«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli»(U. Eco)
Lecce, alcuni peones di chissà chi, rivolgono sui social
pesanti insulti sessisti pieni di livore all’assessore Rita Miglietta, salvo
poi cancellare le porcate scritte. Per fortuna qualcuno ha fatto e ripubblicato
lo screenshot della conversazione fra incivili e si auspica che un’azione
giudiziaria vada a buon fine. Se il non sapere o l’errore sono emendabili, la
volontà di provocare anche reazioni violente in interlocutori che vogliano
assurgere pure loro al ruolo di peones di qualcuno sembra palese.
Passano pochi giorni e due personaggi, uno un pittore di discutibile
levatura artistica, che pare viva a milano, e una sua interlocutrice,
pubblicano post sulla necessità di opporsi al sindaco in persona con proiettili
veri. Pure questo sembra un invito a reagire con violenza anziché con la
politica e la critica che, condivisibile o meno, rimane la via maestra per
spronare un’amministrazione a fare meglio.
Avesse ragione Eco e si trattasse solo di imbecilli la cosa
morirebbe lì, qui siamo invece oltre il confine, qui si tratta invece di
persone, quelle che si chiamavano quaquaraqua, probabilmente con seri problemi
sessuali, che forse si divertono leggendo di stupri e femminicidi, sicuramente
invitano altri alla violenza verbale e probabilente non solo.
Il secondo caso non è meglio o peggio del primo, è
ugualmente criminale e da denunciare alle autorità. In un dibattito civile non
deve esserci posto per queste porcate.
In entrambi i casi, oltre alla minaccia, esiste la volontà,
magari non espressa ma sottesa, di istigare non al dibattito, piuttosto ad una
violenza più estesa e diretta.