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giovedì 31 dicembre 2015

Buon anno....


Aspettando il nuovo anno e viste le esperienze pregresse, limitiamo anche gli auguri in maniera più razionale.

Comunque buon tutto a tutti!

mercoledì 30 dicembre 2015

Il filobus a Lecce? La domenica non c'è.

Lecce: provate a muovervi con i mezzi pubblici e scoprirete cose inquietanti.
lecce città ragnatelizzata (21 milioni di euro in fili)

Domenica 27 dicembre, arrivo dopo 10 lunghe ore di treno alla stazione di Lecce, intanto c’è la sciagura chiamata filobus che in 10 minuti esatti mi porta proprio davanti a casa.  
Mal me ne incolse, arrivo in stazione e scopro che la sciagura, oltre ad essere un insulto alla città con quei fili appesi e per la stazza esagerata e oltre ad essere costata ai cittadini ben 21 milioni di euro: “viaggia solo nei giorni feriali”, mi dice un autista che mi consiglia di prendere il 16. Appena arriva salgo, chiedo lumi sul percorso  e l’autista, gentilissimo, mi dice “è un po’ lunga per Viale Iapigia, dobbiamo andare all'ospedale e tornare”. La percorrenza è stata di 45 minuti dopo i 30 di attesa alla pensilina.
Ma Lecce non è città (sedicente) votata al turismo?
Perché se uno arriva in stazione non ha uno straccio di tabellone che gli indica le percorrenze dei Bus urbani, una mappa o qualcosa di simile come si addice ad ogni città civile? Se arriva il turista che parla solo inglese o giamaicano perché non ha il diritto di muoversi liberamente? Perché deve cercare con perspicacia il capolinea mal segnalato e chiedere ai poveri autisti che dovrebbero avere il compito di guidare e non quello di fare gli informatori? Perché quei pannelli elettronici segnano dati parziali, e nulla dicono sulle percorrenze?
Perché i filobus non camminano la domenica? In estate le corse sono ridotte ma almeno ci sono, perché non la domenica, soprattutto in periodo natalizio?
Comunque il tour che mi ha fatto fare il 16 era comprensivo di passaggio in centro, giusto per contribuire a infilarsi in un traffico demenziale di auto di Via Cavallotti, inquinamento  e simili amenità. E qui il discorso dovrebbe essere sull'intoccabilità delle auto in pieno centro. Ma andremmo troppo in là.
Una domanda agli amministratori: perché si trattano i turisti come vacche da mungere per poi lasciarli al loro destino?

Un pensiero cattivo però viene: e se qualcuno volesse incrementare il lavoro dei tassisti? 

martedì 29 dicembre 2015

Fabrizio Viola-l'Arte del Fuoco


Fabrizio Viola
Fabrizio Viola nasce a Battipaglia (SA) il 19/01/1986, di adozione salentina, attualmente vive e opera a Lecce. Artista autodidatta, ha iniziato fin da giovanissimo ad approcciarsi alla pittura attraverso sperimentazioni di varie tecniche tra cui pittura a olio e acrilico su tela. Provenendo da una famiglia che lavora il legno da generazioni ha intrapreso a sedici anni il mestiere di corniciaio, lavoro che lo ha portato a conoscere diversi artisti grazie ai quali ha potuto ricongiungersi alla sua passione per la pittura. Nel 2008 si approccia al mondo della pirografia e capisce che è questo il percorso che vuole seguire. Nel 2010 abbandona definitivamente la pittura per dedicarsi esclusivamente allo studio delle tecniche pirografiche, studio che procede tuttora. Dal 21 al 28 Novembre 2014 partecipa alla Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea “Punti di Vista”, a cura di Amedeo Fusco e Rosario Sprovieri presso il Complesso dei Dioscuri al Quirinale di Roma. Nel 2015 partecipa ad A4 contest organizzato dal DAMA (Daphne Museum Art) in collaborazione con Capua MAC (Museo d’Arte Contemporanea) e del Club Unesco di Caserta. Dal 24 Aprile al 3 Maggio 2015 partecipa alla Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea “Punti di Vista Tour” presso Palazzo Moncada a Caltanissetta. Dal 15 al 18 Maggio partecipa a ROMArt 2015 – Biennale Internazionale di Arte e Cultura di Roma. Dal 27 Giugno al 2 Luglio 2015 partecipa a “Ritratti”, Mostra Internazionale d’Arte

Autoritratto


natura snaturata
 Contemporanea presso il Complesso dei Dioscuri al Quirinale di Roma. Curatore del premio alla carriera e relativa mostra conferito al Maestro Nello Iovine dal Comune di Battipaglia (SA) l’08/06/2015. Ideatore del progetto-installazione artistica “Bosco di Luce” durante l’evento “Battipaglia Collabora” a cura dello studio di architettura Alvisi+Kirimoto and partners a Battipaglia (SA). Il 12 Luglio 2015 espone ad Expò Milano in rappresentanza della città di Battipaglia (SA) e della Piana del Sele. Dal 20 al 30 Agosto 2015 partecipa a “Quattro” Mostra d’Arte Contemporanea organizzata dall’Accademia dei Partenopei presso il Centro Culturale Tecla a Napoli. Dal 23 al 28 Settembre 2015 partecipa alla Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea “Punti di Vista Tour” presso il polo espositivo delle ex scuole De Amicis a Battipaglia(SA) evento che si è tenuto in contemporanea al 1 Festival Mondiale di Pirografia,  26 Settembre a Battipaglia (SA). Mostra Personale durante la 7° edizione di Artè presso il Caffè Matteotti a Lecce.

