In due giorni sono successi due episodi che mi hanno aiutato
a pensare a come l’intolleranza possa prendere piede.
Camminavo con il cane in un luogo dove si portano molti
cani. E’ veramente una schifezza camminare dove incivili non raccolgono quel
che dovrebbero.
E qui si potrebbe aprire un inciso sulla “cosa pubblica”. La
strada è di tutti per cui si può sporcare. Tralasciando il fatto che fra i “tutti”
c’è anche chi sporca, anzi, proprio lui (o lei) ama evidentemente passeggiare
calpestando merde di cani e lamentandosi con le pulizia strade.
Torno al mio cane, in un anno ho avuto un solo controllo
nelle tre uscite quotidiane. Verifica di microchip e sacchetti per eliminare il
dovuto.
Un po’ poco vista l’inciviltà di alcuni. Però l’altra sera
passeggiando in una zona particolarmente “bombardata” dagli incivili di cui
sopra sento una signora al balcone che dice a qualcuno in casa “eccone un altro
che sporca”. Sono andato avanti senza rispondere.
Non ho strumenti per dirlo, però penso e credo che se si
facesse l’esame del DNA ai “reperti” si scoprirebbe che sono pochi gli
imbecilli rispetto ai possessori di cani. In altra occasione ho sentito dire,
in seguito alle esche avvelenate per cani lasciate in Piazza Ariosto: “però
bisogna vedere quanto sporcano, poi uno si esaspera e arriva a mettere veleno”
Episodio due, dopo che l’omicida del ciclista ha massacrato
un amante della bicicletta, incontro un artigiano leccese apparentemente quieto,
tranquillo che mi dice “forse se l’è cercata quel ciclista, a volte si comportano
male, a me una volta…” l’ho stoppato con un insulto, chiunque giustifica un
omicidio diventa complice morale dell’omicida stesso. Sicuramente ho perso la
stima (se mai ce ne fosse stata) di una persona, però a tutto c’è un limite.
La storia della signora al balcone e quella dell’artigiano
hanno un filo rosso che le lega. Tutti e due i soggetti sono vittime di quello
che si potremmo definire razzismo strisciante. Entrambi citano il comportamento
di alcuni generalizzandolo ad un’intera categoria. Degli imbecilli con i cani
abbiamo detto, i ciclisti che a volte capita di incontrare in strade strette e
che non vanno in file che consentano il transito anche delle auto, ma si
ammassano, in effetti, succede di incontrarli.
Ora, due cose balzano agli occhi, da una parte la
considerazione per la vita e la morte. Chi dice di esche avvelenate messe per
esasperazione probabilmente non lo farebbe, tuttavia quasi ammira chi ha il
“coraggio” di farlo. Chi dice che qualche ciclista poco corretto giustifica un omicidio
volontario la stessa cosa.
Se il filo del ragionamento prosegue abbiamo il diritto di
pensare che si possa dire “poveri” per i bimbi che crepano in mare e nello stesso
tempo ammirare che non vuole soccorrerli fino ad essere disposti a votarlo alle
prime elezioni utili.
Se l’omicidio diventa legge è, appunto, lecito quindi se ne
può gioire tranquillamente.
Lo stesso discorso vale per l’immigrazione in Europa, non è
affatto un caso che le elezioni vedano rappresentanze sempre più imponenti di
movimenti populisti che soffiano sul fuoco del razzismo nascosto e
indiscriminato. Poco importa se il ciclista fosse un artigiano leccese,
appartenenva ad un “gruppo” di persone alcune della quali danno fastidio in
strada. Poco importa se la maggioranza dei possessori di cani sia civile, fra
loro ci sono pochi incivili, quindi “colpiamone uno per educarne 100”. Anzi
“colpiteli, io vi voterò”.
Il combinato disposto fra xenofobia e populismo che porta
voti agli urlatori diventa così fenomeno da maggioranza silenziosa che ben
vedrebbe un abbattimento delle garanzie democratiche.
Non penso di
estremizzare se dico che l’atteggiamento verso i cani avvelenati è simile a
quello di chi sapeva dei forni crematori e non parlava, anzi, aveva la ferma
convinzione che ogni ebreo portasse dentro sé le malefatte di alcuni strozzini
ebrei e non poco importa. Ed è maledettamente simile al pensiero che, quando un
immigrato delinque tutti gli immigrati sono da ricacciare a casa loro perché
sono potenziali delinquenti o terroristi. Poco importa se sono ragazzi nati,
cresciuti e istruiti nella “civile” Europa.
Per terminare voglio citare, rubando spudoratamente dalla
bacheca del mio amico Mimmo Pesare, un post di ragionamente civile:
Che cos'è il razzismo?
Al
filosofo Jean-Luc Nancy nel 2000 venne commissionato un saggio sul tema del
razzismo. Nancy, invece di compilare uno scritto di filosofia politica, scrisse
un libro dal titolo "L’Intrus" (L’intruso), in cui parlava della sua
personale esperienza del trapianto di cuore. nelle sue pagine, il filosofo
francese, con il linguaggio della chirurgia, tratteggiava una delicatissima
metafora del confine: nel petto dell’intellettuale occidentale viene ospitatol’organo di un estraneo, di qualcuno che non si conosce
(un uomo di colore? uno zingaro? un gay?) e la cui morte permette la
continuazione della vita. Ma il successo di un trapianto di cuore, spiega
Nancy, dipende da una condizione ben precisa: per consentire al cuore estraneo
di pompare la vita nell’organismo che lo ospita, è necessario che si abbassino
gli anticorpi, le difese immunitarie del corpo ospitante. Le difese
immunitarie, gli strumenti coi quali, normalmente, un organismo si difende
dagli attacchi dell’esterno e grazie ai quali la vita può prosperare, devono
essere necessariamente ridotte, depotenziate, per impedire il rigetto dello
"straniero", per impedire che il cuore intruso smetta di garantire la
vita. La difesa della vita, paradossalmente, deve indebolirsi per permettere la
vita stessa. In questa suggestiva metafora della porosità, c'è il senso del
confine, inteso come antidoto del razzismo. Il confine permette la prosperità
della cultura a condizione di alimentarne continuamente lo scambio con
l’esterno. A condizione di far prosperare "l'intruso", che alimenta
la vita.
Ma qui stiamo parlando di Democrazia compiuta, al momento
solo ideale, non imabarbarita La stessa che vogliono rendere “liquida”
cambiandone i fondamentali. Non consentendo neppure all’elettore di poter
esercitare il diritto di scelta dei suoi rappresenanti, nominati da qualche
sergreteria. Quale differenza con un populismo che porta frutti velenosi?