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sabato 12 novembre 2011

si è dimesso il peggiore

Si è dimesso il peggior presidente del consiglio della storia della Repubblica. 20 anni ... come il suo idolo di un tempo....  Ora Monti al governo.... Non è una cosa ottima, per questo la felicità per la fine del guappo di Arcore non è poi troppa.

convergenze berlusconiane. Socialisti, fascisti e leghisti


Le strane convergenze che hanno segnato il passaggio dalla Repubblica cosiddetta prima a quella detta seconda hanno coniugato ampia parte del craxismo con il post fascismo dei La Russa, Gasparri, della nera Meloni e con il leghismo xenofobo. Sarà materia di studio per gli storici. Al momento ci limitiamo a constatare.

MAURIZIO SACCONI:
E’ stato ininterrottamente membro del governo come sottosegretario al Tesoro dal 28 luglio 1987 al 10 maggio 1994.
Nel 1994 è tra i fondatori della Federazione dei Socialisti. In particolare nel 1984 è relatore della legge finanziaria del governo Craxi che, di lì a un anno, avrebbe portato il debito pubblico da 234 a 289 mila miliardi di lire. E nel 1985 il relatore della finanziaria Craxi che, di lì a un anno, avrebbe portato il debito pubblico da 289 a 336 mila miliardi di lire, era ancora lui. È uno di quelli che più si scaglia contro il debito pubblico lasciato in eredità dalla prima Repubblica. Non rieletto, è nominato consigliere economico della presidenza del Consiglio del Berlusconi primo. Fino a gennaio 1995.
RENATO BRUNETTA:
Di formazione socialista, collabora in qualità di consigliere economico con i governi Craxi primo,( da agosto 1983 ad agosto 1986) Craxi secondo, (agosto 1986-aprile 1987) Amato primo (giugno 1992-aprile 1993) e Ciampi.(aprile 93- maggio 94)
GIULIO TREMONTI:
Candidato nelle liste del PSI alle politiche del 1987 in quanto vicino a Gianni De Michelis (anche lui in quota PDL) tra il 1979 e il 1990 fu uno stretto collaboratore e consigliere degli ex ministri delle Finanze Franco Reviglio e Rino Formica.
Ci sono inoltre dirigenti del partito di plastica di belli capelli.   
GIANNI LETTA:
Craxiano di ferro.
CICCHITTO: Già lombardian, è in quota al PSI di Craxi ed alla P2 di Licio Gelli come il suo attuale padrone, forse si sono conosciuti con la cazzuola in mano.
Alla compagine governativa si sono inoltre aggiunte persone di provenienza “diversa”, si pensi alla Gelmini, alla Carfagna e ad altre che sono lì “per meriti”, dice belli capelli. Come a quando questi meriti se li siano guadagnati e su quale campo di battaglia non è dato sapere, vista la loro insipienza e pochezza intellettuale e politica, probabilmente hanno doti note a pochi. Come la consigliera regionale Minetti.   

venerdì 11 novembre 2011

primarie delle idee?