Fin qui le note biografiche di Farizio Viola. Nelle opere esposte al Caffè Mateotti prima delle festività natalizie si vede la “sofferenza” del segno deciso e fiero della xilografia che non sembra lasciare spazio ai mezzi toni, costanti nelle opere sono i riferimenti alle Scare Scritture 
Verità apparenti
che rendono le opere imponenti, fiere, sottendenti verità annunciate  nella crudezza del segno deciso, che nonstante l’apparente durezza del segno lasciano trasparire una speranza. E non occorre avere fede nel soprannaturale per leggere l’inquietudine di questo giovanissimo artista, neppure per vederne la pace interiore mentre parla, la fede in fondo è anche certezza nel “dopo”. I richiami sono frequenti si intravvede il Dorè, si legge la violenza della luce del Salento nei giorni più assolati, quando i confini fra luci ed ombre sono netti, marcati, decisi. Si vede la ricerca, perché non può esistere fede nel soprannaturale o in altro senza lo sforzo continuo e impellente della ricerca nel qui ed ora. Tutto si mischia in queste opere, dal dettaglio al grande disegno complessivo. Un artista da seguire nel suo evolversi, sicuramente da ri/scoprire nel suo viaggio verso la pacatezza.

lunedì 28 dicembre 2015

Una delle formiche, il nuovo libro di Giancarlo Patrucco



E' uscito per con l'editrice Europa Edizioni il nuovo libro di Giancarlo Patrucco

UNA DELLE FORMICHE.

Fin dagli albori mitologici, che ricordano alcuni passi della Genesi, stiamo per scoprire un mondo tanto piccolo quanto vasto e complesso. Diventeremo minuscoli e scenderemo nel sottosuolo, ci confonderemo tra i fili d’erba, temeremo le gocce di pioggia e ci vedremo circondati da giganti. Ci trasformeremo in formiche e scopriremo un romanzo incredibile, coraggioso e spesso molto tagliente. Quando conosceremo Una, ci renderemo conto che essere Una delle formiche è qualcosa che ci suona vagamente familiare.

Tra le pagine di quella che sembra nascere come una favola, si nasconde una struttura simbolica ricchissima ed intricata che può rappresentare molte caratteristiche umane in modo sottile e sofisticato. Sarà molto semplice appassionarsi agli eventi, lasciarsi andare all’immaginazione e sposare le cause delle guerre tra colonie, ma mentre tutto questo accadrà, una flebile consapevolezza inizierà a germogliare in noi.
Dopo aver letto questa storia, non guarderemo soltanto le formiche con altri occhi, ma l’intera esistenza, compresa quella umana.

Giancarlo Patrucco
Una delle formiche
Europa Edizioni
Distribuzione a cura di PDE (Gruppo Feltrinelli)

giovedì 24 dicembre 2015

Ponte Meier


L'ho finalmente visto. Torno ad Alessandria e lo vedo, lui è lì con il suo arco, il ponte sul Tanaro.
Il defunto Ponte Cittadella
C'era una volta un bel ponte antico, stava placido sul Tanaro ad Alessandria, mai aveva fatto male ad un mosca. 
Poi arrivò l'alluvione del 1994 e metà popolazione a dare la colpa al ponte. Si mossero esperti che dicevano si o no, che la colpa era o non era, enigma mai risolto, nonostante i due secoli del ponte senza eventi eccezionali, improvvisamente divenne il capro espiatorio di ogni male. Subito partì la sindaca Calvo a dire "a morte il ponte assassino"  e per meglio ribadire il concetto iniziò a fare con il vicesindaco dell'epoca, la pendolare. Alessandria New York, andata e ritorno. La pioggia di quattrini arrivati con l'alluvione fecero montare la testa all'amministrazione della città che, forse prima in Italia,  fece con la dura pietra il cosiddetto "sole delle Alpi" (simbolo della lega nord) su una strada. Nessun sindaco di sinistra prima di allora aveva mai pensato di griffare le strade con falce e martello, ma prima c'era anche etica in politica, con l'avvento di questi figuri e di Silvio detto il breve tutto mutò.
Francesca Calvo

Ma perchè negli USA? Semplicemente perchè, forse, la sindaca padana non riteneva degni gli architetti italiani, lei aveva necessità di implorare l'architetto Meier. Il made in Italy è apprezzato nel mondo intero, da tutti tranne che dai leghisti evidentemente.


Piercarlo Fabbio

Poi passarono le giunte, poi il ponte Meier fece la fine di quello sullo stretto. Chissà come mai ogni piccolo essere ha in mente di fare ponti, mah. (Ci sta riflettendo anche Renzi). Si arrivò così agli anni 2000, e arrivò un nuovo (piccolo) sindaco, tal Fabbio, che decise l'abbattimento del vecchio ponte cittadella con ruspe e tutto l'occorrente. Lo decise e lo fece nello sconcerto della città intera. Lo disse e lo fece mentre mandava in dissesto le casse comunali con assunzioni come se piovesse e sprechi di varia natura. Semplicemente voleva passare alla storia per colui che fa il ponte nuovo (emulando Silvio con quello sullo stretto) d'altra parte di Silvio ha la statura (1,55 circa) e l'etica (spendo spendo intanto pagano i cittadini e chissenefrega). Fu così che il Fabbio sindaco, cacciato via dai cittadini e inseguito dai magistrati, lasciò in eredità una città senza soldi e senza ponte. E fu così che si iniziarono i lavori per quello che, decontestualizzato, è anche bello, ma messo lì, a ridosso della cittadella militare più bella d'Europa, mette malinconia. Comunque è quasi ultimato, con il suo arco e tutto il resto.  

