Ripropongo l'intervista che feci a Mario Perrotta nel 2014 per la rivista della Fondazione Terra D'Otranto "Il Delfino e la mezzaluna.
Mario Perrotta nasce a Lecce nel
1970. Cresce sapendo il dialetto e giocando ai giochi di strada, palla e soprattutto quello “a chi arriva più in alto”
scalando impalcature. Arrampicate che ancora fa, a leggere una sua intervista.
Magari non su impalcature, ma nei teatri. Un altro Mario Perrotta, il nonno, lo
inizia alla recitazione in dialetto leccese. In casa legge, ascolta musica,
impara. Dopo il liceo scientifico, siccome il futuro è nell’informatica, si
iscrive a ingegneria a Bologna, facoltà che abbandonerà dopo il primo esame. Il
suo futuro è altrove. Così decide per la filosofia. Intanto frequenta,
pagandosi gli studi come addetto al lavaggio auto, cameriere ed altri
lavoretti, due scuole di recitazione. Nasce il nucleo che fonderà il Teatro
Dell’argine. Inizia a lavorare nel teatro come tecnico luci, poi arrivano le
prime fiction, i primi quattrini come attore. Recita con nomi quali: Glauco
Mauri, poi si trasferisce a Roma dove conosce la futura moglie, Paola Roscioli,
lavora con la sua compagnia, soprattutto capisce che i suoi viaggi, le “fughe”
hanno come unico ovvio risultato il ritorno alle origini, a casa, al Salento.
Da quel momento preciso, da quella
presa di coscienza, ri/nasce l’attore Mario Perrotta. Nascono le opere dove
utilizza il suo dialetto, nasce la voglia di imparare l’emigrazione della sua
gente facendo ricerca sul campo, registrando Km. di interviste e traducendole
nella trilogia “Italiani Cincali”, “La
Turnata” e “Migranti espress”. Seguirà poi un’altra trilogia “Individuo
sociale” dove affronta, rivisitandoli, Molière, Aristofane e Falubert.
Attualmente sta portando in giro il primo lavoro di un’ulteriore trilogia: “Un
bes”, la vita di Antonio Ligabue e la sua figura di “diverso”.
Note biografiche più dettagliate e
scritte dallo stesso Perrotta con ironia e autoironia stupende si trovano sul
sito: www.marioperrotta.it
Le date:
1993
Avaro di Moliére - Teatro Dehon
Noccioline scritto da Pietro Floridia e Andrea Paolucci e diretto da Paolucci
per il Teatro dell'Argine.
Si diploma insieme a tutti i futuri fondatori del Teatro dell'Argine presso la
scuola di teatro Colli di Bologna.
1994
Enrico IV di Pirandello e il Malato immaginario di Moliére - Teatro Dehon
Lisistrata di Aristofane - Teatro dell'Argine
1995
Isabella, tre caravelle e un cacciaballe di Dario Fo - Teatro Dehon
Agamennone di Alfieri - Teatro dell'Argine
1996
Film Il quarto re - regia Stefano Reali La commedia degli errori di Shakespeare - Teatro
dell'Argine
1997
Film Senza Paura - regia Marco Melega Con
la Compagnia del Teatro dell'Argine interpreta testi di Beckett, Savinio e
Verga.
1998
La Compagnia del Teatro dell'Argine vince il bando di concorso per la gestione
del Teatro ITC di S. Lazzaro di Savena
La Locandiera di Goldoni regia Lorenzo Salveti - Festival di Borgio
Verezzi . Il sotterraneo e il sogno di Nicola Bonazzi - Teatro
dell'Argine . Drammaturgia e regia di Giovanni ed io dal Don Giovanni di
Moliére
1999
Dodicesima notte di Shakespeare regia Lorenzo Salveti - Teatro Stabile
Abruzzese
Regia de La Moscheta di Ruzzante - Compagnia della
Gàbola
2000
Drammaturgia e regia di Molière suite variazioni Enigmatiche di Schmitt -
Compagnia Glauco Mauri
Film Piccolo mondo antico regia Cinzia Th
Torrini
2001
Houdini! vita, morte, miracoli di Luca Barbuto, regia Andrea Paolucci -
Compagnia del Teatro dell'Argine.
