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sabato 4 febbraio 2012

Un monumento ai migranti chiamato Kater I Rades



Marzo 1997, il Presidente del Consiglio si chiama Romano Prodi il Ministro della difesa Beniamino Andreatta, quello degli Esteri Lamberto Dini.
Il problema era l’emergenza degli sbarchi di albanesi sulle coste pugliesi, il governo  raggiunse un accordo con quello albanese di Berisha per i respingimenti in acque italiane, internazionali e albanesi. Tale accordo venne condannato duramente dall’ONU, nonostante ciò i due governi andarono avanti a testa bassa, fino alla tragedia. Che Berisha non fosse un faro di democrazia lo sapeva il mondo intero, che gli albanesi in fuga scappassero da una guerra civile anche.
Kater i Rades
Però questo non pareva interessare ai governanti italiani che, chissà se spinti dalla dichiarazione dell’ex presidente della Camera, la cattolica integralista Irene Pivetti che parlando di albanesi disse: “Buttiamoli a mare”, iniziarono una trattativa.
Lamberto Dini scrisse al suo omologo albanese una lettera di questo tenore: “…Qualora il Governo albanese concordi, tale collaborazione si esplicherà per un iniziale periodo di 30 giorni, prorogabile di comune intesa, mediante il fermo in acque internazionali ed il dirottamento in porti albanesi da parte di unita delle Forze Navali italiane di naviglio battente bandiera albanese o comunque riconducibili allo Stato albanese, nonché il fermo in acque territoriali albanesi di qualsiasi bandiera che effettui trasporto di cittadini albanesi che si fossero sottratti ai controlli esercitati sul territorio albanese dalle Autorità a ciò preposte. Le competenti Autorità dei due Paesi stabiliranno con apposito protocollo il più presto possibile le necessarie procedure tecniche per mettere in pratica questa collaborazione nelle acque territoriali albanesi e internazionali. Le sarò grato. Signor Ministro, se vorrà espressamente manifestare il consenso del Governo albanese su quanto precede..."
Monumento ai migranti
" Signor Ministro Mi riferisco alla sua lettera in data odierna che legge come segue ...  Ho l'onore con la presente di esprimere la formale accettazione da parte del Governo albanese di quanto contenuto ...". Del protocollo non abbiamo notizia.
Il 28 marzo 1997, venerdi santo, la tragedia.
L’affondamento della Kater I Rades causò la morte di 81 persone, una parte delle quale donne e bambini. I sopravvissuti furono solo 34. 5 corpi furono recuperati dal mare subito dopo il disastro; 52 dalla stiva molti mesi dopo, con il recupero del relitto  dal fondo del Canale d’Otranto. 24 corpi non sono mai stati ritrovati.
La Kater era una motovedetta albanese praticamente da rottamare, nata per un equipaggio di nove componenti e  diventata traghetto per la fuga di oltre 150 persone.  Ma il governo italiano ha deciso la linea dura, così nel canale d’Otranto viene schierata la flotta per impedire ai barconi di migranti di passare. La Kater issava due bandiere bianche, una a poppa, l’altra a prua. Pensavano fossero sufficienti. In acque internazionali viene avvicinata dalla fregata Zefiro che con altoparlanti intima il rientro a Valona.  Kater non si ferma e la Zefiro continua a girare attorno, finchè cede il passo alla più agile Sibilla. Un marinaio punta una mitragliatrice sulla Kater, un elicottero sorvola minaccioso. Alle 18,45 l’elicottero si allontana, anche la Zefiro. Arriva veloce ed inquietante la Sibilla che sperona violentemente la fiancata della Kater sollevandola. Quando la barca ricade fragorosamente in acqua viene nuovamente colpita e si capovolge. La Sibilla si allontana. Solo dopo qualche tempo calerà una delle due scialuppe, i naufraghi in acqua tentano di salvarsi salendo sulla Kater rovesciata.
Costas Varodstos
Silvio Berlusconi, all’epoca all’opposizione, si recò sul posto e si fece riprendere in lacrime, nel suo stile ineffabile offrì alloggio in qualcuna delle sue ville ai disperati superstiti. Appena ripreso il governo, pochi anni dopo ed in perfetta continuità, si affrettò a blindare con la fiducia una legge sui respingimenti in mare. Lecce, Corte di Appello, 29 giugno 2011 ore 02,00 del mattino: 13 ore di camera di consiglio e 14 anni di attesa per una sentenza amara per tutti coloro che speravano di avere giustizia di una strage assurda nel canale d’Otranto. Tre anni al pilota albanese della nave Xhaferi e due anni al comandante Laudadio della corvetta Sibilla, condannati per omicidio colposo, pochi euro come risarcimento per le parti civili. Nessuno finisce in carcere lo Stato e la marina sono “incolpevoli dello speronamento della nave albanese nel corso di un’operazione di respingimento di profughi in acque internazionali”.  

Vogliamo ricordare solo alcuni nomi di persone che trovarono la morte per precisa scelta del governo italiano e di quello albanese: Basha Zhylien 3 anni, Demiri Lindita 12 anni, Greco Kristi 3 mesi, Xhavara Credenza 6 mesi , Sula Kedion 2 anni, Bestrova Dritero 10 anni e Kostantin 2 anni, Xhavara Gerald 5 anni Xhavara Kamela 10.
La Kater, recuperata con il suo carico di cadaveri, era destinata alla rottamazione e giaceva a Brindisi in un ammasso di ruggine, però la Puglia ha dimostrato ancora una volta tutta la sua sensibilità, così lontana da quella dei governi centrali che si succedono stancamente, ora è a Otranto dove è diventata monumento a tutti i migranti grazie al workshop internazionale “L’approdo, Opera per l’umanità migrante” e all’artista greco Costas Varodstos che ha vinto il concorso e ha fatto un vero capolavoro.

Gli innocenti:

Presidente del consiglio: Romano Prodi
Segretario Cons. Min. : Walter Veltroni
Min. Funz. Pubblica: Franco Bassanini  
Min. Pari Opportunità: Anna Finocchiaro
Min. Rapporti con il Parlamento: Giorgio Bosi
Min. Solidarietà sociale: Livia Turco
Min. Affari Esteri: Lamberto Dini
Min. Interni: Giorgio Napolitano
Min. Grazia e giustizia: Giovanni Maria Flik
Min. Tesoro: Carlo Azeglio Ciampi
Min. Finanze: Vincenzo Visco
Min. Difesa: Beniamino Andreatta
Min. Pubblica Istruzione: Luigi Berlinguer
Min. Lavori Pubblici: Antonio Di Pietro e Paolo Costa
Min. Risorse Agricole: Michele Pinto
Min. Trasporti e navigazione: Claudio Burlando
Min. Poste e telecom. : Antonio Maccanico
Min. Industria e commercio: Pier Luigi Bersani
Min. Lavoro e previd. Sociale: Tiziano Treu
Min. Comm. Estero: Augusto Fantozzi
Min. Sanità: Rosy Bindi
Min. Beni e att. Culturali: Walter Veltroni
Min. Ambiente: Edoardo Ronchi

manipolazione delle parole due

"Chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato" "Il posto fisso è noioso" "I bamboccioni"... Non so, c'è qualcosa che inquieta nell'uso delle parole. A tutti possono scappare termini indeguati, però chi sta in TV, chi ha responsabilità di governo deve saper misurare i termini. A meno che dica esattamente quel che pensa. E qui nasce il problema, il sottosegretario (tremontiano doc) ritiene i ragazzi sfigati veramente, a prescindere dalle individualità. Monti parla in nome e per conto delle banche. Un presidente del consiglio con cognizione di causa può dire "precario è bello" senza prima proporre ammortizzatori sociali? Senza parlare di salario sociale? Ovvio e scontato il secondo passaggio dello stesso premier "andate all'estero". Già, è il consiglio che do ai miei figli se potranno o vorranno farlo. Io lo dico perchè lascino perdere questo paese che si vuol disfare dei problemi con l'eliminazione fisica dei giovani, per Monti vale lo stesso ragionamento? Se Brunetta avesse osato tanto le (sedicenti) sinistre in parlamento sarebbero esplose. Se Berlusconi avesse osato toccare le pensioni come ha fatto Monti ci sarebbe stata sollevazione.... 

