«Con quale desiderio Lei entra nell'anno nuovo?»
Con il desiderio di essere risparmiato da domande del genere.
Karl Kraus, Die
Fackel, 1906/13
Vabbè, in qualche modo
il calendario lo giriamo anche quest’anno. Però ci sono alcune riflessioni che
arrivano puntuali ad ogni scadenza. Da tempo tento di evitare di festeggiare il
mio compleanno, ormai sono nell’età in cui dicono “davvero? Non li dimostri
proprio”. Mettiamo in chiaro le cose: li ho tutti!!! Il fatto che qualcuno
(dando anche per scontata la buona fede) dica che non li dimostro non significa
assolutamente nulla. Anche per capodanno i botti e i festeggiamenti non sono
più da troppo tempo il saluto al nuovo anno pieno di speranze, ma a quello
vecchio stracolmo di cose da dimenticare, "peggio non potrà andare".
L’anno che se ne sta
andando parla di ISIS, Ebola, Libia, Unione Sovietica, Governo Letta, Governo
Renzi, Berlusconi che dai servizi sociali decide le sorti della nazione, parla di
donne massacrate, immigrati seppelliti nel mare nostrum, crisi economica, crisi
politica, negozi chiusi, FIAT traslocata, ci dice addirittura di un signore
che, attraverso il sito e compilando i campi opportuni si è iscritto al PD, si
chiama Benito Mussolini, nato a Predappio, il codice fiscale è stato
generosamente calcolato dal sito. Per essere oltremodo chiaro, il signore ha impostato la password: faccettanera. Ricordate i signori delle tessere di Partiti poco
seri? Però ben sappiamo, pacunia non olet. (Chissà se alle primarie voterà Renzi).
E ci parla d’altro ancora che non so elencare così a memoria. Quasi quasi
la vicenda dei due Marò in India è rassicurante per la sua staticità.
Addirittura ha aspetti inquietantemente buffi, l’Italia che lamenta la lentezza
della giustizia indiana è un cult. Me li vedo i capi di stato e di governo del
mondo intero scompisciati dalle risate.
Suvvia una botta di
ottimismo, c’è anche Papa Francesco!
Neppure i cartelli
sono più quelli di una volta, ah la crisi! Al confine di un terreno (segnala
l’amico Marco du facebook) c’è un cartello con su scritto VEDESI. Mai Freud
avrebbe spiegato meglio un lapsus. In tempo di crisi più che acquistare si
guarda!
Però è di prassi farsi
gli auguri e scambiarsi abbracci e baci nella notte di San Silvestro (“san
Titti non c’è?” chiedeva il bimbo). E guai a dire di sfighe per tutta la notte,
solo dalle otto del primo gennaio se ne potrà parlare. E auguri siano, sono gratis. Quindi auguro a
tutti di invecchiare un po’ meno, di guardare meno TV, di non ascoltare gli
imbonitori, di spiegare ai ragazzi (anche agli adulti che vogliono fare i raga)
che “chi” o “che” si scrivono senza la K ma con il divino ch, di smettere di fumare, di non smettere di
bere soprattutto se il vino è buono, di non mettersi a dieta perché rende
tristi, di leggere almeno un paio di giornali la settimana, di essere ironici e
sarcastici quanto basta, soprattutto di guardare gli altri negli occhi, non solo
nello schermo dello smartphone. Auguro agli insegnanti di insegnare, ai sindaci
di sindacare, ai razzisti di non parlare, agli innamorati di riamare, ai
pasticceri di non pasticciare, agli Schettino di aspettare prima di scendere,
al mio barbiere di non tagliare. Basta poco, dodici mesi passano in un soffio,
poi ne riparleremo.