo fonti ufficiali, pare che l’incidenza del cancro a Taranto sia esageratamente elevata. Certo, occorre salvaguardare i posti di lavoro, però occorre una svolta decisa, la famiglia proprietaria di quella fabbrica di morte deve pagare il risanamento, oppure si preveda un intervento pesante della nazione Italia. La confisca dei beni sia estesa oltre le mafie propriamente dette, se necessario.
Poi c’è Cerano, di quella si parla nella prima parte di questo intervento. Anche qui, unica certezza sono le estese coltivazioni di carciofi proprio lì vicino. Ed esiste il problema da dibattere sulle energie rinnovabili e il loro impatto ottico. Quelle coltivazioni di pannelli solari fanno ribrezzo, però debbono essere installate per evitare altre Cerano. Il governo regionale ha probabilmente agito con estrema leggerezza riguardo all’impatto ambientale, ha consentito l’indecenza negli anni passati. Speriamo di essere ad una svolta decisiva. Ci sono Comuni virtuosi che invitano al comodato d’uso dei tetti delle case per mettere pannelli solari in cambio di energia pulita e gratuita, per esempio. Perché se ne parla poco? 

giovedì 13 dicembre 2012

Graziella Campagna 12 dicembre.....


Sapeva leggere e scrivere Graziella. “Purtroppo”, verrebbe da pensare. “Magari non lo avesse saputo fare”. Non   lo penso, in realtà. Saper leggere e scrivere è essenziale, anche per una diciassettenne che fa la lavandaia per aiutare la famiglia. E oltretutto è un diritto sancito dalla Costituzione.

Graziella Campagna

 La data del 12 dicembre sembra riguardare solo Milano per chi aveva diciessette anni  nel ‘69. Ma lei, Graziella, il 12 dicembre 1969 ne  aveva solo uno . Chissà le speranze dei genitori. E chissà i sorrisi mentre giocava senza sapere di dover fare la lavandaia poco dopo la scuola dell’obbligo. Sette in tutto  tra fratelli e sorelle e la maledizione del lavoro che manca.   E che volete  ne sapesse lei di mafia. Quella è roba che interessa altri, gli innominabili, i notabili, la politica. E lei neppure aveva diritto al voto. Maledizione, come si può morire a 17 anni? Con un nome così poi:  Graziella.  Leggero come una nuvola, una farfalla. Centocianquantamilalire al mese. In nero ovviamente, per lavare i panni a Villafranca Tirrena. Per quel lavoro doveva fare anche la pendolare, da Saponara a Villafranca ogni giorno . Ma è normale in certi luoghi spostarsi, lasciare tutto quanto per andare dove c’è uno straccio di lavoro, anche in nero.   Però il suo lavoro lo faceva al meglio. Frugava nelle tasche prima di lavare i panni, così le avevano insegnato.  I clienti erano facoltosi e occorreva trattarli bene, accidenti. La camicia dell’ingegner Cannata aveva un taschino. Che distratto, aveva scordato un documento. Graziella lo aprì per vedere a chi appartenesse, per restituirlo. Sapeva leggere, Graziella. Accidenti, lo sapeva fare.  No, non era quello dell’ingegnere, apparteneva ad uno sconosciuto, tal Gerlando Alberti. Nipote dell’ omonimo, Gerlando Alberti senior, mandato in galera da Alberto Dalla Chiesa. E anche il nipote era un latitante eccellente. Ma Graziella, forse, non lo sapeva. E probabilmente non le poteva interessare poi tanto.

Il 12 dicembre 1985, l’autobus arrivò a Saponara senza Graziella. Era sparita. Come nelle migliori tradizioni qualcuno pensò alla fuitina. Cos’altro poteva succedere ad una ragazzina che sapeva anche leggere e scrivere e che faceva la lavandaia?  Ma il suo ragazzo era stato in casa per tutto il giorno ed era ancora lì. Magari è scappata con qualcun altro, chissà. Non si preoccupò neppure il maresciallo che si prese un bel giorno di vacanza. Sotto Natale, forse doveva dedicarsi allo shopping.