Progetta e dirige la prima edizione del Festival Otranto In Scena che ospiterà
tra gli altri: Peppe Barra, Paolo Rossi, Teatro dell'Elfo, Laura Curino,
Ascanio Celestini.
Drammaturgia e regia di Utòpolis Cabaret, dai testi di
Aristofane, per tre attori, pianoforte e one man band.
La sera della prima di Cromwell - Compagnia Rossella Falk
2002
Dedica gran parte dell'anno alla ricerca di materiale per il Progetto Cìncali,
raccogliendo quasi 100 ore di registrazioni in Italia e all'estero.
Drammaturgia e regia di Billie Holiday - la signore canta il jazz, concerto per
due attrici, pianoforte e contrabbasso.
Luglio - Direzione artistica della seconda edizione del Festival Otranto In
Scena.
2003
Novembre - Targa commemorativa della Camera dei Deputati allo spettacolo
Italiani cìncali.
Settembre - Debutta Italiani cìncali! parte prima: minatori in Belgio scritto
insieme a Nicola Bonazzi - Compagnia del Teatro dell'Argine.
Mercante di Venezia di Shakespeare, regia Elio De Capitani - Teatro dell'Elfo -
Festival shakespeariano di Verona
Direzione artistica della terza edizione del Festival Otranto In Scena.
Dirige e interpreta per l'Università di Bologna la
Casina di Plauto, tradotta da Francesco Guccini in dialetto pavanese. Sulla
scena anche lo stesso Guccini nelle insolite vesti d'attore.
2004
Italiani cìncali è finalista al Premio Ubu come miglior testo italiano.
Durante la tournée all'estero di Italiani cìncali,
raccoglie 60 ore di interviste, su cui costruirà il secondo capitolo del
Progetto Cìncali.
2005
Settembre - Debutta La turnàta - Italiani cìncali parte seconda
Festival Bella Ciao diretto da Ascanio Celestini. Lo
spettacolo è scritto insieme a Nicola Bonazzi ed è prodotto dalla Compagnia del
Teatro dell'Argine.
Luglio - Presenta al Mittelfest e al Festival dei
Mondi uno studio preparatorio per il secondo capitolo del Progetto
Cìncali.
2006
Il 18 dicembre debutta su Radio Rai Due il programma Emigranti Esprèss, 15
puntate in musica e parole tra storie e voci di emigrazione.
Il 21 settembre la Compagnia del Teatro dell'Argine riceve il Premio Hystrio -
ANCT Reading di Caos Calmo accompagnato dal vivo dai Tetes de Bois.
Febbraio - Direzione artistica insieme a Rossella
Battisti della collana in DVD "Teatro Incivile" per il quotidiano
L'Unità. Presenti nella collana: Ascanio Celestini con Fabbrica, Mario Perrotta
con Italiani cìncali! parte prima:minatori in Belgio, Emma Dante con 'mPalermu,
Davide Enia con maggio '43, Giuliana Musso con Nati in casa e Armando Punzo con
I Pescecani ovvero quel che resta di Bertolt Brecht.
2007
Il 16 novembre debutta in prima nazionale Odissea, il nuovo spettacolo scritto,
diretto e interpretato per la Compagnia del Teatro dell'Argine.
Ottobre - Concorso radiofonico internazionale della TRT, Radio Televisione
Turca. Primo Premio all'inglese BBC per Mummies and Duddies.
La trasmissione Emigranti Esprèss di Perrotta per Radio Rai 2, vince il Premio
Speciale della Giuria.
Settembre - La trasmissione Emigranti Esprèss è finalista al Prix Italia,
Febbraio - Presentazione a Roma (Teatro Palladium) e a Milano (Teatro
dell'Elfo) di una mostra fotografica e un documentario con le interviste
realizzate nei quattro anni di lavoro dedicati all'emigrazione. L'allestimento
della mostra è contestuale ai giorni di replica dei due spettacoli del Progetto
Cìncali.
