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sabato 9 marzo 2013

PUG, emergena casa ed altro. Intervista a Rita Miglietta


E’ tempo di crisi, ed è tempo di graduatorie per l’assegnazione di case popolari. Il Comune di Lecce ha provveduto, alla buon’ora, a sbloccare una situazione ferma dal 1999. Ferme non sono rimaste però le richieste che sono aumentate esponenzialmente, da poche centinaia si è passati a 1380, solo 400 di queste hanno trovato risposta al momento. Ed è tempo di P.U.G. (Piano Urbanistico Generale), quello che dovrebbe servire a dare un volto alla città, a renderla “luogo” e agorà anziché anonima e caotica. Lecce è una delle città più belle d’Italia, renderla salotto e vivibile, oltre che bella, sembra un sogno. L’impressione di chi arriva e, come il sottoscritto, la vive per qualche anno è di una città a compartimenti stagni, che non dialogano fra loro, il centro lontano dalla prima periferia, l’università staccata dal contesto urbano quasi ci si trovasse in  luoghi diversi. Di questo abbiamo parlato con l’architetto Rita Miglietta che di urbanistica e di città si occupa a tempo pieno e che è già intervenuta più volte nella discussione pubblica con articoli e commenti.

“Facciamo il punto sul PUG. Tu scrivi in un articolo che quello proposto dall’amministrazione comunale non riesce a dare un’immagine unica e forte della città, mi spieghi meglio?”

“Intendo principalmente un’immagine chiara che parte da una consapevolezza acquisita sull’esistente. Mi spiego meglio, sono stati proposti cinque temi: Mura di Lecce, Università e città, isole d’abitare, città rurale e parco delle marine. Questi temi ad oggi, da quanto abbiamo appreso dal Documento Programmatico Preliminare non sono la declinazione di uno sfondo unico comune perché non sono integrati fra loro, parlano di tante città e estremizzando di nessuna. Certo sono importanti quanto, purtroppo, ovvi, non aprono ad una nuova interpretazione della città. Se non si disegna un’immagine unica si rischia di procedere per semplificazione separando la città. Da quanto si evince dal piano parliamo di immagini a sé stanti e scollegate l’una dall’altra.

“Quindi parliamo di pezzi di città non dialoganti fra loro”

“La domanda che bisognerebbe porsi è cosa tiene insieme le varie parti della nostra città, i suoi differenti usi e vocazioni, i suoi abitanti e visitatori. Ad oggi questa unità manca perché il progetto del Piano, che dovrebbe essere un’occasione di crescita collettiva non è stato ancora condiviso con la città: cittadini, associazioni, portatori di interesse. In questi giorni tuttavia anche se dopo la redazione del Documento Programmatico Preliminare, l’Amministrazione ha lanciato il programma partecipativo << Sine putimu>>, è un segnale che ci si augura recuperi il ritardo accumulato e sarà importante valutare a partire da quali premesse la città è chiamata ad interagire, per esempio da quale grado di consapevolezza sulle sue criticità ed emergenze, da quali attese collettive. Così per esempio abbiamo l’Università staccata dalla città, o la costa ancora una parte di città avulsa dal suo cuore”.

“Manca l’interconnessione, cosa si dovrebbe fare?”

“Lecce è una città stupenda, non ha grandi fratture fisiche, a parte quella determinata dalla tangenziale, un segno forte che delimita un dentro e un fuori che non ha tenuto conto purtroppo del disegno aperto proposto dal Piano Territoriale della Provincia dell’ormai lontano 2001. Prima non c’erano grandi fratture. Oggi la città è cresciuta ed è purtroppo congestionata, si è arricchita, nonostante le prossimità, di forti distanze fisiche, con il paesaggio della campagna per esempio, o con i quartieri residenziali esterni al centro.  Si ragiona per pezzi e aree delimitate anziché avere una visione integrata sia fisicamente che di contenuti di temi e strategie. Occorre darsi degli obbiettivi prioritari da raggiungere ed  integrarli, farli interagire tra loro”.