Solo dopo  due giorni la scomparsa di Graziella finì, due lunghi giorni. Il suo corpo venne ritrovato a Forte Campone, vicino a Villafranca, crivellato da cinque colpi di lupara calibro 12. Proprio come si fa tra mafiosi. Per spartirsi bottini e territori che valgono più di centocinquatamilalire al mese.

Crepare a diciessette anni per aver fatto bene la lavandaia. Ma vi sembra verosimile?

 E poi i processi.

1 marzo 1988: Gerlando Alberti junior e il suo guardaspalle, Giovanni Sutera, sono rinviati a giudizio.

28 marzo 1988: il giudice Marcello Mondello decide che il movente del riconoscimento del nome del mafioso è debole.

1996: La trasmissione “Chi L’ha Visto” torna sul caso. Sono indagati per favoreggiamento Franca Federico, titolare della lavanderia, Francesco Romano, suo marito, Agata Cannistrà, la cognata, Giuseppe Federico, il fratello.  

11 dicembre 2004: sono giudicati colpevoli e condannati all'ergastolo sia l'Alberti sia Sutera.  Franca e Agata saranno condannate a due anni di galera, prosciolti gli altri.

4 novembre 2006: Gerlando Alberti esce di prigione  per via del ritardo con cui è stata depositata la sentenza.

18 marzo 2008: Alberti e Sutera sono ricondannati all'ergastolo  dai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Messina.

18 marzo 2009: la Cassazione respinge il ricorso formulato dai due imputati e riconferma gli ergastoli.


 

GRAZIELLA CAMPAGNA

Saponara (ME), 3 luglio 1968 - Villafranca Tirrena, 12 dicembre 1985

 


capodanno a votare....


Chi non vota a capodanno non vota tutto l’anno. Primarie del centro sinistra a fine anno. Peccato, avrei preferito un turno secco dalle sette alle dodici del primo gennaio, per buon auspicio. Dopo aver passato cinque anni senza toccare la legge elettorale, dopo due governi uno più criminogeno dell’altro, dopo aver ridotto l’Italia ad un ammasso di povertà, ora dicono “primarie”.  L’ultima settimana poi è stata allucinante, dibattito interminabile per discutere se era meglio votare a fine febbraio o ai primi di marzo. Intanto rispunta dalla naftalina quell’altro, più finto che mai nei capelli, più vero che mai nell’assurdità del suo stesso essere.  Più mi guardo attorno, più mi convinco che l’Italia sia un paese allo sbando. Dell’Utri (quello che dice “Mangano è un eroe”) contro Alfano (quello che dice “primarie” e poi si prostra davanti al suo padrone), mafia contro insipienza. I verdi che vogliono la Lombardia dopo aver comprato lauree in Albania,  e via dicendo.
Non voterò con questa legge elettorale! Il neo leghismo dei grillini che porteranno in parlamento i nominati dal padrone del partito (esattamente come bossi portò dei semianalfabeti) sarà una vecchia storia che vivemmo già nel 1994. Nulla di nuovo sotto al sole insomma.
Il centro sinistra sarà probabilmente supino ai voleri dell’Europa più finanziaria e meno dalla parte delel persone. Conta più un punto di spread di un milione di disoccupati. Mala tempora currunt. 

mercoledì 12 dicembre 2012

12 dicembre 1969 Piazza fontana

Piazza Fontana, Milano

Le bombe che nessuno ha mai messo... la giustizia che mai è stata fatta... Chi sa ora potrebbe parlare...