Partono le primarie delle idee. Quella strana cosa che non si è mai capito bene che fosse. Vabbè chiamiamo così il confronto del centro sinistra sui programmi e andiamo tutti quanti bene. Quelli che le volevano prima, quelli che volevano prima i candidati e gli altri, quelli che stavano ad aspettare fuori dagli ufficietti che i partiti dibattessero al loro interno per poi uscir fuori con il verbo, la linea, la luce. Solo uno osava osare in realtà, gli altri facevano trapelare nomi che ci stavano, non ci stavano più, forse ci stavano, neppure alla fiera della Maddalena succede.  Ora che di candidati ce ne sono due certi, altri forse, occorre definire la città che si vorrebbe disegnare. Però ci sono le priorità da affrontare immediatamente. Speriamo tutti quanti che il pantano delle destre trovi sfogo verso il mare e si disperda con le sue ambiguità per lasciare il posto al buon governo, alla buon’ora. Filobus, l’eterno tormentone che doveva decollare nel 2009, poi nel 2010, poi a gennaio 2011, poi a luglio, l’ultimo lo dava in partenza a settembre. Ancora si aspetta, pare ce ne sia uno che gira con sacchetti di sabbia al posto dei passeggeri. Per simulare, dicono. C’è un solo problema di non poco conto. Quanto costa ai cittadini questa porcata voluta dal partito del ponte sullo stretto e dalla megalomania di qualcuno? Visto che un sindaco e il suo vice  non pagheranno un euro di tasca loro per la tragicommedia, toccherà alla città pagarsi tutto quanto e toccherà al futuro sindaco far partire la porcata.  A questo si lega il disavanzo che staremo a vedere se sarà  quello denunciato ufficialmente da bilanci e bilancini o se riserverà sorpresine nascoste nei cassetti di qualche assessore. Poi ci sono le nuove povertà che incombono, le infrastrutture che mancano. C’è una raccolta differenziata assolutamente inesistente, per volere di chi? A chi giova non farla partire?  Mistero. Non vogliamo neppure pensare che anche nel civile Salento il ciclo dei rifiuti abbia gestioni “bizzarre” come in altre parti. Neppure osiamo pensare che sia una malavita incombente con i suoi tentacoli a controllare il tutto. No, siamo propensi a ritenere che si tratti di incapacità a governare, di miopia rispetto ai problemi,  tutto lì.  Parliamo di bisogni in sostanza. Per i sogni qualcuno dovrà pur provarci a rendere la città vivibile, ciclabile, pedonalizzata, pulita, orgogliosa di essere una capitale della cultura, piuttosto che vedere una festa di tanto in tanto con bancarelle che vendono vino. Tempi duri per costruire dalle macerie di una destra arrembante, incapace anche di fare una rotonda a San Cataldo, inetta nell’amministrare il quotidiano, immaginiamo lo straordinario. Per questo la futura amministrazione avrà bisogno di sostegno, di ogni appoggio possibile, fuori dagli ufficietti di partito e dalle rivendicazioni di un assessorato per appuntarsi una medaglietta alla canottiera. Se, come si auspica, vincerà il centro sinistra e se, sarebbe stupendo, a guidarlo fosse Salvemini, spero che si eviti con cura di mettersi a litigare o a rivendicare caparbiamente. Primarie delle idee e primarie per il candidato, poi il candidato lavori. Chiunque vincerà possa scegliere le persone migliori, senza veti incrociati, altrimenti si partirà male, malissimo. Altrimenti vuol dire che il centro sinistra non ha appreso nulla dal passato. So che è presto per parlarne, però è bene essere ottimisti, in fondo Lecce non è mica un feudo in mano a incapaci per l’eternità, può addirittura diventare una città vera. 


P.s. Leggo sui giornali del mattino che PRC, Com.Italiani, Dipietristi e socialisti non appoggiano nessuno in attesa delle primarie delle idee...  Che idea balzana saltella quà e là... Sembrano gli incipit per i veti incrociati di cui sopra. 

