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venerdì 15 aprile 2016

Eyjafjallajökull

Eyjafjallajökull. Quasi lo scordavamo, pochissimi sono in grado di pronunciarlo qui in Italia, anche di scriverlo, eppure i TG, i giornali e tutti i media furono costretti a portarlo per lunghi giorni nelle prime pagine. Prima pochissimi ne conoscevano l'esistenza, così, come un gigante stanco di essere ignorato, il 15 aprile 2010 nella sua Islanda decise di farsi sentire. Anzi, vedere. Anzi, di oscurare tutto quanto. Il vulcano stanco eruttò una nube di polvere, cenere e fumo che provocò disagi a navi, fece chiudere aeroporti per giornate intere. Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Svezia, Polonia, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Romania e Italia settentrionale vennero "prese in ostaggio" dai fumi che accecavano gli strumenti e le navigazioni. Sene stava fermo fermo, zitto zitto, però c'era... ed è riuscito ad unire veramente l'Europa. 

giovedì 14 aprile 2016

Notiziole del mattino

Ascoltando il primo TG apprendo che:



  • Il presidente egiziano dice che per il caso Regeni la colpa è tutta dei social media cattivi che hanno ingigantito il caso perchè sono suoi oppositori. Forse nel  prossimo step dirà che Regeni non è mai morto. (O che Regeni era il nipote di Mubarak)
  • In Europa gli stessi che piansero di gioia e parlarono di libertà, di vita, di Democrazia il 9 novembre 1989, quando crollò il muro di Berlino, oggi brindano erigendo il muro del Brennero, i fili spinati  da quel giorno le barriere costruite da stati sedicenti democratici sono stati circa di 8.000 Km. (Fonte - LEFT)
Buona giornata a tutti!


                                 
                                        Ph: Left

mercoledì 13 aprile 2016

Intervista a Mario Perrotta

Ripropongo l'intervista che feci a Mario Perrotta nel 2014 per la rivista della Fondazione Terra D'Otranto "Il Delfino e la mezzaluna.

Mario Perrotta nasce a Lecce nel 1970. Cresce sapendo il dialetto e giocando ai giochi di strada, palla e  soprattutto quello “a chi arriva più in alto” scalando impalcature. Arrampicate che ancora fa, a leggere una sua intervista. Magari non su impalcature, ma nei teatri. Un altro Mario Perrotta, il nonno, lo inizia alla recitazione in dialetto leccese. In casa legge, ascolta musica, impara. Dopo il liceo scientifico, siccome il futuro è nell’informatica, si iscrive a ingegneria a Bologna, facoltà che abbandonerà dopo il primo esame. Il suo futuro è altrove. Così decide per la filosofia. Intanto frequenta, pagandosi gli studi come addetto al lavaggio auto, cameriere ed altri lavoretti, due scuole di recitazione. Nasce il nucleo che fonderà il Teatro Dell’argine. Inizia a lavorare nel teatro come tecnico luci, poi arrivano le prime fiction, i primi quattrini come attore. Recita con nomi quali: Glauco Mauri, poi si trasferisce a Roma dove conosce la futura moglie, Paola Roscioli, lavora con la sua compagnia, soprattutto capisce che i suoi viaggi, le “fughe” hanno come unico ovvio risultato il ritorno alle origini, a casa, al Salento.
Da quel momento preciso, da quella presa di coscienza, ri/nasce l’attore Mario Perrotta. Nascono le opere dove utilizza il suo dialetto, nasce la voglia di imparare l’emigrazione della sua gente facendo ricerca sul campo, registrando Km. di interviste e traducendole nella trilogia  “Italiani Cincali”, “La Turnata” e “Migranti espress”. Seguirà poi un’altra trilogia “Individuo sociale” dove affronta, rivisitandoli, Molière, Aristofane e Falubert. Attualmente sta portando in giro il primo lavoro di un’ulteriore trilogia: “Un bes”, la vita di Antonio Ligabue e la sua figura di “diverso”.
Note biografiche più dettagliate e scritte dallo stesso Perrotta con ironia e autoironia stupende si trovano sul sito: www.marioperrotta.it

Le date:

1993 
Avaro di Moliére - Teatro Dehon 
Noccioline scritto da Pietro Floridia e Andrea Paolucci e diretto da Paolucci per il Teatro dell'Argine. 
Si diploma insieme a tutti i futuri fondatori del Teatro dell'Argine presso la scuola di teatro Colli di Bologna.

