Mi arrendo
Sì, basta così,
mi sento estraneo
in ogni cosa, in ogni capitare.
Non ho mai avuto armi
la mia realtà è altra.
Conosco lunghi silenzi.
Mormoro, ripasso versi
fino ad annientarli.
Il fallimento assedia
esserne consapevoli
è desolante.
Amaro sì, ma così
m’appare il tempo
l’andatura della Storia
e la mia storia personale
inceppata nella retorica
dei falsi sapienti, della cultura,
della poesia, di un arte
ininfluente
senza destino
esercizio narcisistico
di attori in un mondo senza mondo
di patrie illuse della loro unicità.
Voglio adesso coltivare
l’ignoranza, il non esserci,
la non disponibilità.
Voglio assentarmi,
rispondere “impreparato”
come un tempo a scuola, quando preferivo la fuga
al banco.
Così scrive il mio carissimo amico e maestro di bellezza,
Mauro Marino. Versi che si portano appresso bagagli di sforzi per capire,
scrivere versi, studiare parole, arrotolarle, farle vivere in ogni momento.
“Con la cultura non si mangia” diceva un pessimo ministro dell’economia un
tempo. Però di cultura si vive, si deve vivere, pur se arduo farlo. In un mondo
dominato dalle verità incredibili (nel senso vero del termine, non credibili),
guerre, polverizzazione di vite umane e di città intere per poter conquistare
hainoi, hailoro, macerie e dire “ho vinto”. Con un’economia che scorda chi ha
poco a vantaggio di chi molto possiede. In queste contraddizioni che senso ha
fare poesia? Che senso ha creare cultura? Dove creare è vivere ogni giorno il
giorno che arriva, guardare emozioni e rabbia come si guarda negli occhi un
bimbo che gioca sereno.
Sono arrivato, purtroppo, in un tempo che ha molto passato
alle spalle e pochissimo futuro. L’età incombe prepotente e fiera, al punto che
anche uno sguardo porta commozione, si sa, i vecchi hanno la lacrima facile.
Mauro si arrende? Non ci credo molto, forse è solo scoramento temporaneo,
auspico e spero, io, noi, in tanti, abbiamo necessità della sua pacatezza e
della sua capacità di trasformare parole in versi, pensieri in atti, della sua
tenacia nel creare cultura, pur se disconosciuta da un mondo raffazzonato di
esperti in tutto e capaci in pochissimo.
“Coltivare l’ignoranza, il non esserci…” Macchè Mauro, non è
credibile tutto ciò, forse purtroppo non è credibile, sicuramente per fortuna.
Contraddizioni si inseguono nel mondo dei non luoghi dove qualcuno arriva a
negare la storia e altri a rivendicare il non rivendicabile. Abbiamo trascorso
tempi di forte e fiera tensione rivendicativa, poi la storia è andata come sappiamo.
Tuttavia ancora qui stiamo, a guardare gli accadimenti, a sperare in lampi di
luce, le parole, poesia o altro, sono la forza, il creare cultura, nonostante
tutto, è vitale.
A presto Mauro, ci si incontra magari per caso, ma non ci
si scorda dell’altro, degli altri, del mondo attorno.