venerdì 3 febbraio 2012

La manomissione delle parole


(scritto nella primavera 2011)
Silenzio irreale nel corso stamattina. Poca gente, è presto. Non c’è ancora il pianista che suona ogni giorno e rende ovattata l’atmosfera. Non so se è un virtuoso, però mi piace.   Anche le persone parlano a bassa voce, a parte quella signora che vuol far sapere a tutti di essere proprio lì e lo urla nel suo cellulare. Quasi ci fosse bisogno di urlare per farsi sentire, d’altra parte il telefono è piccolo, vuoi mica che trasmetta come quelli grandi? È un’abitudine diffusa parlare ad altissima voce dentro quel marchingegno. Poi stacca e torna il silenzio. Dietro di me sento una cadenza che sembra quella di un metronomo, toc toc toc. E’ una signora che cammina ed i suoi tacchi accompagnano anche i miei passi, per tutto il corso, da porta Rudiae a Piazza Sant’Oronzo. 
Ascoltavo un dibattito in TV di prima mattina. Una mediatrice culturale, italiana di  adozione e per diritto acquisito, parlava di immigrati,  esuli ed altro. Diceva una cosa importantissima, alla quale  spesso non si pensa. L’esule, l’immigrato, il povero, sono persone che non hanno banalmente bisogno di aiuto. Hanno il diritto di essere soccorse. E la società che accoglie non deve parlare di aiuti come se fosse una semplice carità, ma ha il dovere civile, etico e morale di soccorrere. E loro, gli immigrati, hanno il diritto di vivere. È la regola della democrazia, dell’umanità.
A volte si tenta di scardinare anche le secolari regole del mare. Quando il marinaio vede un’imbarcazione che necessita di soccorso deve fare tutto il possibile per garantirne l’integrità, per salvare le persone. Il solo parlare di respingimenti in mare è l’esatto opposto di questa legge. Prima si soccorre, si cura chi ne ha bisogno, poi, solo poi si parli del che fare.
Questo mi fa venire in mente l’utilizzo delle parole, l’importanza che hanno. “La manomissione delle parole”, il titolo del libro di Carofiglio.   
“Parole che un tempo avevano avuto un significato eretico venivano pur mantenute, talvolta, per via della convenienza, ma il significato sfavorevole era come purgato. Innumerevoli altre parole, come: Onore, giustizia, morale, internazionalismo, democrazia, scienza e religione avevano cessato semplicemente di esistere……. Tutte le parole che si raggruppavano intorno al concetto di Libertà e Uguaglianza, ad esempio, erano contenute nella semplice parola psicoreato…” (Orwell, 1984)
Così la personalizzazione del comportamento istituzionale depotenzia il concetto stesso di Istituzione.  Un primo ministro inquisito per ogni tipo di reati (assolutamente non casuale),  in quella veste istituzionale non rappresenta solo sé stesso, parla ed agisce in nome del Popolo ( un tempo sovrano). Problema etico, ma anche politico e dovere civico.   Chi governa legifera in nome e per conto del popolo. Quindi deve mantenere un comportamento virtuoso. La vita privata non è altra cosa da quella pubblica. Immaginiamo che chi legifera per aumentare le pene ai consumatori di cocaina, sia egli stesso consumatore abituale, sarebbe credibile?    
E questo linguaggio, involuto, volto a celare altri significati, ha come scopo molto spesso rendere meno comprensibili gli accadimenti. Assistiamo al fenomeno surreale di un territorio inesistente che diventa luogo comune nei giornali e in TV. La padania, tristo neologismo che, a seconda di chi lo ascolta, si può coniugare con  libera terra, oppure con secessionismo. Amavo dire, prima dell'avvento dei trogloditi in verde "sono padano", ora non lo posso più dire, hanno manomesso la parola, hanno inventato territori. L'avessero chiamata bossiana sarebbe stato uguale per loro, io avrei mantenuto quel modo di dire. 
Comunque la si veda, è negazione della Carta Costituzionale e dei valori dell’unità d’Italia. Il nord Italia è libero a prescindere da tutto, perché parte di un paese libero, "Padania Libera" è quindi una manomissione vera e propria.
Toc, toc, toc. I tacchi della signora, che non mi sono mai voltato a guardare e che non ero in grado di dire se era giovane o anziana, bella o meno bella, bionda o bruna, proseguivano a darmi la giusta cadenza del cammino.
Già, le parole. Chiesi informazioni ad un giovane vigile (in gergo: agente di polizia municipale) in un paese che non ricordo,  era fiero della sua nuova divisa, mi disse “deve arrivare all’impianto semaforico e svoltare a destra…” . “Al semaforo?” chiedo sornione, “si, all’impianto semaforico” insiste. Ah la burocrazia.  
La manomissione delle parole
C’è un linguaggio comune, normale, ed uno ufficiale evidentemente. Poi c’è il linguaggio dei simpatici ad ogni costo. Mi piace ascoltare, di primissima mattina, le previsioni del tempo. Solitamente su RAI 3 perché c’è anche la rassegna stampa (che qualcuno chiamava, non a torto, rassegna stanca (cambio di consonante, roba da enigmisti). Il colonnello ce la mette tutta per essere brillante, così una giornata in cui si prevede pioggia e vento, diventa “oggi Giove Pluvio ed Eolo faranno una scampagnata in Salento” (sic). “Alle sei e mezzo di mattino si dicono queste cose?” mi chiedo mentre la caffettiera, scordata aperta, mi allaga il fornello con il primo caffè.  Oppure : “oggi preparate cappelli, guanti, sciarpa e cappotto.  E ombrello al seguito”. Mi sento discriminato. Non porto mai sciarpa, cappello e guanti. In quanto all’ombrello, accidenti, l’ultimo l’ho lasciato chissà dove. Avesse detto che è previsto freddo intenso e pioggia mi sarei sentito meno stupido. Visto come le parole  possono essere pesanti?
“Ti amo” racchiude un mondo e tutti i mondi, lascia aperte porte e fa volare alto. Se invece vogliamo essere burocraticamente corretti potremmo dire “quando ti penso le mie endorfine impazziscono e la produzione di testosterone aumenta, inoltre   una stretta allo stomaco mi provoca inappetenza”. Volete mettere la differenza? Nel secondo caso, se proprio tiene a voi, la persona amata vi accompagna dal primo medico a farvi visitare.
Toc toc toc, solo allora mi sono voltato a guardarla, arrivati in piazza San’Oronzo ha preso una direzione diversa dalla mia, il rumore dei passi sfumava fino a sparire. Era mora, capelli lunghi.
  
Gianrico Carofiglio La manomissione delle parole – Rizzoli Editore.

giovedì 2 febbraio 2012

irriverenti ragazzi di facebook

                                      

Ah i ragazzi su facebook.... Irriverenti.

Il gioco, gli adolescenti, internet e lo Stato biscazziere.


Chi vuole trasformare la scuola in vettore di asocialità?