lunedì 10 dicembre 2012

La crisi taglia i consumi da cellulari


Alla buon'ora stiamo diventando per alcuni aspetti un paese quasi normale. Anche se torna in auge il peggior capo del governo che l'Europa abbia mai conosciuto, la crisi costringe gli italiani a privarsi del cosiddetto "piacere dell'otite", quella strana malattia che mostra decine di persone camminare con una mano sull'orecchio. Altri, decisamente più avanti tecnologicamente, li vedi andare con lo sguardo perso nel nulla parlando da soli come pazzi, ti volti, li guardi pronto ad agire in caso di gesti inconsulti e vedi un microscopico filo penzolare dal loro orecchio e capisci. Poi ci sono i gesticolatori che parlano con ampi movimenti di mani e corpo. Poi quelli che pensano che il cellulare, perchè minuscolo,  abbia difficoltà a trasmettere la voce ed urlano come ossessi frasi sconnesse "devi dirci alla Tita che arriviamo domani alle sette". Ora tutta la via sa del loro arrivo, dove poco importa, vale sapere che accadrà, come per il ritorno di quello di Arcore, non contano i motivi, l'idea folle è sapere che accadrà.
E poi, diciamolo, esiste un motivo fra tutti che rende questo calo un fatto decisamente virtuoso e civile, accade sempre al cinema, a teatro o in luoghi inappropriati che senti musichette demenziali, squilli o altro, qualcuno che non lo spegne esiste sempre!!! Sei al cinema, durante una scena drammatica il tuo vicino inizia a suonare la cucaracha. Se poi è una donna infila trepidante le mani in una borsetta che probabilmente deve contenere una quantità di oggetti incalcolabile se non con un inventario di una settimana, non lo trova prima di aver risvegliato tutta la platea e prima di decidersi di alzare il culo dalla poltrona e andare fuori naturalmente.    
No, non mi spiace questo calo di PIL. Meno squilli per tutti!!!  


sabato 8 dicembre 2012

Torna il padrone, i pecoroni saltellano


Alicata, Azzolini, Baccini, Bergamini, Bernini, Bertoldi, Biancofiore, Bocciardo, Bondi, Boniver, Brambilla, Brunetta, Calabria, Caligiuri, Capezzone, Carfagna, Centemero, Ceroni, Cesaro, Cutrufo, D'Alessandro, De Luca, Dell'Elce, Di Giacomo, Fazzone, Formichella, Foti, Gioacchino Alfano, Galan, Gelmini, Gentile, Giammanco, Giro, Gramazio, Laboccetta, Galati, Latronico, Lauro, Malan, Mantovani, Marinello, Mazzaracchio, Mazzocchi, Mazzuca, Menardi, Miele, Moles, Munardo, Mussolini, Nicolucci, Pagano, Palmizio, Papa, Pelino, Petrenga, Pianetta, Possa, Prestigiacomo, Ravetto, Repetti, Rizzoli, Ronzulli, Sarro, Savino, Sbai, Scarpa Bonazza Buora, Serafini, Sibilia, Squeri, Tommasini, Vitali. (Ansa).