“Sembra si proceda per improvvisazione”

“Il PUG è in fase di progettazione preliminare, in questa fase non esiste ancora una riflessione per esempio sulla mobilità; in merito manca una politica. Attenzione non parliamo di trasporto, parliamo di mobilità, le persone si muovono, non si trasportano. E’ necessario che il Pug proponga un grande progetto di mobilità sostenibile, strettamente connesso ai differenti usi degli spazi fisici della città, capace di rendere la città coesa, sicura ed efficiente. Se il trasporto pubblico non è utilizzato è perché questo è estraneo sia ai suoi fruitori e sia allo spazio fisico della città, se per esempio ancora si propongono come parcheggi di interscambio quelli dentro il centro urbano, difficilmente si riuscirà a decongestionarlo.

“Condivisione di progetti e programmi, quindi”

“E’ la città che si da un’immagine, sono gli abitanti che, stimolati al dialogo, con i progettisti trasferiscono la visione della città che vorrebbero; Per esempio nel Documento Programmatico Preliminare  manca il ritratto socio economico, manca una riflessione sull’emergenza abitativa”.

“A proposito, sono uscite le graduatorie per le assegnazioni. Da una parte mancano alloggi popolari, dall’altra ci sono centinaia di alloggi inutilizzati, sfitti, invenduti, non sarebbe serio fare un censimento per capire e quantificare? Anche perché aumentano le gru e c’è chi ipotizza di verticalizzare Lecce, costruire grattacieli”

“Il censimento è indispensabile. E qui torniamo all’acquisizione di consapevolezza. Esiste una volumetria importante di abitazioni, locali commerciali, e uffici vuoti,  è un momento difficile nel quale le vecchie politiche di sviluppo urbanistico si sono perpetuate per un tempo molto lungo, utilizzando un vecchio strumento urbanistico non calato nel tempo. Oggi è necessaria una riflessione sull’esistente che deve essere rivitalizzato, riqualificato, reinventato. La sopraelevazione è una strada, ma solo se intesa come riqualificazione, occupare meno territorio è indispensabile. Parlare di grattacieli è credo una provocazione che ha in sé una potenzialità importante. Ci sono parti di città moderna incompiuta, lì si può intervenire sopraelevando o ricostruendo, ridefinendo il tessuto urbanistico degli isolati in armonia con l’esistente, reimmaginare qualcosa di nuovo e razionale. Quella dei costruttori non è credo una richiesta di grattacieli tout court, piuttosto di rinnovamento.

Per quanto riguarda l’emergenza casa, Anche qui occorre riscrivere totalmente le politiche abitative e definire una politica pubblica efficace anche nel coinvolgimento dei privati. E’ un aspetto essenziale di un tema più complesso che ha a che fare con la capacità dell’Amministrazione di porsi come regista di un insieme di mosse inclusive che per prime devono garantire il bene comune e la coesione sociale. Pensiamo all’università, e alla sua scarsa interazione che  rimane una cittadella. Alle marine che non sono il fronte mare di tutta la città. Ma anche alla cultura un piano generale deve prevedere anche la capacità di alimentare la cultura, gli spazi esistono, ma quanto questi siano in sintonia con la città? Quanto rispondono alle sue attese e necessità?

“Cosa succederà ora?”

L’augurio è che si stia finalmente aprendo un dibattito pubblico di domande e risposte che vadano oltre i contributi sulla stampa. Lecce Bene Comune in tal senso a seguito di un’ assemblea pubblica a Novembre ha consegnato un documento di osservazioni portatrici di interessi collettivi. Il comune si è impegnato a rispondere a tutte le osservazioni e ora a fare un insieme di incontri tematici con la città. E’ l’occasione per non fare del piano un mero adempimento sulla carta, integrare l’attuale Documento Programmatico Preliminare adottato lo scorso 16 Settembre , valutarne l’efficacia delle premesse farne come dicevo un momento di crescita collettiva per acquisire una conoscenza più ricca, l’unica capace di delineare una ormai indispensabile strategia credibile futura.




