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sabato 31 dicembre 2016

Buon anno

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E se ne va il 2016. Come ogni anno ci si troverà a festeggiare il nuovo che arriva, senza pensare che, in fondo, si festeggia  il fatto di invecchiare. Qualcuno crescerà solamente, pochi però. Comunque faccio un po’ di auguri perché si prosegua ad invecchiare.
Alla città di Aleppo e ai suoi abitanti auguro che i portatori di pace comprendano, alla buon’ora, che bombardare è un concetto leggermente diverso da quello di pace.
Al PIL dell’Italia che deriva da vendita di armamenti faccio gli auguri migliori perché evapori improvvisamente e si trasformi in PIL da produzione di giocattoli.
Agli intolleranti auguro tolleranza, sia di fede che di comportamenti. Ed auguro di cuore a tutti quelli che scrivono perke di vedere la K sparire dalla loro tastiera e di considerare la lingua italiana come un meraviglia. In fondo il risparmio di una lettera nell’economia del mondo è assolutamente irrilevante, anzi, abbatte il PIM (Prodotto Intelligenza Media).
Ringrazio i cultori del cibo alternativo e innovativo, di cuore li ringrazio, anche se, confesso, la scoperta di curcuma, zenzero, tofu e altro, non mi ha proprio rivoluzionato la vita. Proseguo ad adorare una bella pasta al pesto, agnolotti, patate al forno e via dicendo. E’ vero, sono vecchio e probabilmente statico, però una frittura di pesce e una cotoletta impanata ben fritta nel burro  mi inebriano ancora come un tempo, un po’ come il primo amore (che non si scorda mai).
E auguri anche a quello sconosciuto incontrato alle sette di mattina che mi ha teso la mano dicendomi “auguri amico”. Sarà che lui è amico del mondo, però mica me la sentivo di rispondere male.
Auguri anche a Mattarella che questa sera, come ogni anno fa ogni Presidente della Repubblica, parlerà dal suo studio all’Italia intera dicendo cose che poi tutti i TG si affretteranno a interpretare neppure fossero i quesiti della Sfinge. Il bello sarà, come ogni anno, che ognuno ne darà interpretazione diversa.
Al ponte Meier di Alessandria auguro meno scivolosità. Al filobus di Lecce (par condicio) di viaggiare anche la domenica per ammortizzare la stratosferica cifra del suo costo.
E poi ancora agli interratori di rifiuti tossico nocivi sparsi nell’Italia intera da mafie arrembanti con la complicità di politici compiacenti, ai gestori di slot machines e giochi d’azzardo, in genere ai mafiosi auguro tutto il male possibile e tanti tanti anni ancora di vita. In galera però.
E auguri a quelli che parcheggiano in doppia fila però mettono le quattro frecce pensando di essere intelligenti, a quelli che ti passano sui piedi mentre attraversi il passaggio pedonale e ti guardano stupiti perchè osi attraversare. 
...E ancora si potrebbe proseguire a lungo, però, che dire? Auguri al mondo intero, in un modo o nell’altro.



giovedì 29 dicembre 2016

Debbye Reynolds e Carrie Fisher

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Ph: repubblica.it
 
C'è qualcosa di crudele a volte nel destino. Penso che per un genitore la perdita di un figlio sia una delle cose più innaturali e incomprensibili. Quando muore un genitore si prova dolore e rassegnazione, perchè questo è il corso delle cose, perchè, coscientemente o meno, lo si mette in conto. Se muore un figlio si prova dolore e rabbia, perchè così non deve essere mai. Solo in questi casi ci si rende conto di come il destino a volte sia bizzarro, incomprensibile, di come siamo in balia di eventi che vanno oltre ogni nostro calcolo. E il pensiero va a quei mille e altri mille mandati a morire in assurde guerre, intere generazioni decimate nella prima e seconda guerra mondiale, e ancora oggi in scenari che popolano i telegiornali e ai quali ci stiamo piano piano assuefacendo, ahinoi. 
Così pensare a questa donna, Debbie Reynolds, che stava preparando i funerali della figlia, immaginare il suo stato d'animo quale poteva essere, il suo senso di inutilità e impotenza di fronte all'incredibile vero, non può non suscitare rispetto, sconcerto e commozione. 