Sono solo alcuni fra balilla e federali di Berlusconi che hanno scritto di getto parole di fedeltà suprema al capo. I prossimi leader investiti (a pagamento?) da Silvio pare saranno Santanchè la regina del silicone e Brunetta detto il gigante.
I vari La Russa, Gasparri e compagnia cantando, al grido di “A noi!” hanno accolto con ululati di gioia il ritorno del padrone. Insomma, tutto come prima (più di prima). Tutti quelli che volevano le primarie come Alfano, tutti quelli che dicevano che è ora di cambiare, adesso si prostrano davanti al capo, calano le brache e porgono le terga perché lui ne faccia l’utilizzo che meglio crede. Disponibili a tutto come sempre, anche a votare di fronte all’Italia intera che una ragazzina è nipote di… Putin. Mubarak nel frattempo pare caduto in disgrazia. E siccome, nonostante le promesse non mantenute come sempre succede in questi ultimi anni, la legge elettorale non muta, ecco spuntare i traditori di un tempo, gli Scilipoti per esempio, a mendicare un posto al sole.
Questa è l’Italia, e non siamo neppure su scherzi a parte, siamo nel luogo più alto della democrazia, il Parlamento. Gli stessi locali che hanno visto transitare grandi statisti fino al ’92, poi è stato il tracollo etico, morale, politico. Poi le mafie si sono insinuate con stallieri prima, con stragi poi. Poi la giustizia è stata attaccata ad ogni piè sospinto, poi chi ha fondato un partito pagando con i suoi soldi si è comprato il cucuzzaro intero, parlamentari compresi, gli stessi che prima dicono “Primarie!!” poi dicono “Silvio mio, ammmmore”.
Ed è uno scempio che può accadere dove la Democrazia è stata bloccata, esautorata, in presenza di un governo nominato sostenuto da un parlamento di nominati, da qui al golpe il passo è brevissimo, esistono anche golpe bianchi, senza forza, senza violenza. Nessuno ha osato passare per il voto libero e democratico. E nelle prossime elezioni sarà, se possibile, ancora peggio, rivoteremo con una legge elettorale che non ci consentirà di scegliere nulla perché questo Parlamento non ha adempiuto al suo obbligo più urlato: la riforma elettorale. Se è vero che al peggio non c’è mai fine siamo messi proprio malissimo. Il fenomeno nuovo che si affaccia, il grillismo, ha una strabiliante somiglianza con il nuovo che avanzò nel ’92, la lega che prese consensi ovunque senza poi saper fare altro che conclamare il razzismo, la xenofobia e che portò in Parlamento un analfabestismo strisciante ed inquietante.    
Ci aspetta una campagna elettorale becera, ci aspettano false promesse tipo quella dell’abolizione del bollo auto, ci aspetta un lungo periodo oscurantista, comunque vadano le elezioni la possibilità più probabile pare essere un altro governo simil Monti. Buone feste a tutti noi.   


venerdì 7 dicembre 2012

Scuola e libri di testo: intanto pagano le famiglie!


Ebook, cosa cambia. Rinviato al 2014/2015 l’obbligo di adottare i libri digitali nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Il testo originario del governo prevedeva che l’obbligo dovesse scattare a partire dal prossimo anno scolastico. (Fonte: Il Corriere della Sera del 5 dicembre 2012)

Le varie riforme, ultima quella detta “Gelmini”, hanno previsto l’innovazione della scuola introducendo l’obbligo di libri digitali. Si tratta di volumi parzialmente cartacei, in parte dotati di CD e di password per consentire di seguire le lezioni anche on line, la cosa è di sicuro interesse in quanto amplifica notevolmente le possibilità di dare informazioni senza limiti di spazio essendo il web un contenitore senza confini.
Le aule dovranno essere munite nella totalità di lavagne elettroniche per consentire ai docenti di connettersi in tempo reale con i siti delle case editrici e di svolgere lezioni più approfondite, per canto loro i ragazzi avranno sempre la possibilità di accedere agli stessi siti per studiare, informarsi e quant’altro. Essendo la riforma partita dall’anno scolastico in corso, il primo impatto sulle famiglie è stato “importante”, i ragazzi hanno dovuto rinnovare completamente il parco libri, se aggiungiamo che è stata nei fatti cassata la possibilità di acquistare libri usati perché “obsoleti”, la spesa per le famiglie è stata in alcuni casi veramente devastante. Pensiamo a famiglie con due o più figli alle superiori, per esempio, o anche a famiglie con un solo ragazzo, ma monoreddito, in cassa integrazione e via discorrendo. 
Il secondo problema è quello dei docenti che dovrebbero essere accompagnati nel percorso al cambiamento quanto meno da corsi di aggiornamento, quand’anche ci fossero “ce li dobbiamo pagare, ed abbiamo diritto a soli cinque giorni per la formazione, dopo tale periodo il Preside non è tenuto a darci nessun permesso. Se un corso non è gratuito sono a nostro carico completo il trasferimento e la quota da pagare.” Mi dice un’insegnante molto seccata e, tutto sommato, disillusa, arresa a un destino che non si comprende. “E vogliamo parlare delle lavagne multimediali?” prosegue  “sono pochissime le scuole che ne dispongono in misura sufficiente, una riforma del genere dovrebbe quanto meno preparare le strutture, poi essere attuata, invece con i tagli che continuano a fare alle scuole, dove diavolo li prendiamo i quattrini?”
In pratica parliamo di sentieri sconnessi fatti passare per autostrade. In pratica parliamo di ministri dell’istruzione che non conoscono (a voler essere benevoli) assolutamente la scuola secondaria italiana.
In conclusione, si mettano il cuore in pace i genitori che hanno speso un sacco di quattrini per i libri e gli insegnanti che si trovano nei fatti strumenti di lavoro monchi (la parte cartacea è ridotta e quella elettronica spesso inutilizzabile per i motivi che abbiamo sentito). “Scusate, era uno scherzetto, siamo dei simpaticoni” pare abbiano pensato i ministri (in)competenti rinviando l’obbligo di adozione dei nuovi testi.  