Ripensavo al bel libro di Carofiglio “La Manomissione delle Parole” leggendo della vicenda dei giochi d’azzardo spacciati per legali dal governo italiano e dall’ AAMS, la branca dei Monopoli di Stato che gestisce il settore. Infatti parlare di “gioco” è cosa bella, pulita, educativa. Se metto (senza manomettere) le paroline “d’azzardo”, il senso muta completamente. Ovviamente per il governo l’azzardo è merce preziosa, stiamo dicendo di una raccolta pari a 76 miliardi di euro nel 2011, non certo noccioline, grosso modo sono 1200 euro per italiano, neonati compresi.
E’ di questi giorni la pubblicazione di nuove licenze per i giochi on line, guarda caso abbondano fra gli assegnatari aziende con sede a Malta piuttosto che a Gibilterra. Libera e le associazioni che segnalano il gioco compulsivo denunciano da tempo due fattori determinanti: da un lato le mani della criminalità organizzata su queste attività, dall’altro il pericolosissimo aumento dei giocatori minorenni.
“Sappiamo con certezza che, come sostenuto da tutte le ricerche fatte in Italia, centinaia di migliaia di minorenni del nostro paese giocano d’azzardo nonostante questo sia vietato per legge; sappiamo anche che decine di migliaia di giovani studenti hanno un problema di patologia legato al gioco d’azzardo”, dice Libera in un documento. Andremo poi a verificare le responsabilità della politica tutta in questo scempio, nessuno escluso. Ricordiamo infatti un raggiante Veltroni che aumentava i giochi per “finanziare la cultura” e ricordiamo come nessuno abbia mai pensato di mettere sotto stretta sorveglianza il settore. Ora siamo al paradosso di intense campagne pubblicitarie nelle TV pubbliche e private che invitano al gioco “con cautela però” dicono a margine degli spot, come quelle indicazioni di farmaci che recitano velocemente ed incomprensibilmente le controindicazioni. In uno spot, fortunatamente eliminato dalla RAI dopo vibranti proteste, addirittura si vedeva un ragazzino che si preparava per il suo primo appuntamento, non già con una coetanea, ma con un videopoker.
Parlare di mancanza di dignità è poco, siamo più vicini all’istigazione. Annotiamo che a consentire questo scempio sono anche quei parlamentari che ogni tanto escono scandalizzati per la scritta Marlboro sulle Ferrari. Le sigarette non si possono pubblicizzare, il gioco si deve.
E’ di questi giorni lo scempio più grande contro il quale si sono levate le voci delle associazioni e un appello alla Presidenza del Consiglio perché blocchi il progetto AAMS rivolto, con un DVD, alle scuole e agli studenti. I senatori Baio, Li Gotti, Garavaglia, Lauro e Gustavini hanno fatto un appello in tal senso, sostenuti da Matteo Iori, presidente del CONAGGA, don Armando Zappolini, presidente del CNCA, don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, e Graziano Bellio, presidente di Alea.
Il DVD incriminato inizia presentando i disegni dei volti di due ragazzi immaginari, uno di quinta e uno di terza liceo, più o meno felici giocatori. E qui il primo scempio, in terza liceo non si è maggiorenni (non tutti sono Renzo Bossi). Quindi prosegue citando il gioco come didatticamente educativo e indispensabile per la crescita. Cosa assolutamente ovvia e scontata, non fosse che nelle prime due parti si parla solo di gioco, mai la parola azzardo compare.  Dopo il “gioco è bello” si dice della stupenda emozione del rischio. “Si evolve chi prende una giusta dose di rischio, è punito chi non rischia mai”.  Quindi si passa al gioco on line partendo dagli scacchi “ora non serve più il legno per giocare, c’è il virtuale”, e ancora si sostiene che on line si può giocare sempre e ovunque, (istigazione alla compulsività?).  E la cosa più atroce: non servono compagni di gioco, si può fare da soli. Alla faccia della socializzazione e della schiera di psicologi che stanno valutando i danni del computer da questo punto di vista.  “Perché in fondo ci si attacca al cellulare, alla rete, alle slot machine o videopoker per dare risposta al primordiale bisogno di vincita dell’essere umano”. E’ un bisogno, una necessità.
A onor del vero l’ultima parte è dedicata al gioco compulsivo, tuttavia i malati vi sono rappresentati come dei pazzi che prendono a calci le slot o come abbrutiti. E’ ovvio che nessun ragazzo si senta chiamato in causa, quale adolescente si rappresenterebbe in questo modo? Noi fumatori, anche post adolescenti, sappiamo bene come funziona con il cancro ai polmoni “vuoi che capiti proprio a me?”.
Ed è poi meraviglioso, al limite dell’onirico il finale: esistono due solo modi di giocare (perché giocare si deve – n.d.r.), legalmente o illegalmente. Il terzo modo, il non giocare non è contemplato nel regno dei 74 miliardi di euro.
Per meglio seguire un’analisi esaustiva sul DVD incriminato, invito alla visione del filmato al link: http://www.youtube.com/watch?v=GkKa_9az9qI&feature=youtu.be – dura mezz’ora ma vale la pena, soprattutto per gli educatori e i genitori. Soprattutto per quanti hanno la possibilità di interdire l’ingresso nelle scuole di questa violenza contro gli adolescenti. Il messaggio che si trasmette è inquietante, direi che siamo al limite dell’antidemocrazia, perché non scordiamo che a parlare non è un’aziendina del nord est, ma una branca dello Stato.  
Il giornalista Daniele Poto, che con Libera ha curato un rapporto includendo il lavoro di ricerca fatto dall'associazione Giovanni XXIII del novembre del 2011, scrive che lo studio: «…ha realizzato una ricerca sulle abitudini al gioco d'azzardo stimando circa un 1 milione e 720 mila giocatori a rischio e ben 708.225 giocatori adulti patologici, ai quali occorre sommare l’11% dei giocatori patologici minorenni e quelli a rischio. Il che significa che vi sono circa 800 mila dipendenti da gioco d’azzardo all'interno di un'area di quasi due milioni di giocatori a rischio. I giocatori patologici dichiarano di giocare oltre tre volte alla settimana, per più di tre ore alla settimana e di spendere ogni mese dai 600 euro in su, con i due terzi di costoro che addirittura spendono oltre 1.200 euro al mese»
E leggiamo sul sito donnesulweb.it : “E' allarme per il boom di giocatori d'azzardo adolescenti su internet. La polizia postale denuncia che un numero sempre maggiore di ragazzini scommette sul web. Secondo un'indagine di "Skuola.net", il 40% degli adolescenti intervistati non sa neanche che giocare a pagamento su internet per i minorenni è vietato”.


le immagini sono tratte da: http://www.nanopress.it/

mercoledì 1 febbraio 2012

SUD SUD SUD versione 2


Da: Ilgrandevetro 101 - bimestrale di immagini, politica, cultura (http://isolamaitrovata.blogspot.com/2012/01/il-grandevetro-101.html)

Sud sud sud...

