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sabato 6 ottobre 2012

Antonio Piazza e la mafiosità


Antonio Piazza, in quota PDL e presidente dell’ALER (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale) di Lecco si è reso colpevole di un ignobile gesto, come ormai divulgato ampiamente. Parcheggiata la sua auto in un posto riservato ai disabili, dopo aver preso la multa dai vigili ha pensato bene di tagliare le gomme al disabile che li aveva chiamati. Il fatto di essere stato pizzicato con le mani nella marmellata ha indotto il suo partito a dimissionarlo. Insomma, un conto è Fiorito che fa girare milioni di euro a sua insaputa, altra cosa è un mentecatto che fa questi gesti ignobili per una multa. Il partito del “peggiore” ha dovuto far buon viso a pessimo gioco.
A Piazza però le dimissioni non sono mica andate giù, a caldo ha dichiarato: “Le mie dimissioni non sono assolutamente giuste, non le ho certo date volontariamente….”
Ora pare si dimetta anche dalla presidenza ALER.
Come si può definire un simile comportamento? L’unico pensiero che ricorre è sempre (di nuovo) Sciascia quando dice “ci sono mafie di ammazzamenti e mafie di atteggiamenti”. Cosa fa il capobastone che sente il suo territorio invaso da altri? Come mantiene il suo potere? Mandando messaggi più o meno cifrati, bruciando auto, danneggiando i beni del “nemico”, in casi estremi arriva all’ammazzamento, prima c’è tuttavia un iter fatto di minacce.
In sostanza quello che Antonio Piazza può essere definito un comportamento mafiogeno, lui era convinto che quel posto gli spettasse di diritto perché “parcheggio sempre lì” soprattutto perché lui è uno che conta e che ha l’impunità, la stessa dei Totò Riina per comprendere meglio.
E se estendessimo il ragionamento fino a chiederci come il Piazza ha ottenuto la presidenza dell’ALER? E se ci chiedessimo come mai il suo partito non ha voluto (o potuto) controllare chi aveva indicato per quel posto, esattamente come lasciava i Fiorito liberi di rubare?  
Una presidenza è un posto importante e di responsabilità, se si tratta di cose legate all’edilizia e alla casa poi, il business diventa imponente. Al punto di far gola. Un tagliatore di gomme altrui è la persona più indicata per dirigerlo? 

giovedì 4 ottobre 2012

Stazione di Lecce, il Far West nostrano


“Lecce, stazione di Lecce”… Benvenuti nel far west. Mancano i cavalli, il resto c’è: facce serie, persone appoggiate stancamente fuori dall’atrio con litri di birra attorno, la sigaretta accesa che non penzola più dalle labbra come un tempo, però sta mollemente fra le dita. All’interno della stazione due clochard bivaccano sulle panche di metallo mangiando e dormendo. Il bar tabacchi pare un posto di frontiera… sembra calle mai più… Chi ti vende sigarette non sorride mai, per nessun motivo. Ogni tanto ti guardi attorno aspettando un attacco degli cheyenne. Mentre aspetti un treno che ti cullerà per tre ore, oltre il libro, pensi di comprarti la settimana enigmistica (che vanta migliaia di tentativi di imitazione), cerchi l’edicola che se ne sta nascosta alla vista, proprio come un sexy shop. Arrivi ed è tristemente chiusa. Benvenuti turisti nella città barocca… città di frontiera. Il cartello recita più o meno così: “Siamo chiusi perché il distributore non ci consegna i giornali per mancati pagamenti. Tardiamo a pagare perché Trenitalia non ci dà un luogo più visibile per vendere giornali”. Mentre girovago fra negozi delle centostazioni italiche che sono desolatamente vuoti (dov’è finita la parafarmacia?), un ragazzino guizza nell’atrio con la sua bicicletta, guarda i tabelloni con gli orari senza fermarsi, in un surplass fra le persone con trolley e borse. Unico negozio superstite in tanta desolazione è di un noto marchio di telefonia mobile. D’altra parte siamo nel paese in crisi che fa la coda per l’iphone 5.
Due biglietterie aperte, ognuna con un cliente, la coda dietro (siamo città turistica, perbacco). La conversazione fra lo spacciatore di informazioni e biglietti e il cliente pare piacevole, ridono anche a volte. “Lecce, stazione di Lecce”, arriva il turista; che non gli venga in mente di cercare un bancomat, col piffero che lo trova. E se deve prendere il bus urbano sia cosciente  dei percorsi, magari si procuri una piantina della città, acquistata in edicola ovviamente. Le informazioni alle fermate bus sono inquietanti: il 30 passa ogni tot minuti e va in quel luogo. Se hai destinazione diversa da quella di arrivo e partenza sono affaracci tuoi. A meno che confidi nella bontà d’animo degli autisti in sosta che hanno i compiti di: guida, biglietteria, sorveglianza per verificare se i passeggeri hanno il biglietto (è successo. Un autista ferma il mezzo e richiama tre studenti per vedere i loro biglietti), informatore turistico. E magari fare un po’ di assistenza sociale perché non si sa mai.
E mentre aspettavo il mio treno per fuggire via, calava la sera dolcemente, settembrina, tiepida… i tipi fuori dal bar con le birre si muovevano. Ed io andavo verso il binario 3 pensando al duello rusticano che si stava preparando là fuori. “Fra viale Gallipoli e il  west”. E così questa volta non ce la prendiamo con i disservizi della città di Lecce, ma con Trenitalia. A parte insignificanti dettagli: a chi spetta l’asistenza ai clochard? A chi l’informazione ai turisti? E la mancanza di dettagli sulle corse dei bus urbani? Mah, mistero. Aspettiamo con ansia l’esattore con la sbarra a chiedere l’obolo chiamato tassa di soggiorno: “Quanti siete? Da dove venite? Dove andate? Un fiorino….” Lecce, Stazione di Lecce, qui finisce il mondo! Ultima nota: dalla stazione passa il filobus, se non è innovazione questa….      