martedì 27 dicembre 2016

27 dicembre 1947- Nasce la Costituzione della Repubblica Italiana


«IL CAPO PROVVISORIO DELLO STATO (Enrico de Nicola n.d.r.) - Vista la deliberazione dell'Assemblea Costituente, che nella seduta del 22 dicembre 1947 ha approvato la Costituzione della Repubblica Italiana; - Vista la XVIII disposizione finale della Costituzione; - PROMULGA - La Costituzione della Repubblica Italiana nel seguente testo».
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Questo è il preambolo che apre la Costituzione Italiana il 27 dicembre 1947.
 La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale dello stato Italiano.
Approvata dall'Assembela Costituente il 22 dicembre 1947 e   fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale  n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno, ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948. Consta di 139 articoli e di 18 disposizioni transitorie e finali.
Ne esistono tre originali, uno dei quali conservato presso l'archivio storico della Presidenza della Repubblica Italiana. 

venerdì 23 dicembre 2016

Le parole di Pierpaolo, la follia e la speranza

Oggi cito l'amico Pierpaolo  che su facebook ha scritto: 

sarò un vecchio arnese del secolo scorso ma credo ancora nelle idee e nei recinti politici, nelle piccole scelte private che possono modificare anche in maniera impercettibile un sistema, nella solidarietà silenziosa e nell'impegno rumoroso, nella scomodità e nell'intempestività, nella cultura e nell'antifascismo, nella buona fede e nella diversità, nella speranza e nella follia...

Pierpaolo è pacato e sempre (chissà se solo apparentemente) calmo e sereno (Renzi non c'entra).
Con poche parole è riuscito a condensare un sacco di cose: cambiare l'ncredibile vero che ci circonda, solidarietà, intempestività, scomodità, diversità e soprattutto la grandezza della "follia".  Lui non ha virgolettato, io lo faccio, perchè questa follia non è una malattia, è un privilegio. Sempre ammesso che la follia (l'altra) possa essere considerata malattia ovviamente, e qui si potrebbe aprire un dibattito su sentieri che non conosco.  Follia e intempestività hanno caratterizzato le vite di personaggi immensi, mentre scrivo non so non pensare a Tonino Bello, a Mauro Rostagno, a quel pazzo di Peppino Impastato. E ovviamente a chi non è più tornato da un viaggio in un altrove che l'ha spinto oltre ogni oltre. Perchè quando si cammina c'è sempre un oltre per cui vale la pena andare a curiosare. A costo di denudarsi delle convenzioni e della quotidianità.  Per estensione le parole di Pierpaolo si possono leggere anche pensando a profili altri, diversi, al rapporto fra due persone, all'amore o all'amicizia. "Speranza e Follia" ne sono parte. Come lo sono dei rapporti sociali tutti, un pensiero che a fine di un bizzarro anno bisestile riporta chi lo legge con i piedi ben sollevati da terra. Occorre tornare a crederci. Vale per tutti, anche per i vecchi arnesi del secolo scorso. 
Grazie Pierpaolo! 

lunedì 19 dicembre 2016

PIL e vendita di armi


PIL etico e PIL non etico, questo è il dilemma. Sempre si tende a considerare il PIL come parametro di calcolo per il “benessere” di un paese. Tuttavia è una stortura vera e propria. Consideriamo il fatto che, per esempio, se mi rompo una gamba, poi dovrò spendere soldi per comprare le stampelle, questa spesa verrà conteggiata nel PIL. Se resto in coda in auto nel traffico consumerò più benzina e questo farà aumentare il PIL. Paradossalmente si considera “benessere” un immenso ingorgo in autostrada.
Esiste anche un altro PIL del quale dobbiamo semplicemente vergognarci come esseri umani e come rappresentanti di quel “primo mondo” in cui viviamo.