giovedì 10 novembre 2011

evviva, tassano la benzina



Toh, il maxi emendamento è arrivato. Finalmente l’Italia sarà virtuosa. Gli investitori europei, le banche, Francia e Germania non vedevano l’ora di vedere in galera i manifestanti notav. Questo è contenuto nelle misure di austerità. Poi una novità assolutamente inedita nell’imposizione fiscale. Nessuno ci avrebbe mai pensato, nessuno ci pensò mai nel passato: sono aumentati benzina e gasolio. Da quando ho la capacità di leggere i giornali, ogni anno, ad ogni avvenimento sento parlare di aumento della benzina. Stiamo pagando ancora le addizionali Irpinia e simili. E va bene che ai tempi di Napoleone non c’erano le auto, altrimenti staremmo pagando anche per i danni causati dall’invasione francese. Ieri ho sentito, poco però, per non farmi male da solo, un pezzo di Bruno Vespa. Poveretto, era contrito per le vicissitudini del suo padrone, parlava quasi con le lacrime agli occhi, come quando telefonò il papa in diretta. C’era la Bindi e c’era Alfano, c’era anche La Russa ma di lui non posso dire, mette ribrezzo solo a pensarlo.  Il giovane Alfano gongolava felice come un pupo con il lecca lecca. “Hai visto, Bindi, dicevate che con le dimissioni di Berlusconi (pronunciando il nome del suo padrone inchina leggermente il capo ogni volta) lo spread si sarebbe fermato e sarebbe sceso, invece ecco i risultati”. E non celava, veramente, la felicità. Peccato però che il suo datore di lavoro, Silvio belli capelli, non si sia mai dimesso, e che il gioco sporco che ha tentato non sia stato credibile proprio per nessuno in Italia e all’estero. Quando ero piccolo, giocando in paese, rompemmo il vetro della finestra di una signora. Subito andarono due nostri genitori a scusarsi e ad assumersi i costi, ovviamente, del danno. Ieri è dovuto intervenire Napolitano dicendo chiaro e tondo che si fa garante delle dimissioni del guappo di Arcore. Esattamente come allora. Solo che noi avevamo otto o nove anni.  È mai successo nella storia della Repubblica? È successo mai che un primo ministro italiano fosse accuratamente evitato nei consessi internazionali? Con belli capelli si. Succede.
Ora ci sarà un governo di emergenza guidato, a quanto pare, da Mario Monti. La scelta peggiore da un punto di vista della politica bella, il governo di emergenza. Però inevitabile ed ineluttabile visto lo stato delle cose. Inevitabile perché le regole non le detta la democrazia ma il mercato, le banche. Perché in questo mondo, tanto caro a chi ha governato fino ad oggi, i governi nazionali sono commissariati dagli investitori, siano essi nazionali, stranieri, globalizzati, dediti o meno al malaffare, al controllo delle cocaina o delle tangenti. Nei fatti è stato fatto un golpe prima nei confronti della Spagna, poi della Grecia, ora tocca all’Italia, e non è assolutamente detto che Francia e Germania ne siano immuni. Tuttavia, finchè non si cambia l’ordine delle cose occorre giocare con le regole che ci sono, piaccia o meno. A chi gioverebbe una campagna elettorale che dura almeno tre mesi in queste condizioni? Chi saprebbe poi guidare una nazione ridotta sul lastrico? Bisogna lavorare perché mutino i parametri, perché le persone vengano prima degli investitori e perché la politica riacquisti il primato, sarà dura. Al momento è indispensabile imporre al nuovo governo di mettere dei paletti: una patrimoniale anche durissima che colpisca i patrimoni veri, non certo la prima casa, lasciando fuori le categorie svantaggiate, portando da subito i prelievi sugli utili delle operazioni finanziarie: borsa, titoli ecc. dal 12,50% almeno al 25% evitando di colpire i piccoli investitori.  E bisogna ridare dignità ai lavoratori tutti, da quelli della scuola, ridotti da una ministra che definire inetta è solo farle un complimento, a controllori di classi stracolme, senza possibilità di lavorare con dignità. Occorre ripartire dalla salvaguardia del suolo creando lavoro utile a tutti, non solo a belli capelli per passare alla storia, come i ponti o la tav. Occorre imporre prelievi sulle pensioni che superano un certo tetto. I pensionati siano tutti simili, se non uguali. Poi i costi della politica che sono indecenti. Poi la lotta all’evasione fiscale che non si fa, a parer mio, imponendo la carta di credito per pagare il giornalaio, ma verificando il tenore di vita delle persone. In sostanza, lacrime e sangue per chi ha molto, salvaguardando le classi disagiate. Nel 2013 si voterà, il centro sinistra ha ancora un po’ di tempo per darsi una fisionomia che al momento non possiede. 