… scriveva Francesca Caminoli parlando di sud, appunto (Il Grandevetro n. 201). E diceva: “…Quando arrivo ai laghi di Monticchio, in Basilicata, e mi ricordano il lago di Tovel, sopra la Val di Non e insieme la laguna di Apoyo in Nicaragua, e mi chiedo cosa voglia dire tutto ciò…”.
Cos’è il sud? Quali laghi sono più o meno laghi di altri? Sud, entità geografica? Convenzione? Una diavoleria infernale imposta da chi si crede nord ed è semplicemente un po’ meno sud, senza rendersi conto di esserlo, anche molto, per altri. Gli immigrati, che arrivano su barconi lasciandosi appresso cadaveri di amici che come loro hanno pagato il passaggio, quando sbarcano a Lampedusa sorridono per essere arrivati a nord. Il mare nostrum diventato il più grande cimitero en plein aire del mondo intero.
Sud sud sud. Noi armiamo cavalieri con spade luccicanti ed elmi che nascondono il volto (come i burqa…) per andare a liberare popolazioni da feroci dittatori che abbiamo appena finito di baciare lascivamente sotto una tenda. L’ha fatto Sarkozy, l’ha fatto Silvio da Arcore, cavaliere della tavola imbandita, signore dei letti e lettoni. Poi basta però, è tempo di finirla. Vuoi mai che quel dittatore (a sud del nostro sud sud sud) dica quel che sa? Epperbacco. Facciamolo tacere, si armino le genti. Che tradotto significa poi: vendiamo loro gli armamenti. Venghino signori, venghino nel supermarket della felicità… Fra mulini bianchi, auto che parcheggiano da sole e il cellulare che ti dice lo spread e il PIL, venghino nel paese dove si mangia lo yogurt che aiuta… A far che? Non si dice, non si dice, si ammicca.
Partivano i crociati per andare a liberare sepolcri. Arrivavano là dove finisce la terra, il finis terrae appunto, il capo di Leuca, e pensavano di essere a sud di ogni sud. Poi si sarebbero imbarcati per andare ancora più in giù. Sprofondati nei deserti a conquistare donne dal viso coperto e uomini, incivili  incivili, vestiti con tuniche. Arrivarono i turchi a Otranto pensando di conquistare il nord, fu tragedia.
Arrivarono i senegalesi nel ‘44 a liberare l’isola d’Elba, ce lo racconta ancora Francesca, che vive in Toscana, terra che i verde vestiti vogliono separata dai sud perché così si deve fare. Hanno camiciotti verdi, fazzolettini verdi, hanno elmi cornuti e parlano strani idiomi, privi di congiuntivi. Hanno un segno di riconoscimento che è un dito, il medio, puntato verso il cielo a indicare il nord nord nord. Perché il nord sta in paradiso, accanto ai crociati con elmi calati e la croce sul petto. Quante croci cascate nelle guerre in nome e per conto di Dio. I verde vestiti, terroni per gli svedesi.
Ma chi dice che terrone è parolaccia? Viene da “terra”. Quale luogo migliore per nascere, nutrirsi, crescere?  Scivolano pensieri, leggeri come fogli di carta, come foglie in autunno. Scivolano verso… sud sud sud. Spesso dai sud arrivano, sciamano, si espandono, si colorano. Ahinoi, nati nel nord che più nord non si può, vicino alle Alpi, dentro il Monferrato.   Ma si, noi lassù,   a sud di Lugano. Noi che parliamo di Genova e diciamo “Genova per noi, che stiamo in fondo alla campagna”, che abbiamo la polenta e il riso nelle risaie. Noi che abbiamo scelto il sud sud sud per vivere, un Salento fatto di emozioni, incontri, scontri, profumi, immondizia lasciata per strada, ulivi e pannelli solari che occupano la vista, e torri eoliche che girano lente, stanche. Lassù si chiamavano terroni i ragazzi che arrivavano per lavorare al nord, là, a sud di Lugano. E i loro fratelli, compagni amici, che passavano dai nostri territori per andare in Belgio a scavare carbone. A Marcinelle. Fino a quel torrido otto agosto del millenovecentocinquantasei. Quando fu silenzio dopo il boato. Passavano da sud a sud i ragazzi.  Quanti sud quanti sud.
Profumi di finocchio selvatico e mentastra accanto al mare, fra gli scogli aguzzi di Salento. Profumo di sottobosco nei boschetti del Monferrato o nelle pinete alpine. Quei pini così simili a quelli di Sila. Macché, ora sono a sud sud sud e ci sto pure bene, mi piace il rumore del mare. Passavo vicino al laghi Alimini, ero con una persona che guarda il mondo con curiosità per imparare. Laghi, appunto, sembrava prealpino il paesaggio, pini attorno, sembrava di essere in una pinetina dove si fanno i pic nic e i bimbi si rincorrono, le mamme sono come a nord, come a nord. E lei, la mia amica, mi raccontava del suo nord. Lei che arrivò per insegnare nel profondissimo nord alpino, quello a sud dell’Austria, e il preside le disse “lei è pugliese, capiranno i ragazzi quel che dirà?”, ahi ahi ahi il nord che si crede troppo nord. E mi diceva della bellezza inquietante e fiera delle Dolomiti. Ora i veneti le hanno fatte valutare perché non si sa mai che si possano vendere. Ahinord  ahinoi.
Se arrivi a Calimera, sud sud sud, vedi una stele che dice “straniera non sei qui a Calimera” in greco lo dice. Nessuno è straniero nella terra dei minatori andati a Marcinelle.
Se arrivi in alcune zone del nord trovi una rosa della Alpi su una scuola. Incredibile storia, hanno preso un simbolo presente da migliaia di anni a Manfredonia, sulla basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto (XIII Sec.) accanto a croci greche risalenti al periodo medievale, oltre che a Lucera, sulla facciata della chiesa di San Domenico e ne hanno fatto simbolo dei territori a sud di Lugano.
Ahinoi ahinoi come è piccolo il mondo. Come sono vicini i sud sud sud. Contigui. Ammiccano dalle ceste piene di funghi porcini, a Camigliatello e a Sassello. Nord sud nord sud. Scendeva il silenzio la sera sul mare, un temporale scivolava nel cielo lasciandosi appresso lampi e tuoni, tuoni e lampi. In auto, tornando dai laghi Alimini, stavamo quasi in silenzio, lasciando scorrere ricordi e pensieri. Troppi tutti assieme, un rumore infernale. Francesca con i suoi sud sud sud, io con i miei sud nord quasi nord quasi sud. Boubacar ha guerreggiato in un nord che neppure sapeva dove fosse, per un monte che non valeva la pena di conquistare perché sarebbe caduto da solo. “E’ la guerra, ragazzo, che vuoi capire tu di strategia?” mi direbbe il comandante dei battaglioni. “E’ guerra anche quella che porta ragazzi a crepare in Afghanistan, per Dio”, ma è guerra persa. “Però hanno cannoni e mezzi corazzati, però hanno un ministro della difesa con pizzo e baffetti”. Non importa, lasciamo andare i pensieri, imbarchiamoci: 
“La nave dei folli eletta a ragione/per segno diventa parola e poesia/diventa creazione per rivoluzione/per l'attimo solo, ma di fantasia”.
Andiamo andiamo, più a sud più a sud. Parte da lì la nave di Ivan Della Mea, parte da lì. Eravamo in tanti imbarcati là sopra, poi siamo scesi per fare un giretto. Torniamo, torniamo prima che riparta e ci lasci a terra. Se ancora ci reggono le gambe per correre fin lassù… fin laggiù… Fino a sud sud sud. Maledizione a chi inventò i sud, accidenti. E poveretto chi ci crede che esiste un sud diverso dal suo.  


martedì 31 gennaio 2012

E' peccato grave.....

