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sabato 20 ottobre 2012

lampi e lamponi sabato scorso


L’orizzonte verso est era illuminato l’altra notte. Lampi e altri lampi. Arrivavano da là, da est, forse sbarcavano a Otranto come i turchi. Tutta merce da esporazione insomma, un tempo le fedi, oggi le democrazie, con strumenti simili.
Storia di lampi, di democrazia e di religioni nella notte dei temporali leccesi. “Credo….” A che credo? Mah, forse ai lampi che quando ero piccolo qualcuno mi disse che sono inviati da Dio, ma si confondeva, un altro Dio mandava strali, lo dipingono con un fascio di lampi in mano da mandare giù, ai mortali che lo meritano. Altro Dio… altr’odio… metti un apostrofo e cambia la vita, bizzarra davvero la lingua italiana. C’era sereno sopra la testa ieri notte. Là in fondo una muraglia di nuvole nere come la notte di notte, dietro le nuvole quei chiarori improvvisi, impudichi, irriverenti, maestosi, inquietanti. Una sigaretta fumata mentre passa la polizia a vigilare la notte, passa in auto e se ne frega dei lampi e lamponi. Su Otranto, forse sul mare, scaricavano i lampi, ed io pensavo alla chiesa di Santu Mauru là, fra Gallipoli e Lido Conchiglie, qualcuno un anno fa la dipinse di rosa. Si inalberarono in molti per  quel tetto rosa confetto. Si alzarono voci roboanti come tuoni di puristi dell’arte trafitta. Ancora si intravede il rosa in realtà. Ci pensavo guardando lampi, e se nessuno fa nulla per quella chiesa, se nessuno dice ai turisti (non solo a loro in realtà) di cosa si tratta, chi ha il diritto di scandalizzarsi per un po’ di rosa? E se lo lasciassimo per un secolo almeno, quel rosa, non diventerebbe testimonianza di (in)civiltà passate? Strana cosa l’arte, strani i lampi che scaricano luce nella notte. Camminavo nella mattina leccese, lei aveva forse quattro anni, stava per mano alla madre verso la scuola materna, lei dice indicando le piastrelle quadrate del marciapiedi “sono triangoli” “veramente sono quadrati” risponde saggiamente la madre “No! Sono tri - an – go – li”. Ecco, la bimba di quattro anni aveva le idee chiarissime, se ha memorizzato il triangolo come forma, perché debbono esisterne altre? In fondo era un lampetto (lampino?) anche lei, sconvolgeva la notte della monotonia. Ma poi perché se uno è insonne e naviga la notte con i suoi silenzi poi finisce che si lascia andare a pensieri strambi? Che c’entrano i lampi (lamponi?) con la bimba e con gli dei (il Dio?). Il fatto è che nella notte navigano guerrieri, ubriaconi, guidatori stanchi, quella che corre a piedi alle cinque di mattino così poi si sente in forma, passano poliziotti e carabinieri che vigilano le notti e poi ci fanno sapere  che ci sono le signorine vicino alla stazione che stazionano aspettando un mezzo su cui salire. E poi il sale che manca sempre, la via del sale che si inerpica sull’Appennino ligure e sugli scogli del basso Salento. Nella notte ci si lascia andare ad aspettare l’alba che arriva da dietro quelle nuvole nere con lampi, e dove il cielo è sereno si vede anche una falce di luna, ammonizione! Il congresso del pedde è passato e io non so chi diamine è il nuovo segretario, stavo vicino al mare a mangiare risotto con gamberi, non avevo testa per il congresso e le liti intestine che poi escono e dicono “ha vinto lui (lei?) perché è stata scelta democratica, quindi guiderà il partito leccese fino alla prossima debacle”. E poi… poco importa in fondo, i lampi se ne scatafottono del segretario del pedde.
Lampi… pioveva su Brest, diceva Prevert. E pioveva anche sul mare sotto i lampi… forse.