Ponte Maier











mercoledì 23 dicembre 2015

Parmigianino - Madonna dal collo lungo



Il Parmigianino: Madonna dal collo lungo. Olio su tavola cm. 216 x 132 - Oggi galleria degli Uffizi di Firenze.


L'opera venne commissionata al Parmigianino il 23 dicembre 1534 da Elena Baiardi Tagliaferri per la sua cappella nella chiesa di Santa Maria dei Servi in Parma. Mai ultimata è ora esposta agli Uffizi di Firenze.

Interessante la scheda pubblicata nel blog chez edmea

sabato 19 dicembre 2015

Treno, Mare, campagna,

Nebbia neppure fitta, poi sole. Freddo invernale che ricorda i primi giorni di scuola più o meno un secolo fa. Il buio arriva presto in questa stagione, in Salento addirittura prima. Vin brulè la sera per passare il tempo, amici ritrovati, parole passate e trapassate come i ricordi: "che fai? Com'è Salento? Nostalgia?" cose così insomma, mentre i paesi sono belli, lindi puliti. Con i cimiteri che incombono e i campanili. La casa del Marchese è solo una immensa casa, nulla a che vedere con i palazzi baronali. Ci vuole un pò di umiltà, i baroni ostentavano ricchezza e opulenza, anche quando erano indebitati fino all'ultimo mattone. 
Ph: www.hboston.it

La crisi economica, il ragazzo incontrato in treno "studio fisica in Germania, qui non so cosa mi aspetterà dopo la laurea... Si, mio padre mi dice di essere preoccupato per il mio futuro, soprattutto per il fatto che non avrò una pensione dignitosa, mi dice di stare in guardia..." poi la signora scesa a Pescara "vado da mia figlia, deve fare un esame difficile e vado a darle un minimo di sostegno, una presenza..." I ragazzi studiano, gli anziani sostengono e si preoccupano.
C'era ancora mare fuori dal finestrino, però l'azzurro verde nero del Salento aveva lasciato il posto ad un colore strambo, marroncino.  
Un viaggio in treno può non annoiare in fondo, si conoscono persone, idee, sguardi... Si impara, in fondo. 

domenica 13 dicembre 2015

Utopia... Utòpia...

L’utopia della Città del sole di Tommaso Campanella
Campanella: La città del sole (ph: studiarapido)   


Succede spesso di sentir parlare di utopia (utòpia). Il Papa dice “basta guerre, si pensi ai poveri” è per moltissime persone un utopista. Buono, per carità, fa il suo lavoro, per carità, però parla al vento, non conosce la real politik. E ci si chiede come mai i peggiori guerrafondai vogliono caparbiamente, pur riconoscendo la statura morale e religiosa del Papa, difendere le radici cristiane dell’Europa. In sostanza il Papa è un inguaribile utopista.
Gino Strada che ha fatto della sua vita una vera e propria missione del salvare vite umane barbaramente menomate da mine antiuomo, missili intelligenti, pallottole e via dicendo, dice senza mezzi termini che chi vuole intervenire militarmente in Siria e non solo è un cretino. I soliti pelosi politici sedicenti cristiani, accusano Strada di essere fuori dal mondo. "Faccia il medico e non rompa i maroni, cosa ne sa lui di guerre?" In sostanza Strada è un utopista. Per dovere di cronaca diciamo che uno di quelli che definiscono così il Papa e Strada è tal Salvini che ha passato vent’anni della sua miserevole vita a difendere la Padania, che non a caso fa rima con Topolinia, solo che questa esiste veramente nell’immaginario dei bimbi.
E allora parliamo di utopie (utòpie).
Ebbene si, io sono un utopista. Voterò volentieri il candidato premier che si batterà per stanziare  2.916.000  euro la settimana suddividendoli ai 6.600.000 pensionati che sono sotto i 1000 euro mensili di pensione. La cifra non è peregrina, l’Italia ha speso nel 2014 70 milioni di euro al giorno per spese militari, ogni ora si spendono ben 2.916.000 euro!
Nel mondo 783 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, debbono recuperarla nei modi più strani e crepano per malattie, disidratazione e simili.
Solo un piccolo esempio: In Italia è stata progettata una torre fatta con materiali poveri che riuscirebbe a produrre 25 litri d’acqua pura al giorno ricavandola dal vapore acqueo dell’ambiente, ha un costo di 500 dollari, è facilissima da costruire, i progettisti si rendono disponibili a installarne una in un villaggio, addestrare persone che poi faranno catena con i villaggi confinanti creando un ciclo virtuoso.
Nel mondo nel solo 2013 si sono spesi 1.747 miliardi di dollari per spese militari. Ogni ora del giorno i criminali guerrafondai spendono 199 milioni di dollari in guerre. Con una sola ora di guerra si potrebbero costruire 398.000 torri, si offrirebbe agli assetati conforto, calerebbero le malattie, con tutta probabilità si tornerebbe a ragionare di pace. Un sacrificio sull’altare della guerra di una sola ora per un intero anno.
Ma si sa, sono un utopista, “cosa vuoi sapere tu della vita e della politica?” mi direbbe quello di Topolinia, pardon della padania.
Certo, sono un utopista, però mi viene da riflettere, probabilmente non voterò neppure alle prossime politiche se non potrò farlo per il candidato migliore e non per il meno peggio, però… però… e se gli elettori italiani (non quelli di topolinia ovviamente) vendessero il loro voto al maggior offerente in utopie?  Il candidato migliore, insomma.   

