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sabato 18 maggio 2013

Lecce, piazzetta Alleanza



Passeggiando per Lecce, un giorno di tarda primavera, ci sono turisti che sciamano, gruppi con fotocamere, abbigliamento d’ordinanza da turista: i signori in pantaloni che arrivano al polpaccio, molto spesso calzettoni  al ginocchio che rendono, oltre che orrendi da vedere, assolutamente inutili i pantaloni finto corti. Le signore normalmente, escluse alcune ammirevoli eccezioni, hanno più aplomb. Comunque Lecce dovrebbe vivere di turismo, anche questo lo ripetiamo ad ogni piè sospinto. Tuttavia ci sono amministratori che ritengono, che il barocco, i palazzi antichi, il centro storico, siano cosa altra, diversa, avulsa dalla città tutta. Per meglio capire il concetto, se esiste un patrimonio culturale ed artistico notevole, questo rimane un’isola attorno alla quale il mare può essere sporco, inquinato, maltrattato, pieno di rifiuti e lasciato al degrado. Così non è, se vedo un mare simile prima di sbarcare sull'isola  arriverò prevenuto e disgustato. Il problema è che piccoli episodi (apparentemente piccoli) creano disagio fra gli stessi abitanti della città sicuramente più bella del centro sud. L’approssimazione regna sovrana. Accanto all'Hotel President, il più grande vicino al centro storico e frequentatissimo da comitive che hanno pagato anche la tassa di soggiorno alle scassate casse comunali, c’è una piazzetta. Il nome non esiste, ho dovuto chiedere ai commercianti per sapere che si chiama Piazzetta Alleanza. Va bene, il pre dissesto
consiglia di risparmiare anche sulle targhe. Lì si affacciano Bar e negozi vari e dovrebbe essere un biglietto da visita per i turisti che vanno verso il centro storico, normalmente a piedi vista la vicinanza. Ed era anche un posto di sosta per i leccesi che vanno verso lo scioping (non è un refuso, è scritto così da un giovane burlone sulle palizzate che coprono da almeno sei anni il teatro Apollo). In quella piazzetta ci sono, meglio, c’erano quattro panchine, neppure troppo belle, in ferro dipinto di nero, ebbene, tre delle quattro sono inutilizzabili perché rotte da almeno un anno. In fotografia se ne vedono due solamente. Sull’unica ancora viva c’erano quattro persone e non era bello starle a fotografare. Evidentemente le panchine servono.  Il turista che passeggia si chiede come mai la sua tassa di soggiorno non possa servire anche per rendere dignitosa la città. Mistero. Comunque la cura del verde è ineccepibile nella città barocca, accanto alle panchine è piantato in terra un cartello che dice testualmente che nelle aiole (accanto alle ex panchine) "è vietato introurre anali e calpestare uole". Più chiaro di così…

venerdì 17 maggio 2013

Fracking in Puglia (e forse non solo)


Si legge nel blog della Dott.ssa Maria Rita D’Orsogna italiana che vive e lavora negli U.S.A. presso la California State University at Northridge  Los Angeles, alla pagina: http://dorsogna.blogspot.it/2013/05/fracking-foggia.html  un interessante articolo. L’autrice da sempre si batte perché l’Italia non subisca lo scempio della petrolizzazione. In fondo non siamo un paese ricco di petrolio e, come ormai norma e consuetudine, gettiamo alle ortiche le nostre ricchezze. Quale altro sciagurato governante, se non quello di stirpe italica, permetterebbe il crollo di Pompei? Quale altro essere umano mediamente capace di intendere e volere penserebbe ad un faraonico ponte sullo stretto, devastante, senza prima ultimare l’autostrada Salerno Reggio Calabria che è cantierizzata da almeno 40 anni? Eppure si concede, contro il parere di tecnici, il permesso a fare della nostra terra un colabrodo. Che sotto ci siano interessi che vanno oltre il ritrovamento del petrolio viene spontanei pensarlo. Ma veniamo all’articolo della D’Orsogna. Intanto io non sapevo cosa fosse il fracking, ho fatto quello che chiunque può fare, anche i parlamentari che concedono permessi, ho cercato su wikipedia (a parte leggere attentamente il blog della D’Orsogna dove tutto è spiegato con cura e dettaglio) :