L’esportazione di armi italiane nel mondo segna un incremento del 186% rispetto al 2014. Dato clamoroso – dice Nigrizia  in anteprima – che mostra come sia di cartapesta la retorica smerciata da chi si lamenta che l’Italia delle armi è in declino. L’anno scorso, infatti, il valore globale delle licenze di esportazione definitiva ha raggiunto gli 8 miliardi e 247 milioni di euro rispetto ai 2 miliari e 884 milioni del 2014. Un boom senza precedenti, che il ministero degli Esteri e della Cooperazione (Maeci) ha commento eufemisticamente: "...Si è pertanto consolidata la ripresa del settore Difesa a livello internazionale, già iniziata nel 2014 e in linea con l’andamento crescente globale del settore difesa nel 2015". I dati sono contenuti nella Relazione sulle operazioni autorizzate di controllo materiale di armamento 2015, consegnata il 18 aprile scorso dal sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio dei ministri alle cinque commissioni permanenti di Camera e Senato (affari costituzionali; affari esteri, emigrazione; difesa; finanze e tesoro; industria, commercio, turismo)”.

Interessante, sempre leggendo Nigrizia, vedere dove finiscono gli armamenti prodotti nel bel paese.

“Tra i primi dieci paesi troviamo, come nel 2014, gli Emirati arabi uniti (che hanno ricevuto materiale bellico per 304 milioni di euro, in linea con l’anno precedente) e l’Arabia Saudita (dai 163 milioni a 258). Due paesi alla guida della coalizione arabo-africana in conflitto nel vicino Yemen. A dimostrazione che i divieti imposti dalla legge 185 del 1990 (non vendere armi a paesi in guerra) sono carta straccia nella realtà. Anche la Turchia ha più che raddoppiato gli investimenti in armi italiane: 128,7 milioni a fronte dei 52,4 del 2014”.
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 Elicottero "Mangusta" (Agusta) venduto all'Arabia Saudita

Con buona pace della legge citata.
C’è poi un fiorente mercato illegale di armamenti verso i paesi che trucidano ed effettuano genocidi del quale pare sfuggano le cifre.
E in Italia, sempre secondo i dati pubblicati su Nigrizia:

A beneficiarne le aziende del settore, con Alenia Aermacchi, Agusta Westland, Ge Avio, Selex ES, Elettronica, Oto Melara, Intermarine, Piaggio Aero Industries ai primi posti della classifica come valore contrattuale delle operazioni autorizzate. La maggior parte di queste aziende, come sempre, è di proprietà o è partecipata dal gruppo ex Finmeccanica, oggi Leonardo.

Gli articoli “Made in Italy” più venduti:  carri armati, aerei, elicotteri, navi, artiglieria, bombe, missili, siluri, fucili, munizioni e armi chimiche antisommossa (venduti ai corpi di Polizia di Spagna, Romania, Brasile, Bangladesh, fra gli altri).
A fronte di questi dati certa politica “pelosa” e senza etica alcuna, dice forte “aiutiamoli a casa loro” parlando di immigrati che fuggono da guerre criminali e sanguinose, da città devastate (Aleppo è emblematica). E lo dicono senza far seguire lo slogan da una presa di posizione netta e decisa “basta produzione e vendita di armamenti” “Conversione dell’industria bellica”.
Senza queste premesse si capisce come il PIL sia non solo dannoso e ipocrita, ma foriero di altre guerre e altre immigrazioni di persone disperate e rimaste senza nulla.
Affrontare il problema immigrazione selvaggia può prescindere dalla comprensione sui motivi che la spingono?   
Il mondo detto primo da questo punto di vista è un immenso serpente che si morde la coda e che aggiunge PIL a PIL, produzione e vendita di armamenti da un lato, produzione e vendita di cibo e di “assistenza” ai profughi dall’altro. Veramente, a noi questo PIL non piace per nulla! 


Fonte del corsivo: La Repubblica

mercoledì 14 dicembre 2016

Giulia Spizzichino. La donna che fece processare Priebke

Oggi non scrivo, copio e incollo da Moked.it un pezzo di Paolo Brogi. Per ricordare!
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Giulia Spizzichino (1926-2016)