Proseguendo di questo passo qualche topoliniano dirà ai giovani domani “Vuoi un lavoro? Ma per favore, pensa alla raltà"...…”

sabato 12 dicembre 2015

12 dicembre 1969 - La prima strage di stato.

Il primo grande boato che aprì quegli anni che vennero detti "di piombo" avvenne il 12 dicembre del 1969 a Milano, falciando 17 persone e lasciando 88 feriti. Era la Banca dell'agricoltua in Piazza Fontana, a Milano.

Fu l'anno della strage che voleva chiudere le vertenze operaie. A mettere le bombe, ad ammazzare, furono i neofascisti. Purtroppo ancora oggi non si sa esattamente chi furono gli esecutori materiali e i mandanti. Sicuramente i servizi deviati, sicuramente molecole della politica, sicuramente qualcuno nei servizi segreti statunitensi conosce ogni piccolo dettaglio. 

A 46 anni da quella che fu la prima strage di stato sappiamo perfettamente tutto e anche di più sul terrorismo "rosso". Nulla su quello fascista. Sappiamo talmente tanto che esponenti di Lotta Continua sono stati ingiustamente condannati per l'omicidio Calabresi. 

Non perdiamo memoria!


lunedì 7 dicembre 2015

Con Elio al Fondo Verri

aumenta il gioco d'azzardo

 Un articolo su l'avvenire mette a nudo, se ancora ce ne fosse necessità, il comportamento dei governi che sul gioco d'azzardo fanno cassa. 
"...Alla fine dell’anno gli italiani avranno speso 88 miliardi contro gli 84,5 del 2014, ritornando così, dopo due anni di calo, alla cifra record del 2012 quando si giunse a 88,5 miliardi. Anno record dopo una crescita galoppante (basti ricordare che nel 2000 si era ad appena 14 miliardi) e senza paragoni in Europa. In Spagna, ad esempio, si spendono "solo" 24 miliardi.
Niente crisi, dunque, per "azzardopoli" che ha ancora il suo zoccolo duro nelle slot. Sono, infatti, ben 340.785 le "macchinette" attualmente in esercizio in bar e altre sale, oltre a 34.077 "parcheggiate" in magazzino.
Mentre le Vlt, gli apparecchi che permettono vincite fino a 500mila euro, sono 51.971 in 4.864 sale dedicate. Dati, questi ultimi, riferiti dal ministero dell’Economia in risposta ad un’interrogazione in commissione Finanze della Camera presentata dal deputato di Sel, Giovanni Paglia.
Una risposta nella quale vengono confermati i dati sui centri scommesse, contenuti nella legge di stabilità, dai 5mila illegali ancora presenti ai 15mila che si vuole mettere a gara il prossimo anno, in calo rispetto agli attuali 17mila ma anche alle iniziali intenzioni del governo che puntava su 22mila..."

E' pur vero che ci sono blandissime aperture verso il divieto di pubblicità, non si capisce perchè queste non debbano essere totali come per le sigarette. Altrettanto vero è uno Stato che per fare cassa si basa su quella che Camillo Benso di Cavour chiamò "una tassa sugli imbecilli" dicendo di gioca d'azzardo, è uno Stato accattone. 

domenica 6 dicembre 2015

ricordando Victor Jara

              



Le mani   che avevano suonato la chitarra accompagnando le canzoni del popolo cileno e della speranza sono state spezzate. Non doveva più suonare nulla Victor. Le parole della libertà e dell’uguaglianza sono nemiche delle dittature. E quando quelle parole entrano nella testa e nel cuore di chi le ascolta, e vengono cantate in ogni strada, il cantautore è pericoloso quanto una rivoluzione, perché tocca le corde più profonde delle persone.

Victor era già stato   in quello stadio. Era stato li per cantare. Perché sapeva che le idee si possono diffondere anche con le canzoni. Perché il governo di Salvador Allende era una speranza vera di riscossa dalla miseria e di una reale rivoluzione dei costumi e della società cilena . E quelle idee toccavano le corde più profonde dei campesinos, dei minatori, degli studenti cileni. E questo non poteva essere tollerato dai militari. Neppure dagli USA che mal sopportavano un presidente socialista nel “cortile di casa”.  Perché era meglio una dittatura, più manovrabile.  Che magari vedesse chi reclamava diritti   come un pericoloso sovversivo da fermare con ogni mezzo. Anche con la torture imparate da istruttori che bene conoscevano la materia.