1994 
Enrico IV di Pirandello e il Malato immaginario di Moliére - Teatro Dehon 

Lisistrata di Aristofane - Teatro dell'Argine 
1995 
Isabella, tre caravelle e un cacciaballe di Dario Fo - Teatro Dehon 

Agamennone di Alfieri - Teatro dell'Argine 
1996
Film Il quarto re - regia Stefano Reali   La commedia degli errori di Shakespeare - Teatro dell'Argine 
1997 
Film Senza Paura - regia Marco Melega  Con la Compagnia del Teatro dell'Argine interpreta testi di Beckett, Savinio e Verga. 

1998 
La Compagnia del Teatro dell'Argine vince il bando di concorso per la gestione del Teatro ITC di S. Lazzaro di Savena 
La Locandiera di Goldoni regia Lorenzo Salveti - Festival di Borgio Verezzi . Il sotterraneo e il sogno di Nicola Bonazzi - Teatro dell'Argine . Drammaturgia e regia di Giovanni ed io dal Don Giovanni di Moliére 

1999 
Dodicesima notte di Shakespeare regia Lorenzo Salveti - Teatro Stabile Abruzzese

Regia de La Moscheta di Ruzzante - Compagnia della Gàbola 
2000 
Drammaturgia e regia di Molière suite variazioni Enigmatiche di Schmitt - Compagnia Glauco Mauri 

Film Piccolo mondo antico regia Cinzia Th Torrini 
2001 
Houdini! vita, morte, miracoli di Luca Barbuto, regia Andrea Paolucci - Compagnia del Teatro dell'Argine. 
Progetta e dirige la prima edizione del Festival Otranto In Scena che ospiterà tra gli altri: Peppe Barra, Paolo Rossi, Teatro dell'Elfo, Laura Curino, Ascanio Celestini.

Drammaturgia e regia di Utòpolis Cabaret, dai testi di Aristofane, per tre attori, pianoforte e one man band. 
La sera della prima di Cromwell - Compagnia Rossella Falk 

2002 
Dedica gran parte dell'anno alla ricerca di materiale per il Progetto Cìncali, raccogliendo quasi 100 ore di registrazioni in Italia e all'estero. 
Drammaturgia e regia di Billie Holiday - la signore canta il jazz, concerto per due attrici, pianoforte e contrabbasso. 
Luglio - Direzione artistica della seconda edizione del Festival Otranto In Scena. 

2003 
Novembre - Targa commemorativa della Camera dei Deputati allo spettacolo Italiani cìncali. 
Settembre - Debutta Italiani cìncali! parte prima: minatori in Belgio scritto insieme a Nicola Bonazzi - Compagnia del Teatro dell'Argine. 
Mercante di Venezia di Shakespeare, regia Elio De Capitani - Teatro dell'Elfo - Festival shakespeariano di Verona 
Direzione artistica della terza edizione del Festival Otranto In Scena. 

Dirige e interpreta per l'Università di Bologna la Casina di Plauto, tradotta da Francesco Guccini in dialetto pavanese. Sulla scena anche lo stesso Guccini nelle insolite vesti d'attore. 
 2004 
Italiani cìncali è finalista al Premio Ubu come miglior testo italiano. 

Durante la tournée all'estero di Italiani cìncali, raccoglie 60 ore di interviste, su cui costruirà il secondo capitolo del Progetto Cìncali. 
2005 
Settembre - Debutta La turnàta - Italiani cìncali parte seconda 

Festival Bella Ciao diretto da Ascanio Celestini. Lo spettacolo è scritto insieme a Nicola Bonazzi ed è prodotto dalla Compagnia del Teatro dell'Argine. 
Luglio - Presenta al Mittelfest e al Festival dei Mondi uno studio preparatorio per il secondo capitolo del Progetto Cìncali. 
2006 
Il 18 dicembre debutta su Radio Rai Due il programma Emigranti Esprèss, 15 puntate in musica e parole tra storie e voci di emigrazione. 
Il 21 settembre la Compagnia del Teatro dell'Argine riceve il Premio Hystrio - ANCT Reading di Caos Calmo accompagnato dal vivo dai Tetes de Bois.

