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sabato 11 luglio 2015

Caro Rettore...


Quelle sotto sono tre note, due trovate on line, la terza dovrebbe essere conosciuta da tutti gli italiani, in particolare da chi legifera. Dove stanno le contraddizioni?

Lettera di un padre al Rettore dell’Università del Salento, Lecce.

“Caro Rettore, sono un padre di famiglia di Lecce senza lavoro da anni abitante in una casa popolare nella zona 167. Anche la mia famiglia, come tante in questo periodo purtroppo, è messa a dura prova dalla crisi economica italiana, anche se io e mia moglie non abbiamo mai fatto mancare niente ai nostri tre figli facendo dei lavori occasionali. Caro Rettore, il mio secondo figlio ha appena conseguito il diploma di scuola superiore con ottimi voti, gli piace tanto studiare, vorrebbe iscriversi alla sua Università ma, tra iscrizione e testi scolastici, noi non ce lo possiamo proprio permettere. Quindi le chiedo se è possibile di poter lavorare per la sua Università per un mese “gratis”, in cambio almeno dell’iscrizione gratuita al primo anno per mio figlio. La prego Signor Rettore ci aiuti. Firmato: Un padre che ama i suoi figli“.
Fonte:  trnews


INCHIESTA L'Espresso
Alle scuole private un fiume di soldi pubblici
Settecento milioni l’anno di denaro pubblico vanno ad aiutare gli istituti paritari, mentre lo Stato non ha soldi neppure per rendere sicure le aule. Un flusso che parte dal ministero dell’Istruzione, dalle Regioni e dai Comuni e finisce senza controlli ad enti privati di scarsa qualità o dove i professori ricevono stipendi da fame
DI MICHELE SASSO

02 febbraio 2015
C’è un paradosso nel mondo dell’istruzione che sopravvive alle riforme e ai proclami. Da una parte scuole pubbliche a corto di risorse, con 250 mila insegnanti precari ed edifici senza sicurezza come testimoniano i crolli nell’asilo di Milano e nella media di Bologna di inizio gennaio.
Dall’altra istituti privati che continuano a essere finanziati da Stato e Regioni con una dote che sfiora i 700 milioni di euro l’anno, senza che alle sovvenzioni corrisponda un controllo sulla qualità…


« I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso. »
(Costituzione italiana, art. 34)


venerdì 10 luglio 2015

10 luglio 1976: Disastro di Seveso

Il 10 luglio 1976 a Meda l'azienda ICMESA inquinò tutto il territorio circostante, soprattutto a Seveso. La dispersione nell'ambiente ti TCDD (diossina), una sostanza chimica molto tossica, inquinò praticamente tutta la Bassa Brianza.
Le prime avvisaglie per le persone colpite  furono un odore acre e infiammazioni agli occhi. Non vi furono morti, ma circa 240 persone vennero colpite da cloracne , provocata  dall'esposizione al cloro   e ai suoi derivati, che crea lesioni e cisti sebacee. Quanto agli effetti sulla salute generale, essi sono ancora oggi oggetto di studi. I vegetali investiti dalla nube si disseccarono e morirono a causa dell'alto potere diserbante della diossina, mentre migliaia di animali contaminati dovettero essere abbattuti. La popolazione dei comuni colpiti venne però informata della gravità dell'evento solamente otto giorni dopo la fuoriuscita della nube. Nell'area più inquinata (Zona A), il terreno fu depositato in vasche. Uno studio pubblicato nel 2008 ha evidenziato come ancora a 33 anni di distanza dal disastro gli effetti, misurati su un campione statisticamente ampio di popolazione siano elevati. Nello studio, in sintesi, la probabilità di avere alterazioni neonatali ormonali conseguenti alla residenza in zona A delle madri è 6,6 volte maggiore che nel gruppo di controllo. Le alterazioni ormonali vertono sul TSH, la cui alterazione, largamente studiata in epidemiologia ambientale, è causa di difetti fisici ed intellettuali durante lo sviluppo. (Fonte: wikipedia)

Il musicista greco Vangelis, nel 1980, ricordò la tragedia con questo brano: 


                  

giovedì 9 luglio 2015

Russel Einstein, il manifesto contro il nucleare. RICORDATEVI L'UMANITA' E SCORDATE IL RESTO!