2008
16 novembre - per "Il consiglio teatrale" diretta de La turnata su
Rai Radio3.
8 novembre - Debutta lo spettacolo Prima Guerra,
dedicato all'esperienza dei trentini nel primo conflitto mondiale. Il 13
settembre riceve il Premio Città del Diario 2008, assegnato in precedenza a
Marco Paolini, Ascanio Celestini e Rita Borsellino dall'Archivio Diaristico
Nazionale di Pieve S. Stefano (AR).
Il 20 marzo esce in libreria Emigranti Espréss
pubblicato da Fandango Libri.
2009
Il 30 settembre esce in libreria Il Paese dei Diari il secondo romanzo di
Perrotta.
A luglio è ospite speciale di una tappa del tour di Simone Cristicchi, insieme
a Laura Morante e Andrea Camilleri.
24 giugno - debutta Il Misantropo di Molière.
20 giugno - vince il Premio Hystrio per la
drammaturgia 2009 con lo spettacolo Odissea.
Febbraio - E' invitato a Parigi insieme a Stefano Benni, Massimo Carlotto e
Valeria Parrella per la "Festa del libro e della cultura
italiana".
Gennaio - finalista ai premi Ubu 2009 nella categoria Miglior Attore per lo
spettacolo Odissea.
2010
4 settembre - Prima nazionale de I Cavalieri-Aristofane cabaret, al Festival
Castel dei mondi di Andria.
27 agosto - in onda su Rai3 con 6 nuovi monologhi per
la trasmissione televisiva La Grande Storia.
La puntata del programma dedicata all'emigrazione italiana è accompagnata dai
monologhi scritti da Perrotta, che scandiscono le tappe del documentario.
Luglio - anteprime de I Cavalieri-Aristofane cabaret.
Seconda tappa della trilogia inaugurata da Misantropo.
2011
12 dicembre - Teatro Piccolo di Milano: Perrotta vince il Premio Speciale Ubu,
il più ambito riconoscimento teatrale italiano, per la Trilogia sull'individuo
sociale
4 settembre - debutta in prima nazionale al Festival
Castel dei Mondi "Atto finale - Flaubert" il terzo e ultimo capitolo
della Trilogia sull'individuo sociale.
12 maggio - nell'Aula Magna dell'Università di
Bologna, interpreta la sua Odissea, 1700
spettatori.
28 aprile - grande successo di pubblico e di stampa a
Bruxelles con la regia del suo Italiani cincali, nella versione francese
interpretata da Hervé Guerrisi, anche traduttore del testo.
24 marzo - debutta in anteprima con lo spettacolo Il
Paese dei diari, tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 2009. La Prima
nazionale va in scena in giugno all’interno della settima edizione del
Biografilm Festival.
2012
Ottobre - Su RAI3 va in onda la seconda serie di "Paradossi
Italiani", 4 micromonologhi per la trasmissione Sabato Notte del
Tg3.
Settembre - Debutta nell'opera lirica, scrivendo e firmando la regia di
"Opera migrante" per il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto.
L'opera composta da due atti (Andante italiano alla belga/Musica di Lucio
Gregoretti e Fuga straniera con moto/Musica di Andrea Cera) è diretta dal
Maestro Marco Angius.
Maggio - Settimana di permanenza/direzione artistica
al Teatro Valle Occupato, dove propone tre spettacoli e due laboratori.
Febbraio - Debutta su RAI3 "Paradossi Italiani", una serie di
micromonologhi per la trasmissione Sabato Notte del Tg3.
2013 31 maggio - debutta in Prima nazionale al Festival Primavera dei Teatri lo spettacolo
"Un bès - Antonio Ligabue" con il quale Perrotta inaugura il nuovo
progetto triennale. Vince il secondo Premio UBU come miglior attore.