venerdì 19 ottobre 2012

Di Salento e di stelle


Lampi l’altra notte sul mare… Invece stanotte solo stelle luccicanti, forse stanche di star lì da secoli, a far la guardia e a ridere forte…forte…forte di noi. Anche le strade sono stranamente illuminate da lampioni gialli, c’è luce e voglia di fare. Una coppia cammina sul marciapiedi quasi mano nella mano, quasi sfiorandosi, quasi… Il bar sotto casa ha insegne luminose che dicono del caffè tal dei tali che è sicuramente il migliore possibile. Gianni Coscia continua a suonare la sua fisarmonica jazz dentro il mio computer mentre tento di scrivere cose e i tasti scrivono da soli… solo puttanate. Oggi il basso Salento era più lento del solito, passava da sotto l’auto come acqua che scorre. Terra meravigliosa il Salento… lento…lento…lento… Ho guardato un ulivo che passava lì accanto… o forse era l’auto che passava e lo lasciava lì ad aspettare il suo tempo. Muretti a secco semicrollati qua e là. Oggi il Salento aveva l’aspetto di un nonno quieto che accarezza il bimbo e gli dice “poi passa”. Ma il nonno forse pensa... col cazzo passerà…. 

giovedì 18 ottobre 2012

compagne o camerate?

fidanzati

Pensierino del mattino. Se uno dice “la mia compagna” si capisce immediatamente di cosa si parla. Di due persone che stanno condividendo un pezzo più o meno lungo di vita, ed è sottinteso che esiste affetto, complicità, amore, stima. 
camerata
Se uno dice “la mia camerata” la prima cosa che viene in mente è un tristissimo locale lungo lungo con tanti letti dove dormono tristanzuoli militari senza il diritto alla privacy, che debbono condividere a forza anche i sogni con chi non amano, non stimano, verso persone per le quali non provano affetto. Forse è per questo che le destre sono così… così… insulsamente lontane dal buon senso. 

domenica 14 ottobre 2012

Effetto Paradosso a Calimera





Effetto Paradosso, ovvero, dell’intrecciar fili.

Al cinema Elio, in collaborazione con la libreria Volta La Carta la prima salentina dl Film

Dell’intrecciar fili, ovvero Effetto Paradosso. Accarezzare, avere rapporti, tessere, dipingere tele di fili intrecciati. L’essenza dei rapporti umani, del comprendersi e capirsi, la voglia di vedere l’altro (gli altri) fin dentro per consentire loro l’opportunità di esprimere sé stessi senza dover mediare con un “vero” che vuole incasellare, catalogare, costringere. Ogni cosa al suo posto anche se non se ne conosce il motivo. Demetra con le sue pillole e il paese senza nome con l’erba Ipazia lavorata, impastata. Un’erba magica che è il filo rosso che percorre tutti i 100 minuti del film, fino a lasciarti negli occhi (in bocca) il colore  (il sapore) di erba appena raccolta, i colori della terra di Puglia che esplodono irriverenti, inquietanti, spudorati, tranquilli. A proposito, non è l’ “erba”, è Ipazia.  Serenità alla fine… intrecciando fili, il sé e l’altro, io e gli altri un tutt’uno, come si dovrebbe, come si potrebbe.
Camminavamo in un paesino garganico un giorno, nel centro storico, dietro l’angolo, quattro signore tessevano parlando fra loro di chissà cosa. “Effetto Paradosso” mi sono detto. Allora è vero, può succedere, allora ti trovi, in certi luoghi di Puglia, proiettato dentro l’anima del film.
“Secessione” dice la sindaca che vuole libertà per il suo paese. Un po’ decisionista, un po’ berlusconiana, molto libera, guida una società che può essere calle mai più o l’isola che non c’è, che è (è stato) l’immaginario di chi voleva essere più che apparire, vedere piuttosto che guardare solamente. E Demetra (Julieta Marocco, brasiliana di nascita, spagnola di adozione), che poco a poco lascia per strada le sue turbe, accompagnata in quel percorso da Ottavio (Konrad Iarussi), da Alice (Cloris Brosca) e dagli altri personaggi del paese,  loro non giudicano mai, soprattutto non hanno pregiudizi. Chiedono e vogliono poter essere, solo quello. Lei, Demetra, sta imparando ad essere ciò che si sente di essere, piuttosto che altro, quello che deve essere per convenzione.
Effetto Paradosso è questo e forse altro, opera seconda di Carlo Fenizi, il giovane regista foggiano che spesso pensa in spagnolo ha portato sugli schermi l’altra Puglia, il nord di cui poco si sa nelle sale, così avvolte e sconvolte dalla magia del Salento. Le Puglie, imparavo da piccolo, frequentando comprendo perché del plurale. La terra lunga che mai sembra finire, che passa dall’influenza campana alla Magna Grecia, alla Grecìa salentina, terra dove le culture si intrecciano. Effetto Paradosso arriva venerdi nella città della stele che dice (non a caso) “straniera non sei qui a Calimera”.
Rivedendo il film  una seconda volta annotai qualche citazione  didascalica, che  nulla toglieva alla narrazione, ma forse scelta  precisa del regista quasi a voler  sottolineare quel bisogno di condivisione, di apertura  verso l’esterno da cui la narrazione  è permeata. Non è, in fondo, un film pugliese perchè certamente l’erba Ipazia verrà accolta dignitosamente anche nel profondo nord perché è il sogno e l’utopia, è il mezzo per proseguire a camminare sperando. Certo, i colori, il sole, il centro storico di Orsara di Puglia, dove il film è stato girato, sono il valore aggiunto che danno a tutto il racconto  collocazione onirica. Tutto questo aiuterà anche al nord a intrecciar fili, in un momento storico politico che definire inquietante è un sottile eufemismo. E poi, diciamolo, è un film ironico, satirico, surrealmente magico, che fa anche ridere, molto.
Mercoledi 17 ottobre, alle 21 al Cinema Elio di Calimera, il regista Carlo Fenizi, gli attori Cloris Brosca e Konrad Iarussi saranno presenti alla prima salentina del film. Ingresso libero.  