Victor Jara era figlio di un coltivatore con cui non aveva un buon rapporto e di una donna del popolo che suonava la chitarra e cantava nelle feste di matrimonio. Cantava canti popolari. In tenera età si trova a dover accompagnare i genitori nel lavoro dei campi. Un incidente alla sorella Maria costringe la famiglia a trasferirsi a Santiago per seguirne le cure . Victor si iscrive con il fratello al liceo. Il duro lavoro della madre permette un certo benessere alla famiglia. A Victor  piace suonare e  cantare e si accompagna con la chitarra della madre. Lei gli aveva insegnato i primi accordi.  A Santiago frequenta gli ambienti della chiesa e partecipa a cori e alla vita dell’ oratorio, fatta di partite e di allegre compagnie. Si avvicina al Partido Demócrata Cristiano ed  il suo sogno è quello di fare il sacerdote. Frequenta il seminario. Racconterà così la sua scelta: “« Fu una decisione importante quella di entrare al seminario. A pensarci adesso, da una prospettiva più asciutta, credo di averlo fatto per ragioni intime ed emozionali, a causa della solitudine e la sparizione di un mondo che fino ad allora era sembrato solido e duraturo, un mondo simbolizzato dal focolare e dall'amore di mia madre. Avevo già rapporti con la Chiesa e, in quel momento, cercai in essa un rifugio. Allora pensavo che questo rifugio mi avrebbe guidato verso altri valori e mi avrebbe aiutato a trovare un amore differente e più profondo che, magari, avrebbe compensato l'assenza di amore umano. Credevo che avrei trovato questo amore nella religione, dedicandomi al sacerdozio. » ma dopo due anni si rende conto della mancanza di una vera vocazione ed abbandona gli studi.  Entra subito nell’esercito e, alla fine del servizio militare, aderisce ad un gruppo di ricerca di musiche popolari ed incontra Violeta Parra, dopo un’esperienza con il gruppo teatrale dell’università del Cile. Violeta, la piccola donna della canzone popolare, quella che, alta 1,50 visse gli ultimi anni della sua vita nel tendone di un circo che era la swua casa e la sede della sua associazione di ricerca di musiche popolari. Lei che verrà trovata suicida dopo averci regalato il più grande inno alla vita possibile, quel “Gracias a la vida” che verrà riproposto in ogni lingua e da moltissimi cantanti,  lo convincerà a riprendere anche la sua  attività di cantante.

Il teatro gli permette di viaggiare parecchio in america latina ed in Europa. Il suo lavoro di regista lo fa spaziando da Brecht a Sofocle. Nei maggiori teatri:  tocca l'Olanda, la Francia, l'URSS,la Cecoslovacchia, la Polonia, la Romania, la Bulgaria.
Come cantautore e compone nel 1961 la sua prima canzone: “Paloma quiero contarte”.
Le due attività lo assorbono completamente.  

Riceve molti riconoscimenti per le sue attività . Nel frattempo partecipa attivamente alla campagna elettorale di Allende per Unidad Popular. Dallo stesso Allende verrà nominato ambasciatore culturale per il Cile. Nel 73, convinto da Pablo Neruda, dirige programmi televisivi contro la guerra e il fascismo. Il golpe arriva improvviso ed inatteso. Victor era membro del     Partito Comunista, i militari lo sorprendono all’università dove viene arrestato insieme a molti studenti e professori. Torna , prigioniero, in quello stadio dove era stato applaudito  . Il suo cadavere verrà riconosciuto dalla moglie, Joan che così descrive la scena:

  « Siamo saliti al secondo piano, dove erano gli uffici amministrativi e, in un lungo corridoio, ho trovato il corpo di Víctor in una fila di una settantina di cadaveri. La maggior parte erano giovani e tutti mostravano segni di violenze e di ferite da proiettile. Quello di Víctor era il più contorto. Aveva i pantaloni attorcigliati alle caviglie, la camicia rimboccata, le mutande ridotte a strisce dalle coltellate, il petto nudo pieno di piccoli fori, con un’enorme ferita, una cavità, sul lato destro dell’addome, sul fianco. Le mani pendevano con una strana angolatura e distorte; la testa era piena di sangue e di ematomi. Aveva un’espressione di enorme forza, di sfida, gli occhi aperti. »

Dopo averlo massacrato dicendogli “Su, cantaci una canzoncina ora” ed avergli spezzato i polsi perché non suonasse più la chitarra, i militari l’hanno finito a colpi di pistola. Il governo del fascista Pinochet vietò la vendita dei suoi dischi.  
Non si conosce la data esatta della sua morte. Chi dice il 16, chi il 23, chi il 26 settembre. Subito dopo il golpe.
Ma neppure la morte riuscì a farlo tacere.
Infatti una voce libera non si ferma. Così le sue canzoni giunsero anche a noi grazie a gruppi esuli come gli Inti Illimani e i Quilapayun .




Discografia essenziale:
 1966 - Victor Jara (Arena)
 1967 -
Victor Jara (Odeon)
 1967 - Canciones Folcloricas de America
[Con i Quilapayun (Odeon)]
 1969 -
Pongo en tus manos abiertas (Jota Jota) 
 1970 -
Canto libre (Emi-Odeon)
1971 -
El derecho de vivir en paz (Dicap) 
1972 -
La poblacion (Dicap)
1973 -
Canto por travesura (Dicap)
1974 -
Canciones postumas



  

sabato 5 dicembre 2015

Salento: Dolmen, Menhir e Specchie

Menhir, Dolmen e Specchie nel Salento leccese.
Non solo barocco a Lecce e provincia, esiste anche un polo di reperti archeologici incredibile. 
ph: http://www.nelsalento.com/guide/i-menhir-presenti-nel-salento.html
Menhir: Totem megalitici, non si conosce la loro vera simbologia, chi parla di cult isolari, chi di riti di fertilità della terra, molti hanno la cima incavata, si teorizza per raccogliere i raggi solari e fecondare la terra sotto, come enormi falli. Zollino, Giurdignano, Martano (che conserva il menhir più alto di Puglia, il Santu Totaru, mt. 4,70) sono il centro, altri se ne trovano in tutta la Puglia, ma la concentrazione in uqeste zone è la più elevata. Per preservarli nei secoli la popolazione molto spesso li "cristianizzò" incidendoci una croce o richiami alle religione cattolica. Giudicandoli pagani infatti, molti venivano fatti distruggere dal clero.
ph: http://www.nelsalento.com/guide/dolmen-presenti-nel-salento.html
Dolmen: sono vere e proprie camere funerarie, utilizzati come sepolture, databili fra il VI e il V millennio. Se ne trovano nei territori di Maglie, Melendugno, Minervino, Fasano.  
ph: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Specchia_Silva_di_Taurisano.jpg
Specchie: "collinette" costruite accatastando pietre, servivano come punti di avvistamento del Sapiens cacciatore e probabilmente anche per riti solari. Una quarantina sono ancora in buono stato di conservazione nei territori di Manduria, Francavilla, Zollino, Martano, Ruffano, Taurisano e Presicce.