giovedì 6 dicembre 2012

Juventina Villa Mojica: morire per difendere l'ambiente



Si chiamava Juventina Villa Mojica era una messicana di circa 50 anni, la scorsa settimana (mercoledi 28 novembre 2012) è stata trucidata da una banda di narcotrafficanti, erano almeno 30 i criminali, della resistenza dei 10 poliziotti che scortavano Juventina non è dato sapere, la cosa certa è che al momento nessuno di loro compare fra i caduti o i feriti. Con Juventina è morto il figlio di 10 anni, mentre la figliola di sette è rimasta illesa. Juventina era una militante nella protezione delle foreste disboscate dalle bande di narcos che vendono il legname e liberano prezioso (per loro) terreno per coltivare erba da vendere alle nostre mafie, quindi la cosa ci riguarda molto da vicino, sia il disboscamento che la lotta di Juventina.

Per la stessa lotta erano già caduti suo marito, due figli e 25 membri del suo entourage, i narcos sono spietati. Quando è stata colpita si stava spostando a sud del Messico per organizzare il trasferimento di 45 famiglie minacciate da bande paramilitari. Nulla sembra essere cambiato nel Sud America negli ultimi trent’anni, persone muoiono per difendere un pezzo di bosco e cala il silenzio. Ai golpisti si sono sostituiti i narcotrafficanti che dilagano in tutto il continente, dalla Colombia alla Bolivia, al Cile e ancora fino al centro America. Hanno veri e propri eserciti, comprano le polizie ufficiali e comandano, decidono la vita e la morte delle persone.  


La notizia è stata presa dalla pagina:
http://www.facebook.com/pages/INFORMAZIONE-LIBERA/71253357381

mercoledì 5 dicembre 2012

Ivan Della Mea, Gianni Bosio e Luciano Della Mea



Ci sono autori, cantanti e poeti che segnano le esistenze di ognuno di noi, che marcano un’epoca. Ivan Della Mea e il suo “entourage” son ostati per chi ha vissuto gli anni ’70 nella militanza, pietre miliari vere e proprie. Le prime tre canzoni che seguono sono una lezione di storia cantata sulle elezioni del ’48, sull’alluvione in Polesine e su come si vivevano fatti epocali (il suicidio di cesre Pavese). La quarta canzone è successiva, del ’69 ed è nell’album “Il Rosso è diventato giallo”, scritta dopo la morte del grande maestro e amico Gioan. Quel rosso che tendeva al giallo era null’altro che l’abbaglio per la rivoluzione culturale cinese che, scopriremo troppo tardi, fu un vero incubo per i cinesi, segnata da troppe morti. Furono in parte le scoperte che ci fecero perdere del tutto l’innocenza e ci costrinsero a fare i conti con l’età adulta.