Ha suscitato profonda commozione in tutta l’opinione pubblica la notizia della scomparsa di Giulia Spizzichino, la testimone che con le sue parole, il suo coraggio, il suo appassionato impegno personale riuscì a inchiodare il criminale nazista Erich Priebke alle sue responsabilità e a farlo estradare in Italia dall’Argentina, dove si era rifugiato da tempo e dove viveva indisturbato, per scontare la pena per il massacro compiuto alle Fosse Ardeatine.
Nata e cresciuta a Roma, Giulia sfugge al rastrellamento del 16 ottobre 1943 grazie al padre Cesare, che intuisce subito i segnali di pericolo con l’arrivo dei tedeschi in città e la famigerata richiesta dell’oro alla Comunità ebraica capitolina. Il 21 marzo del ’44, dopo mesi trascorsi in clandestinità, sfugge miracolosamente all’arresto, mentre nell’abitazione di fronte vengono catturati i nonni e numerosi altri familiari. Sette di loro finiranno tre giorni dopo alle Fosse Ardeatine, altri 19 invece saranno mandati ad Auschwitz.
Numerosi le reazioni di cordoglio alla triste notizia. “Il suo impegno determinato e determinante per far estradare il criminale nazista Erich Priebke in Italia, andando in Argentina, e generando così la partecipazione di un intero sistema che ne ha portato alla definitiva condanna, resterà per sempre esemplare” dichiara la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
“Ci lascia un’altra testimone della memoria, a noi spetta il compito di non dimenticare e ricordare alle nuove generazioni il suo esempio positivo” afferma la Presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello.
“Oggi ho un compito che non mi aspettavo, quello di testimoniare. Devo raccontare ciò che è stato, non può cadere tutto nell’oblio” ha scritto Spizzichino nella sua autobiografia La farfalla impazzita, pubblicata alcuni anni fa da Giuntina:
L’ultimo suo intervento, come racconta Paolo Brogi sul portale dell’ebraismo italiano www.moked.it, era avvenuto poco tempo fa alla scuola media Di Consiglio a Casette Rosse, un istituto che porta il nome dei suoi parenti trucidati, dove aveva commosso i suoi giovani ascoltatori lanciando anche un messaggio di tolleranza e solidarietà. “Non fatevi mai prendere dall’intolleranza, difendete la convivenza pacifica e l’incontro con gli altri” il messaggio testimoniato in quella circostanza e seguito da un lungo applauso della giovane platea.
I funerali di Giulia Spizzichino si svolgeranno nella giornata di mercoledì 14 dicembre. Il feretro passerà alle 10.15 davanti al Tempio Maggiore per arrivare alle 11 al Cimitero del Verano.
Sia il suo ricordo di benedizione
L’ultima testimonianza
Mercoledì 26 ottobre Giulia Spizzichino era andata a parlare ai ragazzi della scuola media Di Consiglio, a Casette Rosse, periferia romana sulla Tiburtina. È stata la sua ultima volta di fronte a dei ragazzi ed erano i giorni dell’intolleranza a Goro, contro gli immigrati.
L’ho accompagnata a quell’appuntamento che era stato preso da tempo per incontrare gli alunni di una scuola che porta il nome dei suoi parenti caduti alle Fosse Ardeatine, i sette Di Consiglio del ramo materno. Ventisei le vittime della Shoah nella sua famiglia. Alle pareti dell’aula i ragazzi delle terze avevano appeso i manifesti delle loro ricerche sulla Shoah e sulla storia di Giulia Spizzichino.
Ricordo le domande che le furono fatte su Erich Priebke, che Giulia era andata a stanare dal suo rifugio andino in quel paesino dall’aria alpina San Carlos de Bariloche. L’occasione ha permesso di ripercorrere le tappe accidentate di quella estradizione.
Con l’avvocato Marcello Gentili era andata a Bariloche, dove Priebke si era nascosto. L’Italia ne aveva poi chiesto l’estradizione, la rogatoria del ministro della giustizia il liberale Alfredo Biondi che era peraltro un avvocato, era sta però respinta dall’Argentina di Menem. L’Italia chiedeva di processare Priebke per omicidi. Richiesta respinta. Era stato allora un giornalista americano della Cbs, che aveva materialmente scovato Priebke nel suo rifugio, a suggerire di chiedere l’estradizione per aver leso i diritti umani, un crimine che non è prescrivibile.
Fu avanzata allora una seconda richiesta, ma forse la mossa più importante la fece lei quando si fece intervistare alla tv argentina per raccontare la sua storia. Avrebbero voluta farla comparire in studio con l’accusato, lei non accettò e si fece intervistare in uno studio separato.
Priebke fu allora estradato, poi fu processato e infine scandalosamente assolto. Un fatto gravissimo contrastato da una sommossa quella sera nelle strade intorno al Tribunale di Roma. Fu impostato allora un secondo processo e finalmente Priebke fu condannato.
I ragazzi di Casette Rosse pendevano quel giorno di fine ottobre dalle labbra di questa signora novantenne che ricordava tutto questo. E che poi alla fine li ha lasciati con un messaggio di tolleranza e di solidarietà, invocante in quelle ore di intolleranza contro gli immigrati. Un lungo applauso aveva concluso la mattinata, accompagnata anche da dei dolcetti che erano stati preparati con l’occasione.
Paolo Brogi
(13 dicembre 2016)

