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sabato 31 dicembre 2011

Jannacci... Quelli che




Quelli che cantano dentro nei dischi perche' ci hanno i figli da mantenere, oh yes! 

Quelli che da tre anni fanno un lavoro d'equipe convinti d'essere stati assunti da un'altra ditta, oh yes! 

Quelli che fanno un mestiere come un altro. 
Quelli che accendono un cero alla Madonna perche' hanno il nipote che sta morendo, oh yes! 
Quelli che di mestiere ti spengono il cero, oh yes! 
Quelli che Mussolini e' dentro di noi, oh yes! 
Quelli che votano a destra perche' Almirante sparla bene, oh yes! 
Quelli che votano a destra perche' hanno paura dei ladri, oh yes! 
Quelli che votano scheda bianca per non sporcare, oh yes! 
Quelli che non si sono mai occupati di politica, oh yes! 
Quelli che vomitano, oh yes! 
Quelli che tengono al re. 
Quelli che tengono al Milan, oh yes! 
Quelli che non tengono il vino, oh yes! 
Quelli che non ci risultano, oh yes! 
Quelli che credono che Gesu' Bambino sia Babbo Natale da giovane, oh yes! 
Quelli che la notte di Natale scappano con l'amante dopo aver rubato il panettone ai bambini, oh yes! 
Intesi come figli, oh yes! 
Quelli che fanno l'amore in piedi convinti di essere in un pied-a-ter, oh yes! 
Quelli, quelli che sono dentro nella merda fin qui, oh yes! Oh yes! 
Quelli che con una bella dormita passa tutto, anche il cancro, oh yes! 
Quelli che, quelli che non possono crederci neanche adesso che la terra e' rotonda, oh yes! 
Quelli che non vogliono tornare dalla Russia e continuano a fingersi dispersi, oh yes! 
Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale, oh yes! 
Quelli che non vogliono arruolarsi nelle SS. 
Quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire, oh yes! 
Quelli che dicono "la mia serva", oh yes! Oh yes! 
Quelli che organizzano la marcia per la guerra, oh yes! 
Quelli che organizzano tutto, oh yes! 
Quelli che perdono la guerra... per un pelo, oh yes! Oh yes! 
Quelli che ti vogliono portare a mangiare le rane, oh yes! 
Quelli che sono soltanto le due di notte, oh yes! 
Quelli che hanno un sistema per perdere alla roulette, oh yes! 
Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale, oh yes! 
Quelli che non ci sentiamo, oh yes! 
Quelli diversi dagli altri, oh yes! 
Quelli che puttana miseria, oh yes! 
Quelli che quando perde l'Inter o il Milan dicono che in fondo e' una partita di calcio e poi vanno a casa e picchiano i figli, oh yes! 
Quelli che dicono che i soldi non sono tutto nella vita, oh yes! 
Quelli che qui e' tutto un casino, oh yes! 
Quelli che per principio non per i soldi, oh yes! Oh yes! 
Quelli che l'ha detto il telegiornale, oh yes! 
Quelli che lo statu quo che nella misura in cui che nell'ottica, oh yes! 
Quelli che non hanno una missione da compiere, oh yes! 
Quelli che sono onesti fino a un certo punto, oh yes! 
Quelli che fanno un mestiere come un altro. 
Quelli che aspettando il tram e ridendo e scherzando, oh yes! 
Quelli che aspettano la fidanzata per darsi un contegno, oh yes! 
Quelli che la mafia non ci risulta, oh yes! 
Quelli che ci hanno paura delle cambiali, oh yes! 
Quelli che lavoriamo tutti per Agnelli, oh yes! 
Quelli che tirano la prima pietra, ma che anche la seconda,la terza, la quarta e dopu? E dopu se sa no... 
Quelli che alla mattina alle sei freschi come una rosa si svegliano per vedere l'alba che e' gia' passata. 
Quelli che assomigliano a mio figlio, oh yes! 
Quelli che non si divertono mai neanche quando ridono, oh yes! 
Quelli che a teatro vanno nelle ultime file per non disturbare, oh yes! 
Quelli, quelli di Roma. 
Quelli che non c'erano. 
Quelli che hanno cominciato a lavorare da piccoli, non hanno ancora finito e non sanno che cavolo fanno, oh yes! 
Quelli li'...



il bicchiere quasi mezzo pieno



 Tre buone notizie di fine anno, per chi non vuole vedere solo il bicchiere mezzo vuoto, per esempio il governo che tassa e salassa, ci sono, in fondo.


