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sabato 24 gennaio 2015

Quello che canta onliu...



Il genio di jannacci in un piovoso pomeriggio di fine gennaio, con un ginocchio gonfio perchè a una certa età arriva l'artrosi, con un freddo che non sa pungere, le notizie che stancano, logorano, fanno incazzare. Un genio Jannacci che arriva da dentro il pc, canta come se fosse qui e come se ancora ci fosse. Fuori il traffico di ogni giorno, i clacson che suonano, qualche sirena ogni tanto, pochi km più in là lu rusciu  te lu mare con le sue storie, arrivano pescatori, tornano, arrivano turisti, a volte tornano. Flussi e riflussi, come la vita che scorre in fondo. Nostalgie, saudaji, e Jannacci che canta, ed io che penso che è vero, ora vado in fondo alla piazza a sentire se ancora c'è quello "che canta onliù"....... 


Quando capirai che non potrò più camminare, 
neanche in mezzo alla strada
quando capirai che non potrò neanche aggrapparmi a quel balcone, 
che c'è in mezzo alla strada
quando arriverà la sera e penserai che la mattina dopo 
non potrebbe arrivar mai
e tu eri là che stavi al mare
che bel fresco! onde evitare...
che ti frega di uno che fa fatica a camminare e allora...

Quando mi dirai che è proprio roba da imbecilli vomitare 
proprio in mezzo alla strada,
e quando ti dirò che è per fatica di capirti 
che mi vien da vomitare, 
qui giù in strada,
e quando arriverà la sera e penserai che la mattina dopo 
non potrebbe più arrivare
e tu eri là che stavi al mare
che bel fresco! onde evitare...
che ti frega di uno che fa fatica a vomitare e allora...

Portami in fondo alla piazza,
là dove canta il jukebox,
senti se c'è ancora quello che canta Onliù, Onliuuu...
E portami in fondo alla piazza, 
fammi cantare con lui.
Ma prima di tutto:
accertarsi bene che quello che canta sia proprio Onliù, Onliuuu...

E quando mi dirai che anticamente masturbarsi era peccato veniale
Quando capirai che umanamente è l'insalata che mancava di sale
E dopo arriverà la sera e capirai che la mattina dopo non poteva più arrivare
e tu che cazzo sei venuto, sei venuto via dal mare
che bel fresco a riva stare
che ti frega di uno che si voleva rimbambire e allora...

Vai proprio in fondo alla piazza, senti che canta Onliù,
senti se c'è ancora quello che canta Onliù, Onliuuu...
Vai proprio in fondo alla piazza, vai, fatti cantare da lui:
Prima accertarsi bene che quello che canta sia proprio Onliù, Onliuuu.....

giovedì 22 gennaio 2015

Sacra Corona Unita - Ne parla Antonio Nicola Pezzuto

Ringrazio l'amico  Antonio Nicola Pezzuto per il pezzo che segue, pubblicato su     Antimafia 2000


Sacra Corona Unita: clan in guerra e affiliati dissidenti


conf-stampa-scu

di Antonio Nicola Pezzuto - 21 gennaio 2015

A poco più di due mesi dall’operazione “Vortice-Déjà vu” dello scorso 11 novembre, è ancora il Nord Salento e soprattutto il territorio di Squinzano, a cadere sotto la lente d’ingrandimento della Direzione Distrettuale Antimafia.
Il blitz di fine anno aveva assestato un duro colpo ai clan della Scu e scosso profondamente la cittadina salentina perché al centro delle indagini erano finiti anche alcuni amministratori locali. 
L’incessante lavoro dei magistrati e dei Carabinieri, questa volta, ha consentito di fare luce su un periodo in cui a Squinzano il ricorso alle armi era diventato assai frequente da parte dei gruppi criminali.

Patto del Nazareno blindato

Patto del Nazareno blindatissimo. UNO SOLO RISORGERA'!!!!!

ph: triskel182.wordpress.co

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mercoledì 21 gennaio 2015

Giovedi di Art'è al Caffè Matteotti: io e la civetta!

GIOVEDI 22 GENNAIO 
ore 18,30

AL CAFFE' MATTEOTTI (Via Matteotti, Lecce)

art'è  presenta

IO E LA CIVETTA

favola per tutti

Introduce GIULIANA COPPOLA

SEL adieu!!!

E così evapora la “primavera pugliese”. Due consigliature regionali guidate da Vendola, con un sacco di positività, lasciano, politicamente, il passo al vuoto pneumatico. La costruzione di un soggetto nuovo di sinistra che doveva “partire dalla Puglia e pervadere l'Italia intera” cede il passo a “Human Factor” (parlare in italiano no eh?) il nuovo Vendola che si ricicla, meglio, che tenterà di riciclarsi a Milano domenica prossima. Le speranze e le illusioni si sono frantumate e mostrano rottami sparsi con le dimissioni in massa della segreteria provinciale di Lecce. I motivi? Il commissariamento del Regionale, la scelta cascata sulla testa di militanti, elettori, dirigenti di base, di non presentare il simbolo alle regionali proprio in Puglia, la regione della rinascita su cui si puntarono gli occhi e le speranze.
La vittoria di Niki (ora si chiama Vendola, neppure i suoi fan lo chiamano più Niki) fu elettrizzante. Poi le seconde elezioni stravinte contro la spocchia dalemiana che impose lo sparring partner Boccia per ben due volte alle primarie, personaggio insipido, poco coinvolgente, ma vinte soprattutto per la presenza diffusissima delle Fabbriche di Niki (quando dire Vendola era peccato).