Chiaccherata con Mario Perrotta
Ho incontrato Mario
Perrotta un sabato pomeriggio di quasi primavera, lui era al Teatro Paisiello
per portare “Un Bes”, la storia di Antonio Ligabue. Non
è stato il primo incontro con Mario, la sua storia mi aveva appassionato,
commosso, lo ascoltavo in auto quando raccontava “Emigranti Espress”, era il
dicembre 2006, ancora non conoscevo il Salento. Restavo sorpreso a sentire
quella incredibile voce e quella capacità di attore che raccontava i suoi
viaggi in treno, da bambino, che lo portavano da Lecce a Bergamo accompagnato
da emigranti ai quali la madre lo affidava per le notti in treno. Era solo la
radio, però li vedevo i volti degli emigranti che partivano da una terra che
pareva respingere le persone, terra arida, “una zattera” il Salento per Mario
Perrotta.
Arrivato a Lecce ho
scoperto molto su di lui, sul suo teatro, ed ho conosciuto una persona
affabile, gentile. E’ attore, uomo di teatro, affronta palcoscenici con la
leggerezza (e la serietà) di chi sa il mestiere, ma quando ci siamo seduti ad
un tavolino a chiacchierare sembrava quasi timido. Un buono, un leccese in
sostanza.
Quel sabato 15 marzo
2014 è arrivato all'appuntamento portando in braccio Gabriele, il bimbo che mi
ha studiato un po’ prima di accennare un sorriso. Poi ci siamo seduti, abbiamo
iniziato a parlare, a chiedere, a dire. Parole che scorrevano. Lecce, Bodini,
Verri, Carmelo Bene sono passati nelle parole e nei ricordi, soprattutto nei
pensieri e nel riconoscerne i valori e i disvalori, se c’erano. Il racconto di una città ed una provincia, il Salento, che è
Finibus Terrae. Da Lecce non si passa ,ci si deve voler venire. Ed il teatro,
tutto sommato, è stato solo sottofondo del nostro dialogo, d’altronde Mario
Perrotta non stava parlando con un critico, ma con una persona curiosa di
storie. Quel sottofondo che però è mestiere, Mario ed il teatro sono un tutt’uno,
come tutt’uno sono Perrotta e il
suo “Salento dentro”.
Uscendo camminavo per il centro storico di Lecce
e pensavo di non aver fatto un’intervista, piuttosto di aver parlato con un
amico, che per giunta ha appena vinto il Premio Oscar italiano del Teatro,
l’UBU, una persona che nonostante tutto ha la capacità di chiedere, di
conservare la sua curiosità. Non si tratta solo di umiltà, è desiderio e
consapevolezza di voler imparare, in fondo questa è la grandezza di un genio.
Parliamo della tua
leccesità. Hai vissuto a Lecce fino alla fine del liceo, poi sei andato fuori,
ad un certo punto hai sentito il bisogno di ritornare a casa.
È vero, le partenze
con un retroterra culturale profondo, con la consapevolezza dei luoghi da cui
si parte, alla lunga ti portano a tornare. Lecce è capitale, è finibus terrae,
è l’inizio di un regno e la fine di un altro. Lecce è confine. Chi sta dentro
vede chi sta fuori come uno “dell’altra parte” e viceversa. Sembra quasi di non
essere mai nel posto giusto. Inoltre Lecce sta fra tre mari, la connotazione è
l’idea stessa di andare, partire.
A Lecce infatti non
si passa, ci si deve venire
Verissimo, però poi ci
si rende conto che Lecce è un “errore”, stiamo in mezzo al mare pur poggiando,
forse casualmente, i piedi a terra. Il mare esiste perchè ci si possa
immaginare un altro tempo, altri luoghi. E questo è il mare di Ulisse, si parte
e si sente l’esigenza del ritorno.
Un mare non solo per
andarsene quindi
Per andare, forse è
meglio. Andare per lavorare, per scoprire, a volte anche per cercare un figlio
in Africa. Invece la voglia di tornare ed essere nuovamente leccese per me è stata
una conquista. Me ne andai perchè sentivo la mancanza di opportunità per quello
che volevo fare. Partii nel 1988 per Bologna all'Università. Mi iscrissi a
Ingegneria, passai brllantemente un esame e migrai a Filosofia. A Bologna
nacque la compagnia di teatro, dopo anni di gavetta, di buone cose fatte, era
un teatro in gestione e dopo anni di recitazione anche con artisti come Anna
Falk, Graziosi, Glauco Mauri, ad un certo punto mi trasferii a Roma dove ho
incontrato mia moglie (l’attrice Paola Roscioli n.d.r.). Però mi accorsi che
non stavo bene da nessuna parte.