Immagini divertenti
foto di volti intelligenti al grande fratello


Prima notizia: Il grande fratello ha fatto flop. Dopo un decennio in cui dodici imbecilli hanno fatto esposizione di tatuaggi, chiappe, finte scopate, finte liti, vero analfabetismo. Dopo un decennio in cui l’immondizia televisiva è andata a nozze con quella politica (guarda caso), mentre vinceva gli ascolti questa roba qui, vincevano le elezioni i partiti immondizia come la lega nord e quello di Arcore. Ora l’Italia pare si stia destando dall’ubriacatura. In contemporanea chiudono tutti:  quello di Arcore che sembra ormai una comparsa, il capo dei verdi, Bossi.  Verranno sostituiti, ovviamente, però non è male un fine annocon un pò meno puzza, vabbè, rimangono i La Russa, i Capezzone, rimane pure Calderoli, poco alla volta ce la faremo. 

Seconda notizia: sempre a proposito di spazzatura mediatica fa piacere vedere anche il flop del libro di uno dei peggiori giornalisti, tal Bruno Vespa. Il suo libro lo acquistano in pochini, vuoi vedere che l'Italia torna ad essere culla di cultura nonostante lui e Sgarbi?


vespa bruno in espressione intelligente


Terza notizia: la motonave Kater I Rases, albanese, che vent’anni fa venne speronata dalla nostra marina militare che si rese così colpevole di genocidio ammazzando oltre cento persone, diventata poi relitto, viene ora restaurata e trasformata in opera d’arte in quel di Otranto, lo scultore greco Valotsos la trasformerà in scultura dedicata alle vittime del Mediterraneo. (Si parla di oltre sedicimila profughi lasciati crepare in mare da paesi sedicenti civili come l'Italia.  I trogloditi della lega e i loro complici del PDL forse non apprezzeranno, ma l’Italia è un paese civile nonostante loro.
 I barconi di Lampedusa portati via dalla Comap
barche di immigrati (ph sky)



   

venerdì 30 dicembre 2011

Monti: Buon anno

Conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio Monti.
Nella foto il Premier invia sentiti auguri agli italiani.


giovedì 29 dicembre 2011

roba da leghisti

Pensavano che le orate avessero le ali? E si che fra trote e altri
pesci si dovrebbero riconoscere. A meno che le orate siano, per i cretini, pesci terroni.

Viale Japigia. Sbarre che si chiudono


Siamo in tempi di oroscopi. Con la crisi che incombe poi, lasciarsi andare all’alea, alla divinazione, all’interpretazione degli eventi è fatale, quando la realtà si presenta tristanzuola e senza apparenti speranze per l’immediato futuro. Così alcuni avvenimenti, magari casuali, più spesso provocati da inefficienza, incuria, pressapochismo, assumono un significato pregno di presagi e di sintesi di un intero periodo.
Succede nel sottopasso di Viale Japigia. Ad ogni temporale un po’ più imponente del solito, si riempie d’acqua. In passato ha causato anche un morto, arrivato tranquillamente sulla strada di scorrimento, imboccò il sottopasso diventato piscina e si schiantò contro il cemento armato del muro. Ci furono rimostranze, arrivò il sindaco a dire che avrebbero provveduto perché certi eventi non si verificassero mai più. E che diamine, quando un’amministrazione funziona lo fa fino in fondo.
Così venne messa una sbarra con il compito di ostruire il passaggio al ponte non appena un velo d’acqua ricopra l’asfalto. Ancora mi chiedo chi abbia progettato cotanta flagello di sottopasso, ma così è. Tale sbarra, comunque, avrebbe avuto anche il compito di bloccare la circolazione della circonvallazione tutta in caso di entrata in funzione del famigerato filobus che da lì sotto avrebbe dovuto transitare (il condizionale è d’obbligo), immaginiamo infatti un paio di quei bestioni fermi davanti al sottopasso mentre c’è temporale e pensiamo a cosa può suddere alle loro spalle.
Solo che in una assolata mattina del 29 dicembre, inopinatamente, inaspettatamente, senza preavviso alcuno, la famigerata sbarra decide di abbassarsi proprio mentre passa un quarantasettenne con il suo scooter. Setto nasale rotto e traffico bloccato dall’arrivo di ben due auto dei vigili urbani. E non si parli di alzarla manualmente, il traffico deve rimanere bloccato perché “aspettiamo il tecnico del Comune”.
Non per dire, non per stare a guardare il pelo nell’uovo, ma un fatto così a fine legislatura potrebbe, pensando alle divinazioni, essere un messaggio neppure troppo subliminale all’amministrazione uscente. Passi per le rotonde sbagliate, passi per i 23 milioni del filobus, ora anche le sbarre che decapitano gli scooteristi. Sembra proprio la fine di un ciclo.

notizie di fine anno e filobus




Leggiamo un po’ di notizie? Ma si, dai. Lui ha 99 anni, è sposato da 63 con lei, di amano. Almeno, si amavano. Ahi la gelosia però. Lui scopre di una lettera scritta da lei al suo passato amore e si contorce, non dorme la notte. “Ha scritto all’altro mentre stava con me? Nel 1961 ha scritto quella lettera? Non mi merita” così chiede a gran voce il divorzio. L’onta sia lavata.