martedì 20 gennaio 2015

Haute cuisine

Masterchef, Prova del cuoco, le ricette della Parodi e mille altri momenti culinari. Accendi la TV in ogni ora del giorno e della notte, fai zapping e trovi almeno sei programmi in contemporanea che parlano di cucina. Da quella raffinata che propone tartufi, fois gras ecc, a quella più terra terra. E i programmi hanno successo evidentemente, i cuochi, pardon, gli chef che li conducono  sono solitamente ricchi, con almeno tre ristoranti sparsi per il globo, con una conoscenza universale dei prodotti, dal filetto delle vacche allevate da un solo pastore altoatesino una alla volta per non saturare il mercato, ai pesci che vengono pescati in un fazzoletto di otto metri quadri dell’Oceano Indiano, all'erbetta cipollina procurata da un santone pakistano che vive in montagna e ne raccoglie due soli steli ogni sei mesi, al formaggio fatto maturare nel fieno di fine maggio proveniente da una specifica collina monferrina, allo zafferano raschiato dal corpo nudo di giovani vergini che camminano fra i fiori dove il prezioso polline rimane attaccato alla loro epidermide. Per farne due grammi ci vogliono sei vergini. 
Tognazzi e Gassman: i Nuovi Mostri
E noi qui a dialogare sulle cime di rapa ci sentiamo dei reietti, a volte ci si vergogna un po’ di aprire il frigorifero e non sentire neppure il profumo di un tartufo d’Alba raccolto alle 6,48 di un mattino di dicembre (unico momento giusto per farlo) dal cercatore Flaminio che viaggia con la scorta perché lo venderà pesandolo con la bilancia degli orefici (e degli spacciatori), sei tartufi l’anno sono sufficienti per mantenere un tenore di vita più che dignitoso a lui, alla sua famiglia e a quelle dei suoi sette figli.

lunedì 19 gennaio 2015

19 gennaio 2000 - muore il partigiano Pachetti

Nel giorno in cui molti ricordano la morte di Bettino Craxi (che, parlandone da vivo, era un "malandrino") noi vogliamo ricordare il partigiano Rino Pachetti. (notizie da wikipedia).


Rino Pachetti (Livorno, 5 febbraio 1913  Rosignano Marittimo, 19 gennaio 2000) è stato un partigiano, operaio e dirigente pubblico italiano combattente nella guerra di liberazione dal nazi-fascismo, medaglia d'oro al valor militare.


Ferroviere,meccanico fuochista svolge il servizio militare in Africa Orientale nel Reggimento Ferrovieri del Genio. Nel 1939 aderisce al movimento anti-fascista clandestino e successivamente al Partito d'azione. Durante la lotta di resistenza comanda i partigiani del Raggruppamento Divisioni “Alfredo Di Dio"e la formazione «San Salvatore» nelle zona di Erba-Lecco-Como con la quale partecipa a vari scontri compiendo 126 disarmi e rimanendo ferito 8 volte. Condannato a morte, evade durante la degenza in ospedale; ripreso dai tedeschi riesce ad evadere una seconda volta portando con sé un compagno ferito. Contribuisce alla costituzione e comanda dal giugno all'agosto '44 la divisione partigiana «Alto Milanese». Passa quindi a Galliate dove costituisce e comanda la divisione «Rebellotti». Nel gennaio '45 gli viene assegnato il comando del Primo Settore Operativo comprendente tra l'altro il territorio dell'Alto novarese e la zona del Lago d'Orta. Nel frattempo organizza anche un ufficio stampa e propaganda e cura la pubblicazione dei giornali «Val Toce» e «Fuorilegge». Nel dopoguerra, dopo avere prestato servizio presso la questura di Milano e nella Polizia ferroviaria, diventa stretto collaboratore di Enrico Mattei all'ENI. Dal 1970 al 1975 è stato consigliere comunale di Rosignano per la DC.


domenica 18 gennaio 2015

Evvai, finalmente potremo dichiarare guerra alla Svizzera! Grazie Renzi!!!