Il 9 luglio 1955 Bertrand Russel e Albert Einstein si fecero promotori, a Londra, del "Manifesto per il disarmo nucleare" sottoscritto da molti premi nobel e scienziati di fama mondiale. Oggi, 2015, tutto questo pare preistoria, invece è di strettissima attualità, purtroppo. Einstein morì l'aprile successivo.

Nella tragica situazione che l'umanità si trova a dover affrontare, riteniamo che gli scienziati dovrebbero riunirsi a congresso per valutare i pericoli nati dallo sviluppo di armi di distruzione di massa, e per discutere una iniziativa nello spirito della mozione di cui si riporta sotto una bozza.
Non parliamo, in questa occasione, come membri di questa o quella nazione, continente o fede, ma come esseri umani, membri della specie Uomo, la cui stessa sopravvivenza è oggi a rischio. Il mondo è pieno di conflitti; al di sopra di tutti gli altri, la titanica lotta fra comunismo e anticomunismo.
Chiunque abbia un qualche interesse per la politica nutre forti opinioni su queste questioni; ma noi vorremo che ognuno, se vi riesce, metta da parte questi sentimenti e si consideri solo come parte di una specie biologica che ha avuto una evoluzione notevole, e la cui sparizione nessuno di noi può desiderare.
Tenteremo di non pronunciare alcuna parola che faccia appello ad un gruppo piuttosto che ad un altro. Tutti sono in pericolo, e, se tale rischio viene compreso, vi è speranza che tutti insieme possono cancellarlo. Dobbiamo imparare a pensare in un nuovo modo. Dobbiamo imparare a chiederci, non già quali misure occorre intraprendere per far vincere militarmente il gruppo che preferiamo; perché nulla di tutto ciò è possibile. Quel che ci dobbiamo chiedere è: come impedire un conflitto armato il cui esito sarebbe catastrofico per tutti?
Il pubblico, e perfino molti uomini do governo, non hanno ancora ben compreso quel che significherebbe una guerra combattuta con armi nucleari. Il pubblico pensa ancora alla possibile distruzione di città. Si sa che le nuove bombe sono più potenti delle precedenti, e che mentre una "bomba atomica" poteva distruggere Hiroshima, una "bomba all'idrogeno" può distruggere le maggiori città del mondo, Londra, New York, Mosca.
E' certo che in una guerra con bombe H grandi città verrebbero cancellate. Ma questa è solo una delle catastrofi che dovremmo affrontare, e nemmeno la maggiore. Se tutti coloro che vivono a Londra, New York e Mosca venissero sterminati, il mondo potrebbe, nel giro di qualche secolo, riprendersi. Ma noi sappiamo ora, specialmente dopo l'esperimento di Bikini, che le armi nucleari possono spargere morte e distruzione in zone ben più ampie di quanto si credesse finora.
Si afferma che è ora possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima. Un siffatto ordigno, se esplode vicino al suolo o nel mare, disperde particelle radioattive nell'atmosfera, che poi ritornano sulla superficie della terra come mortale pulviscolo o pioggia. E' stato questo pulviscolo che ha infettato i pescatori giapponesi e la loro pesca.
Nessuno sa quanto largamente tali mortali particelle potrebbero diffondersi, ma le persone più competenti concordano nel ritenere che una guerra con bombe H potrebbe forse por fine al genero umano. Si teme che se molte bombe H venissero utilizzate vi sarebbe una morte universale -rapida solo per una minoranza. ma per la maggioranza una lenta tortura di malattie e disintegrazione.
Molte voci di allarme si sono levate da eminenti uomini di scienza e da esperti di strategia militare. Nessuno di loro afferma che il peggio avverrebbe per certo. Quel che essi però confermano e che un tale esito è possibile; nessuno può escluderlo. Non ci risulta che le opinioni degli esperti in questo campo dipendano un alcuna misura dai loro orientamenti politici o dai loro pregiudizi ideologici. Dipendono solo, a quel che risulta, dalla misura della loro competenza; e abbiamo trovato che i più esperti sono anche i più pessimisti.