mercoledì 9 novembre 2011

si dimette? difficile crederlo


Inizia a Lecce la campagna elettorale per le primarie del centro sinistra. Anche Perrone augura buona fortuna ai contendenti. Tutto bene quindi. “Vedrai dopo le primarie che scintille nel mio partito” insiste l’amico che sembra divertirsi a vedere come i vari spezzoni del pedde si contenderanno l’osso. Ma lui crede nel progetto primario “un partito che dovrà alla fine farsi una ragione e accogliere le istanze progressiste. Il tempo lavorerà per spazzar via i rifiuti tossico - nocivi che inquinano la buona politica”. Lui ci crede. Beato lui.
Invece a Roma è successo qualcosa di strambo. Vuoi vedere che aveva ragione Bossi? “Oggi non succederà proprio nulla” disse prima della votazione apparentemente letale per belli capelli da Arcore. Però poi il Silvio sembrava prendere atto di non poter sopravvivere e si avviava al Quirinale. Povero Giorgio, a lui vada tutta la nostra solidarietà. Quando ne uscì, belli capelli, aveva in tasca una sonora sconfitta per le opposizioni tutte. “Hic manemus optime” quanto meno fino alla votazione della macelleria sociale, dice lui e conferma Giorgio.
“Facciamo in fretta”, dicono gli oppositori fieri e sicuri. In fretta a far che? A permettere alle Gelmini, ai La Russa, ai Calderoli, di votare una legge infame per le tasche degli italiani? A liberalizzare i licenziamenti? In fretta a far cosa?
Se questo sarà il viatico per un nuovo governo “diverso” da quello uscente siamo messi veramente molto male.
Soprattutto, quanto durerà l’approvazione di questa ignominia? Nel frattempo belli capelli se ne starà tranquillo e quieto a scrivere la letterina di dimissioni? Ne siamo poi così sicuri? Siamo di fronte a un individuo che mente ogni volta che apre bocca. “Toglieremo il bollo auto” “Abbiamo rifiutato gli aiuti del fondo internazionale”, salvo poi leggere una sonora smentita del fondo stesso “mai proposto aiuti a Silvio Berlusconi (detto il breve n.d.r.)”. “Ho creduto che questa ragazza fosse la nipote di Mubarak”. E potrei proseguire riempiendo pagine intere. Solo gli zombie della lega e i dipendenti di belli capelli fingevano di crederci, addirittura votavano alla Camera dei Deputati a favore di queste sciagurate uscite. La Camera dei Deputati, un tempo pensavo fosse un luogo alto e dignitoso. Poi è arrivata la seconda Repubblica, poi Veltroni è uscito dall’adolescenza e Bossi ha portato i suoi asini ad abbeverarsi alla Fontana di Trevi.
Uno disposto a dare stipendiucci di 20.000 euro al mese a un Tarantini qualunque, uno abituato a contrattare su tutto, in primis sulle prestazioni sessuali, volete non sia in grado di pagarsi una dozzina di escort che hanno il grande problema di arrivare a settembre per maturare il vitalizio? Sarò pessimista, però mi risulta difficile crederci. Mi spiace per il Capo dello Stato, ma non ho fiducia che sarà tutto così liscio e tranquillo.
Se mai si toglierà di mezzo e cadranno i suoi legittimi impedimenti, questo individuo sarà in coda in molti tribunali, lascerà comunque un’eredità indecente per un paese civile e democratico. Chi ha memoria del passato ricorderà molti nomi: Fanfani, Andreotti, Craxi, Berlinguer. Nei libri di storia questo inverno lungo vent’anni verrà ricordato con un solo nome, come già per un altro ventennio. Se questa è innovazione non oso pensare a cosa sia conservazione.  

Martin Luther King


Ho un sogno, un solo sogno: continuare a sognare.

Sognare la libertà, sognare la giustizia, sognare l’uguaglianza. E magari non ci fosse la necessità di sognarle.

Sognare mia figlia grande, sana e felice, volare con le sue ali, senza mai dimenticare il nido.

Sognare l’amore, amare ed essere amato, dare tutto senza pesarlo, ricevere tutto senza chiederlo.

Sognare la pace nel mondo, nel mio paese, un me stesso.  E chissà quale è più difficile da ottenere.

Sognare che i miei capelli che si diradano e imbiancano non impediscano che la mia mente e il mio cuore restino giovani e azzardino l’avventura, siano come bambini e conservino la capacità di giocare.

Sognare che avrò la forza, la volontà e il coraggio per aiutare i miei sogni a concretizzarsi,  invece di chiedere miracoli che non meriterei.

