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sabato 23 luglio 2016

Sciatteria dei TG italici

La schizofrenia e la sciatteria della TV italiana si vedono nei momenti dell’emergenza.
Venerdi 22 luglio, a Monaco di Baviera è in corso una sparatoria fra la gente. 
Il giorno dopo si saprà che ha provocato 10 morti e un numero imprecisato di feriti.
Alle 19 va in onda il TG3, ovviamente la prima notizia è questa, tuttavia l’operazione è in corso, Bianca Berlinguer (che da direttrice si è molto Mentanizzata) si collega con l’inviato in Germania. Questo poveretto ha dovuto reggere 30 minuti di domande incalzanti (sempre le stesse: “quanti sono?” “quanti morti?” “è terrorismo o un pazzo?”)  alle quali non aveva alcuna risposta da dare, la polizia si stava occupando dell’attentatore, non certo di conferenze stampa, anche perché, a sparatoria in corso, neppure loro sapevano esattamente con chi avevano a che fare. Ad ogni domanda l’inviato guardava i monitor e le TV che aveva davanti per tentare di carpire una notizia nuova. Niente da fare. La Bianca come un martello pneumatico che cerca lo scoop non demordeva. Unica novità: “pare sia in corso un’altra sparatoria nella piazza tal dei tali…” si è rivelata una sonora bufala, la Bianca però voleva sapere possibilmente il colore delle mutande dell’attentatore e quanti denti cariati avesse.
Nel frattempo abbiamo saputo: Che l’attentatore era uno. Che erano tre di cui due in fuga. Che forse c’era una rete di attentatori. Che c'erano più sparatorie in corso a Monaco. 
Tutte notizie assolutamente prive di fondamento e di riscontri, date tanto per occupare il tempo.
Si cambia canale, alle 10,45 il TG1 manda uno speciale “mica vuoi perdere l’occasione” forse si sono detti in redazione. Collegamento con lo stesso inviato il quale non dice le cose che non sa e continua ad arrampicarsi sugli specchi perché è serio e non vuole sparare cazzate.  Alle 20 non volevo certo perdermi l’apertura del re di tutte le maratone televisive, su LA7 c’è Mentana (il maestro della Berlinguer) il quale imposta tutto il TG sull’attentatore, salvo alla fine che “pare che l’attentatore urlasse "immigrati di merda fuori dalla Germania”. Questa cosa, se fosse vera, cambierebbe tutte le dirette fatte fin’ora dove si dava per scontato l’ISIS e  il peggio di tutto. Ma non ci sbilanciamo, per carità. Già lo fanno i telegiornalisti d’assalto. Propongo un gioco ai signori dei TG: A fronte di avvenimenti simili, si limitino a dare la notizia secca, breve, ai commenti potranno passare quando avranno qualcosa da dire, anziché passare ore di vuoto pneumatico, di notizie false, di gossip e di, questo si, terrorismo mediatico.  

martedì 19 luglio 2016

Bachisio Angius, la quintessenza del comportamento asociale

Lui si chiama Bachisio Angius. 
Non è un ragazzo, ha 27 anni, quindi si può chiamare adulto. Bachisio è figlio di un carabiniere a riposo. 
Improvvisamente è balzato agli onori della cronaca, vive in Sardegna, a Sassari, all’uscita di una discoteca ha pensato bene di pestare a sangue un ragazzo come lui, di minacciarlo di morte. La vittima ha problemi cognitivi.
Bachisio, tronfio e pieno di sé, ha pensato bene di farsi filmare mentre pesta il suo coetaneo e di postare il tutto sui social (evitiamo di mettere i link relativi per rispetto della vittima).  Qualcuno filma, come si fa nelle TV. Poi mette in rete. 
Scoppia il caso, il Bachisio il giorno dopo aver suscitato indignazione, mette un commento su facebook in cui dice papale papale:   «Come pubblicamente è stato il male, sarà anche il bene, perciò chiedo umilmente scusa al ragazzo a cui ho fatto del male. Ma, sottolineo, quello che è stato picchiato non è un invalido». E non mancano i commenti, d’altra parte se qualcuno filma un pestaggio ridacchiando si sente anche in dovere di condividere e commentare con frasi del tipo: «Io  appena ho visto il video ho pensato che una ragione ci doveva pur essere». E ancora:  «Grande Bachisio, a quello hai ricordato che in giro il più forte non esiste più». Drammatico, se uno viene pestato a sangue se l'è cercata. 
Bachisio è un uomo, e uomini (e pare anche una ragazza almeno) sono i criminali che hanno filmato senza muovere un dito, e uomini sono i commentatori. 
Ci si stupisce, non comprendiamo perché possano succedere cose che neppure nei film dell’orrore che hanno, quanto meno, la virtù di essere finzione. Ci si stupisce ma egualmente non si trovano parole per dirlo. Non riusciamo a capire il razzismo che fa accoltellare un uomo perché nero, non riusciamo a comprendere i criminali come Bachisio che vogliono notorietà sui social per potersi vantare. Lui merita la galera, ma chi ha filmato e messo in reste meriterebbe, quanto meno, i servizi sociali obbligatori. La giustizia non deve mai essere vendetta, anzi, deve servire a rieducare. Il bullo nelle scuole, mi si dice, è spesso visto come una vittima. “lo psicologo ha detto che ha carenze affettive in famiglia, che i suoi sono separati, che…” ma quelle sono robe da psicologi che hanno il dovere di capire e studiare i fenomeni,  i testimoni hanno invece il dovere etico e morale di denunciare. Se non lo fanno hanno un nome ben preciso: omertosi. Non vergogniamoci, i comportamento asociali, delinquenziali, mafiosi, nascono proprio dal giustificare alcuni comportamenti.

Omertà, mafia... perché si tirano in ballo queste parolone che servono a indicare comportamenti altri? 
La vittima del pestaggio è stata minacciata di non dire nulla per evitare ritorsioni. Pare che ai parenti abbia biascicato che si è fatto male cadendo dalla moto. Vittima, appunto. Esattamente come vittime sono gli usurati, i taglieggiati, i minacciati che non parlano per il terrore di ritorsioni contro sé stessi e le loro famiglie. Le radici della mafia stanno tutte nel comportamento criminale di Bachisio Angius e dei commentatori sui social. E stanno in chi riprende la scena con un telefono per metterla in rete e vantarsene.