Lei ha 60 anni, è una delle migliaia di pensionate al minimo che non riescono a mettere assieme il pranzo e la cena, spesso non vanno oltre la prima colazione. Per di più è il periodo peggiore dell’anno, le festività natalizie sono deleterie per chi ha poco, invitano a spendere, chiedono di fare almeno “un pensierino” a figli, amici, nipoti. E chi non può farlo si sente una nullità Ma lei ha fame, arriva al supermercato e infila in borsa, furtiva, uan confezione di carne, valore 20 euro. Viene notata e denunciata immediatamente, intervengono i carabinieri, la portano in caserma, lei ammette il furto e la povertà. La denunciano perché così devono fare, poi la invitano a cena e le offrono il raccolt odi una colletta per fare la spesa. Ora sarebbe bella cosa se il supermercato facesse un passo indietro a magari fingesse che nulla è successo.

La notizia che mi piace di più oggi arriva dall’ISTAT. Nel 2065 gli stranieri in Italia passeranno dall’attuale 7,5% a d una cifra oscillante fra il 22 e il 24%. Questo è ottimo per sprovincializzarci un po’, soprattutto sarebbe buonissima cosa che la maggior parte degli immigrati si stabilisse al nord per civilizzare i trogloditi in camicia verde.



Per i leccesi invece rimane aperto il caso filobus. Il sindaco ha sbagliato anche l’ultima data, quella del 27 dicembre, per la partenza. Ora, come di consueto, attendiamo la data per gennaio. Un consiglio al signor Perrone, perché non fa una pianificazione annuale? Che so, annunciare la partenza ogni mese il giorno 15 e smentirla   poche ore prima. Programmando un computer potrebbe inviare in automatico le mail ai giornali e si eviterebbero noiose e ripetitive conferenze stampa.       

martedì 27 dicembre 2011

grazie e buon anno

Ringrazio quanti dagli USA, Germania, Ucraina, Romania, Francia, Brasile, Federazione Russa, Svizzera e Danimarca, oltre che  i pochissimi del Bangladesh e dell'India, e naturalmente gli italiani, che vedono quotidianamente il blog. 
 I commenti sono aperti e bene accetti, pur se moderati per evitare spiacevoli episodi di offese personali e quant'altro. Ma è questo l'unico limite.


Grazie a tutti e buon nuovo anno.



buon anno?

Dal sito:  http://www.cittafutura.al.it/  prendo la vignetta esaustiva del pensiero di molti.





lunedì 26 dicembre 2011

incidentabilità....


Questo cartello lo trovate nel territorio di Vernole. A prescindere dalla strada "ad alto rischio di incidentabilità" che già è un obbrobrio, un deturpamento, una bizzarria lessicale, tutta quella roba dovreste leggerla mentre guidate. Il sunto di quelle parole incomprensibili (decreti, commi, legge num....) è: qui c'è una fotocamera che riprende se passate con il rosso. Fra parentesi potrebbe esserci, che so "anche il Comune vuole quattrini". Però sarebbe stato esageratamente ovvio e scontato. L'avrebbero capito tutti al volo. Ma così è... in quel di Vernole.

Anniversari

26 dicembre 1792, a Parigi inizia il processo a Luigi XVI. Perderà la testa poco più avanti.

Luigi XVI

P.S. Qualcuno suggerisce di piazzare una ghigliottina sulla pubblica piazza di Arcore, non già per usarla, piuttosto come monito

domenica 25 dicembre 2011

Vito Antonio Conte, la poesia e le Hostess

Io l’ho scritto a Vito Antonio che non mi hanno lasciato leggere il suo libro. “E di nuovo verrai di niente vestita” è il titolo. Sono poesie, perché lui è in poeta. E qui il primo intoppo. Pensavo di non sopportare i poeti, poi ho scoperto che era solo invidia. Perché loro dicono con poche parole scelte e messe in fila (in colonna) quello che io dico con mille parole messe in fila, senza colonne, l’accapo è automatico, ci pensa il computer. Non faccio neppure quello sforzo per scrivere mille parole e dire una cosa banale. E poi io impongo il mio pensiero. Chi legge concorda o no, poco importa, ma legge e basta. Il poeta invece lascia lo spazio per vedere tutte le cose non scritte. Interpreti, come fai con un quadro, come fai con un segno. Fontana, lui, Lucio, quello che squarciò la tela lasciando il segno nella storia dell’arte con un gesto sublime, subliminale, intenso, fiero, orgoglioso. Fontana era questo e non solo questo. Non l’ho mai detestato. Però quante volte leggo un poeta e mi dico “perché non sono capace di scriverlo io”? Così le parole del poeta ti portano nel suo mondo, ti portano nel tuo mondo.  