L’intuizione arrivò:
il problema ero io, non i luoghi altri, le altre persone. Io non ero
metropolitano, ero leccese fino al midollo. Ho sentito il bisogno di
riconquistare i miei luoghi, quelli in cui sono nato e dove è nata tutta la mia
famiglia. Sono tornato a casa con l’anima, Italiani Cincali è nato da questa
esigenza di ritorno. Ho ripreso in mano il mio dialetto, quello parlato dalla
mia gente. E la storia non poteva non essere che racconto di emigrazione. La
mia fisionomia è diventata chiara e leggibile proprio da quel passaggio.
Sei diventato Mario
Perrotta
Per tutto il mondo
teatrale si.
Voglio leggerti una
frase: “V’è una nostalgia delle cose che non ebbero mai un
cominciamento. Affondare la propria origine non necessariamente connessa alla
nascita, in terra d’Otranto è destinarsi un reale-immaginario. E lì, appunto,
nel primo dì d'un settembre io fui nato. Otranto. Da sempre magnifico,
religiosissimo bordello, casa di cultura tollerante confluenze islamiche,
ebraiche, arabe, turche, cattoliche” Sono parole di Carmelo
Bene, ti ci riconosci?
Assolutamente si, siamo
figli di tutto quel magnifico bordello che è stato il Salento ma non solo. Il
sud, ma anche l’Italia intera a ben pensarci. Siamo la nazione più giovane
d’Europa con la Germania, quindi eravamo terra di conquista per tutti. Il
Salento poi, come terra di confine con l’oriente, da sempre è stata la porta.
D’oriente o d’occidente, a seconda da dove si arriva, una porta è pur sempre
entrata e uscita.
Città comunque
austera
Certo, quando arrivavano
i conquistatori la guardavano, capivano che valeva la pena mettere radici e
farsi a loro volta conquistare dai leccesi. Nel nostro sangue scorre di tutto,
dall'olivastro al biondo. Attenzione però, la diversità è ricchezza. Un Bes, la
storia di Antonio Ligabue, ruota proprio attorno a questo concetto.
Tito Schipa,
Carmelo Bene, Antonio Verri, Vittorio Bodini, Mario Perrotta. L’unico che è
rimasto in Salento è Verri che ancora deve essere riconosciuto in tutto il suo
valore, gli altri te compreso, hanno dovuto andarsene per farsi riconoscere.
Siamo ai confini del
regno. Oggi forse Internet ha sdoganato anche il Salento, moltissimi vogliono
venirci grazie alla rete. In uno dei monologhi che scrissi per la RAI, dicevo
che il Salento è una zattera separata dal resto d’Italia. Pensiamo a queste
terre com’erano solo negli anni ’70, per arrivare a Bari impiegavi due ore e
mezzo, immagina una persona che parte solo da Gagliano del Capo, era un viaggio
anche solo arrivare all’oppidum, a Lecce. Gli artisti che hai citato hanno
fatto una scelta, spesso dolorosa e sofferta, di andare a cercare fuori la
possibilità di esprimersi, di fare ciò per cui erano nati. Vedi, io so fare
bene una sola cosa nella vita: il teatro. Ne vado fiero. Per riuscirci, però,
sono dovuto andare via, capivo che qui non avevo opportunità. Tuttavia questa è
terra di formazione, Io penso di non avere nessun merito, sono semplicemente
nato nel posto giusto. Permettimi però, fra quelli citati manca il nome di un
altro grande, Franco Causio. Nel suo ruolo è stato un genio, ha inventato l’ala
destra moderna.
In tutto questo la
tua “Trilogia sull'individuo sociale” calza bene, un filo
del discorso mai interrotto.