mercoledì 3 ottobre 2012

Sallusti, Fiorito e la galera


Confesso di essere spaesato dalla felicità di molti a sinistra sentendo tintinnar di manette. Il primo pensiero che mi è venuto in mente è che i fondamentalismi nascono proprio in questo modo, con l’intolleranza verso una persona o una parte, intolleranza che prescinde dai valori del garantismo e della democrazia compiuta (quando mai ci sarà anche in Italia dove da troppo tempo è bloccata). E’ etico gioire per un arresto?
Giusto per essere chiaro, considero Sallusti uno dei peggiori talebani, scorretto, incapace di fare giornalismo, colluso con le peggiori destre, meritevole di essere cacciato dall’ordine dei giornalisti. E sull’ordine apro una parentesi, mi chiedo a che diamine serva in Italia visto e considerato che non è in grado di difendere i suoi associati che lavorano a 250 euro al mese quando va bene, meglio sarebbe liberalizzare, ma questo è altro discorso.
Da qui a gioire per una condanna a 14 mesi di galera per un reato a mezzo stampa il percorso è lunghissimo. In particolare, questa condanna è un pericolosissimo precedente contro il quale poi gli stessi che plaudono potrebbero piangere molto presto, vista la possibilità concreta che le destre più estreme riprendano il governo del paese.
Lo stesso discorso vale per Fiorito, l’arresto è dovuto “perché potrebbe inquinare le prove”. Dopo dieci giorni?
Pare veramente pretestuoso, e pare eccessiva la felicità e l’esplosione di gioia su facebook e affini. Non riesco a gioire, veramente. Ricordo quando ad evocare le manette ed il cappio erano gli analfabeti della lega. Dove stanno le differenze? Forse che i trogloditi vorrebbero la pena di morte.
Mi è stato risposto che le galere sono piene di poveri cristi, tossici, immigrati ecc. E’ vero ed è incivile che succeda, auspicare però la legge del taglione non mi pare la strada giusta. Si veda come svuotare le carceri, non come riempirle. Se la giustizia diventerà vendetta, allora la democrazia si chiamerà in altro modo.
Sono episodi che in qualche modo fanno tremare le vene ai polsi perché già visti, perché il garantismo non può mai essere a senso unico. Qui pare di leggere “è giusto che li arrestino perché non pensano come me”. Questo sarebbe ancora più inquietante.
Sallusti ha diffamato? Risarcisca la sua vittima. Ha scardinato la deontologia professionale? Gli venga inibito il fare il giornalista e vada a spalare letame all’ippodromo (con la sua fidanzatina possibilmente, ce li leveremmo di torno entrambi in un sol colpo). 14 mesi di galera però sono veramente un’enormità. Anche per uno così.   

martedì 2 ottobre 2012

Antipolitica?