Sognare che quando arriverò alla fine io possa dire che ho vissuto sognando e che la mia vita fu un sogno. Sognato in una lunga placida notte dell’eternità.

Martin Luther King

martedì 8 novembre 2011

salvemini, capone e maastricht


“La Capone ha accettato? Peccato, l’avrei votata non ci fosse Salvemini che è il candidato migliore per Lecce”, mi dice l’amica che non ha tessere in tasca e non ha mai celato la sua simpatia per Carlo Sindaco. E non è la sola. Loredana piace perché sa parlare ed ispira fiducia, però Salvemini c’è, sta in giro per la città, ha le doti che caratterizzano il candidato ideale per molti che magari non avrebbero neppure votato perché disillusi dalle porcate della politica statica, melmosa, quella delle correnti e dei veti incrociati. E sono doti elementari, semplici: onestà, capacità di mediazione, rifiuto di giochi di bassa macelleria (voti di scambio e simili), soprattutto Carlo sa parlare ed ascoltare. La Capone anche piace, ma ha un alone di “istituzionalità” che non sempre arriva dritta alle persone. La scelta comunque, alla buon’ora, è stata fatta. Il PD ci ha fatto aspettare lunghissimi mesi nella sua incapacità di uscire dalle secche delle correnti in cui si dibatte. Così Loredana ha accettato, un osservatore assolutamente non esterno insinua “lascia stare il mio nome, però ha vinto la parte di chi la voleva fuori dai coglioni della Regione, il suo posto andrà a qualcuno che piace molto all’ala vincente del mio partito…” E forse sta proprio qui il nocciolo della questione. Il PD leccese non ha vinto assolutamente nulla ed è stato, di fatto, commissariato dal regionale, sempre secondo il mio interlocutore. Sarebbe interessante sapere le discussioni fra lei, Blasi, Emiliano e compagnia bella.
In realtà nessuno ha mai capito perché il PD stesso non abbia abbracciato la candidatura forte di Carlo Salvemini per mandare la sua vicepresidente alla Regione, se proprio andrà benissimo, a fare il consigliere comunale, al massimo il vicesindaco. Altrimenti a far parte di una minoranza che non conta nulla. Da oggi partono le danze, si spera, per una consultazione alle primarie che metta alla buon’ora in campo una discussione che esca dalle asfittiche stanzette dei partiti. Non sappiamo se Sansonetti e chi per lei si presterà a farsi triturare senza apportare novità di rilievo e probabilmente senza avere appeal per gli elettori di centro sinistra, sappiamo però che si deve iniziare a parlare di programmi, Lecce 2.0dodici lo sta facendo da qualche tempo, il PD forse ora ci dirà qualcosa di nuovo, magari di (centro) sinistra.
A livello nazionale, anzi, internazionale, sta succedendo quello che sospettavamo da tempo: l’economia reale non conta nulla, assolutamente nulla. Belli capelli da Arcore si dimette e le borse salgono, non si dimette più e le borse scendono. Il valore reale dell’Italia è una variabile assolutamente irrilevante ed inconsistente. Questa è l’Europa di Maastricht: commissaria una nazione e la costringe a fare una finanziaria che serva a Francia e Germania. Questo è il peggior mondo possibile, questa è l’Europa che le persone normali non meritano.

lunedì 7 novembre 2011

carlucci, lady silicone



Gabriella Carlucci raggiunge il Casini. Ma chi è cotanta reginetta del silicone? Lo dicono le sue frasi celebri. (Prepariamoci, in caso di governo allargato al PD dopo la frana di Silvio il breve potremmo averla nella maggioranza, e se c’è gente così vuol dire che sarà una maggioranza un po’ troppo discutibile, ancora servi, schiavi e disinformati).