Non di luce riflessa
Né di riflessa luce
Lascia stare
Non importa…

Scrive Vito Antonio, e lei, l’hostess del volo che ha un numero che ho scordato, che mi porta sballottandomi un po’ da Brindisi a Torino, mi offre gratta e vinci “tenti la fortuna, una costa due euro, sette costano dieci euro. Così risparmia” ed io interrompo proprio dopo

“In fondo a questa vita
Con vista sul panorama…”

E chiedo alla signorina “scusi, ma alla fortuna che dovrei tentare col gratta e vinci debbo affidarmi anche per il volo”? Finge di non capire e mi guarda. Dico “No grazie, sto leggendo Vito Antonio Conte”
Lei procede, io tento di procedere finchè il pilota inizia una lunga tiritera in inglese. Non capisco una mazza, io conosco un po’ di francese che ho studiato a scuola e non mi serve a nulla nel mondo degli anglofoni e dei computer.

“d’ossa d’avorio affioranti
Che nessuno vuol vedere
Di dolore oltre ogni colore…”

E passa la seconda hostess “spero siano finite” penso guardandola mentre mi propone improbabili sigarette che non fanno fumo, ma sembra di fumare “così potete fingere di fumare anche di fianco al vostro vicino” dice sibillina, repentina, insistente, intrigante. Rifiuto l’offerta, non si sofferma a guardarmi, lancia un’occhiata sulle labbra che stanno sulla copertina del libro e procede oltre.
Poi “allacciate le cinture, stiamo iniziando le operazioni per l’atterraggio, passerete il Natale a destinazione come avevamo promesso”. Richiudo il libro mai letto. Lo farò fra una cena e un pranzo di Natale. Forse lo farò. Pensando ai poeti che scrivono, ai pittori che dipingono o che squarciano tele.  Lo farò pensando ai coni gelato e a lei , alla stessa che parla con Vito Antonio e lui le dice in fondo al libro, proprio sulla copertina

“Cammini sul filo
Equilibrista del mio cuore…”


Vito Antonio Conte – E di nuovo verrai di niente vestita – Luca Pensa Editore – pagg. 76 – 10 €

Woody Allen

Pensiero della notte di Natale: 


"Per te sono ateo, ma per Dio sono una leale opposizione" (Woody Allen)

sabato 24 dicembre 2011

Auguri scomodi (Don Tonino Bello)


Tanti auguri scomodi
 Non obbedirei mai al mio dovere di vescovo, se vi dicessi "Buon Natale" senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire.
Non posso, infatti, sopportare l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla "routine" di calendario.
Mi lusinga, addirittura, l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un'esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finchè non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un povero marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa l'idolo della vostra vita; il sorpasso progetto dei vostri giorni: la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini o il bidone della spazzatura o l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi tutte le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi cortocircuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio della fame.
I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere "una gran luce", dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura ma non scaldano. Che i ritardi dell'edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, "facendo la guardia al gregge" scrutando l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l'unico modo per morire ricchi. Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza!!!
don Tonino Bello

venerdì 23 dicembre 2011

storie di cronopios e fama


copertina di Storie di cronopios e di fama
 “Cronopios e famas”.

Chi sono questi personaggi inquietanti e bizzarri di Cortazar? Quelli che stanno nel libro giudicato da molti il suo capolavoro assoluto?

Italo Calvino era uno che quando scriveva lo sapeva fare veramente. Allora lo faccio dire a lui chi sono i cronopios e i famas. Sono tesi e antitesi, volo e cammino faticoso, sorriso e triste consapevolezza dell’oggi. E mentre scrivo, invidio Calvino, forse lo detesto anche un po’ perché lui sa scrivere. E’ uno di quelli che quando l’hai letto ti tocca dire “ma perché non l’ho scritto io?” Però… a ciascuno il suo. Accontentiamoci del nostro orticello.

«I cronopios e i famas, due geníe d'esseri che incarnano con movenze di balletto due opposte e complementari possibilità dell'essere, sono la creazione piú felice e assoluta di Cortázar. Dire che i cronopios sono l'intuizione, la poesia, il capovolgimento delle norme, e che i famas sono l'ordine, la razionalità, l'efficienza, sarebbe impoverire di molto, imprigionandole in definizioni teoriche, la ricchezza psicologica e l'autonomia morale del loro universo. Cronopios e famas possono essere definiti solo dall'insieme dei loro comportamenti. I famas sono quelli che imbalsamano ed etichettano i ricordi, che bevono la virtú a cucchiaiate col risultato di riconoscersi l'un l'altro carichi di vizi, che se hanno la tosse abbattono un eucalipto invece di comprare le pasticche Valda. I cronopios sono coloro che, se si lavano i denti alla finestra, spremono tutto il tubetto per veder volare al vento festoni di dentifricio rosa; se sono dirigenti della radio fanno tradurre tutte le trasmissioni in rumeno; se incontrano una tartaruga le disegnano una rondine sul guscio per darle l'illusione della velocità. Del resto, osservando bene, si vedrà che è una determinazione degna dei famas che i cronopios mettono nell'essere cronopios, e che nell'agire da famas i famas sono pervasi da una follia non meno stralunata di quella cronopiesca».