lunedì 12 dicembre 2016

12 Dicembre 1969 - Piazza Fontana

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12 Dicembre 1969, inizia l'era delle stragi fasciste rimaste impunite per decenni. I fascisti erano la mano armata di centri di potere che andavano dalla CIA ai servizi segreti italiani con ammiccamenti ai poteri mafiosi, passando per la politica. Una data da ricordare sempre!

domenica 11 dicembre 2016

Infelici Molti e Felici Pochi (E. Morante)

Tra i protagonisti i felici pochi si contrappongono agli Infelici Molti, se”l’irrealtà è l’oppio dei popoli” essere ai margini, antiborghesi, concreti e sognatori, folli e anticonformisti come i primi, significa raggiungere una felicità spesso invisibile, perché per vederla ci vuole l’occhio puro. Abbiamo così fra i Felici Pochi, personaggi del calibro di Gramsci” la presenza di una città reale”, Rimbaud”l’avventura sacra”, Giordano Bruno”la grande epifania”, Platone”la lettura dei simboli”, Simone Weil “l’intelligenza della santità”. A far da carnefici a questa umanità ecco Gli Infelici Molti, carogne dell’establishment, filistei e borghesi con la loro morale di carcerieri. Tutto condensato in versi potentissimi come questi: “L’arabesco indecifrabile/ è dato per la gioia del suo movimento, non per la soluzione del suo/ teorema.”, che sintetizzano perfettamente la visione della Morante; ciò che conta è il fluire non il senso, il moto perpetuo di parole che colano come lava, l’arabesco, la spirale. Si sovrappongono i luoghi della geografia, le epoche della storia e tutto, il dramma come la commedia, si configura come un enorme gioco, la parodia è la strada e i versi sono tracce di questa vitalità in cerca di una verità fuori dal coro. Rivoluzione era la parola magica di quegli anni e qui risuona nella sua potenza in verità disperata... (Nota da Ettorefogo blogspot)


La canzone degli Infelici Molti e dei Felici Pochi

di Elsa Morante


Ah, Dottori Dottori! alla vostra età!
Ma perché, perché, ma
p e r c h é
signori Dottori I(nfelici) M(olti) dell’Universo
con tutto che vi addottorate e vi baccalaureate
e vi improfessorate nelle Università
e la storia e la geografia studiate viaggiate vi scafate, le macchine fabbricate
sviscerate la scienza
inventate l’atomica e il volo lunare
però questa primaria lezione dell’esperienza
ancora non la volete imparare?

Ve lo ripeto, o Signori I.M., non c’è verso:
con i F(elici) P(ochi) non ce la potrete mai spuntare.
Quelli conoscono il volo da prima assai dell’aviazione conoscono
la medicina che guarisce tutti i mali da prima assai
della penicillina quelli sanno la resurrezione
dai morti!
Non illudetevi di poterli eliminare.
Magari vi credete d’averli mangiati quando invece sul più bello del vostro banchetto
rieccoli che tornano a zompare
sui vostri piatti.

Quelli sono incredibili inconcepibili inammissibili sono tutti matti.
E non cullatevi nella speranza di poterli r i e d u c a r e
indi paternamente legittimare.