Eccola qui (per ragioni di spazio segnaliamo solo una piccolissima serie di siliconate famose):

Un operaio quando va a casa ha lasciato i suoi problemi nel suo ufficietto. Io quando vado a casa ho ancora i miei problemi di lavoro. Il mio telefono è sempre accesso, è sempre quello dal 1994 e chiunque mi può raggiungere, sabato domenica o festivi. Ma mica solo io lavoro così tanto. Però voi purtroppo pensate che tutti siano dei lavativi perché questo è il messaggio che passa”. Operai, gli stessi che riempiono aerei e ristoranti. Comunisti!!!… Essa lavora, loro non fanno un cazzo.

«Non ci sono dubbi. Se durante il governo Prodi il centro-sinistra avesse realizzato il suo progetto, a firma dell'allora ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero di legalizzare le stanze del buco di Stato, oggi purtroppo avremmo avuto anche nel nostro Paese migliaia di casi tragici come quello di Amy Winehouse». Meno male che c’è la sirenetta della plastica a ricordarci come si risolve il problema delle droghe. Chissà cosa si è fumata prima di aprire quei due canotti che ha sotto il naso.
Dopo aver definito la RU486 “pesticida umano”, così parlò miss pvc:
«Trattasi di un pericolo per la vita delle donne purtroppo ignobilmente sottaciuto». E ancora: «Il Ministro della Salute Livia Turco secondo la quale la RU486 è una metodica meno dolorosa che garantisce meglio la tutela della salute della donna rispetto all'interruzione chirurgica, dovrebbe trovare il coraggio per far visita alle donne che hanno assunto il farmaco». Lei invece, eroina della TV spazzatura,  passa le sue giornate a far visita alle donne che l’avevano usata, non dorme la notte. Ha speso un sacco per benzina della sua Porsche per soccorrere donne traviate dai commmunisti.
Parlando della proposta di legge presentata per oscurare la rete, così ha risposto al giornalista de l’Espresso che la contestava: «Guardi le auguro che appena suo figlio avrà accesso a Facebook venga intercettato dai pedofili, e che lo incontrino sotto scuola, così lo capirà su se stesso cosa vuol dire». Ora, non facciamo facile ironia, solo una nazista può augurare del male a dei bambini. Solo una persona senza coscienza può augurare queste cose a un padre. Solo una Carlucci indegna di essere considerata democratica può tanto.
Non solo internet però, vuole anche oscurare le televisioni perché, dice madame le silicon: bisogna «oscurare i canali televisivi che inviano messaggi e immagini sbagliate e fuorvianti per la formazione della personalità dei minori». (Emilio Fede, Minzolini o le sorelle silicon carlucci?) perché «con la proliferazione dei canali», ha spiegato, «i nostri giovani possono accedere a una grande quantità di immagini violente, che riproducono visioni della realtà incentrata sulla costruzione di rapporti superficiali».  Ma lei non arriva dalle TV spazzatura del suo datore di lavoro, soprattutto, lei non è stata fino ad oggi nel partito che ha fatto del bunga bunga una religione?
E sui suoi figlioli, ai quali auguriamo lunga e felice vita, al contrario della belva che augura ai ragazzi di venire violentati: «Per i miei figli adolescenti Berlusconi è un mito perché parla una lingua che loro conoscono, racconta le barzellette ed è anche super potente da un punto di vista sessuale». I suoi ragazzi adolescenti conoscono a menadito i linguaggi del bunga bunga? Poveretti! Se quello è un mito… beh, no comment. Però, non contenta, prosegue: «I ragazzini lo ammirano, come la maggior parte degli italiani che vorrebbero essere come lui. Quanti a 70 anni si sognano di andare con le donne dalla mattina alla sera? Pochissimi! I miei figli lo vedono come una persona che ha costruito dal nulla un impero, il Milan, un partito che ha vinto più volte le elezioni…». Se questi sono i miti di donna silicone… Se questa è un deputato delle Repubblica, beh….
E lei che lavora tanto non ha tempo per fermarsi ad ogni piè sospinto, infatti dicono le cronache: “Nel 2001, in via del Tritone a Roma, per non rispettare uno stop, ha tamponato un bus del servizio pubblico, bloccandolo per 55 minuti. Nonostante fosse stata riconosciuta dai passeggeri, non si è fermata, ma, imboccando contromano la corsia preferenziale, si è recata a Montecitorio. Una volta arrivata in Piazza del Parlamento è stata multata per aver parcheggiato la sua Porsche sul marciapiede”. Arroganza? Macchè ignobile supponenza.
Resta il fatto che questa qui è stata accolta dal partito di Casini, va bene che quel partito deve crescere a scapito del nano di Arcore, però prendersi cani e porci mi pare eccessivo. E’ come prendersi i radicali.