Sent on po' Gioan, te se ricordet  http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Cc9HYX0BI80


Sent on po' Gioan, te se ricordet                                    Senti un pò Giovanni, ti ricordi
del quarantott, bei temp de buriana...                                       del ’48 bei tempi di casino
Vegniven giò da la Rocca de Berghem                         venivano giù dalla ricca di Bergamo
i tosan brascià su tutt insema                                         i ragazzi abbracciat itutti assieme
tutt insema cantaven, cantaven                                     tutti assieme cantavano, cantavano
"Bandiera Rossa", Gioan, te se ricordet..                     Bandiera rossa, Giovanni, ti ricordi   

Mi s'eri nient, vott ann                                                    Io era nulla, otto anni   
e calseton e du oeucc pien de fam per vedè.               E calzettoni e due occh ipien idi fame di vedere
e mi ho vist, Gioan, e mi ho vist                                     Ed ho visto, giovanni, ho visto
ind i oecc di tosann brasciaa su insema                       negli occh ide iragazzi abbracciati assieme
la speransa pussee bela, pussee vera;                         la speranza più bella, più vera
"Bandiera Rossa", Gioan, te se ricordet...                    Bandioera rossa, Giovanni, ti ricordi

E quij oeucc mi hoo vist, dopo tri dì,                            Dopo tre giorni ho visto queli occhi
inscì neger de rabia e de dolor:                                      neri di rabbia e di dolore
l'ha vint el pret cont i so beghin,                                   Ha vinto il prete con le sue beghine             
l'ha vint el pret cont i ball e i orazion.                           Ha vinto il prete con le palle e le orazioni
Ma ind i oeucc di tosann gh'era la guera;                    Ma negli occh idei ragazzi c’era la guerra        
"Bandiera Rossa", Gioan, te se ricordet                       Bandiera rossa, giovanni, ti ricordi….
Te se ricordet...

TE SE RICORDET GIOAN DE ME FRADEL   

Te se ricordet, Gioan, de me fradel                               Ti ricordi giovanni di mio fratello
de quand rivava al sabet de Milan                               di quando arrivava al sabato da Milano                                     
e coi cavej an'mò bianch de segadura                         con i capelli ancora bianchi di segatura
del Deposit Legnami Via Cenisio...                              del deposito legnami di Via Cenisio
Te se ricordet la famm foeura di dent                          ti ricordi la fame fuor idai denti 
ch'el gh'aveva e come el mangiava                             che aveva e come mangiava
prima de 'ndaa a la cà de la cultura.                             Prima di andare alla casa della cultura 
Quatordes luli, Gioan, del quarantott                         Quattordici luglio, Giovanni, del ‘48
e a Togliatti g'han sparà in Parlament;                       e a Togliatti han sparato in parlamento
el me visin, magutt: «A l'è 'l moment                          il mio vicino, muratore, “è il momento
de 'ndà giò in piazza», 'l diseva, e poeu la sira         di andare giù in piazza” diceva. Pii la sera
tacà la radio «Viva Bartali!» el vosava.                     Accendi la radio “Viava Bartali” urlava   
«el Gir de Francia l'ha vinciuu, che campion!»,        “ha vinto il giro di Francia, che campione…”
e i democristi han vinciuu i elezion.                             E i democristiani hanno vinto le elezioni.
Riva el cinquanta, Gioan, l'Anno Santo                      Arriva il ’50, giovanni, l’anno santo
cont la Madona su e giò per l'Italia,                            con la Madonna su è giù per l’Italia
papa Pacelli l'ha fat el Giubileo:                                    papa Pacelli ha fatto il giubileo
"santa crociata" contra i comunista,                           Santa Crociata contro i comunisti
giò acqua santa e l'era on gran pregà...                      giù acuqa santa ed era un gran pregare
L'era 'l cinquanta, Gioan, te se ricordet,                      Era il ’50, giovanni, ti ricordi?
l'era 'l cinquanta 'l Pavese 'l s'è copaa.                        Era il ’50 e Pavese s’è ammazzato
Te se ricordet, Gioan, de me fradel,                             Ti ricordi, giovanni, mio fratello
l'è tornaa a cà ai des or de la sira,                                 E’ tornato alle dieci di sera
facia gialda e ugiai in fond al nas:                               faccia gialla e occhiali in fondo al naso
«L'è mort Pavese», l'ha dit, «el s'è copaa»,               “E’ morto Pavese” ha detto “s’è ammazzato”
e la vos la sonava ciara e dura;                                    E la voce gl isuonava chiara e dura
e l'ha mangiaa del grana e una pera                             E ha mangiato grana e una pera
prima de 'ndà a la cà de la cultura...                             prima di andare alal casa della cultura…