mercoledì 2 dicembre 2015

Un altro premio UBU a Mario Perrotta

Mario Perrotta con "Progetto Ligabue - arte marginalità e follia", è stato premiato come Miglior progetto artistico del 2015.



lunedì 30 novembre 2015

Leopoldo Asburgo Lorena, granduca illuminato

Johann Daniel Donat, Emperor Leopold II in the Regalia of the Golden Fleece (1806).png

Leopoldo II Asburgo Lorena nacque a Vienna il 5 maggio 1747, morì il 1 marzo 1792. Dal 1765 al 1790 fu granduca illuminato di Toscana. A lui si devono importantissime riforme che trasformarono il granducato di Toscana in stato di primo piano nel contesto europeo. In particolare il 30 novembre 1786 abolì, unico fino ad allora, la pena di morte, seguendo la filosofia del Beccaria.
Da quando, a seguito dell’estinzione dei Medici, prese le redini del Granducato per motivi dinastici, avviò una politica di bonifica delle paludi maremmane, liberalizzò il commercio dei grani e cereali, abolì le corporazioni che di fatto bloccavano lo sviluppo economico (come succede ancora oggi con molti “ordini”), riformò la dogana  rendendola più vicina al commercio e all’interscambio. Non riuscì nell'intento di fare una vera e propria Costituzione in quanto divenne imperatore e dovette spostarsi a Vienna. Soppresse i conventi e abolì i vicoli di “manomorta”, stramba convenzione che rendeva perenne il patrimonio immobiliare di enti ecclesiastici e civili che erano, nei fatti, esenti da imposte di vendita e successione.

La riforma più imponente fu quella giuridica che, oltre a cancellare la pena di morte, abolì il reato di lesa maestà e la confisca dei beni e che è conosciuta come: Riforma criminale toscana o leopoldina.

domenica 29 novembre 2015

E' nato Elio, il libro.


E' uscito Elio dopo un lungo parto durato 5 anni. Nato come un modo per mettere assieme   ricordi e per dire cose mai dette, quasi una sorta di autoanalisi, è subito diventato la lettera che avrei voluto scrivere a Elio se ora fosse in vita, gli avrei raccontato le cose che ho fatto in tutti questi lunghi anni. Questo girovagare fra i ricordi è diventato libro grazie alla spinta di alcuni amici che hanno detto che "vale la pena farlo". Chissà se vale la pena, comunque ora ho tra le mani il libro ed è un'emozione, un ricordo consegnato ad altri. Elio e la sua storia, la militanza in Lotta Continua, il suo viaggio in Brasile dopo il '77 e la fine di un sogno, il suo spostamento nel Nicaragua sandinista, poi nel Salvador a fianco del Frente Farabundo Marti... Poi un silenzio rotto nel '92 quando mi arrivarono per vie traverse i suoi documenti, Passaporto, patente e poco più e una lettera che diceva "il compagno Elio è morto in appoggio al FLMN salvadoregno in luogo e data imprecisati..."
Poi lunghi anni a metabolizzare e raccogliere ricordi e questa lunga lettera che dice di storie che ho conosciuto, di Solero, del Salento che mi ha affascinato, di mondine piemontesi e tabacchine salentine, e altro. Con un lungo intervento di Marcello Pantani, livornese che con Elio condivise la militanza in Lotta Continua in Puglia, lui a Bari, Elio a Molfetta e racconta dei loro incontri e della loro militanza. 
La copertina è di Giulia, mia figlia, la foto in copertina è databile fra il 1953 e 1955, siamo Elio, io, e Francesca, i tre fratelli. 
La casa editrice si chiama Spagine, leccese con sede al Fondo Verri, Via Santa Maria del Paradiso, luogo ormai storico della cultura cittadina, luogo di incontri che si è trasformato ora anche in piccolo editore perchè di pagine e Spagine è fatta la conoscenza. 
Nell'era dello strapotere Mondazzoli è quasi una boccata d'ossigeno sapere di luoghi "incontaminati". 
siamo su facebook .

Siccome la distribuzione è difficile abbiamo attivato una mail per ogni informazione: elio.illibro@gmail.com 








venerdì 27 novembre 2015

Guerra? no grazie!

Ottima la scelta del governo di non intervenire nella guerra in Siria. tralasciare le vie diplomatiche, umanitarie e soprattutto non avere una strategia per il dopo è criminale. La situazione in cui è il mondo, l'ISIS stessa, sono i frutti delle sciagurate esportazioni di democrazia. Non si capisce bene la posizione di Alfano che ora sta con il governo ma non ha fatto uno straccio di autocritica sul suo passato da guerrafondaio. Post scriptum: la Mogherini dopo due anni di ricerche intensive che le hanno impedito assolutamente di occuparsi della politica estera europea, pare abbia trovato finalmente un parrucchiere che soddisfi le sue esigenze, ora ha annunciato un incontro con Gheddafi.

martedì 24 novembre 2015

Utopia?