In fondo ragiono
sempre attorno agli stessi temi. Li articolo e li sostanzio con modi e figure
diverse. Parlo sempre del confine che separa e che io vorrei abolire,
riconoscere le diversità ma viverle come ricchezza, mescolarle. L’altro tema è
la socialità. Aveva ragione Rousseau a dire che siamo individui sociali, oppure
Hobbes quando diceva Homo Homini lupus? Non troverò forse mai risposta, e se la
trovassi, forse, smetterei di fare teatro.
Teoricamente siamo
animali sociali, e io vorrei crederlo veramente.
In teoria si, temo di
no però. Se non accettiamo regole comuni ci scanniamo a vicenda. Comunque
ragionandoci trovo humus, forza per scriverne. Trovo la capacità di mettere in
scena e stimoli per farlo. Sono temi che la società mi impone, mi fanno
occupare e preoccupare.
Un Bes, che
presenti questa sera, mi sembra il primo dopo anni dove non c’è il viaggio, o
sbaglio?
In realtà è la
trilogia ad essere senza viaggio fisico. Un Bes ci mette di fronte al dramma
del diverso. Ligabue viene da un’altra terra, è un immigrato, uno straniero che
vive in Emilia. C’è il confronto fra lingue e culture diverse. al suo
paese di adozione, Correggio, nella bassa di Reggio Emilia, lo chiamavano “el tudesch” (il tedesco n.d.r.)
per il suo accento. Poi si scoprì che aveva problemi anche con i pensieri,
diventò “el mat”. Pazzo, immigrato e con una lingua mista, un sunto di ogni
diversità in un solo uomo. In realtà non era affatto pazzo, ma molto centrato
su sé stesso. Però era singolare, il viaggio, ancora una volta, ritorna nella
forma di spaesamento in luogo altrui, come Odissea, come
la Turnata. Il
viaggio torna spesso perchè io l’ho fatto, ho visto le facce dei migranti sui
treni. Erano facce di persone che quel viaggio non volevano farlo, ci erano
costretti. Non erano scelte di migrazione “di lusso” come chi si sposta per
scelta, chi viene in Salento per la qualità della vita, chi cerca una vita migliore
per motivi diversi da quelli del trovare lavoro. Io quel viaggio l’ho fatto,
poi ho voluto tornare con il mio teatro e ritrovare la mia salentinità.
Avevo una domanda
che ora mi pare inutile, Lecce è nel tuo futuro? Da quanto dici Lecce è in te,
tutto sommato nel tuo presente.
Amaramente nel mio
presente. E’ la mia terra. Sporadicamente vengo chiamato. Quanto sarebbe stato
più opportuno chiamarmi quando non vincevo l’UBU? Certo, una volta l’anno mi
chiamano. Manco dalle programmazioni, tuttavia, nonostante tutto, sono
disperatamente leccese e non posso smettere di esserlo. Lecce è il mio
presente. Certo, mi piacerebbe potesse essere un futuro professionale, ci credo
poco però. Non voglio accettare compromessi
Parli
dell’esperienza di Otranto richiamata nella biografia del tuo sito?
Mi servì molto, avevo
28 anni allora. Potevo permettermi di farla, oggi non lo rifarei. Ho capito che
purtroppo è meglio stare lontani dalla politica che dovrebbe essere la cosa più
alta di ogni stato, invece da qualche tempo è diventata la cosa più bassa,
sporca
Mancanza di etica?
Anche, è venuta meno
da moltissimi anni, molti più di 20
Lecce capitale di
cultura 2019, le altre città candidate sono Siena,
Cagliari, Ravenna, Perugia-Assisi e Matera, che ne pensi?
Non vedo perchè no. Ho espresso un parere simile quando mi
venne chiesto dal Comitato organizzatore. Auspico e spero che questa volta non si utilizzi la vetrina
per nascondere i problemi strutturali di una regione e di una provincia, Lecce
e il Salento, ma che l’occasione contribuisca a risolverli. Purtroppo di
episodi poco edificanti ne abbiamo
visti molti, cito le Olimpiadi invernali a Torino dove Ronconi spese sei
milioni di euro per un solo spettacolo, con quei soldi avrebbero lavorato le
compagnie del Piemonte, Lombardia, Veneto ad altre. Se il rischio è questo
sarebbe enorme. Se Lecce verrà scelta ci vorrebbe un comitato super partes che
faccia da regia equa e metta in campo tutte le forze che in Salento operano per
la cultura.