(…)

Sappiàtelo, o padri meschini I(nfelici) M(olti) d’ogni paese:
se ancora il corpo offeso dei viventi resiste
in questo vostro mondo di sangue e di denti
è perché passano sempre quelle poche voci illese
con le loro allegre notizie.
Contro le vostre milizie sevizie immondizie
imprese spese carriere polveriere bandiere
istanze finanze glorie vittorie sciarpe littorie & sedie gestatorie
contro la vostra sana ideologia la vostra brava polizia
ghepeù ghestapò fbi min-cul-pop ovra rapp & compagnia
e tutta la vostra mortuaria litania
ci vale solo quell’unica eterna scaramanzia:

l’allegria
dei F(elici) P(ochi)

Come vannio i Vostri Reali E i Presidenti E i Generali
E i Rendimenti gli Emolumenti? Siete contenti dei Vostri Affari?
In Famiglia tutto bene? La Signora si mantiene?
E la Bomba come va? La più bella chi ce l’ha?
La Mammà dei Capitali o il Papà dei Proletari?
Bravi bravi complimenti. Siete sempre Regolari.
Troppo uguali. Troppo uguali. Troppo tristi e troppo uguali
troppo uguali e troppo tristi. Troppo tristi troppo tristi
tristi TRISTI. Non vi viene mai lo sfizio d’essere meno tristi?

Comunque, se vi piace la tristizia, godetevela voi la vostra.
Questa terra non è mica roba vostra. E’ da secoli e da millenni
che noi cerchiamo di farvelo capire.
Mamma nostra non ci ha mica fatto per servire agli usi vostri.
Mica ci ha fatto gli occhi per guardare le tristi facce vostre.
Mica ci ha fatto gli orecchi per ascoltare le tristi chiacchiere vostre.
La vostra guerra non è la nostra. Noi siamo per l’allegria
e la grazia, ossia
la felicità.

E perché poi fate tanto fracasso? Silenzio! Taisez vous! Shut up!
Via! Fatevi in là!
Basta!
Ci avete
definitivamente obiettivamente finalmente
stufato.
E voi, poveri Molti
gli infelici e stolti,
di padri infelici e stolti,
perché vi lasciate voi minorare?
Fino a quando vi metterete a servizio? Non sapete che a lungo andare
la servitù non è più necessità
nè fatalità nè virtù ma
vizio?
Che aspettate a promuovervi alla vostra maggiore età?
Non vi viene mai lo sfizio di indagare
sulla vostra reale infelice condizione?
d’impiegare una parte del vostro tempo libero
in qualche reale felice meditazione?

Voi dite: Preferiamo la televisione che ha quarantamiliardi d’abbonati.
Quei tuoi vantati F.P., per quanto ce li sventoli, sono quattro gatti.
La forza sta nel numero.

Beh – vi rispondo io, – secondo i casi. Per esempio,
chi più varrà: quattro gatti coi coglioni intatti o quarantamiliardi di castrati? Eh? chi lo sa?
Va’, va’,
tu ci strazi, vecchia, coi tuoi discorsi astratti. Qua parlano i fatti.
Avete ragione, ragazzi.
E allora eccovi i fatti: il numero, agli I.M., chi glielo dà?
Il numero siete voi: questa in sostanza, è la triste o magari non triste verità.
E non vi viene mai lo sfizio di scombinare, olà,
le cifre dell’operazione ordinaria? di sfondare alfine per sempre le porte della stanza magica
dove quei tristi padri della tristezza da centinaia e migliaia
d’anni si rinchiudono a manovrare?

Aria, aria,

a questa prigione infetta. Noi qua viaggiamo sul cellulare dell’ignoranza.
Non sappiamo né l’inizio né la conclusione. Ogni istante ci affretta verso l’ignota destinazione.
Ci conviene approfittare d’ogni occasione correre a qualsiasi speranza non trascurare nessun indizio.
Chi sa quel che vi aspetta alla prossima stazione?
Date retta a questa mia povera canzone.
Non è detta
che prima ancora del giorno del Giudizio
quei pazzi F. P. non vi mettano in minoranza.
Forse vi converrebbe cominciare qualche esercizio
per trovarvi preparati alla possibile circostanza.
Sarebbe una magnifica stravaganza
di scavalcare tutti insieme i tempi brutti
in un allegro finale: FELICI TUTTI!
Forse, il primo segreto essenziale
della felicità si potrebbe ancora ritrovare.
L’importante sarebbe di rimettersi a cercare.

