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venerdì 12 gennaio 2024

minacce e insulti via web agli amministratori leccesi

 «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli»(U. Eco)

 Aveva ragione solo in parte, Umberto Eco, quello che si sta palesando in questi giorni in una piccola città, in fondo all’Italia, è peggio, non si tratta solo di imbecilli, siamo di fronte ad atti di vera e propria criminalità da denunciare immediatamente alle autorità giudiziarie.

Lecce, alcuni peones di chissà chi, rivolgono sui social pesanti insulti sessisti pieni di livore all’assessore Rita Miglietta, salvo poi cancellare le porcate scritte. Per fortuna qualcuno ha fatto e ripubblicato lo screenshot della conversazione fra incivili e si auspica che un’azione giudiziaria vada a buon fine. Se il non sapere o l’errore sono emendabili, la volontà di provocare anche reazioni violente in interlocutori che vogliano assurgere pure loro al ruolo di peones di qualcuno sembra palese.

Passano pochi giorni e due personaggi, uno un pittore di discutibile levatura artistica, che pare viva a milano, e una sua interlocutrice, pubblicano post sulla necessità di opporsi al sindaco in persona con proiettili veri. Pure questo sembra un invito a reagire con violenza anziché con la politica e la critica che, condivisibile o meno, rimane la via maestra per spronare un’amministrazione a fare meglio.

Avesse ragione Eco e si trattasse solo di imbecilli la cosa morirebbe lì, qui siamo invece oltre il confine, qui si tratta invece di persone, quelle che si chiamavano quaquaraqua, probabilmente con seri problemi sessuali, che forse si divertono leggendo di stupri e femminicidi, sicuramente invitano altri alla violenza verbale e probabilente non solo.

Il secondo caso non è meglio o peggio del primo, è ugualmente criminale e da denunciare alle autorità. In un dibattito civile non deve esserci posto per queste porcate.

In entrambi i casi, oltre alla minaccia, esiste la volontà, magari non espressa ma sottesa, di istigare non al dibattito, piuttosto ad una violenza più estesa e diretta.