Un pensiero sul
premio UBU che hai vinto come
miglior attore.
È un grandissimo
onore. Io sono nato come attore prima che come autore e regista. Averlo vinto
ex aequo con Carlo Cecchi per me è ancora più importante. Quando vidi Cecchi la
prima volta, avevo vent'anni, mi dissi che sarei stato un uomo soddisfatto se
fossi riuscito a fare l’attore come lui.
Quindi sei
arrivato?
Per carità no, cambio
quando ho esaurito l’esperienza. Ogni volta mi rimetto in gioco. La tensione
dell’artista deve rimanere. Prima ero narratore, poi ho fatto il “narrattore”,
poi il regista con altri attori, poi il dialetto leccese. Ora uso l’emiliano
con Un Bes. La critica ha sempre rincorso i miei cambiamenti dicendomi attore,
narratore, regista, salentino, ora forse sono emiliano con un misto di tedesco.
In realtà non voglio spiazzare la critica. Spiazzo me stesso.
Vorrei farti una
domanda personale. Sei diventato padre, ne vuoi parlare?
Il progetto Ligabue
nasce per questo. Sapevo che sarei diventato padre di un bimbo o una bimba che
arrivava dal centro Africa. Non sapevo da dove nè l’età, né il sesso, l’unica
certezza era che sarebbe stato nero. Per qualcuno è un problema, per me una
ricchezza. Gabriele è arrivato dall'Etiopia e un giorno vorrà riscoprire le sue
tradizioni. So che qualcuno gli farà notare la sua differenza. Mi sono
chiesto se saremo in grado di aiutarlo a superare questi scogli, lo sapremo
solo avanti nel tempo. Sono anche queste
le tensioni che mi hanno fatto tirar fuori
il progetto Ligabue. Un “diverso” era la figura che mi permetteva di
parlare di me e delle mie tensioni, come vedi la domanda non è personale, è
artistica, i miei testi sono le mie urgenze. In fondo il privato e la scena si
intrecciano
Anche Paola
Roscioli, tua moglie è attrice
Molto più brava di me,
è la mia prima critica, mi da le dritte sempre giuste, ha un istinto d’attrice
che io non possiedo.
Fonti:
Il premio UBU (in
riferimento all’opera teatrale UBU Re di Alfred Jarry, è considerato il
riconoscimento più importante del teatro in Italia. Fino al 1977 veniva
assegnato in campo teatrale, lirico e cinematografico, dal 1979 è interamente
dedicato a lteatro. Un vero premio oscar per il teatro.
"Un bès... Dam un bès, uno solo! Che un
giorno diventerà tutto splendido. Per me e per voi"
“Individuo sociale” è
una contraddizione in termini. È un’utopia, una condizione limite a cui
tendere.
O uno è
“individuo” oppure è “sociale”: è sufficiente l’incontro/scontro con l’altro per mettere in crisi i confini
della nostra individualità - questo lo sappiamo bene tutti. Ed è questa
lacerazione tra le proprie istanze e quelle dell’altro che ci governa continuamente, nel nostro agire quotidiano e
nella nostra evoluzione di razza umana. Eppure tutti vorremmo essere animali sociali, tutti vorremmo vedere
il trionfo definitivo della giustizia, dell’equità e della solidarietà. Il vero
guaio è che ognuno – ogni individuo – ha un concetto tutto suo di giustizia, di
equità e di solidarietà. E siamo di nuovo al muro contro muro: individuo contro
individuo.
Tre testi dunque, tre farse violente – o grottesche
tragedie – per rispondere ad un interrogativo: siamo per natura individualisti
o animali sociali?
Il misantropo di Molière - o
Dell’individuo VS sociale.
I cavalieri di Aristofane - o Dell’agone politico e della utopia
sociale.
Bouvard e Pécuchet di Flaubert - o Dell’utopia individuale. (Mario Perrotta)