 

 

El diluvi di Ivan Della Mea     (http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=nwcXnnUIw3c )

Te se ricordet gioan del diluvi                                    Ti ricordi, Giovanni, del diluvio
De l’inverno 51/52                                                        dell’inverno 51/52
Alluvione su tucc i giornaj                                          ALLUVIONE du tutti i giornali  
In Polesine in tuc i edizion                                           IN POLESINE in tutte le edizioni
Il Po straripa gio aqua                                                   IL PO STRARIPA e giù acqua
Il Po è in piena                                                               IL PO E’ IN PIENA
Case allagate, dipersi a centinaia                               CASE ALLAGATE, DISPERSI A CENTINAIA
Riva i pompieri e riva anca l’esercit                           arrivano i pompieri e arrivan ache l’esercito 
A fermà el Po con sabia e ball de paia.                     A fermare il Po con sabbia e balle di paglia      

E poeu le foto Gioan te se ricordet                           E poi le foto, Giovanni, ti ricordi,
Galline e cani e mucche nella fanga                         Galline, e cani e mucche nel fango
La gent quatada là in cima ai tecc                            la gente accovacciata sui tetti
L’è on gran silensi d’aqua e de dolor                     E’ un gran silenzio d’acqua e di dolore
Se  gh’è de dir Gioan? Me par nient d’alter           Cosa dire Giovanni ? mi pare null’altro
              I mort inn mort, i viv mort anca lor                I morti nono morti, i vivi sono morti anche loro
Doa ghera i cà, el gran e poeu la vita                     Dove c’erano case, grano e poi la vita
Adess ghè aqua e aqua e poeu dolor.                   Ora c’è acqua, acqua e poi dolore

E mi ho vist, Gioan, a la stazion                              E ho visto, Giovanni, alla stazione
Fagot e mioeu e mocol “Mondo Boia”                 fagotti e moccoli “MONDO BOIA”
E la speranza l’è vizi e religion                               e la speranza è vizio e religione
E quela gent de sperà g’ha minca voeuia             e quella gente di sperare non ne ha voglia
CAMPO PROFUGHI DI GRECO, una scuola      CAMPO PROFUGHI DI GRECO, una scuola
I an piantaa là ind ona quaj manera                      li hanno piantati lì in qualche modo
E pret ie suore intorn a fa la spola                        e preti e suore intorn oa fare la spola
E di cartei VIETATO BESTEMMIARE                i cartelli VIETATO BESTEMMIARE
El pret l’è andaa da vun “dem a pregàa               il prete è andato da uno “Andiam oa pregare
Ghe el paradis, prega” el g’a propost                     c’è il paradiso, prega” gli ha proposto
E quel là el se traa su “Mi sont danaa                      quello l’ha guardato “io sono dannato 
Mi sont già mò a l’inferno” el g’ha rispost.                 Io sono già all’inferno” ha risposto.        