                   

Suicidi fra i disoccupati


Eures rende noti gli studi sui suicidi nel 2009: 357 disoccupati si sono tolti la vita +1,6% donne, più 5,7% uomini rispetto all’anno precedente.
Imprenditori: oltre 50 nel solo nord est i suicidi di piccoli imprenditori per motivi economici. Alcuni con forti crediti, un caso su tutti quello di Giovanni Schiavon, nel padovano, proprietario della Eurostrade di Vigonza. Creditori, che non pagavano da lungo tempo. Enti pubblici gli dovevano almeno 300mila euro.
357 disoccupati che decidono di farla finita è un numero impressionante. Uno per ogni giorno dell’anno. Uomini, donne, ragazzi. Uno stillicidio di vite umane in preda alla depressione per non poter trovare lavoro, per averlo perso, soprattutto per non riuscire a immaginare un futuro. E forse è questo lo scempio più grande.
Forse qualcuno dirà che si tratta di depressi, oppure che è sono peccatori, ritengo invece che siamo di fronte ad una guerra vera e propria con tanto di vittime.
E lo studio Eures si ferma al 2009, cosa è successo fino al 2011? Cosa succederà nel 2012 visto che, alla buon’ora, anche il governo parla di recessione? Anche l’anomalia del popolo delle partite IVA viene fuori con tutte le sue contraddizioni proprio in questi dati. Si tratta molto spesso solo di lavoratori, artigiani, piccoli commercianti, che non hanno uno straccio di ammortizzatore di fronte ad un capitalismo (si può ancora dire questa parola o i puristi sinistri del mercato la ritengono troppo fuori moda?) spietato che ha spostato, negli ultimi vent’anni, la possibilità di arricchirsi per pochissimi solo nel mondo della finanza, non già su quello della produzione, è morto il circuito denaro – merce – denaro ed è stato sostituito con denaro - denaro.
Specchietti per allodole che hanno fatto urlare ai liberisti all’amatriciana del miracolo italiano, delle partite IVA diffuse, poco importa loro che i lavoratori autonomi e quelli fuori dal mercato del lavoro non abbiano alcun potere contrattuale, diventino di punto in bianco dei paria.  A fronte di tutto ciò anche la lotta agli evasori (cosiddetta) che incita al linciaggio del bottegaio è amorale, sembra un modo per deviare l’attenzione dai veri evasori, quelli miliardari, quelli delle mafie e delle SPA, piuttosto che dal malaffare degli appalti sporchi. I giornali sono pieni di notizie su scontrini per un caffè non emessi, poco si legge dei riciclaggi delle mafie. Nascono siti internet per denunciare il bottegaio lanciando così una vera guerra fra poveri.
A Padova è nata un’associazione con consulenti fiscali, commercialisti, psicologi che aiutino le partite IVA in difficoltà. Un vero e proprio antiracket, dove per racket si intendano banche e Equitalia.
In Grecia intanto, in nome del liberismo europeo, si lasciano bimbi in istituti o nelle scuole perché trovino un po’ di cibo che i genitori non possono garantire loro.
E’ immorale che un governo, sia pur tecnico, non abbia, al momento, bloccato la spesa di 15 miliardi di euro per acquisti di aerei da guerra. Come è indegno che il ministro della guerra che ha sostituito il suo omologo fascista chieda carta bianca per bombardare l’Afghanistan.
Meglio fare molto rumore contro il pizzicagnolo. Monti e i suoi hanno sicuramente più dignità del governo precedente (in verità bastava poco, era sufficiente essere normali), però seguono le stesse filosofie.
Mentre i disoccupati si suicidano il governo dei tecnici offre la sua rivoluzione:  consente di prorogare la scadenza della carta d’identità e le banche potranno rimanere aperte fino alle 22. (Forse per i senza tetto che ci troveranno un po’ di calore nelle ore notturne?).  Complimenti e grazie.

lunedì 30 gennaio 2012

Dalla parte del torto


 Quelle che seguono sono parole che pubblicai nel 2008 su un sito amico. Accidenti, non è cambiato nulla.... 
Dato che gli altri posti erano occupati ci siamo seduti dalla parte del torto…”   (Bertolt Brecht) 
E’ scomodo e inquietante non comprendere. Noi che dovremmo insegnare ai più giovani le cose del mondo. Noi che siamo passati attraverso foreste di speranze, rigogliose e fitte, che abbiamo navigato gli oceani delle certezze inossidabili. Noi che abbiamo voluto mutare lo stato delle cose, proprio perché incomprensibili.Oggi noi ci troviamo a dibattere sui massimi sistemi o sulle quotidiane incombenze, senza avere più la speranza, a volte senza la forza di proseguire. “Perché il mondo è questo, perché non puoi cambiarlo, perché così vanno le cose, perché chi ha il potere sta troppo in alto…” e via dicendo.
E ci si accorge di avere veramente torto sempre. Di essere seduti sulla seggiola sbagliata al pranzo di gala del mondo. Ci si accorge che il vicino di posto sorride senza motivo. Perché lui ha capito che il mondo è questo e accetta ogni portata del pranzo con la voglia di essere fra i più. Di essere maggioranza. E a chi sta seduto “dalla parte del torto” non rimane che accettare.
Un tempo lontano anni luce avrei detto che non possiamo arrenderci. Però oggi la Mafalda dei fumetti mi torna in mente: “Fermate il mondo, voglio scendere”. Lo so, eccome se lo so, il mondo non si ferma per me. Procede senza sosta. Ma la comprensione è un dovere per reggere le tensioni.
Si accavallano nella mente considerazioni lette sulla crisi economica, si intrecciano con le guerre sparse qua e là per il mondo, irrompono nel pensiero i cortei degli studenti e la polizia chiamata a fare qualche scempio di democrazia. E occhi di bimbi rom che magari rubano qualcosa a qualcuno, ma che hanno la profondità e lo splendore che solo gli occhi dei bimbi sanno avere. E ancora, Gino Strada che merita un sms per quel che fa. Perché, anche se solo una goccia nel mare, la sua è opera non solo dignitosa. E’ un sasso lanciato in un mare di palta per vedere se sotto c’è ancora acqua, o se il lordume l’ha inghiottita tutta. E’, o forse meglio, sarebbe il tempo di deporre le armi dei distinguo, fra chi sta seduto “dalla parte del torto” sempre.
Ma forse neppure questo è nelle intenzioni di troppi. E più ci penso e meno comprendo. Il PIL è roba per dotti uomini dei numeri, però non tiene conto delle persone, loro sono troppo occupati per dire di umanità e vita vera. Qualche anno fa parlavo con un signore, che lavora in banca e si occupa di investimenti, gli chiedevo di spiegarmi la borsa. Mi ha detto, papale papale, “La borsa è un mercato perfetto”. Non ho potuto che pensare a come mai, se il presidente americano viene ricoverato per emorroidi, Wall Street sussulta. Mercato perfetto? Non comprendo.
Come mi costa fatica capire le interminabili file di speranzosi giocatori d’azzardo ai botteghini del superenalotto, nella speranza di vincere 100 milioni di euro più o meno. E sapere che molti sono, per questo gioco, nelle mani degli strozzini. Perché non hanno più nulla da spendere. E perché si aggrappano alla speranza. E lo Stato biscazziere guadagna il 48% dei proventi delle giocate. Il cerchio si chiude. Lo Stato foraggia gli strozzini. Lo so che qualcuno mi spiegherà che così non è. Ma io ho torto sempre, quindi mi permetto di pensarlo. E’ etico che uno Stato si possa permettere tutto questo?  E quelle file sono un vero e proprio (si può dire senza incorrere in scomuniche?) oppio dei popoli. E qui le responsabilità sono veramente trasversali alla destra e alla sinistra, che governano, o che l’hanno fatto. Perché lo Stato tace su quei proventi, quasi si trattasse di vergognose vicende. Oggi le isole dei famosi e i grandi fratelli ottundono e annientano molte capacità di pensare e ragionare. Saviano vuole andarsene dall’Italia. Chiediamogli di rimanere. Ma perché dovrebbe, se fra un mese il silenzio ricoprirà le sue vicende? Perché le mafie sono invincibili? Perché detengono pacchetti di voti utili a molti? Non comprendo.
Su Repubblica di ieri c’era un servizio sui “cuccioli d’uomo” e sulla loro capacità di sorridere. L’inizio dell’articolo era “[…] tutto ciò di cui il piccolo ha bisogno alla nascita è un ambiente accogliente”. Ai neonati diciamo pure “benvenuto”. Non scordiamoci però che l’ambiente fuori dalle mura di casa è tutt’altro che accogliente. Forse stiamo generando degli infelici. Un cantante di cui mi sfugge il nome ha rifatto una canzone di Claudio Lolli del 76, “ ho visto anche degli zingari felici”. Erano altri tempi. Iniziava il riflusso con una grande festa di piazza. Bologna aveva accolto gli zingari “Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, far l'amore e rotolarsi per terra.” A pensarci oggi era un vero e proprio addio alle speranze di cambiamento della società. Una generazione intera ne usciva sconfitta. Lacerata. Stanca. Qualcuno ha cambiato posto e divano, si è accomodato da altre parti. Altri hanno continuato a restare seduti sulla scomoda seggiola dalla “parte del torto”.
Scrivo queste righe in un momento in cui proseguire a tentare di dare un senso alle cose costa una incredibile fatica. Troppe informazioni arrivano da ogni parte. Troppo di tutto frana e precipita attorno. Ottimismo e pessimismo si rincorrono. Porsi il problema del che fare è impresa titanica. E lo è il sapere di non avere ricette in tasca. Non per la sinistra, che non vuole ri/nascere, non per gli incolpevoli sciagurati, in fila davanti ai botteghini del lotto a foraggiare uno Stato biscazziere con una tassa occulta. E forse neppure per il mio navigare a vista nelle agitate acque del presente che incombe. In queste ore dell’alba che arriva, sono in attesa del primo giornale radio. E mi accorgo di sapere già quel che dirà. La sostanza non è cambiata da ieri. Forse solo la forma di qualche dichiarazione.  
E’ scomoda la vita “dalla parte del torto”. Ma è possibile cambiare posizione senza più guardare quel che accade attorno?