“Quando i cronopios cantano le loro canzoni preferite, il loro  rapimento è tale che più d’una volta sono finiti sotto un camion o una bicicletta; cadono dalla finestra, perdono quel che avevano in  tasca e persino il conto dei giorni.”

Meditazione del  cronopio:

 «È tardi, ma meno
 Tardi per me che per i famas,
 per i  famas è cinque minuti più tardi,
 andranno a letto più tardi.
 Io ho un orologio con meno vita, meno casa
 E meno andarmene a letto
 Io sono un cronopio disgraziato e umido».
 “…Mentre beve il caffè al  Richmond di Florida, bagna il cronopio il suo biscotto con le sue  lacrime naturali...”

Sentirsi cronopios o fama? Essere qui ed ora o vivere oggi svolazzando fra ieri e dopodomani?  Vedere il mondo con gli occhi   di uno di quelli che si dicono “pragmatici”, e quando sente quella parolaccia, un cronopio qualunque pensa ad una brutta malattia che cancella le emozioni, oppure vedere le cose chiudendo gli occhi? Con la forza dei ricordi che addolciscono i colori e le emozioni? E’ vero, poi cammini ad occhi chiusi.  E’ vero, sbatti contro l’albero che sta  corteggiando spudoratamente il cespuglio lì vicino. E’ vero, è tutto vero. Però vuoi mettere la visione della realtà distorta.  Forse solo contorta. Forse meno irreale di quell’altra, quella fatta di numeri e caselle incasellate?
 E poi, alla fine, quando anche i famas scoprono che spesso, troppo spesso “il vero è inverosimile”?  Quando scoprono, giusto per fare un esempio banale, che un paese esporta armi nei territori in cui manda guerrieri con armature e archibugi e dire che vanno a “fare la pace”?  Ah il realismo dei famas…..
Salento… Voi salentini per grazia ricevuta o per casta, pensate di esserne esenti? Anche qui cronopios e famas. Il maestrale può essere un fastidioso vento, oppure un’opportunità per vedere il cielo terso standosene, nelle notti d’inverno, in campagna a farsi congelare senza sentire freddo e guardare le stelle allungando la mano per toccarle una ad una. E riuscirci. E poi appenderle sui rami di un fico e aspettare che arrivi Natale. E accarezzare i capelli di lei che sogna il sogno di colorati palloncini volanti con attaccati bimbi che   ridono…. Ah Cronopios.    
Oppure camminare in riva al mare vedendo sbarcare pirati e guardando nocchieri maestosi sulle loro navi. Forse vanno a scoprire continenti colmi d’oro e felicità. I famas invece… Loro stanno seduti sulla sdraio davanti allo stesso mare pensando che, in fondo, la felicità sta solo nelle canzoni ascoltate a San Remo. E sicuramente hanno la testa appesantita da lu mieru. Ne hanno bevuto mezzo bicchiere.
Van Gogh che vendette un solo dipinto in vita  era un cronopio o un fama? Non abbiamo dubbi. E   i “pazzi” sciagurati che invece di pensare al guadagno scrivevano odi che nessuno leggeva? “Tempo perso…” diceva il fama più vicino a loro.  Ma il tempo non si perde mai così, invano. Una coda all’ufficio postale può essere eterna e crudele, ma può diventare leggera come l’aria  mentre aspetti l’impiegata che ti chiami. E l’impiegata è spesso triste, raramente con un pacato sorriso, però ben vestita perché “sono a contatto con il pubblico”. E quando lo chiamano “il pubblico” il fama rivendica la sua intimità, il cronopio offre due petali di viola alla signora dietro il bancone. Anche se  non sorride.    Ed è ancora più leggera l’attesa se immagini che i bollettini che ti trascini in mano siano aquiloni. Lo so, poi devi tornare con i piedi a terra. Ti tocca pagare.  Però intanto hai scippato il tempo. Gli hai rubato la noia. Vuoi mettere la differenza?
E cosa erano i briganti che facevano boccacce ai piemontesi tristi e cupi? 
Non ne ho idea…. Forse non voglio, semplicemente, parlarne. 
 