Febbraio - Direzione artistica insieme a Rossella Battisti della collana in DVD "Teatro Incivile" per il quotidiano L'Unità. Presenti nella collana: Ascanio Celestini con Fabbrica, Mario Perrotta con Italiani cìncali! parte prima:minatori in Belgio, Emma Dante con 'mPalermu, Davide Enia con maggio '43, Giuliana Musso con Nati in casa e Armando Punzo con I Pescecani ovvero quel che resta di Bertolt Brecht. 
2007 
Il 16 novembre debutta in prima nazionale Odissea, il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato per la Compagnia del Teatro dell'Argine. 
Ottobre - Concorso radiofonico internazionale della TRT, Radio Televisione Turca. Primo Premio all'inglese BBC per Mummies and Duddies. 
La trasmissione Emigranti Esprèss di Perrotta per Radio Rai 2, vince il Premio Speciale della Giuria. 
Settembre - La trasmissione Emigranti Esprèss è finalista al Prix Italia, 
Febbraio - Presentazione a Roma (Teatro Palladium) e a Milano (Teatro dell'Elfo) di una mostra fotografica e un documentario con le interviste realizzate nei quattro anni di lavoro dedicati all'emigrazione. L'allestimento della mostra è contestuale ai giorni di replica dei due spettacoli del Progetto Cìncali. 

2008 
16 novembre - per "Il consiglio teatrale" diretta de La turnata su Rai Radio3.

8 novembre - Debutta lo spettacolo Prima Guerra, dedicato all'esperienza dei trentini nel primo conflitto mondiale. Il 13 settembre riceve il Premio Città del Diario 2008, assegnato in precedenza a Marco Paolini, Ascanio Celestini e Rita Borsellino dall'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve S. Stefano (AR). 
Il 20 marzo esce in libreria Emigranti Espréss pubblicato da Fandango Libri. 
2009 
Il 30 settembre esce in libreria Il Paese dei Diari il secondo romanzo di Perrotta.  
A luglio è ospite speciale di una tappa del tour di Simone Cristicchi, insieme a Laura Morante e Andrea Camilleri. 
24 giugno - debutta Il Misantropo di Molière. 

20 giugno - vince il Premio Hystrio per la drammaturgia 2009 con lo spettacolo Odissea. 
Febbraio - E' invitato a Parigi insieme a Stefano Benni, Massimo Carlotto e Valeria Parrella per la "Festa del libro e della cultura italiana". 
Gennaio - finalista ai premi Ubu 2009 nella categoria Miglior Attore per lo spettacolo Odissea. 

2010 
4 settembre - Prima nazionale de I Cavalieri-Aristofane cabaret, al Festival Castel dei mondi di Andria.

27 agosto - in onda su Rai3 con 6 nuovi monologhi per la trasmissione televisiva La Grande Storia. 
La puntata del programma dedicata all'emigrazione italiana è accompagnata dai monologhi scritti da Perrotta, che scandiscono le tappe del documentario. 

Luglio - anteprime de I Cavalieri-Aristofane cabaret. Seconda tappa della trilogia inaugurata da Misantropo. 
2011 
12 dicembre - Teatro Piccolo di Milano: Perrotta vince il Premio Speciale Ubu, il più ambito riconoscimento teatrale italiano, per la Trilogia sull'individuo sociale

4 settembre - debutta in prima nazionale al Festival Castel dei Mondi "Atto finale - Flaubert" il terzo e ultimo capitolo della Trilogia sull'individuo sociale. 
12 maggio - nell'Aula Magna dell'Università di Bologna, interpreta la sua Odissea,  1700 spettatori.
28 aprile - grande successo di pubblico e di stampa a Bruxelles con la regia del suo Italiani cincali, nella versione francese interpretata da Hervé Guerrisi, anche traduttore del testo. 
24 marzo - debutta in anteprima con lo spettacolo Il Paese dei diari, tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 2009. La Prima nazionale va in scena in giugno all’interno della settima edizione del Biografilm Festival. 
2012 
Ottobre - Su RAI3 va in onda la seconda serie di "Paradossi Italiani", 4 micromonologhi per la trasmissione Sabato Notte del Tg3. 
Settembre - Debutta nell'opera lirica, scrivendo e firmando la regia di "Opera migrante" per il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. L'opera composta da due atti (Andante italiano alla belga/Musica di Lucio Gregoretti e Fuga straniera con moto/Musica di Andrea Cera) è diretta dal Maestro Marco Angius. 


