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mercoledì 13 aprile 2022

Casa è....

Girovagando nella memoria del computer si trovano reperti antichi. Queste frasi sciolte erano là da chissà quando.

 "-Dove abiti?. -Ovunque." Tempi moderni - Modern times USA 1936 Charlie Chaplin

 "Io mi sento di casa in tutto il mondo, ovunque siano nuvole e uccelli e lacrime umane" (Rosa Luxemburg) 

 Facebook a volte aiuta a pensare, non tutto e tutti sono come diceva Umberto Eco, fortunatamente, non tutti imbecilli, ci sono anche persone che pensano, a volte provocano pensieri trasversali. Questi Nascono da un post che dice: Molti luoghi si chiamano, per comodità, per abitudine, "casa", persino una stanza d'albergo è "casa", a volte. Ma la casa, quella vera, la riconosci da una vibrazione del cuore che non può essere simulata. E “casa” è il luogo, sono i luoghi dell’anima, casa può essere il paese, anche quello di Cesare Pavese “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo…” Le risposte a quel post sono state varie e variegate, chi scriveva che “casa” è la piana con i gelsi, chi la vista del Monte Bianco e così via, insomma, casa non è necessariamente un edificio fatto di muri e porte (chiuse?), piuttosto è il luogo nel quale ci si sente vivi, in cui la saudade si mischia con i sorrisi e con i rimpianti, casa è un treno che ti porta al mare, un’auto che vaga per le colline del Monferrato al tramonto, mentre una palla rossa come il fuoco ti suscita emozioni e silenzi, quelli che accompagnano i pensieri, quella, anche quella è casa, da quell’auto, da quel treno, in fondo non si vorrebbe scendere mai. Casa è, come diceva il post, una vibrazione del cuore. Così casa diventa improvvisamente quel bacio (solo quello) e quell’abbraccio, (solo quello). Casa sono gli sguardi incrociati per strada, che sembrano avere mille cose da dire, da dirti, ma che sfuggono via leggeri come sono arrivati, diventano eterei, impalpabili, spariscono dietro l’angolo. Casa è la strada in cui vi incontravate e vi salutavate, tu e lei, tu e lui, prima ancora di dirvi che vi piacevate. Casa… anche la scuola a volte diventa casa, anche il luogo di lavoro quando c’è condivisione. Casa è il ricordo, ed è quel profumo ritrovato dopo anni, a volte dopo decenni, che improvvisamente ti riporta allo stesso profumo della tua fanciullezza, quando poi uscivi di casa e correvi per le vie del paese. Casa erano le braccia di tua madre o le parole di tuo padre a tavola, pranzando, poi si cresce, poi le case diventano mille e altre mille. Casa per gli immigrati è una barca, poi le braccia del marinaio che li salva, poi quel poliziotto che prende loro le impronte. Casa per lui non dovrà mai essere un filo spinato.