Tre canzoni dall’abum “Io so che un Giorno” 1966-

Forza Giuan l'idea non è morta

Basta sperare, Franco, amico mio!
La ruota gira, il mondo è ben rotondo.
La luna, invece, Cristo, è fatta a pera:
chi spera campa a giorno e muore a sera.
Le novità? Un anno senza canto,
un anno di silenzi per capire!
Non volli più sperare, nè cantare.
Giuan è morto senza riso o pianto.
E' morto di vecchiaia, al primo grido:
"Bandiera Rossa!" a Roma e a Milano.
Un vento nuovo corre per l'Italia.
Giuan è morto. Franco è chi non sbaglia!
Un vento nuovo, Franco, e non ha tempo,
non ha momento scrivere canzoni:
è l'ora della lotta, delle azioni.
Crepa Giuan, crepa e son contento!
Basta sperare, Franco, amico mio!
Il giorno giusto sembra non lontano,
sperare è idiota. "Fare!" grido io:
"Fare che cosa?", fare Viva Mao!
E Viva Mao grido anch'io, nel vento,
vento dell'est, un coro, un'idea.
sperare è idiota! Fare!... e sul momento!
Quale momento fare, Della Mea?
Un anno, Franco, e poi mi volto indietro:
un mare di bandiere lacerate
da bimbi vecchi, rotti al vecchio gioco
d'essere capi, con il gregge addietro.
E ogni gregge ha la sua bandiera;
rossa il P.C.I. e ricucita a toppa.
E come toppa rattoppata al culo
del capo che li guida... e da la rotta!
Sperare è idiota? Forse! Ma io dico
che l'uomo nuovo, a me, è una speranza.
E' tutta mia, so sperar da solo!
Di capi, greggi e toppe ne ho abbastanza.
Sperare è idiota? Forse!... Non m'importa,
già oggi siamo in tanti, una lega.
Angela, io,... Due? Che mi frega?
Forza, Giuan, l'idea non è morta!
Forza, Giuan, l'idea non è morta!

 Della Mea Ivan, Il rosso è diventato giallo, Vedette Zodiaco, 1969http://www.ildeposito.org/images/canto_striscia.png

Gianni Bosio (Acquanegra sul Chiese 23 ottobre 1923 – Mantova 21 agosto 1971)
gianni bosio
Il  “Gioan” a cui si rivolgeva Ivan  era Gianni Bosio e “el me fradel” di cui parlava,  Luciano Della Mea che aveva fondato e diretto un buon quarto dei giornali della allora sinistra italiana. 
Bosio , giovanissimo partigiano, si definiva “Un intellettuale rovesciato”. Era  uno storico rigorosissimo e  un vero anticipatore della storia orale.  Fu lui ad iniziare, già nel 1962, la produzione di canti politici e sociali sotto l’etichetta dei “Dischi del sole”. Nel 1966  fondò l’Istituto Ernesto De Martino che ha raccolto nel corso degli anni materiali di ogni genere riguardanti le culture le mondo popolare.  Ivan Della Mea ne fu  presidente per lunghissimi anni. Antropologi e appassionati di canti popolari non possono non farne riferimento.  A Bosio si deve la scoperta (ri-scoperta) fatta con Giovanna Marini di moltissimi canti popolari in giro per l’Italia, con mezzi di fortuna, con pochi soldi. “Italia quanto sei lunga” canterà Giovanna. Bosio      

Luciano Della Mea (Torre Alta, 29 maggio 1924 – Firenze, 25 maggio 2003)

Partigiano, attivista nei primi anni ’70 in  “Il Potere Operaio” di Pisa, poi nella lega dei Comunisti. Fu molto attivo nel sostegno ai malati di mente dopo la riforma Basaglia, autore di libri di saggistica, poesia, letteratura e teatro.

Ivan Della Mea  (Lucca, 16 ottobre 1940 – Milano 14 giugno 2009)
ivan della mea
Milanese di adozione, diventa autore delle migliori ballate in dialetto lombardo (El me gatt, Ringhiera, Teresa tu sei bella e moltissime altre). Nel ’56 si iscrive al PCI, militerà poi in Lotta Continua e scriverà altre canzoni che hanno segnato un'epoca (Album: Il rosso è diventato giallo, 1969). L’incontro con Gianni Bosio (Gioan) avvenuto nel ’62 segna il suo impegno sociale e politico.