Maggio - Settimana di permanenza/direzione artistica al Teatro Valle Occupato, dove propone tre spettacoli e due laboratori. 
Febbraio - Debutta su RAI3 "Paradossi Italiani", una serie di micromonologhi per la trasmissione Sabato Notte del Tg3. 
2013  31 maggio - debutta in Prima nazionale al Festival Primavera dei Teatri lo spettacolo "Un bès - Antonio Ligabue" con il quale Perrotta inaugura il nuovo progetto triennale. Vince il secondo Premio UBU[1] come miglior attore.





                             Chiaccherata con Mario Perrotta 

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Ho incontrato Mario Perrotta un sabato pomeriggio di quasi primavera, lui era al Teatro Paisiello per portare “Un Bes”, la storia di Antonio Ligabue[2]. Non è stato il primo incontro con Mario, la sua storia mi aveva appassionato, commosso, lo ascoltavo in auto quando raccontava “Emigranti Espress”, era il dicembre 2006, ancora non conoscevo il Salento. Restavo sorpreso a sentire quella incredibile voce e quella capacità di attore che raccontava i suoi viaggi in treno, da bambino, che lo portavano da Lecce a Bergamo accompagnato da emigranti ai quali la madre lo affidava per le notti in treno. Era solo la radio, però li vedevo i volti degli emigranti che partivano da una terra che pareva respingere le persone, terra arida, “una zattera” il Salento per Mario Perrotta.
Arrivato a Lecce ho scoperto molto su di lui, sul suo teatro, ed ho conosciuto una persona affabile, gentile. E’ attore, uomo di teatro, affronta palcoscenici con la leggerezza (e la serietà) di chi sa il mestiere, ma quando ci siamo seduti ad un tavolino a chiacchierare sembrava quasi timido. Un buono, un leccese in sostanza.
Quel sabato 15 marzo 2014 è arrivato all'appuntamento portando in braccio Gabriele, il bimbo che mi ha studiato un po’ prima di accennare un sorriso. Poi ci siamo seduti, abbiamo iniziato a parlare, a chiedere, a dire. Parole che scorrevano. Lecce, Bodini, Verri, Carmelo Bene sono passati nelle parole e nei ricordi, soprattutto nei pensieri e nel riconoscerne i valori e i disvalori, se c’erano. Il racconto di una città ed una provincia, il Salento, che è Finibus Terrae. Da Lecce non si passa ,ci si deve voler venire. Ed il teatro, tutto sommato, è stato solo sottofondo del nostro dialogo, d’altronde Mario Perrotta non stava parlando con un critico, ma con una persona curiosa di storie. Quel sottofondo che però è mestiere, Mario ed il teatro sono un tutt’uno, come tutt’uno sono Perrotta e il  suo  “Salento dentro”.
Uscendo camminavo per il centro storico di Lecce e pensavo di non aver fatto un’intervista, piuttosto di aver parlato con un amico, che per giunta ha appena vinto il Premio Oscar italiano del Teatro, l’UBU, una persona che nonostante tutto ha la capacità di chiedere, di conservare la sua curiosità. Non si tratta solo di umiltà, è desiderio e consapevolezza di voler imparare, in fondo questa è la grandezza di un genio.

  
Parliamo della tua leccesità. Hai vissuto a Lecce fino alla fine del liceo, poi sei andato fuori, ad un certo punto hai sentito il bisogno di ritornare a casa.

È vero, le partenze con un retroterra culturale profondo, con la consapevolezza dei luoghi da cui si parte, alla lunga ti portano a tornare. Lecce è capitale, è finibus terrae, è l’inizio di un regno e la fine di un altro. Lecce è confine. Chi sta dentro vede chi sta fuori come uno “dell’altra parte” e viceversa. Sembra quasi di non essere mai nel posto giusto. Inoltre Lecce sta fra tre mari, la connotazione è l’idea stessa di andare, partire.

A Lecce infatti non si passa, ci si deve venire

Verissimo, però poi ci si rende conto che Lecce è un “errore”, stiamo in mezzo al mare pur poggiando, forse casualmente, i piedi a terra. Il mare esiste perchè ci si possa immaginare un altro tempo, altri luoghi. E questo è il mare di Ulisse, si parte e si sente l’esigenza del ritorno.