Cortazar: Storie di Cronopios e Fama – Einaudi tascabili, 2005 (ed. originale, 1962)

giovedì 22 dicembre 2011

Farmacie: gli intoccabili


Arriva Monti, quello che rivendica “mani libere dai partiti” infatti liberalizza. Illuso, e le caste?  Brian De Palma li chiamò “Gli intoccabili” solo che i suoi erano poliziotti che davano la caccia a Al Capone, qui si gioca a parti invertite, è l'ippopotamo che si siede sul cardellino. Bruttissima storia veramente quella delle parafarmacie e dei taxi, riescono a bloccare due governi, prima  Prodi, ora Monti. Il governo intermedio, quello del bunga bunga, non ci ha nemmeno provato, loro sono i finti liberisti, i re del monopolio e delle caste. 
Ne abbiamo parlato con un esponente del mondo delle parafarmacie che ha voluto mantenere l’anonimato per motivi facilmente intuibili.

“Allora che è successo?”

“Il decreto Bersani prevedeva, dopo l’apertura delle parafarmacie, la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, quelli con ricetta bianca. In fascia A ci sono quelli a carico dello Stato, ricetta rossa. Fase che non è mai arrivata, la fascia C se la tengono le farmacie”.

“Cosa comprende la famigerata fascia C?”

“Parliamo di 3741 farmaci che il primo decreto Monti aveva liberalizzato. Poi passarono ad una restrizione in base al tipo di ricetta, poi si parlò di liberalizzare solo in comuni con meno di 15.000 abitanti. La notte del 13 dicembre colpo di scena. Dalla fascia C sono spariti gli iniettabili, gli anticoncezionali e altri. In pratica siamo passati, a 1615 farmaci che potenzialmente potremmo vendere. Potenzialmente perché il ministero deciderà quanti di questi resteranno entro 120 giorni. Decideranno le caste o il ministero?”
lavoro041.jpg
ph:http://www.paginainizio.com/humor  


“A proposito di ricette obbligatorie, ricordo un servizio in TV in cui alcuni farmacisti venivano presi con le dita nella marmellata scordandosi l’obbligo”.


“In Tv? Forse a Striscia la notizia? Se ne sentono tante in giro”.

“Fatto 100 le vendite, a quanto ammonta la fascia C?”

“Diciamo fra 70 e 80”

Beh, si comprende qualcosa in più”

“Guardi, da un punto di vista dei fatturati con il decreto Monti originario si parlava di 500, 600 euro medi mensili di perdita per le farmacie, il grosso del fatturato lo fanno sulle ricette”

“A Lecce di che numeri parliamo per quanto vi riguarda?”

“Siamo 6 parafarmacie. D’altra parte acquistare una farmacia non è possibile per le persone normali. Per questo hanno il terrore delle liberalizzazioni, la concorrenza impaurisce e i castelli perderebbero valore. Prima del decreto Bersani i prezzi erano fissi. Ora la concorrenza è a vantaggio del cliente, noi dobbiamo vendere a prezzi scontati se vogliamo sopravvivere. Su molti farmaci da noi si risparmia anche il 20%, questo non può succedere in regime di monopolio. Ora il prezzo non è più fisso in fascia C, però se rimane il monopolio non cambia nulla”.

“Ma voi siete qualificati?”

“Siamo laureati. Molti di noi hanno un passato decennale come operatori in farmacie. Siamo iscritti all’albo, paghiamo le stesse quote, facciamo gli stessi corsi di formazione dei colleghi blasonati, ci dicono che non siamo attrezzati per fare preparazioni galeniche. Mi spiega lei perché dovrei attrezzarmi per fare cose che la legge mi vieta di fare? Io non posso neppure vendere erbe sfuse come le erboristerie, di che parliamo?”

“Un farmacista intervistato disse che non si possono vendere farmaci e salumi come nei centri commerciali”

“Lo dice FEDERFARMA, nel 2006 sosteneva che, invece di creare parafarmacie, si mettessero farmaci da banco nelle stazioni e negli aeroporti senza  alcuna presenza di farmacisti, ritenuta forse inutile. Magari con distribuzione gestita da loro. Cosa sono le dichiarazioni di questi giorni?”

“Già, sembra bizzarro. all’estero come funziona?”

“Saremmo stati un paese pilota. E' vero, la fascia C all'estero è venduta nelel farmacie. Però là le farmacie sono liberalizzate, qui sono in poche mani, le solite da decenni, sono per jus sanguinis”.

“Perché sono così potenti?”

“Nel governo Berlusconi in commissione sanità c’era il sen. D’Ambrosio Lettieri. Sa chi è? Presidente dell’Ordine Farmacisti di Bari e titolare di farmacia. Vogliamo parlare di conflitto di interessi?”.