Questo è il link delle osservazioni:


giovedì 7 marzo 2013

FLAI CGIL a Nardò. Lavori agricoli, mafie e riduzione in schiavitù


“Mercato del lavoro agricolo e nuovo sviluppo rurale: lavoro, diritti e legalità”
Ne Hanno parlato nel Chiostro dei Carmelitani in Nardò: Roberto Iovine, responsabile nazionale ufficio legalità della CGIL, Giuseppe De Leonardis, segretario FLAI Puglia (Federazione Lavoratori Agro Industria), Antonio Gagliardi, segretario generale FLAI Lecce, Antonella Cazzato, Segretario confederale CGIL Lecce, Marcello Risi, Sindaco di Nardò. A seguire ci sono stati interventi dei rappresentanti delle associazioni agricoltori.
Parlare di mercato del lavoro senza partire dai diritti è impossibile, e l’illegalità in agricoltura è diffusa a livello nazionale, come si evince dai dati presentati da Roberto Iovine. Parliamo di città e piccoli paesi che vanno da Rosarno a Nardò, fin su nel cuore del Piemonte, in provincia di Alessandria è stata scoperta una vera tratta degli schiavi, il tribunale di Torino sta indagando sulla riduzione in schiavitù, reato infame ed infamante in una nazione civile. Quindi il mercato della braccia straniere è saldamente detenuto dall’illegalità che si serve dei caporali per trattare i lavoratori come merce, ricordiamo le frasi intercettate a Nardò: “La mandria è sfiancata, mandatene altri”.  E sulla situazione neretina si è soffermato il Sindaco Risi, dicendo dell’accoglienza e della solidarietà della cittadinanza. Soprattutto ha fatto il punto sul fatto che esiste un tessuto sociale impegnato nella Caritas e in altre associazioni che contribuisce ad aiutare i ragazzi sfruttati da altri neretini. Forse è mancato, nel discorso del primo cittadino, un cenno a quanto fa l’amministrazione. Garanzie sociali e solidarietà spontanea sono aspetti diversi, che magari possono coincidere, ma istituzionalmente debbono essere decisamente separate. La prima deve tenere conto delle esigenze di tutti. Nello specifico dovrebbe provvedere a dare dignitoso alloggio almeno per la prossima stagione ai lavoratori che nel 2012 sono stati sbattuti a dormire sotto gli ulivi, essendo stata chiusa la masseria Boncuri. Ci si sta muovendo, assicura il Primo Cittadino, però occorrerebbe fare in fretta. E colpisce come il Comune si sia rifiutato di costituirsi  parte civile nel processo in corso che vede alcuni loschi personaggi inquisiti per sfruttamento e riduzione in schiavitù. A detta del Sindaco la schiavitù è altra cosa dai fatti denunciati che dicono di uomini spostati da una parte all’altra per le varie raccolte, di vere e proprie tratte che li vedono utilizzati e sottopagati a raccogliere angurie a Nardò, pomodori in capitanata, clementine in Sicilia, trasbordati come bestie. Che debbono pagare il trasporto ai caporali e 2 euro per una bottiglietta d’acqua. Forse a chi scrive sfugge la differenza sottile fra schiavitù ed altro.
Secondo le stime dell’osservatorio Placido Rizzotto in Italia ci sono almeno 400.000 lavoratori agricoli sotto caporale. In provincia di Lecce l’80% dei lavoratori opera sotto salario minimo. L’evasione contributiva complessiva si aggira sui 420 milioni di euro annui. Una situazione non più sostenibile, secondo CGIL che richiede il massimo sforzo di trasparenza e solidarietà.   Soprattutto il doveroso ripensamento, ad esempio, del collocamento, lo Stato lo ha smantellato e praticamente lo ha messo nelle mani dei privati, ad approfittarne sono state, con tutta evidenza, le mafie. In Agricoltura esiste una sola agenzia per lavoro interinale che se ne occupa, è a Milano. E’ quindi assolutamente impossibile per un lavoratore che vive in Puglia, accedervi. Le aziende pulite, che esistono, rimangono sotto scacco della criminalità e di imprenditori  che sottopagano i lavoratori. Una ruota perversa, una catena da spezzare.  
“Siamo convinti che un collocamento trasparente sia possibile – dichiarano dalla Flai Cgil - e con esso un lavoro regolare e tutelato. Chiediamo che la politica faccia la sua parte, dando risposte ad una questione dalla quale non si può prescindere se veramente si vuole rilanciare il Paese nel segno del lavoro, dei diritti e della legalità”.