Binario 21


Il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della stazione centrale di Milano partì il secondo convoglio per Auschwitz. Il primo, con 250 deportati, era partito il 6 dicembre 1943.

Il binario 21 è una vasta area interna alla stazione Centrale di Milano, con accesso a livello stradale su via Ferrante Aporti. Posizionata al di sotto del piazzale dei binari, l’area adibita al carico della posta, fra il 1943 e il 1945, servì alla deportazione degli ebrei d’Italia.
Qui venivano formati i convogli RSHA (Reichssicherheitshauptamt – Ufficio Centrale per la sicurezza del Reich) con un ingegnoso sistema: uno per volta ogni carro bestiame veniva stipato con circa un centinaio di persone (in origine i carri trasportavano 8 cavalli), piombato e quindi posizionato su un carrello traslatore, che si muoveva lungo un’enorme galleria. Veniva poi bloccato in corrispondenza di un ascensore montavagoni e sollevato dal ventre della stazione fino a raggiungere un binario di manovra all’aria aperta, situato fra i binari 18 e19. Completato il convoglio, il treno della morte partiva, lontano da occhi indiscreti, verso l’inferno di Auschwitz-Birkenau. Fra il 1940 e il 27 gennaio 1945, la zona di Auschwitz-Birkenau-Monowitz divenne la più grande e spaventosa realtà di concentramento e morte del regime nazista. L’intero complesso fu utilizzato come campo di concentramento per oppositori al regime e prigionieri di guerra, campo di sterminio, riserva di manodopera forzata per le grandi industrie e di cavie umane per la sperimentazione medica nazista.


Elenco dei convogli dei deportati ebrei partiti da Milano con destinazione: Auschwitz, Bergen Belsen, Ravensbruck, Flossenburg:

   6 dicembre 1943 MILANO-AUSCHWITZ
 30 gennaio 1944 MILANO-AUSCHWITZ
 11 febbraio 1944 MILANO-FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 22 febbraio)
 30 marzo 1944 MILANO-FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 5 aprile)
 19 aprile 1944 MILANO-BERGEN-BELSEN
 27 aprile 1944MILANO-FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 16 maggio)
 14 maggio1944MILANO-FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 16 maggio)
   9 giugno 1944MILANO-FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 26 giugno)
   2 agosto 1944MILANO-VERONA (da lì per Auschwitz il 2 agosto)
 17 agosto 1944MILANO-BOLZANO (da lì per Auschwitz il 24 ottobre)
   7 settembre 1944 MILANO-BOLZANO (da lì per Auschwitz il 24 ottobre)
 17 ottobre 1944 MILANO-BOLZANO (da lì per Auschwitz il 24 ottobre)
     Data ignota nel 1944 MILANO-BOLZANO (da lì per Ravensbrück e Flossenburg   
     il 14 dicembre)
 15 dicembre 1944 MILANO-BOLZANO
 15 gennaio 1945MILANO-BOLZANO

I 605 deportati quel 30 gennaio. Ne tornarono solo venti.