“Qui a Lecce sarete rappresentati nell’Ordine”

“Sulla carta, nella realtà sono rappresentati i titolari di farmacie e i loro parenti. E’ come se non esistessimo. Siamo un male da estirpare. Pensi che anche nei depositi medicinali applicano per noi condizioni diverse rispetto a quelle delle farmacie. Molto spesso hanno titolari di farmacie nei consigli di amministrazione. I prezzi della merce sono identici e convenzionati per tutti, per noi cambiano le scontistiche e ci sono fantomatici costi di gestione riservati”.

“Volete diventare farmacie a tutti gli effetti”

“Guardi, noi chiediamo di essere non convenzionati, lasciamo le ricette rosse alle farmacie. Chiediamo di fare come per i laboratori di analisi convenzionati e quelli privati. Il cliente ne troverebbe giovamento a parità di trattamento. Ha mai chiesto uno sconto in farmacia prima della nascita dei nostri punti vendita? Ora sa che si può fare. Grazie a noi anche”.


   

mercoledì 21 dicembre 2011

auguri dal governo dei tecnici


Il governo dei tecnici augura buon Natale (nella foto il premier Monti)

politici, banchieri e trinciato

Pensierino del pomeriggio. Un tempo qualche imbecille pensò di tassare gli sms. La chiamarono "tassa sui fidanzatini". Non se ne fece nulla, anche i politici hanno un'anima.
Oggi un premier tassa il tabacco per sigarette. Quello che utilizzano i ragazzi per risparmiare. I banchieri non hanno anima......

Savinien Cyrano de Bergerac

Pezzo scritto la scorsa primavera.