(Da Il Mondo Salvato dai Ragazzini - Elsa Morante, 1968 - Einaudi editore) 

venerdì 9 dicembre 2016

L'Atleta di Taranto

Il 9 dicembre 1959, in Via Genova, a Taranto, negli scavi per fare le fondamenta di un edificio, venne alla luce una sepoltura. Immediatamente fu chiaro che si trattava di personaggio importante in quanto il sarcofago era monumentale e circondato da 4 anfore panatenaiche. (solo tre sono sopravvissute). Da studi effettuati si comprese che si era di fronte alla tomba dell'ATLETA DI TARANTO. 

tomba-atleta-di-taranto
Molti erano i riconoscimenti sepolti con lui, si trattava del vincitore di ben quattro giochi panatenaici nella specialità del penthatlon (Lancio del disco, giavellotto, corsa, lotta e salto in lungo) . Dallo studio dei resti si capì che era un poco più che trentenne, alto 1,70, e pesava 77 Kg. circa. La sua dieta era a base di cereali, frutta, carboidrati e pesce. Incerte le cause della morte, si potrebbe trattare di estremo logoramento fisico (lo sport che praticava era massacrante), oppure di avvelenamento da arsenico in quanto su suppone avesse molti nemici.
Oggi il suo sarcofago e quanto ritrovato, sono esposti al museo di Taranto, importantissimo ed unico pr quant origuarda i reperti risalenti alla Magna Grecia.

giovedì 8 dicembre 2016

Prima alla Scala. Novità in Madame Butterfly e scontate manifestazioni

Come ogni anno si è aperta la stagione sinfonica a La Scala di Milano. In scena Madame Butterfly di Puccini. Mancava il governo intero (dimissionato dagli elettori) e mancava il Presidente della Repubblica, trattenuto a Roma dalle dimissioni del governi dimissionato. 
Non mancava il vece lo scontato e tristanzuolo gruppetto di contestatori. 
Tutto iniziò nel '68, allora i ragazzi lanciavano uova contro le signore impellicciate, allora era altro clima in effetti, soprattutto era una manifestazione creativa. 
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Contestazione primi anni '70
Da allora il 7 dicembre (Sant'Ambrogio) è diventata la data per un vero e proprio rito che procede sempre più stancamente, scontato,  ovvio, atteso dalle telecamere che almeno hanno un pò di colore da raccontare. E come una processione dell'Immacolata chi ci va lo fa per una sorta di fede, altri vanno a vedere esattamente come andrebbero alla sfilata delle maschere di carnevale. Le uova sono state sostituite dalle più biologiche verdure, il gruppetto tenuto a dovuta distanza senza eccessi, pochi minuti e via. Proprio come per la processione. Proprio come se fosse una novità... 


lunedì 5 dicembre 2016

5 dicembre 1746 Balilla iniziò la rivolta dei genovesi

"Che l'inse?" (in genovese significa "chi comincia?") furono le parole che il 5 dicembre 1746 pronunciò il "Balilla" iniziando la rivolta dei genovesi contro gli occupanti asburgici di Genova. Balilla (pallina) era il soprannome, si presume in quanto mancano fonti certe, di Giovan Battista Perasso, un ragazzo genovese che lanciando un sasso contro gli invasori che pretendevano aiuto dalla popolazione per sspingere una bocca di fuoco fuori dal fango, diede l'avvio alla rivolta. 
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Il suo mito fu molto rivalutato durante il Risorgimento, un secolo dopo, poi dal rgime fascista che chiamò Balilla i giovani italiani. 
A lui vennero dedicati anche un'auto della FIAT, un sommergibile ed una radio di piccole dimensioni. Il tutto in periodo fascista. Anche i calcetti da bar si chiamarono (ancora si chiamano in realtà) Calciobalilla.


mercoledì 30 novembre 2016

tragedia aerea in Colombia, decimata la squadra del Chapocoense

Era il 4 maggio 1949, a Superga (Torino) uno schianto. L'aereo sul quale viaggiava il grande Torino precipitò e la squadra venne annientata. 31  le vittime totali. 

I Giocatori che persero la vita:
Valerio Bacicalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert. 

28 novembre 2016, un incidente aereo in Colombia con 71 morti, Quasi tutti i componenti della squadra brasiliana del Chapocoense trovano la morte. Erano in serie A brasiliana e stavano trasferendosi a Medellin per una finale di coppa continentale. Solo tre i sopravvissuti.

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