“L’utopia è come l’orizzonte, avanzi un passo si allontana un passo, avanzi 10 passi e si allontana dieci passi. A che serve allora l’utopia? A continuare a camminare!” (E. Galeano) .
“Siete utopisti….” Quante volte ce lo siamo sentiti dire in passato?  E ancora in età adulta a volte capita di chiederci cos’è utopia, dove inizia e dove finisce. A volte essere realisti fa male, molto male, ti induce a sentirti parte di un gioco assurdo, quello del basso profilo della politica praticata ogni ora del giorno da personaggi che si dicono scevri da “utopie” ma presi dal rispetto di “equilibri” che, agli occhi dell'utopista, sono falsi, ingannevoli, sbilanciati.
“Siamo in guerra”, e giù vulgate su accoglienza, repressione, sguardi guardinghi su una signora col capo velato. Ma chi è in guerra con chi? 
Per stare nell'oggi, cos’è l’ISIS? Secondo un noto ex ministro, tal Gasparri, l’IS è da “radere al suolo” quasi fosse una casa, un paese, una città e non un movimento. In realtà ci sarebbero alcune variabili da tenere in considerazione:
·       L’IS non è un paese arabo
·       Il 95% dei morti per terrorismo sono musulmani.
·     L’Islam è diviso tra sciiti e sunniti e i sunniti tra salafiti e wahabiti (ecc). La guerra attuale è, prima di tutto, una guerra in seno all’Islam.
·       Noi occidentali, attualmente, abbiamo come alleati molti stati arabi che supportano l’Isis (Arabia Saudita, Emirati ecc.). E siamo nemici di paesi che ci combattono contro, come la Siria.
Per giunta con la Siria gli USA combattono IS e il presidente Siriano, i francesi anche, i russi sono alleati con il presidente siriano e combattono l’IS.
E’ utopia pensare che forse è il caso di fermarsi un attimo e riflettere sul fatto che la democrazia non si esporta ma che si debba lavorare per la pace?
783 milioni di persone al mondo non hanno accesso all’acqua potabile. Esiste un progetto italiano (giusto per citare un esempio fra mille) per costruire torri per ricavare acqua dal vapore, ogni torre ha un costo di 500 dollari ed è di costruzione talmente facile da consentire alle popolazioni di essere capaci di farsele in pochissimo tempo, con un corso di un giorno.
Per contro nel mondo si spendono ogni anno 1.260 miliardi di dollari in armamenti più o meno 199 milioni di dollari ogni ora. Con la rinuncia di un sola ora di spese militari si costruirebbero 398.000 torri e si disseterebbe il pianeta.
E’ utopia pensare che non solo è possibile farlo, ma è doveroso?
E per rimanere in terra italica apprendo che si sono spesi, nel 2014, 70 milioni di euro al giorno per spese militari (2.916.000 euro l’ora), contro sei milioni e mezzo di pensionati che percepiscono meno di 1000 euro al mese di pensione per sopravvivere. E’ fuori dalla realtà che chiede di fermare l’acquisto degli F35 per redistribuire quei quattrini fra i poveri? 
E ancora, è utopia riflettere su quanto scrissero Engels e Marx: “A ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno per le sue capacità”, concetto già letto un altri testi, cito al’Antico Testamento 4-35 : “fra i credenti a nessuno mancava l’essenziale perchè chi possedeva campi o case li vendeva, i soldi consegnati agli apostoli e distribuiti a ciascuno per le sue necessità”.
Dove termina l’utopia allora? E dove inizia il realismo? 
E' inguaribile ottimismo voler pensare a cambiare lo stato delle cose o che altro?  

lunedì 23 novembre 2015

23 novembre 1980 - Terremoto in Irpinia

Alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980 un terremoto devastante colpì l'Irpinia. I comuni più duramente colpiti furono: Castenuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant'Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto, Santomena. 

I numeri del sisma (Fonte: wikipedia) 

  • Magnitudo: 6.89 ± 0.04 Richter
  • Profondità: 30 km
  • Durata: 1' 30"
  • Regioni colpite: 3 (CampaniaBasilicata e Puglia).
  • Comuni colpiti: 687 (542 in Campania, 131 in Basilicata e 14 in Puglia). Di questi, 37 «disastrati», 314 «gravemente danneggiati» e 336 «danneggiati». In totale, l'8,5% per cento degli 8.086 comuni italiani.
  • Superficie colpita: 17.000 km².
  • Popolazione coinvolta: 6 milioni di abitanti.
  • Vittime: 2.914 persone
  • Feriti: 8.848 persone
  • Sfollati: 280.000 persone
  • Abitazioni distrutte o danneggiate dal sisma: 362.000.
  • Contributi pubblici dello Stato italiano, secondo la Commissione parlamentare d'inchiesta (prima dell'approvazione della legge finanziaria 1991): 50.902 miliardi di lire (circa 26 miliardi di €).
  • Contributi pubblici dello Stato italiano, all'anno 2008: 32.363.593.779 €, attualizzabili a circa 66 miliardi di € al valore del 2010.
  • La finanziaria 2007 prevede un contributo quindicennale di 3,5 milioni di € per la ricostruzione.In Italia è ancora oggi in vigore un'accisa di 75 lire (4 centesimi di €) su ogni litro di carburante acquistato, imposta dallo Stato per il finanziamento della ricostruzione dei territori colpiti dal sisma.