“ Mi sta guardando... Mi pare proprio che mi guardi, che si permetta di fissarmi il naso - lei che sul teschio camuso non ha naso... (si mette in guardia) Che dite? Che è inutile resisterle?...Lo so. Ma non si combatte solo per vincere. No, è assai più bello quando è inutile!...Vi vedo. Quanti siete? Mille? - Vi riconosco, ci siete tutti... tutti i miei vecchi nemici! La Menzogna? (Tira colpi di spada nel vuoto) Tieni! Prendi! Ah ah! Il Compromesso, il Pregiudizio, la Viltà... (Duella) Volete che venga a patti? Mai!... Ah, eccoti anche te, la Stupidità!... Lo so che alla fine l'avrete vinta voi, ma non m'importa: io mi batto! mi batto! mi batto! Sì, m'avete preso tutto: l'alloro e la rosa. Prendete! Prendete!... Ma c'è qualcosa che porto con me, nonostante voi, qualcosa con cui stasera saluterò l'azzurra soglia del cielo nel presentarmi a Dio, qualcosa che non ha piega né macchia...(si lancia con la spada levata verso il vuoto) qualcosa che...(La spada gli scivola dalle mani, barcolla, cade nelle braccia di Le Bret e Ragueneau)
ROSSANA  : Che cosa?
CIRANO  : Qualcosa... qualcosa che...Il pennacchio mio.”
Questo è il finale del Cyrano. Ed è il suo ultimo fiero combattimento. Ogni personaggio che ha dignità combatte i suoi mulini a vento. Grandi, immensi, tuttavia non invincibili. Uno stupendo spirito libero Cirano Saviniano Ercole di Bergerac. Proteso da sempre verso l’utopia. Sprezzante del denaro e della gloria. Spadaccino incontenibile e vincente sempre. Solo un vile attacco alle spalle riuscirà a fermarlo.. L’idea di libertà non si vince guardandola fissa negli occhi. La si deve colpire vigliaccamente . E il pennacchio sul cappello  è  la sua libertà. Ed è la ricchezza che nessuno potrà mai strappargli,  e che si porterà orgogliosamente appresso.
Il dialogo con l’amico Le Bret, che gli rimproverava di aver gettato alla compagnia teatrale il denaro che gli serviva a sopravvivere per il mese, dopo aver rovinato lo spettacolo con il duello finito con il celebre:” “ecco, e' finita la ballata, io tocco.”, è da un lato disarmante, dall’altro di una grandezza immensa. “
“LE BRET: E per il resto del mese?
CIRANO: Non ho più niente.
LE BRET: Che Pazzia!
CIRANO: Ma che gesto!”
E ancora, quando viene sollecitato a mettere la sua capacità di scrivere versi al soldo di qualche protettore ricco e potente risponde:
“  E che dovrei fare? Cercarmi un protettore? Trovarmi un padrone? Arrampicarmi oscuramente, con astuzia, come l'edera che lecca la scorza del tronco cui si avvinghia, invece di salire con la forza? No, grazie.
Dedicare versi ai ricchi come qualsiasi opportunista? Fare il buffone nella speranza vile di vedere spuntare sulle labbra di un ministro un sorriso che non sia minaccioso? No, grazie.
Mandar giù rospi tutti i giorni? Logorarmi lo stomaco? Sbucciarmi le ginocchia per il troppo genuflettermi? Specializzarmi nel piegare la schiena? No, grazie.
Accarezzare la capra con una mano e annaffiare il cavolo con l'altra? Avere sempre a portata di mano il turibolo dell'incenso in attesa di potenti da compiacere? No, grazie.
Progredire di girone in girone, diventare un piccolo grande uomo da salotto, navigare avendo per remi madrigali e per vele sospiri di vecchie signore? No, grazie.
Farmi pubblicare dei versi a pagamento dall'editore Sercy? No, grazie.
Farmi eleggere papa da un concilio di dementi in una bettola? No, grazie.
Affaticarmi per farmi un nome con un sonetto invece di scriverne degli altri? No, grazie.
Trovare intelligente un imbecille? Essere angosciato dai giornali e vivere nella speranza di vedere il mio nome apparire sulle riviste letterarie? No, grazie.
Vivere di calcolo, ansia, paura? Anteporre i doveri mondani alla poesia, scrivere suppliche, farmi presentare? No, grazie. Grazie, grazie, grazie, no!
Ma invece... cantare, ridere, sognare, essere indipendente, libero, guardare in faccia la gente e parlare come mi pare, mettermi - se ne ho voglia - il cappello di traverso, battermi per un sì per un no o fare un verso!
Lavorare senza curarsi della gloria e della fortuna alla cronaca di un viaggio cui si pensa da tempo, magari nella luna!
Non scrivere mai nulla che non sia nato davvero dentro di te!
Appagarsi soltanto dei frutti, dei fiori e delle foglie che si sono colte nel proprio giardino con le proprie stesse mani!
Poi, se per caso ti arriva anche il successo, non dovere nulla a Cesare, prendere tutto il merito per te solo e, disprezzando l'edera, salire - anche senza essere né una quercia né un tiglio- salire, magari poco, ma salire da solo!”
Penso che il significato di Cyrano stia proprio in queste poche battute. E so che ci sono e ci sono state persone per le quali il denaro era poca cosa, così come era nulla tutto ciò che si potevano permettere vendendo il loro mestiere o la loro arte. Nulla in confronto alla grandezza del gesto che avrebbero compiuto.
 Perché Cyrano? E perché in questi giorni? Forse per il tanto  parlare di principi non negoziabili. O forse solo perché la confusione è molta sotto il cielo primaverile. Ed ho bisogno di aria fresca. E perché  sento la necessità di fermarmi un attimo, e di combattere la voglia di lasciar andare le cose come sembrano andare. Per una strada che mi è sconosciuta e che, tutto sommato, disconosco.. Cyrano è l’antipolitica  , se la politica è   l’arte del compromesso. Ma può esserne il condensato stesso se è ricerca dell’equilibrio senza mai prescindere dai principi in cui si crede.
Lo stesso inconfessato amore per Rossana perché, come dice all’amico:  “ ... Vediamo, rifletti un po'. Questo naso che mi precede di un quarto d'ora dovunque io vada mi vieta perfino il sogno d'essere amato da una brutta. Allora, di chi vuoi che mi sia innamorato? Ma è chiaro! Mi sono innamorato - che vuoi farci- della più bella di tutte!” lo costringe ad arrivare al cuore della sua amata con le sembianze di un altro. E l’amore, si sa, quando si mette di traverso, sa essere una forza sconvolgente.      Solo alla fine svelerà il suo doppio ” No no, mio caro amore... io non ti ho amata mai.” E solo allora la fragile incosciente Rossana capirà che dietro le sembianze del bel Cristiano, bello e vuoto, si cela il sentimento alto di Cyrano. Che non se ne andrà senza aver finalmente osato dire il suo amore.
Già, perché Cyrano? E perché in questi giorni? Forse perché mi vorrei ritrovare, e vorrei ridare un senso alle cose che penso, e vorrei avere più certezze. E forse vorrei sentire la forza incosciente di dire che io so. So che dopo aver letto e  studiato e visto, le cose hanno il senso che io riconosco in loro. So che un’eclissi di sole è passeggera, so che una mareggiata poi passa e torna bonaccia. E so che i pescatori potranno tornare in porto, magari impauriti e spaventati, ma vivi. E conosco le verità sulla vita e sull’amore. Conosco lo sguardo complice di chi incontro per strada. Però non riesco a dirlo in questi momenti.  Cyrano mi accompagna da molti anni, forse è infantile, chissà. Ma la vita è un tutto tondo fatto di considerazioni e studio, ed è anche fatta di emozioni forti. Nel momento in cui un amore diventa routine, o in cui si crede che lo stato delle cose sia immutabile, allora è la sconfitta delle emozioni. E non solo di quelle, è la resa della speranza.