tra storia e memoria Lecce 9 novembre


 


Comunicato stampa


MERCOLEDÌ 9 - ORE 18.30 - CINEMA DB D’ESSAI (VIA DEI SALESIANI,4) LECCE
FESTA DELLA MEMORIA
Risorgimento al Cinema
a Lecce si proietta ‘Senso’ di Luchino Visconti
Langiu: “Confrontiamoci sulle debolezze dei protagonisti del processo unitario”




Il viaggio filmico nella memoria del Risorgimento, organizzato dall’Associazione Casa Di Vittorio all’interno del progetto culturale Festa della Memoria, arriva a Lecce, mercoledì 9 novembre, dove sarà proiettato ‘Senso’, capolavoro di Luchino Visconti. L’evento sarà ospitato dal Cinema DB d’Essai (via dei Salesiani, 4) a partire dalle 18.30 (l’ingresso è libero).
A guidare la visione e a provocare il dibattito saranno gli interventi di Salvatore Arnesano, Segretario generale della Cgil Lecce, e del professor Salvatore Coppola, storico delle classi popolari salentine.

Il film intreccia la vicenda risorgimentale, inverata nella battaglia di Custoza, con quelle personali ed amorose dei tre protagonisti: il marchese patriota Ussoni (Massimo Girotti), il tenente austriaco Franz Mahler (Farley Granger) e la contessa Livia Serpieri (Alida Valli). La narrazione di Visconti prende il via dalla manifestazione irredentista organizzata al teatro La Fenice di Venezia, in occasione della rappresentazione dell’opera verdiana ‘Trovatore’, e mette a nudo, tra gli altri temi, le conflittualità esistenti in seno alla nuova rete di relazioni politiche che si va costruendo per promuovere e favorire il progetto dell’unità d’Italia.

"Con ‘Senso’ e, ancor più, ‘Il Gattopardo’ Visconti sceglie di narrare la debolezza e, per alcuni versi, la viltà mostrata dagli italiani nel processo unitario - spiega Alessandro Langiu, coordinatore del progetto culturale Festa della Memoria – Dalla sua narrazione scompare il trionfalismo retorico ed emerge la debolezza politica e sociale del futuro stato italiano, in cui gli ‘stranieri’ continueranno a svolgere un ruolo di primo piano nella futura organizzazione dell’amministrazione pubblica e del sistema economico".

Il progetto Festa della Memoria è realizzato dall'Associazione Casa Di Vittorio con il contributo finanziario della Regione Puglia-Assessorato al Mediterraneo ed il sostegno di: CGIL Puglia, Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, Istituto Storico per la Resistenza, Apulia Film Commission, Circuito D'autore e Centro Sociale Evangelico.

Prossime tappe della Festa della Memoria saranno a Barletta il 17 novembre e a Taranto il 24 novembre (in allegato il programma completo).

Lecce, 5 novembre 2011                                                                              L’Ufficio stampa

il capataz


“Padre della patria? Non mi piace, chiamatemi: Dio della patria…” Così Renato Rascel in “Io sono il capataz”. Film andato in onda su raitre. Stupendo ritratto di un dittatore di bassissima statura in mezzo a granatieri. Populista d’accatto. Divenuto fortunosamente capo della rivoluzione in Parazuela, si trasforma in dittatore e canta:  “Io sono il capatazzo, faccio quello che mi pare e piazzo”. Riduce lo stato del Parazuela alla miseria e alla fame.   E indossa   le medaglie anche sulla canottiera. “Io sono il faro della civiltà”.   Gli piace dire. Ed è certo  che il popolo lo ama a dismisura, che lo vuole ad ogni costo.
Peccato che la giovane e bella ministressa Moira lo tenga sotto scacco approfittando di lui. Lo manovra  ammaliandolo e facendolo sentire  irresistibile.
Rivalutiamo Renato Rascel per favore. L’avesse fatto in questi giorni quel film, sarebbe stato solo uno  scopiazzamento della realtà.  E forse avrebbe mutato il finale. Nel film il dittatore capisce di non essere amato, e capisce di fare del male alla sua gente, e ridiventa capopopolo per cacciar via la ministressa Moira e il suo ministro che gli nasconde la verità e ripristinare uguaglianza e democrazia.  Nel film il dittatore era, tutto sommato, in buona fede. Nel film. 