La fratturazione idraulica, spesso denominata con i termini inglesi fracking o hydrofracking, è lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso[1]. La fratturazione, detta in inglese frack job (o frac job)[2][3], viene eseguita dopo una trivellazione entro una formazione di roccia contenente idrocarburi, per aumentarne la permeabilità al fine di migliorare la produzione del petrolio o dello shale gas contenuti nel giacimento e incrementarne il tasso di recupero
Le fratture idrauliche possono essere sia naturali che create dall'uomo; esse vengono create e allargate dalla pressione del fluido contenuto nella frattura. Le fratture idrauliche naturali più comuni sono i dicchi e i filoni-strato, oltre alle fessurazioni causate dal ghiaccio nei climi freddi. Quelle create dall'uomo vengono indotte in profondità in ben precisi strati di roccia all'interno dei giacimenti di petrolio e gas, estese pompando fluido sotto pressione e poi mantenute aperte introducendo sabbia, ghiaia, granuli di ceramica come riempitivo permeabile; in questo modo le rocce non possono richiudersi quando la pressione dell'acqua viene meno.
Rischi ambientali [modifica]
La fratturazione idraulica è sotto monitoraggio a livello internazionale a causa di preoccupazioni per i rischi di contaminazione chimica delle acque sotterranee e dell'aria. In alcuni paesi l'uso di questa tecnica è stata sospesa o addirittura vietata[8][9].
Rischi sismici [modifica]
Le tecniche di microfratturazione idraulica del sedimento possono, in taluni casi, generare una micro-sismicità indotta e molto localizzata. L'intensità di questi micro-terremoti è di solito piuttosto limitata, ma ci possono essere problemi locali di stabilità del terreno proprio perché i sedimenti sono superficiali. Sono stati comunque registrati alcuni terremoti probabilmente indotti superiori al 5º grado della Scala Richter. Ad esempio nel Rocky Mountain Arsenal, vicino a Denver in Colorado, nel 1967, dopo l'iniezione di oltre 17 milioni di litri al mese di liquidi di scarto a 3.670 metri di profondità, furono registrate una serie di scosse indotte localizzate nell'area, con una punta massima di magnitudo compresa fra 5 e 5,5.




Vediamo cosa dice la D’Orsogna:

Durante il periodo 15-17 Aprile 2013 un gruppo di ricercatori ENI ha presentato un lavoro dal titolo"Revitalizing Mature Gas Field Using Energized Fracturing Technology In South Italy" presso la 2013 North Africa Technical Conference and Exhibition a Il Cairo, Egitto.
Gli autori, Luis E. Granado, Roberta Garritano, Raffaele Perfetto, Roberto Lorefice, Roberto L. Ceccarelli, tutti dell'ENI, affermano di avere "rivitalizzato" un pozzo di gas gia' sfruttato in passato usando nuovissime tecniche di fratturazione idraulica che incluono l'uso di fluidi "energizzanti" a base di zirconati.
Il campo scelto e' quello di Roseto-Montestillo, nei pressi di Lucera e la concessione e' la Tertiveri.
Nel testo si dice che a causa della delicatezza delle operazioni, si sono dovuti usare molti accorgimenti in tutte le fasi di progettazione, trivellamento, completamento e successiva stimolazione dei pozzi.  E' stato necessario usare "elevatissime pressioni di pompaggio" e hanno avuto problemi con i proppanti, che servono a mantenere aperte le fessure dopo le operazioni di fracking. Alla fine pero' sono arrivati ad "ottimi guadagni" in produttivita' e allo stesso tempo hanno ridotto il quantitativo dei fluidi di perforazione.
Purtroppo l'unico sito da cui la notizia e' reperibile e' quello della "Society of Petroleum Engineers" e i dettagli sono pochi.
Dai siti ministeriali non vi e' traccia di tale intervento: i pozzi nella concessione Tertiveri sono elencati tutti come in produzione o non produttivi e non vi sono altre specifiche.
Le domande che ci si pongono allora sono sempre le stesse:
Perche' queste cose le dobbiamo apprendere dalla "Society of Petroleum Engineers" in un convegno al Cairo e non da appositi enti informativi italiani?
L'ENI aveva i permessi per fare fracking? Cosa esattamente hanno pompato nel sottosuolo? Quanto tempo sono durate queste operazioni? Quando e' successo? La gente lo sapeva?  In quali altre localita' si vuole fare fracking in Italia?
I nostri ministri lo sanno cos'e' il fracking?
E veramente vogliamo andare avanti cosi, a casaccio? Che chi prima arriva fa un po quel che gli pare e poi lo dobbiamo venire a sapere da una mezza paginetta di un convegno in Egitto? E se non c'era il convegno quando l'avremmo saputo?
Cosa aspettiamo ad aprire un dialogo nazionale, non solo sul fracking ma in generale sul modo in cui intendiamo proteggere (o non proteggere) il sottosuolo dalle trivelle - di petrolio, gas, con fracking, senza fracking, in mare, in terra o per stoccaggi di dubbia utilita'?
Infine: perche' non seguiamo l'esempio della Francia che ha vietato il fracking gia' nel 2011?

giovedì 16 maggio 2013

La prima donna a conquistare l'Everest

Everest
Junko Tabei

Junko Tabei nacque il 22 settembre 1939 a Fukushima, in Giappone. Fu la prima donna a scalare l’Everest (8848 mt.) – Era il 16 maggio 1970, dopo una preparazione durata anni, una spedizione di sole donne riuscì nell’impresa, dopo aver subito una valanga che le fermò, Junko rimase senza conoscenza, seppellita dalla neve e tirata fuori da uno degli sherpa che le accompagnavano.  Prese la testa della spedizione e raggiunse la vetta. Da allora conquistò le cime più alte del mondo. Nel 1992 è la prima donna a conquistare le Seven Summit, i monti più alti di ogni continente:  Everest (8850 mt.) in Asia, Aconcagua  (6962 mt.) in Sud America, Denali/McKinley (6105 mt.) negli U.S.A., kilimanjaro (5693 mt.) in Africa, Elbrus (5633 mt.) in Russia, Vinson (4892 mt.) in Antartide, Carstenzs Piramide/Puncak Jaya (4884 mt.) in Oceania, Kosciuszko/Tar Gan Gil (2228 mt.) in Australia.