Effetto paradosso.

Regia: Carlo Fenizi
Soggetto e sceneggiatura: Carlo Fenizi
Costumi: Lucia Macro
Scenografie: Anna Maria Cardillo
Trucco e acconciature: Paola Bruno
Edizione e Foto di scena: Laura Marinaccio
Aiuto Regia: Maria Antonietta Di Pietro
Musiche originali: Terranima
Suono: Gianfranco Tortora
Montaggio: Daniela Bevilacqua
Fotografia: Niki dell’Anno
Durata: 100 min.
Paese: Italia

IL CAST - Sono molti gli attori pugliesi interpreti della pellicola: dal cantante Konrad Iarussi all’attrice comica Mirna Kolè (protagonista della scena del teatro comico foggiano in vernacolo). Fa parte del cast anche Chiara Fenizi, attiva nel teatro fiorentino con la compagnia Teatro a manovella e già nel cast de La luce dell’ombra (opera prima di Carlo Fenizi). A loro si sono uniti la garganica Maria Rosaria Vera, l’attore Francesco Ricciardi e il piccolo Felice Clima, al debutto sul grande schermo. Tutte pugliesi le comparse e le figurazioni speciali. Gianpio Notarangelo, cantante e musicista del gruppo etno-pop Terranima, è autore ed esecutore delle musiche originali del film. Gli Esposito Bros, fumettisti foggiani della Sergio Bonelli Editore (disegnatori di Zagor, Martin Mystère e Nathan Never) hanno firmato la locandina alternativa del film. Sono molti i pugliesi anche tra le maestranze del gruppo tecnico: i costumi di Lucia Macro, le scenografie dell’architetto Anna Maria Cardillo, il trucco e le acconciature di Paola Bruno e la fotografia di Niki Dell’Anno. L’artista foggiano Sinuhe da Foggia (alias Sergio Imperio) ha messo a disposizione le sue opere per alcune scenografie del film. Nella squadra di regia, inoltre, ci sono la graphic designer Laura Marinaccio e l’aiuto regista Maria Antonietta Di Pietro. Il regista e scenneggiatoreCarlo Fenizi è nato invece a Foggia nel 1985. Nel 2008 ha diretto il suo primo film, La luce dell'ombra, in Spagna.

Sinossi

Effetto Paradosso é una fiaba pugliese.
Il film girato ad Orsara di Puglia racconta la storia di Demetra, una giovane ingegnera che conduce una vita grigia e dedicata esclusivamente al lavoro, nulla sfugge al suo controllo. Chiamata dal comune di un paesino del nord della Puglia per una perizia su un terreno, deve allontanarsi per una notte. Quel viaggio in terra dauna cambierè il senso della sua vita. Demetra si trova improvvisamente catapultata in una dimensione fiabesca, fuori dal mondo; il paese si presenta come un microuniverso magico, in cui le regole sociali e i rapporti umani sono improntati su modelli alternativi. Demetra é costretta a trattenersi più del dovuto in quanto continui imprevisti non le consentono di svolgere il suo lavoro e scopre che sul terreno in questione nasce l’Ipazia, una pianta spontanea dai sorprendenti poteri benefici, unica al mondo e alla base di tutti prodotti locali. Spiazzata, confusa e turbata dalla realtà che la circonda, Demetra viene messa alla prova. Quella dimensione riesce a far crollare in lei convinzioni e certezze di un’intera esistenza e a svelare misteriose coincidenze.

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