…E allora, direte voi, perché il Parlamento sta dibattendo su come modificare l’articolo 78 della Costituzione, quello che dice: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”? Oddio, dibattendo è parola grossa. È così flebile la discussione, che nessuno se ne è accorto al di fuori delle stanze delle commissioni Difesa. Però è all’ordine del giorno perché rientra nella riforma costituzionale della ministra Boschi. Una riforma fatta con il bianchetto: cancellare la parola “Senato”. E così dove sta scritto “Camere” si legge Camera dei deputati. Di conseguenza i verbi coniugati alla terza persona plurale diventano alla terza singolare. Casomai qualcuno pensasse che non si sa di grammatica.
È vero che ai tempi della guerra liquida le dichiarazioni di guerra sono desuete come il rosolio, è pure vero che io non sono moderno come Renzi e sono purtroppo affezionato alle cose antiche come i princìpi, ma per quanto depassé i princìpi sono come la serva di Totò: servono.
Quale modernità possa dunque rappresentare l’affidare a una sola Camera la dichiarazione di guerra non si capisce bene. Di certo si capisce che, nel sistema autoritario-costituzionale che i renziani vorrebbero mettere in piedi, una decisione così terrificante come la dichiarazione di guerra verrebbe lasciata in mano al solo esecutivo, visto che con premi e premiolini, mattarelli e consultelli, l’unico ramo del Parlamento deliberante sarebbe totalmente controllato dal partito di Governo.
Ma tanto a che serve, dirà il solito benpensante di passaggio? Se non serve perché la guerra dichiarata non sembra esistere più, allora tanto vale lasciare tutto com’è. Alla Costituente dibatterono per giorni e giorni su questo articolo. Certo, la guerra era finita da pochi mesi, ma anche le bombe atomiche erano cadute da poco su Hiroshima e Nagasaki e i costituenti sapevano benissimo che la guerra appena conclusa sarebbe stata l’ultima combattuta secondo le vecchie “regole”. E proprio per questo alcuni avrebbero voluto allargare ancora di più la platea dei decisori, coinvolgendo anche le assemblee regionali come chiese ad esempio un democristiano catanese, Corrado Terranova, “un sistema più ampio e più approfondito di accertamento della volontà popolare di fronte a quella terribile cosa che è la guerra; di un sistema, che renda la responsabilità della decisione relativa all’entrata in guerra più larga e, di conseguenza, più determinante. La verità è che l’idea della guerra ci rattrista e ci atterrisce”.
Eppure l’impianto legale della guerra esiste in Italia ed è lo stesso che c’era nel 1940. Ancora perfettamente in vigore e valido, anche se apparentemente in sonno. I militari, che della guerra sono i sacerdoti e i custodi, lo sanno e si son ben guardati dal toccare la legge di guerra e quella di neutralità che sono del 1938. Nel 2010, quando le leggi sulla Difesa vennero consolidate nel Codice dell’ordinamento militare, queste due rimasero stranamente fuori. Meglio non fare onde, dicono i gondolieri.
Come rimangono perfettamente valide e applicabili le norme sullo stato d’assedio, oggi chiamato stato di pericolo pubblico. Sono gli articoli dal 214 al 219 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1938. In caso di guerra dichiarata, prefetti e comandanti della piazza potrebbero ripristinarle per decreto: arresti senza motivi, sospensione delle libertà civili e dei diritti costituzionali, tribunali militari che giudicano anche i reati commessi dai civili (si risolverebbe così il problema delle loro attuale sottoutilizzazione).
Qualcuno, come i parlamentari Cinque Stelle in Commissione al Senato e alla Camera ha cercato di opporsi ai ciechi yesman della maggioranza. Con scarso esito. Un moderato come Giuseppe De Mita, centro democratico, nipote del più famoso Ciriaco, ha proposto che almeno sia necessaria una maggioranza di quattro quinti. Respinto con perdite per evidente passatismo.
Non c’è verso. Questi talebanucci del renzismo arrembante vogliono far fuori tutto, a prescindere. Non ricordano certo il ciceronianoSilent enim leges inter arma, le leggi tacciono in mezzo alle armi, forse perché pensano che le armi saranno sempre in mano loro. Magari hanno letto troppo Marinetti “soltanto la guerra sa svecchiare, accelerare, aguzzare l’intelligenza umana, alleggerire ed aerare i nervi”. Di sicuro non mai hanno letto Mahmoud Darwish: “Siamo lontani dal nostro destino come gli uccelli”.


Come dice l’articolo, la dichiarazione di guerra forse è desueta, però non dobbiamo scordare che l’ipotesi di Salvini prossimo competitor di Renzi non è neppure così remota. Immaginiamo lo scenario? Salvini premier, La Russa ministro degli interni, un borgheziano alla difesa. Passano due giorni e quelli dichiarano guerra alla Svizzera e alla Siria contemporaneamente. Tutto ciò  grazie al corposo premio di maggioranza e al partito unico voluto da Renzi e portato avanti dalla giovine Boschi.Non per dire ma quale nazione sedicente civile mette una questione così delicata (pur se desueta) come la dichiarazione di guerra da votare a maggioranza semplice? Paradossalmente sarà più facile dichiarare guerra alla Spagna che eleggere un membro della Corte Costituzionale. Uè, Renzi, a tutto dovrebbe esserci un limite!


P.S. Il semplice fatto che a dirigere le danze sia la ministressa Boschi la dice lunga sul fatto che non basta essere donna e giovane per essere il nuovo. Ci vorrebbe anche una dote supplementare: l’intelligenza legislativa che non significa fare da scendiletto per il premier, ma ragionare… ragionare… ragionare… (Anche Renzino Bossi è giovane, anzi, era il più giovane deputato regionale…)