Un mare non solo per andarsene quindi

Per andare, forse è meglio. Andare per lavorare, per scoprire, a volte anche per cercare un figlio in Africa. Invece la voglia di tornare ed essere nuovamente leccese per me è stata una conquista. Me ne andai perchè sentivo la mancanza di opportunità per quello che volevo fare. Partii nel 1988 per Bologna all'Università. Mi iscrissi a Ingegneria, passai brllantemente un esame e migrai a Filosofia. A Bologna nacque la compagnia di teatro, dopo anni di gavetta, di buone cose fatte, era un teatro in gestione e dopo anni di recitazione anche con artisti come Anna Falk, Graziosi, Glauco Mauri, ad un certo punto mi trasferii a Roma dove ho incontrato mia moglie (l’attrice Paola Roscioli n.d.r.). Però mi accorsi che non stavo bene da nessuna parte.
L’intuizione arrivò: il problema ero io, non i luoghi altri, le altre persone. Io non ero metropolitano, ero leccese fino al midollo. Ho sentito il bisogno di riconquistare i miei luoghi, quelli in cui sono nato e dove è nata tutta la mia famiglia. Sono tornato a casa con l’anima, Italiani Cincali è nato da questa esigenza di ritorno. Ho ripreso in mano il mio dialetto, quello parlato dalla mia gente. E la storia non poteva non essere che racconto di emigrazione. La mia fisionomia è diventata chiara e leggibile proprio da quel passaggio.

Sei diventato Mario Perrotta

Per tutto il mondo teatrale si.

Voglio leggerti una frase: “V’è una nostalgia delle cose che non ebbero mai un cominciamento. Affondare la propria origine non necessariamente connessa alla nascita, in terra d’Otranto è destinarsi un reale-immaginario. E lì, appunto, nel primo dì d'un settembre io fui nato. Otranto. Da sempre magnifico, religiosissimo bordello, casa di cultura tollerante confluenze islamiche, ebraiche, arabe, turche, cattoliche”  Sono parole di Carmelo Bene, ti ci riconosci?

Assolutamente si, siamo figli di tutto quel magnifico bordello che è stato il Salento ma non solo. Il sud, ma anche l’Italia intera a ben pensarci. Siamo la nazione più giovane d’Europa con la Germania, quindi eravamo terra di conquista per tutti. Il Salento poi, come terra di confine con l’oriente, da sempre è stata la porta. D’oriente o d’occidente, a seconda da dove si arriva, una porta è pur sempre entrata e uscita.

Città comunque austera

Certo, quando arrivavano i conquistatori la guardavano, capivano che valeva la pena mettere radici e farsi a loro volta conquistare dai leccesi. Nel nostro sangue scorre di tutto, dall'olivastro al biondo. Attenzione però, la diversità è ricchezza. Un Bes, la storia di Antonio Ligabue, ruota proprio attorno a questo concetto.

Tito Schipa, Carmelo Bene, Antonio Verri, Vittorio Bodini, Mario Perrotta. L’unico che è rimasto in Salento è Verri che ancora deve essere riconosciuto in tutto il suo valore, gli altri te compreso, hanno dovuto andarsene per farsi riconoscere.

Siamo ai confini del regno. Oggi forse Internet ha sdoganato anche il Salento, moltissimi vogliono venirci grazie alla rete. In uno dei monologhi che scrissi per la RAI, dicevo che il Salento è una zattera separata dal resto d’Italia. Pensiamo a queste terre com’erano solo negli anni ’70, per arrivare a Bari impiegavi due ore e mezzo, immagina una persona che parte solo da Gagliano del Capo, era un viaggio anche solo arrivare all’oppidum, a Lecce. Gli artisti che hai citato hanno fatto una scelta, spesso dolorosa e sofferta, di andare a cercare fuori la possibilità di esprimersi, di fare ciò per cui erano nati. Vedi, io so fare bene una sola cosa nella vita: il teatro. Ne vado fiero. Per riuscirci, però, sono dovuto andare via, capivo che qui non avevo opportunità. Tuttavia questa è terra di formazione, Io penso di non avere nessun merito, sono semplicemente nato nel posto giusto. Permettimi però, fra quelli citati manca il nome di un altro grande, Franco Causio. Nel suo ruolo è stato un genio, ha inventato l’ala destra moderna.

In tutto questo la tua “Trilogia sull'individuo sociale”[3] calza bene, un filo del discorso mai interrotto.