Abenaim  Ettore,  Abenaim Mario, Abenaim Mario, Abenaim Oreste, Abenaim Ottorino, Abenaim Renzo, Abenimolo, Abolaffia Rebecca, Abraham hilde Fanny, Abrahamson Betti, Acco david dario, Ackerman Feige, Adato Amata, Alhaique Emilio, Altmann hinde, Altschueler Samuel, Anscherlik Augusta, Anscherlik Franca, Anscherlik Paola, Aschenasj Sally, Ascoli Margherita, Ass Ester, Astrologo Silvia, Attal Davide, Attal Dina Bona, Attias Giacobbe Giacomo, Attias Giacomo, Attias Nella, Attias Vitale, Auerhahn Israel, Auerhahn Mosè, Aufrecht Anna, Azria Luigi, Azzarelli Lina, Bachi Armando, Bachi Arturo Enrico, Bachi Avito, Bachi Michele, Bachi Pia, Bardavid Amalia Caden, Bardavid ester, Baruch Baruch’ Baruch Flora, Baruch Giosuè Alessandro, Baruch Isacco, Baruch Mosè, Baruch Rita, Baruch Salomon Silvio, Baruch Salvatore, Baruch Violetta, Basevi Adele, Bassani Giuseppe Benedetto, Bayona Carlo, Bayona  dora,  Bayona Isacco, Bayona Lucia, Beer Lazar, Belgrado Mario, Bemporad Adolfo, Bemporad Lelia, Benaroyo Fortunata, Benedetti Elena, Benedetti Jole, Benedetti Valentina, Benvenisti Giannina, Berl Silvio, Bermann Moritz, Berndt  elisabetta, Bernheim Luisa, Besso elsa Jolanda, Besso Lina, Besso Menachem, Bick Max herbert, Bick Paula, Bick Sigismondo, Bidussa  Elsa, Bincer Giovanni, Blinder Etta, Bloch katherina, Blonder Sara, Boccara Sciaula Dori, Böhm Michelangelo, Bolaffi Annita, Borgetti  ernestina, Brasch  elsa, Brasch  heinrich, Brauer Jolanda, Brauner Jolanda, Brogi Giuseppe, Buchsbaum kurt, Bueno Dino, Bueno Silla, Bueno Sirio Renzo, Caffaz Ida’ Caivano Angelina, Calò Fernando, Calò Fiorella, Calò Mario, Calò Matilde, Calò Sara, Camerino Aurelia, Camerino Benvenuta, Camerino
Ettore Felice, Camerino eugenia, Camerino Jole, Cantoni Margherita, Carmi Adele’ Cassuto Nathan, Chimichi Piero, Coen Aronne, Coen Gilda, Coen Giuseppe, Coen Vittorio Angelo, Coen Beninfante Franco, Cohen Rachele,  Cohn Erich, Colombo Alessandro, Colombo  decima, Colombo  elda, Colombo  elsa, Colombo Federico Giacomo, Colombo Rita, Colonna Leo, Cottignoli Bruno, Cszopp Bernardo, Curiel Amelia, Cuzzeri Amalia, Cuzzeri Elisa, Cuzzeri Irma, Damidt Erna, Dana Sara, Danon Davide, Danon Joel, David Sandor, De Benedetti Elisa, De Benedetti Ernesta, De Benedetti Esterina, De Benedetti Giacomo, De Benedetti Vittorio, De Semo Vittorino, Del Vecchio emma, Della Torre Pia, Della Pergola Giulio, Dente Anna, Dente Matilde, Dente Moise Morris, Deutsch Nada, Deutsch  Zeliko, Diena Ester Wanda, Di Gioacchino Anna, Dina Salomone, Moisè Davide, Dina Smeralda, Disegni Anna, Drechsler Lina Sali, Dresner Lisa, Echl Barbara, Epstein Simon, Eskenasi Bora,  Eskenasi Marina, Fano Bice, Fano Cesare, Fano Fausta, Fano Guglielmo, Farchy Michele, Feintuch Anna, Feintuch Henia, Feintuch Jakob, Feintuch Manfredo, Feintuch Mayer, Feintuch Rosa, Feith Maurizio, Feliks Maurizio, Ferrari Angela, Ferro Ferruccio, Fiedler Joseph, Finzi Gina, Finzi Contini  Dora, Fiorentino Iginia, Fiorentino Salvatore, Fiorentino Samuel emilio, Fitzer Feige Adele, Fleischer Amalia, Foà Augusto, Foà Bianca, Foà Giacomo, Foà Italo, Foà Wanda debora, Forti Anna, Forti elda, Forti Giulio, Forti Ida, Forti Lina, Forti Lucia, Forti Marianna, Fraenkel Arturo, Fraenkel Walter, Franchetti Olga, Franco Luisa, Frankel Margherita, Frassineti Alfredo, Frassineti Rodolfo, Fresco dora, Freund Anna elena, Friedrich Andrea, Frisch Azriel, Frisch Fritz efraim, Frisch Leni, Frisch Max, Fubini Mario, Fuchs Oscar Moritz, Fuerst Arturo, Funaro Mattia Ernesto, Gabbai Salomone, Galletti Piera, Garda donato, Geltner Minka Sara, Geltner Renée, Geltner Salomone, Genazzani Lia, Gerstl Matilde, Ghiron Enrichetta, Giuli Enrica, Giuli Sergio, Goldberg Elisabetta, Goldfarb Rosa, Goldfrucht Lea, Goldschmiedt Giorgio, Goldstein Oscar, Golombek elena, Gormezzano Stella, Grauer Marco, Grauer Samuel, Grauer Tito, Grossberger Francesca, Gruenberger erico, Guglielmi Gino, Haas Sabine, Haim Giza, Hakim Matilde, Halua Allegra, Halua Rachele, Hanau Margherita, Harmik Isak, Harpfen Arturo, Haselnuess Anna, Haselnuess Lea, Hasson Abner, Hasson Edith Nelly, Hasson Gilberto, Hasson Jean Pierre, Hauser Bela, Hazan Maurizio, Heier Fanny, Heiman Wanda Vera, Hendrix Gertrude, Herzberg Maddalena, Heymann Clara, Heymann elena, Hirschen Haendel, Hirschhorn Lea, Hirschl Vera, Hoffmann Olga, Hohn Zora, Horitzki Adele, Horitzki Regina, Horowitz Gisella, Horvatic Ivana, Jabes Giuseppe enrico, Jacchia Beatrice, Jacchia  Diana, Jacchia  Dina, Jachia Alberto, Jacob  Diamante, Jacoby Paolo, Jeret Marie, Johanan Anna, Adalgisa, Jona Giorgio, Jona Giuseppe, Jona Massimo, Jona Roberto, Jordan Rosa, Jung Bertha, Kabiljo Levi, Kahlberg Hans, Kalmann Ulrich, Karpeles Anna, Karpeles Arturo, Katz Ethel, Katzenstein Ester, Kaufmann Sofia Sara, Kirschen Regina Maria, Koen Milo, Koen Nina, Koen Oscar, Koffler Leopoldo, Koffler Michael, Kohn Margherita, Koretz Amalia, Kramm Emil, Krzentowsky Salomone, Krzentowsky Simeone, Labi Wanda, Lacher Brucha,Landmann Moses, Landmann Walter heinz, Laniado Bahia, Lascar Italia, Lascar Luciana, Lascar Wanda, Latis Leone, Latis Liliana, Lattes Leone davide, Leblis Giuseppe, Leinberg Marco, Leoni Arturo, Levi Aldo, Levi Aldo, Levi Angelo Giacomo, Levi Anita, Levi Arrigo, Levi Carlo, Levi Celestina, Levi Cesarina, Levi Clotilde, Levi elda, Levi elide, Levi elios Natale, Levi emilia, Levi emilio, Levi Giannetta, Levi Giuseppe, Levi Margherita, Levi Marietta, Levi Ugo, Levi zelinda, Levitan Alessandro, Levy Rudolf, Lind kurt, Lind Moses, Loewenthal helmuth, Loewenthal Ugo, Loewy Alice, Loewy Charlotte, Lublinsky Lipa, Lumbroso edwin, Luzzatti Silvio, Mano Gioia Perla, Marcos Sara, Matatia Camelia, Matatia Nino, Mauer Frimeta, Melauri Paolo, Menascè Farida, Menasci Roberto Raffaello, Mendelsohn Abraham, Mendelsohn Benzion, Mendelsohn Israel, Mendelsohn Jechiel, Mendelsohn Miriam, Mendes Ida, Mendler Leopold, Millul  egisto Mario, Modiano Flora, Modiano Isacco, Modiano Laura, Modigliani Milena, Molco Oreste Sergio, Momigliano  Ester Tranquilla, Montalcini Virginia, Morais Alberto, Morais Carlo, Morais Graziella, Morpurgo Abram Alberto, Morpurgo Alice Annetta, Morpurgo Bianca Maria, Morpurgo Maura, Morpurgo Oscar, Moses Clara, Moses Frieda, Moses Hedwig, Nacamulli Iside, Nacamulli Ruggero, Nagler Giacomo, Nagler Salo, Nathan Fritz, Nathan Fritz, Nathansen Samuel, Negri Guglielmo, Nemes Maria, Neuberger Ugo, Neufeld Irma, Neufeld Paolina, Norsa Giulio, NorsaMario, Norsa Sergio, Norzi Marco, Nuernberg Salomone, Oblath Ivan Gelza, Orefice Edoardo, Orefici Guido, Orvieto Guido Fortunato, Orvieto Leone Alberto, Osimo Ada, Ostrowka Alfredo, Ottolenghi dorina, Ottolenghi enrica, Ottolenghi Giacomo Salvador  david, Ottolenghi Gianni, Ottolenghi Giorgio, Ovazza Ada, Ovazza Alessandro, Pacifici Loris, Pacifici Luciana, Padovani Grazia Lidia, Paggi Goffredo, Passigli Giuseppe, Passigli Goffredo, Passigli Leone, Passigli Lidia, Perlmutter Gilmo, Perugia Giacomo, Pescarolo  eleonora, Piazza Angelo, Piazza Maria Luisa, Pickholz Augusta, Pinsk Regina, Pinto Vera, Pinto Wanda, Piperno Aldrato, Piperno
Odorico, Piperno Rambaldo, Piperno Renzo, Piperno Sigfrido ezio, Pisetzky Arturo, Plesneri Rachele, Polacco Enrica, Polacco Giulia, Polacco Giuseppe, Polacco Mosè, Polacco Regina, Popper Alice, Prato Laura, Prister Margherita, Procaccia Aldo, Procaccia Amedeo, Procaccia elda, Procaccia Paolo, Rabà Lanciotto, Rabà Lina, Rabbeno Carla, Raffael emilia, Ragendorfer Benno, Ragendorfer Lucia, Rajner darko, Rajner hela, Reggio Gisella, Reggio Iole, Reggio Rina, Reitzmann Alexander, Revere Ines, Revere Olga, Richetti Vittorina, Richter Sigfried, Riesenfeld Berthold, Riesenfeld hans, Rimini enrichetta, Ritter ester, Rodriguez Berta, Rosenberg Friedrich, Rosenberg Otto, Rosenfeld Bertha, Rosenfeld haim enrico, Rosenfeld Ottone, Rosenholz emilia, Rosenholz ester elsa, Rosenholz Leone Lajb, Rosenkranz Feige, Rosenthal Otto, Rossi Sergio Pellegrino, Roth Sabina,  Rozay Teodoro Elia, Rubinfeld Chaim, Rubinfeld  edward, Rubinfeld  enrica, Rutkowski Maria, Sacerdote Claudio, Sacerdote Giacomo, Sacerdote Laura, Sacerdote Luciana, Sacerdoti Camilla, Sadun Amiel, Sadun diodato Gastone, Sadun Lya, Sadun Vittorio emanuele, Salambrassi Vassiliki Basilia, Samaia Angelo, Sanguinetti Umberto, Saphier henni, Schatz Jakob, Schlesinger Luisa, Schnapp Gerda, Schnapp Littman eisig, Schocenstein Sonja, Schoenstein Rosette, Schotten Irma, Schulmann Gabriel, Schwertfinger ester, Segall Maximilian, Segre Alberto, Segre Annetta, Segre Liliana, Segrè Isidoro, Segrè Marianna Fanny Nella, Servi Fernanda, Servi Lucia, Sezzi Augusto, Siebzehner Joseph, Silvera Lelio, Silvera Violetta, Simon Max Guenther, Sinigaglia Livia, Sleidinger Arturo, Slukin Anna, Solal Olga, Sonino Paola, Sorani Aldo, Soria Davide, Spitz  ella, Spizzichino Alfredo, Spizzichino Iride, Spizzichino Rina, Stabholz Menasse, Staineri emanuele, Subert  edvige, Syrkus Paul, Talmatzky Gersch, Talmatzky Regina, Talmatzky Valerio, Tedeschi eugenia, Tedeschi Giacomo, Tedeschi Mafalda Ida, Tempel Adele Anna, Timberg Sabina, Todesco Angela, Treves Adelaide, Urbach kurt, Urbach Leo, Urbach Liliana, Usigli Silvia, Vamos Alberto, Vamos Mira, Varon Bohor Nahman, Varon Ida, Varon Moisè, Varon Signurù, Verderber Leo, Vigevani eda Anna Tesaura, Vitale Aldo, Vitale Cesare Sanson, Vitale elvira, Vitale emilia, Vitale eugenio, Vitale Italo, Vitale Rosa, Vitale Sergio, Vitta Simone, Vivante Salvatore, Vogelmann Schulim, Vogelmann Sissel emilia, Waldbaum Meta, Wallach Lotte, Weinberger haim Joseph, Weinreich hilda, Weiss Alfredo, Weiss Felicita, Weiss Franco, Weiss hermann, Weiss Mira, Weisskopf Alois Jacob, Weisz desiderius, Weisz elisabetta, Weisz hilda, Wessler elvira, Wiener Max Israel, Witzmann Ida, Wohlgemuth Alexander, Wohlgemuth  ella, Wohlgemuth  herta, Wohlgemuth Margherita, Wohlgemuth Max, Wohlgemuth Siegfrid, Wolf Rachele, Wolfstein Margarethe, Yeni Isak, Yohai Rebecca, Zaccar Allegra, Zaduk Ivan Alfredo, Zamorani Amalia, Zamorani Elsa, Ziegler Jack, Ziegler Joseph, Ziegler Liana, Ziegler Susanna, Zimmermann Giulia, Zucker Jacob.
 