Questo è dunque il problema che vi presentiamo, orrendo e terribile, ma non eludibile: mettere fine al genere umano o l'umanità saprà rinunciare alla guerra? La gente non vuol affrontare questa dicotomia, perché abolire la guerra è difficile.
Per abolire la guerra saranno necessarie delle spiacevoli limitazioni alla sovranità nazionale. Ma forse quel che ostacola maggiormente alla piena comprensione della situazione è il termine "umanità", che suona vago e astratto. La gente fa fatica ad immaginare che il pericolo riguarda le loro stesse persone, i loro figli e nipoti, e non solo un vago concetto di umanità. Essi faticano a comprendere che davvero essi stessi ed i loro cari, corrono il rischio immediato di una mortale agonia. E così pensano che forse potranno continuare ad esservi guerre, purché le armi più moderne vengano proibite.
Ma questa speranza è illusoria. Qualunque accordo venisse concluso in tempo di pace, di non usare bombe H, verrebbe considerato non più valido in tempo di guerra, ed ambedue i contendenti si metterebbero a costruire bombe H appena scoppiasse un conflitto armato, poiché se una parte costruisse tali bombe e l'altra se ne astenesse, il contendente che ha costruito tali armi risulterebbe inevitabilmente vittorioso.
Ma sebbene un accordo alla rinuncia dell'armamento nucleare nel contesto di una generale riduzione degli armamenti non costituirebbe la soluzione definitiva del problema, nondimeno avrebbe alcuni scopi utili ed importanti. Primo: ogni accordo Est-Ovest è positivo, in quanto porta ad una diminuzione della tensione. Secondo: l'eliminazione delle armi termonucleari, se ciascuna parte potesse credere che anche l'altra parte l'abbia sinceramente compiuta, diminuirebbe la paura di un attacco improvviso come quello di Pearl Harbour, che al momento mantiene ambo le parti in uno stato di nervosa apprensione. Dovremmo dunque salutare con sollievo un tale accordo, quanto meno come primo passo.
La maggioranza di noi non è neutrale nel proprio modo di pensare, ma in quanto esseri umani, dobbiamo tenere presente che, se le materie di contrasto debbano essere risolte in modo da dare una qualche soddisfazione a tutte le parti in causa, comunisti o anticomunisti, asiatici o europei o americani, bianchi o neri, ebbene allora esse non debbono esser risolte mediante una guerra. Vorremmo che questo sia ben compreso, tanto all'Est che all'Ovest.
Si apre di fronte a noi, se lo vogliamo, un continuo progresso in felicità, conoscenza e saggezza. Sceglieremo invece la morte, perché non sappiamo dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, come esseri umani, ad altri esseri umani: ricordare la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se vi riuscirete, si apre la via verso un nuovo paradiso, se no, avrete di fronte il rischio di morte universale.
Mozione
Invitiamo questo Congresso, e per suo tramite gli scienziati di tutto il mondo e la gente, a sottoscrivere la seguente mozione:
Dato che in una futura guerra mondiali armi nucleari armi nucleari verrebbero certamente usate, e che tali armi minacciano la sopravvivenza del genere umano, ci appelliamo con forza a tutti i governi del mondo affinché comprendano, e riconoscano pubblicamente, che i loro scopi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e di conseguenza insistiamo affinché trovino mezzi pacifici per risolvere tutte le loro controversie.

Max Born, Percy . Bildgerman, Albert Einstein, Leopold Infeld, Fridric Joliot-Curie, Hermann J. Muller, Linus Pauling, Cecil F. Powell, Joseph Rotblat, Bertrand Russell, Hideki Yukawa.

mercoledì 8 luglio 2015

domenica 5 luglio 2015

Democrazia...


La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni.
(Alexander Dubcek)

Dalla Grecia (patria della Democrazia) un insegnamento, ora che l'Europa non imiti l'Italia che dei referendum fa carta straccia!