mercoledì 15 maggio 2013

Il "benefattore" Silvio


Canale televisivo: Rete 4 in diretta. Fascia oraria: ore 21 del giovedì . Giornalista in studio: Paolo Del Debbio. Ospite: Silvio Berlusconi. Collegamento esterno: una signora che ha dormito per mesi in un negozio e che adesso ha occupato una casa popolare. Del Debbio tenta di consolare la signora, ma la prega di non commettere il reato di occupare una casa. Interviene Silvio Berlusconi: “Daro’ alla signora un dono per non avere problemi per qualche mese”. La signora ringrazia, applausi in studio. Pochi minuti dopo Del Debbio introduce il caso di una coppia campana in difficoltà . Anche qui stesso identico intervento di Berlusconi: ci sara’ un suo intervento che consentirà  alla coppia “di non avere problemi per qualche mese”. La coppia mano nella mano ringrazia, la signora piange lacrime di gioia. Applausi in studio. Fine della trasmissione.(AGI)

Ci sono molti modi per fare politica. Anche poco dignitosi. Ho sentito una conferenza di Cataldo Motta (procuratore DDA di Lecce) raccontava di come le nuove mafie oggi controllino il territorio gettando briciole di pane al popolo. Si creano consensi e fanno dire: “ma che bravi, loro ci aiutano, loro ci danno lavoro”. Succede nel leccese, il boss locale ricicla denaro aprendo supermercati, con la sua potenza economica abbatte i prezzi facendo concorrenza sleale , il corrispettivo lo guadagna assumendo in nero, evadendo tasse e contributi e creando, nei fatti, un’azienda fuori legge. Succede che i beni del boss, detto Gianni CONAD, vengano confiscati, e succede che il commissario che deve gestire i suoi supermercati debba dichiararne il fallimento perché l’economia delle attività si regge esclusivamente sull'evasione contributiva e fiscale, mettere tutto in regola li porterebbe fuori mercato. Succede che la gente dice “Visto? Lui ci dava lavoro, lo Stato ce lo toglie”. Succede che ci siano famiglie al limite della sopravvivenza, e succede che lo zar locale dell’usura dia loro denaro a fondo perduto per comprarsi un pezzo di pane. Così si crea consenso: “Visto che bravo? Lo stato ci affama e lui almeno ci da qualche soldo”. Succede che un sedicente statista, condannato in due gradi di giudizio, faccia l’elemosina a due famiglie in diretta TV per creare consenso e farsi dire “Visto che bravo? Lui si che pensa a noi”.  Stessi metodi, identici, per crearsi consensi. Quando l’etica è carta straccia succede anche questo. Quelle due famiglie voteranno forse il boss, sicuramente ora non scenderanno in piazza a reclamare diritti, sicuramente deprecheranno quelli che non vogliono un rais assistenziale ma chiedono diritti. 
Mentre scrivevo queste righe è comparsa la notizia della requisitoria della Bocassini al processo per prostituzione minorile che vede imputato Berlusconi in persona, la richiesta è la condanna e l'interdizione dai pubblici  uffici definitiva e non a termine. Lui dice di essere come Tortora, un perseguitato. Un consiglio lo diamo volentieri, se vuole cercare una similitudine sarebbe più opportuno paragonarsi a Totò Riina.  

martedì 14 maggio 2013

I fascisti dello schiaffo ad Arturo Toscanini





Arturo Toscanini
Arturo Toscanini fu un fascista della prima ora. Entrò entusiasta nei fasci di combattimento, tranne che uscirne schifato pochi mesi dopo, avendo compreso di cosa si trattava. Il 14 maggio 1931 era in programma a Bologna un concerto in memoria di Giuseppe Martucci, già direttore dell’orchestra bolognese. Arturo Toscanini avrebbe dovuto dirigere. C’era un particolare, lui rifiutava di eseguire, come prassi voleva, l’inno reale e Giovinezza all’inizio del concerto. Prima della serata venne aggradito e schiaffeggiato ad un ingresso laterale del teatro. Alla serata avrebbero dovuto essere presenti Ciano ed Arpinati, due pezzi grossi del regime fascista. Studi dell’ultima ora ipotizzano che si fossero astenuti dal partecipare al concerto proprio per evitare incidenti che tuttavia ci furono. In particolare Leo Longanesi vantò l'esecuzione materiale dello schiaffo. Toscanini, dopo quella serata, abbandonò l’Italia alla volta degli USA. Che non fosse un arrivista o un politico è ampiamente dimostrato, intanto possiamo dire che, nonostante la sua direzione de l’Internazionale negli USA, fu sostanzialmente un conservatore, in secondo luogo, per dire della sua non appartenenza, ricordiamo che nel ’46 rifiutò la nomina di Senatore a vita.