Fonte: http://www.binario21.org/pdf/brochure%208_02_08.pdf

domenica 29 gennaio 2012

Salvemini riparte




 Passata la settimana per digerire la sconfitta, Carlo 
Salvemini torna a parlare con il suo popolo. Il comitato in Via N. Sauro è gremitissimo, molti rimangono fuori per mancanza di spazio.
Nei giorni scorsi on line si sono letti centinaia di commenti che lo invitavano a correre da solo, piuttosto che a non mollare o accettare la sconfitta e sorreggere la Capone. Qualcuno ha anche scritto “capitano mio capitano”, d’altra parte ognuno elabora a modo suo.
Ha iniziato a parlare ringraziando tutti e sgombrando il campo dalla possibilità di una corsa solitaria in quanto “mi ritengo vincolato ad un patto con il centro sinistra” anche se, ammette , non tutti i comportamenti sono stati limpidi nella competizione con la Capone e gli  apparati del PD.
“Noi restiamo in campo perché il centro sinistra può vincere a Lecce”.
Per la sua partecipazione alla corsa nella coalizione ha però messo alcuni paletti, con la Capone e con il PD, che hanno accettato, ha parlato chiaramente di un’unica condizione: “che il perimetro dell’alleanza sia quello delle primarie”. Quindi nessun accordo preventivo altre forze, neppure troppo sottinteso che si parlava di UDC. “D’altra parte questa è la coalizione che governa la Puglia e che già conquistò la provincia di Lecce”.
Pur essendo ardua l’analisi del voto, ha ammesso i limiti della sua campagna nella quale non si sono mobilitati per il voto tutti i possibili elettori, ed ha riconosciuto che esiste in città un elettorato moderato che gli avrebbe dato la preferenza alle elezioni, ma che non si è sentito di recarsi al Tiziano per le primarie.
Alle formazioni di sinistra che lo hanno appoggiato (SEL e Federazione della Sinistra) ha detto che l’unica via che ritiene percorribile è quella di una lista civica nella quale  convergano anche esponenti dei partiti “senza alcun simbolo” in quanto “sono stato votato con il mio profilo di centro sinistra, però oltre i perimetri dei partiti”.  Se riuscirà nell’intento di far convergere le schegge sparse avrà fatto un vero miracolo, bene si conoscono la capacità di parcellizzazione dei partiti delle sinistre, i particolarismi e il settarismo che non sembra voler morire. Nelle scorse elezioni comunali rinunciarono a almeno un consigliere pur di dimostrare la loro purezza e presentarsi divisi.  
Per quanto riguarda i programmi della coalizione: “Spetta alla Capone riassumere le tematiche della campagna per le primarie e fare tesoro anche del nostro lavoro”. 
All’uscita abbiamo provato a cercare qualche esponente dei partiti della sinistra, blindatissimi nei loro: “dobbiamo riunirci, dobbiamo discuterne”.
Solo uno diceva che Carlo merita “però non dobbiamo rifare l’errore di SEL che ha un partito personalistico”.  
On sostanza si preparano tempi un pò duretti, dopo il primo turno si faranno i giochi e le alleanze vere, al momento sono tutti in attesa delle decisioni di una destra che sembra spaccata fra fittiani, mantovaniani e neoleghisti separatisti. Vedremo gli accadimenti.  Anche se con moltissima diffidenza verso le sinistre che dovrebbero unirsi, dobbiamo essere ottimisti.