mercoledì 6 marzo 2013

Ignoranza a cinque stelle

E' lei

Scrivevo qualche tempo fa della differenza fra i semianalfabeti portati in Parlamento dalla Lega Nord e i dipendenti di Beppe Grillo. Avevo preso un abbaglio. La mancanza di cultura minima sulla storia e sulle istituzioni è abissale in alcuni neo eletti. Cito una domanda che non ha mai trovato risposta a un giovane grillino appena diventato deputato su come venisse eletto il Presidente della Repubblica, non rispose perché non lo sapeva, e fra un mese sarà chiamato a votare. Questo la dice lunga sulla pratica istituzionale dell’individuo e sulla sua conoscenza di ciò che è chiamato a fare. Sarebbe come mandare un bravo cuoco ad estrarre un molare. Al mio dentista chiedo almeno conoscenza di cosa stia facendo. Questo è il risultato della caduta verticale di etica in politica. Un Renzo Bossi può diventare consigliere regionale esattamente come una Roberta Lombardi può diventare capogruppo del Movimento di Casaleggio e Grillo. La signora in questione ha scritto nel suo blog:

“Da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia”.

Ora, definire folclore il razzismo e le spranghe di un gruppo che ha come unico vate il fascismo con derive neo naziste è quanto meno bizzarro. Sarebbe come definire bricconcelli i mafiosi che taglieggiano i commercianti, o birichini gli spacciatori che tagliano la droga con il cianuro. Resta comunque la completa ignoranza di quello che fu il fascismo. Ignoranza o colpevole connivenza? E’ pur vero che ci siamo abituati anche ad avere Borghezio nelle istituzioni, però da questi qui ci saremmo aspettati dignità, ed etica ovviamente. 
Presa con le mani nella marmellata la giovane mammina non ci pensa un attimo a scrivere:

"Rimango allibita dalle strumentalizzazioni in atto su una frase estrapolata da un post sul mio blog. Quella espressa era una analisi esclusivamente storica di questo periodo politico, che naturalmente condanno….”

Prosegue poi dicendo che parlava di Mussolini pre fascista, quando era socialista DOC (secondo lei). Anche dando per buona questa battutina, rimane il considerare il razzismo e le sprangate di Casa Pound come folclore.
Una raccomandazione alla signora, mentre si va a rileggere un po’ di accadimenti dell’Italia e dell’Europa nel periodo fascista e nazista, magari trovi il tempo di rimettere il suo mandato. Per noi le analisi storiche sono cose troppo serie, e poi, diciamolo alla signora capogruppo, non è lì a rappresentare Casa Pound, piuttosto a fare la parlamentare di tutti gli italiani, anche quelli antifascisti. E se c’è qualcuno che è rimasto allibito, cara signora, non è solo lei. 

martedì 5 marzo 2013

Torniamo alla politica?