alluvioni, malpancisti e neonazisti


Piccole notizie sfrecciano nella TV e sui giornali. Genova ferita a morte dall’incuria. Maltempo che imperversa. Alessandria in stato d’allerta come Torino e le altre città di Piemonte, Lombardia, Emilia toccate dai fiumi. Il Po, maestoso e fiero, incute terrore quando si incazza. Il Tanaro e i piccoli torrenti esondano pericolosamente. Bormida, Orba, il Torreggiano a Genova, sconosciuti ai non residenti, improvvisamente diventano killer. Anzi, no, loro fanno il loro lavoro, fanno i fiumi e i torrenti. Quei palazzi ponte che svettano a Genova sull’alveo sono la schifezza indegna per un paese civile. L’onda di piena ad oggi sembra essere passata senza portarsi dietro, fuori da Genova, altri cadaveri. Ascolto un altro TG, il signore della protezione civile a Torino vigila sugli argini perché nessuno si avvicini, non si sa mai: “sa com’è, c’è gente che fa footing qui sugli argini, devo invitarli ad andare lontano dal fiume”. Persone che fanno footing? Ma non si rendono conto con un colpo d’occhi di quel che succede? Possibile che la protezione civile sia impegnata a soccorrere degli idioti? Capisco che molti non leggano i giornali, non ascoltino radio e TV, ma le immagini sugli argini dicono di pericolo solo a guardarle, sui ponti le persone assiepate che osservano non dicono nulla all’idiota che fa footing?
Altre notizie, un ulteriore motivo per non votare più certe persone è il crimine reiterato contro l’uso della lingua italiana. “La Carlucci fra i malpancisti…” a prescindere da quello che scrive un amico su facebook “Carlucci trasloca il suo TIR di silicone…” chi è il criminale che ha coniato la parola orribile “malpancisti?”. Se concediamo queste libertà poi non lamentiamoci se a scuola i ragazzi scriveranno xkè anziché “perché”. Ne avranno il diritto. Già abbiamo lasciato passare “futuristi” per gli uomini di Fini, gli altri li chiamiamo “passatisti”?  Quelli del PD sono i democratici tout court, manca un nomignolo per i cascami che ancora rimangono ancorati al partito di belli capelli Silvio. “Popolar liberali” potrebbe andare? Oppure “liberal popolari”? E se li chiamassimo semplicemente “i dipendenti?” Forse sarebbe il nome più appropriato. Evitiamo per favore “popolisti liberisti”. Sarebbe come “malpancisti”.
E veniamo a Lecce, l’episodio è di stampo nazista e del leghismo più inquietante. Un ragazzo immigrato vende rose sul corso. Si avvicinano in quattro e lo linciano nella notte leccese, quella della movida. Da dove arriva questa cultura? Speriamo veramente di vederli in galera questi quattro idioti. Idioti e vigliacchi, nel tipico stile dei picchiatori fascisti che attaccano un avversario con il rapporto minimo di tre a uno. Sono sicuramente repressi sessualmente, incapaci di instaurare rapporti normali con chicchessia, fanno la loro bravata al sicuro della loro superiorità numerica, altrimenti stanno zitti zitti, poi tornano a casa a masturbarsi. Questa è la cultura che purtroppo si sta tipicizzando con una classe politica inetta, incapace, colpevole. Quando al governo ci sono partiti con esponenti che gridano “no allo straniero” questi sono i risultati scontati.