Antipolitica, dove diamine sta?
Nei fatti i partiti attualmente in Parlamento ci hanno abituati poco a poco a scivolare in una china che ha sconvolto i parametri della politica stessa: appartenenza, avere un’idea di società diversa gli uni dagli altri, avere diverse concezioni di Democrazia e via dicendo. Il recente ed attualissimo affaire Marchionne è emblematico in questo senso. Quando FIAT impose una linea fatta di lacrime e sangue per i dipendenti, offrendo in cambio investimenti ultramilionari per Fabbrica Italia ci fu una vera e propria ovazione. Le destre erano Marchioniane, tre sindacati su tre erano a favore, solo CGIL si sfilò tirata per la giacca da FIOM, il PD quasi bollava (montianamente) come antitaliani tutti coloro che non adottavano Marchionne, Elkan e il cucuzzaro intero. Ricordiamo Fassino quasi infastidito dai dissensi, Bersani che applaudiva, ricordiamo D’Alema favorevole al rilancio FIAT così come imposto dell’azienda. A seguito di quegli accordi si accettò senza colpo ferire ogni ignominia, comprese le non riassunzione degli iscritti FIOM licenziati, solo qualche fastidio dovuto all’essere storicamente a sinistra, nulla più. Ci pensarono poi i tribunali a mettere parzialmente a posto le cose. Resta il fatto che il maggior sindacato, con il placet del PD, è fuori da FIAT (o da quel poco che ne rimane). Le dichiarazioni successive suonarono più o meno così “Scusate, ho sbagliato, non ci sarà nessuna Fabbrica Italia, anzi, porteremo fuor Italia tutto quanto”, salvo poi una parziale (quanto poco credibile) retromarcia nell’incontro con il governo. A fronte di questo scempio pochissime sono state le autocritiche, soprattutto nessuno ha pensato di dimettersi dalle cariche che ricopre. Fassino, per dirne una, perché non va in piazza e dice ai torinesi “ho sbagliato tutto, mi devo dimettere?” Le uniche voci fuori dai giochi che si sono levate sono state quelle di Romiti e di Della Valle, due industriali, il primo fieramente antisindacato negli anni in cui guidava FIAT e che organizzò la marcia dei 40.000 che diede il colpo di grazia alle lotte operaie. Solo che a quei tempi c’era un dirigente che si chiamava Enrico Berlinguer che scese fra gli operai e sostenne l’eventuale occupazione di FIAT. Insomma, c’era un appoggio agli operai. Oggi nessuno si è posto il problema di verificare le promesse prima di accettare ogni nefandezza. Ora la domanda è se sia antipolitica dire che in questo caso PD e PDL avevano lo stesso comportamento e identiche finalità. Soprattutto se avevano analisi politiche e sociali sovrapponibili.
Parliamo poi dell’affaire Polverini. Pur lasciando lavorare la giustizia e possibilmente senza chiedere leggi ad hoc per bloccarla, è bene dire che la Polverini e tutto il suo saluto romano ha quanto meno omesso i controlli e permesso ai suoi sicari di polverizzare denari pubblici. Anche in questo caso tutto è stato tiepido, quelle che erano un tempo le sinistre hanno subìto passivamente il dimissionamento di Marrazzo, colpevole di farsi gli affari suoi, ed accettato lo scempio dello spreco di denaro pubblico. Quasi che la pruderie sessuofoba valga ben più di quella antiladroni a volte.  
E’ antipolitica chiedere chiarezza? Si voterà prestissimo, forse un po’ di coerenza sarebbe ben vista da chi dovrà scegliere.
Qualcuno (molti, ahimè) non vuole le preferenze nella legge elettorale prossima ventura. Il motivo di alcuni è “favoriscono il clientelismo”. Mi chiedo come mai si nega all’elettore il diritto di scegliere un candidato perché ci sono in giro malfattori. Sarebbe come eliminare i passaggi pedonali perché qualche automobilista ha investito un bambino sulle strisce. Se ci sono criminali spetta alla politica vigliare e denunciare, spetta agli inquirenti indagare e mettere in galera. E mi chiedo se sia più antipolitica dire che senza preferenze non voterò i candiati scelti da elites (che non riconosco tali) oppure imporre di votare Binetti piuttosto che altri dicendo “sono dei nostri”. Soprattutto mi chiedo perché mi sento molto casiniano in questo.
E’ vero, sono saltati tutti i parametri, le vituperate ideologie sono state sostituite non già da un altro modo di fare politica, piuttosto dai personalismi e dai nomi sotto i simboli. Un partito, proprio per questo motivo, non è il partito degli iscritti e dei simpatizzanti, ma è il partito di tizio o di caio.
Non è assolutamente un caso che Grillo prenda voti a destra e a manca senza avere uno straccio di programma condivisibile. Proprio come li prese Bossi un tempo, su parole d’ordine simili. E probabilmente farà la stessa ignobile fine quando si accorgerà che con questo sistema politico, con questa mancanza di controlli e con l’alibi della caduta delle ideologie che significa non altro che caduta della capacità di immaginare un mondo diverso, si riempirà di  nani, ballerine, saltimbanchi e ladroni.  Proprio come la sua omologa lega nord. Per ultimo mi chiedo come mai il dibattito sia così acceso su primarie, controprimarie, ricerca di premier, riproposta di quasi ottantenni rimbambiti dal troppo viagra alla guida delle coalizioni e che magari puntano dritti al colle più alto, e si finga di non sapere che, come successe per la lega albanese/padana il prossimo parlamento dovrà farsi carico di assorbire guitti e salimbanchi in quantità. 

lunedì 1 ottobre 2012

La Tv, la Polverini e il suo amichetto Graziani

Non riesco più a vedere dibattiti di politica in TV. Mi pare tutto quanto così triste, cupo. Se dopo Monti c'è Monti perchè mai dovrei votare?  
E ancora, perchè propinarci ore di Polverini, rea di avere permesso furti di denaro pubblico, a sua insaputa ovviamente? E rea consapevolissima di aver speso 130 mila euro dei cittadini per fare il monumento a un criminale fascista come Graziani? 
Vediamo chi era questo assassino:
"Graziani venne definito criminale di guerra dall'ONU per l'uso d igas tossici vietati dalle convenzioni, per aver ordinato rappresaglie e comandato il massacro di 1.400 sacerdoti e religiosi etiopi..." (Gian Antonio Stella)
E' ora di finirla con questo scempio, abbiamo visto di tutto al governo nazionale, regionale e locale, veramente meritiamo tutto ciò?  No, la TV non mi si addice più...