sabato 21 novembre 2015

FIlastrocca corta e matta





FILASTROCCA CORTA E MATTA

Filastrocca corta corta,
il porto vuole sposare la porta,
la viola studia il violino,
il mulo dice: - Mio figlio è il mulino;
la mela dice: - Mio nonno è il melone;
il matto vuol essere un mattone,
e il più matto della terra
sapete che vuole? Vuol fare la guerra!


venerdì 20 novembre 2015

Dichiarazione dei diritti del fanciullo

 Ventiseimila ogni giorno, una strage continua: è questo il numero dei bambini che muoiono nel mondo prima di arrivare ai cinque anni d'età. E le cause sono facilmente prevenibili, dalle malattie infettive alla diarrea, dalla fame alle scarse condizioni igieniche.
La pelosa ipocrisia delle nazioni che hanno sottoscritto ladichiarazione dei diritti del fanciullo esce fuori con tutte le sue contraddizioni. Il mondo detto "primo" è colpevole di creare le condizioni per la nascita dei terrorismi! Solo con pari diritti e pari dignità si battono le guerre.

Leggiamo su Wikipedia: 

La Dichiarazione di Ginevra dei diritti del fanciullo è un documento redatto nel 1924 dalla Società delle Nazioni Unite in seguito alle devastanti conseguenze che la Grande guerra produsse in particolare sui bambini. Per redigerlo la Società delle Nazioni fece riferimento alla Carta dei diritti del Bambino scritta nel  1923 
Successivamente, con l'istituzione dell'ONU, la dichiarazione è stata approvata il 20 novembre 1959 dall' Assemblea generale dell'ONU  e revisionata nel 1989, quando ad essa ha fatto seguire la Convenzione Internazionale dei diritti dell'infanzia. Questo documento in realtà non è vincolante per i singoli stati, ciò significa che non ha valore giuridico nel diritto , e tanto meno nel diritto internazionale, ma impegna i paesi membri soltanto da un punto di vista morale.

Il documento dichiara che:

Principio primo: il fanciullo deve godere di tutti i diritti enunciati nella presente Dichiarazione. Questi diritti debbono essere riconosciuti a tutti i fanciulli senza alcuna eccezione, senza distinzione e discriminazione fondata sulla razza, il colore, il sesso, la lingua la religione o opinioni politiche o di altro genere, l'origine nazionale o sociale, le condizioni economiche, la nascita, o ogni altra condizione sia che si riferisca al fanciullo stesso o alla sua famiglia.
Principio secondo: il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico intellettuale morale spirituale e sociale in condizioni di libertà e di dignità. Nell'adozione delle leggi rivolte a tal fine la considerazione determinante deve essere del fanciullo.
Principio terzo: il fanciullo ha diritto, sin dalla nascita, a un nome e una nazionalità.
Principio quarto: il fanciullo deve beneficiare della sicurezza sociale. Deve poter crescere e svilupparsi in modo sano. A tal fine devono essere assicurate, a lui e alla madre le cure mediche e le protezioni sociali adeguate, specialmente nel periodo precedente e seguente alla nascita Il fanciullo ha diritto ad una alimentazione, ad un alloggio, a svaghi e a cure mediche adeguate.
Principio quinto: il fanciullo che si trova in una situazione di minoranza fisica, mentale o sociale ha diritto a ricevere il trattamento, l’educazione e le cure speciali di cui esso abbisogna per il suo stato o la sua condizione.
Principio sesto: il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d'affetto e di sicurezza materiale e morale. Salvo circostanze eccezionali, il bambino in tenera età non deve essere separato dalla madre. La società e i poteri pubblici hanno il dovere di aver cura particolare dei fanciulli senza famiglia o di quelli che non hanno sufficienti mezzi di sussistenza. È desiderabile che alle famiglie numerose siano concessi sussidi statali o altre provvidenze per il mantenimento dei figliuoli.
Principio settimo: il fanciullo ha diritto a una educazione, che, almeno a livello elementare deve essere gratuita e obbligatoria. Egli ha diritto a godere di un'educazione che contribuisca alla sua cultura generale e gli consenta, in una situazione di eguaglianza di possibilità, di sviluppare le sue facoltà, il suo giudizio personale e il suo senso di responsabilità morale e sociale, e di divenire un membro utile alla società. Il superiore interesse del fanciullo deve essere la guida di coloro che hanno la responsabilità della sua educazione e del suo orientamento; tale responsabilità incombe in primo luogo sui propri genitori 11 fanciullo deve avere tutte le possibilità di dedicarsi a giochi e attività ricreative che devono essere orientate a fini educativi; la società e i poteri pubblici devono fare ogni sforzo per favorire la realizzazione di tale diritto.
Principio ottavo: in tutte le circostanze, il fanciullo deve essere fra i primi a ricevere protezione e soccorso.
Principio nono: il fanciullo deve essere protetto contro ogni forma di negligenza, di crudeltà o di sfruttamento. Egli non deve essere sottoposto a nessuna forma di tratta. Il fanciullo non deve essere inserito nell’attività produttiva prima di aver raggiunto un'età minima adatta. In nessun caso deve essere costretto o autorizzato ad assumere un'occupazione o un impiego che nuocciano alla sua salute o che ostacolino il suo sviluppo fisico, mentale, o morale.
Principio decimo: il fanciullo deve essere protetto contro le pratiche che possono portare alla discriminazione razziale, alla discriminazione religiosa e ad ogni altra forma di discriminazione. Deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevolezza che deve consacrare le sue energie e la sua intelligenza al servizio dei propri simili.