C’è qualcosa di inquietante nelle somiglianze, bene ne diceva Massimo Gramellini che ringrazio per la lettura che dà dei fatti su La Stampa del 2 marzo. http://www.lastampa.it/2013/03/02/cultura/opinioni/buongiorno/le-virtu-del-buon-politico-pKekhgWD3FLbt51STLzrtN/pagina.html)
Leggendo mi veniva in mente la somiglianza inquietante fra alcuni aspetti di Beppe Grillo (non del suo movimento, diamo nome e cognome alle cose) e il leghismo d’antan: l’omologazione di ogni cosa e persona al gruppo o all’etnia alla quale appartiene. I leghisti dicono, a fronte del furto commesso da un albanese: “gli albanesi rubano”. Oppure urlavano, molti ancora lo fanno, agli immigrati come stupratori, assassini e colpevoli di ogni nefandezza, oppure ai meridionali come mafiosi, salvo poi correggersi in corsa visto che le mafie a Milano hanno i loro quartieri generali.
Grillo saluta gli elettori
Comportamenti simili sono ascrivibili agli emuli delle sorelle Bandiera, il duo Casaleggio/Grillo. Il dire che i politici sono sporchi, brutti e cattivi, che i parlamentari sono morti che camminano, che sono tutti da cacciare perché tutti uguali è inquietante. Soprattutto il primato della politica cancellato da chi fa politica a 360 gradi è un vero ossimoro per l’intelligenza. In questo caso facciamo tranquillamente nome e cognome dei colpevoli di una sotterranea truffa agli elettori, Beppe Grillo e il suo compare di merdende. I parlamentari eletti, che hanno avuto la faccia di candidarsi, ora hanno due strade da seguire, li vedremo in Parlamento. O possono fare da amplificatori ai loro guru ed eleggere, nei fatti, la loro incapacità al rango di scelta politica, oppure dare spazio alla volontà, onesta e sincera, di cambiamento delle Istituzioni standoci dentro come hanno scelto di fare. Rispetto alle bande di analfabeti portate a Roma dai leghisti che si sono trovati a votare convintamente (?) che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak,  ora siamo in presenza di persone istruite, capaci e ragionevoli, i pochi che conosco hanno la capacità di discernere, di capire quale politico è marcio e farne nome e cognome, e quale merita rispetto ed ascolto. Auspichiamoci tutti quanti che non si trasformino in servi muti. Il governo di una nazione è roba seria, soprattutto la lingua italiana è meravigliosa, ogni cosa deve avere un senso. E’ plausibile che fra i mille parlamentari non ce ne sia un dieci per cento con cui dialogare? E’ possibile che non esistano persone oneste ma che tutti vengano omologati nel calderone dei ladroni? Se è vero che negli utlimi vent’anni c’è stato lo scempio della democrazia rappresentativa e dei partiti, se è vero che si sono votate al volo leggi per rubare anni ai pensonandi mentre non si è riusciti a diminuire le prebende dei Parlamentari, altrettanto vero è che là in mezzo qualcuno voleva veramente farlo. Il problema forse sono i partiti così come concepiti e la loro deriva onnivora e lontana dalle persone. Allora confidiamo che fra gli eletti si cerchino convergenze per fare un governo di onesti anziché giocare a sfasciare tutto quanto.  Le ultime elezioni possono essere una vera rivoluzione che cambia la pelle della Democrzia italiana, possono essere una svolta epocale, oppure possono tramutarsi nel più grande flop di un partito di maggioranza che si sia mai visto. Se così sarà, per favore, non si dia poi la colpa agli altri, gli eletti del movimento cinque stelle possono essere attori del cambiamento da dentro le istituzioni, veramente ci meritiamo un tizio che va in giro con il volto coperto come i rapinatori? Non l'aveva già fatto chi andava in giro con un elmo cornuto e la camicia verde?  Ma per favore, si torni alla politica!

domenica 3 marzo 2013

Ahi il dopo elezioni

Il dopo elezioni vede lo stallo e l'impossibilità di fare un governo. I partiti vecchi, soprattutto quello nuovo, si lanciano cinguettii e insulti su chi è più democratico (sembra di sentire i partitini di sinistra che amano stare a discutere secoli su chi è più puro anche se non li votano neppure i parenti stretti). Insomma, la situazione è fluida e tutti aspettiamo una decisione da lassù. Ebbene si, lassù ci sono anche quelli nuovi ora. A proposito, so che si disturbano le avance  ma c'è una notiziola sicuramente di secondo piano e ininfluente nel mercato delle vacche nei due rami del parlamento che pensano ai massimi sistemi: 
Dice ISTAT:
Gli occupati nel complesso in Italia sono passati dai 23.222.000 del 2007 a 22.899.000 del 2012 (323.000 in meno). Ma se al Nord il calo è stato di 20mila unità (da 11.921.000 nel 2007 a 11.901.000 nel 2012 con un -0,17%) e al Centro si registra un lieve avanzamento (da 4.785.000 a 4.818.000) il Sud subisce un vero e proprio crollo passando dai 6.516.000 del 2007 a 6.180.000 persone occupate (-5,15%).