In fondo ragiono sempre attorno agli stessi temi. Li articolo e li sostanzio con modi e figure diverse. Parlo sempre del confine che separa e che io vorrei abolire, riconoscere le diversità ma viverle come ricchezza, mescolarle. L’altro tema è la socialità. Aveva ragione Rousseau a dire che siamo individui sociali, oppure Hobbes quando diceva Homo Homini lupus? Non troverò forse mai risposta, e se la trovassi, forse, smetterei di fare teatro.

Teoricamente siamo animali sociali, e io vorrei crederlo veramente.

In teoria si, temo di no però. Se non accettiamo regole comuni ci scanniamo a vicenda. Comunque ragionandoci trovo humus, forza per scriverne. Trovo la capacità di mettere in scena e stimoli per farlo. Sono temi che la società mi impone, mi fanno occupare e preoccupare.

Un Bes, che presenti questa sera, mi sembra il primo dopo anni dove non c’è il viaggio, o sbaglio?

In realtà è la trilogia ad essere senza viaggio fisico. Un Bes ci mette di fronte al dramma del diverso. Ligabue viene da un’altra terra, è un immigrato, uno straniero che vive in Emilia. C’è il confronto fra lingue e culture diverse. al suo paese di adozione, Correggio, nella bassa di Reggio Emilia, lo chiamavano “el tudesch” (il tedesco n.d.r.) per il suo accento. Poi si scoprì che aveva problemi anche con i pensieri, diventò “el mat”. Pazzo, immigrato e con una lingua mista, un sunto di ogni diversità in un solo uomo. In realtà non era affatto pazzo, ma molto centrato su sé stesso. Però era singolare, il viaggio, ancora una volta, ritorna nella forma di spaesamento in luogo altrui, come Odissea[4], come la Turnata[5]. Il viaggio torna spesso perchè io l’ho fatto, ho visto le facce dei migranti sui treni. Erano facce di persone che quel viaggio non volevano farlo, ci erano costretti. Non erano scelte di migrazione “di lusso” come chi si sposta per scelta, chi viene in Salento per la qualità della vita, chi cerca una vita migliore per motivi diversi da quelli del trovare lavoro. Io quel viaggio l’ho fatto, poi ho voluto tornare con il mio teatro e ritrovare la mia salentinità.

Avevo una domanda che ora mi pare inutile, Lecce è nel tuo futuro? Da quanto dici Lecce è in te, tutto sommato nel tuo presente.

Amaramente nel mio presente. E’ la mia terra. Sporadicamente vengo chiamato. Quanto sarebbe stato più opportuno chiamarmi quando non vincevo l’UBU? Certo, una volta l’anno mi chiamano. Manco dalle programmazioni, tuttavia, nonostante tutto, sono disperatamente leccese e non posso smettere di esserlo. Lecce è il mio presente. Certo, mi piacerebbe potesse essere un futuro professionale, ci credo poco però. Non voglio accettare compromessi

Parli dell’esperienza di Otranto richiamata nella biografia del tuo sito[6]?

Mi servì molto, avevo 28 anni allora. Potevo permettermi di farla, oggi non lo rifarei. Ho capito che purtroppo è meglio stare lontani dalla politica che dovrebbe essere la cosa più alta di ogni stato, invece da qualche tempo è diventata la cosa più bassa, sporca

Mancanza di etica?

Anche, è venuta meno da moltissimi anni, molti più di 20

Lecce capitale di cultura 2019, le altre città candidate sono Siena, Cagliari, Ravenna, Perugia-Assisi e Materache ne pensi?

Non vedo perchè no. Ho espresso un parere simile quando mi venne chiesto dal Comitato organizzatore. Auspico e   spero che questa volta non si utilizzi la vetrina per nascondere i problemi strutturali di una regione e di una provincia, Lecce e il Salento, ma che l’occasione contribuisca a risolverli. Purtroppo di episodi poco edificanti   ne abbiamo visti molti, cito le Olimpiadi invernali a Torino dove Ronconi spese sei milioni di euro per un solo spettacolo, con quei soldi avrebbero lavorato le compagnie del Piemonte, Lombardia, Veneto ad altre. Se il rischio è questo sarebbe enorme. Se Lecce verrà scelta ci vorrebbe un comitato super partes che faccia da regia equa e metta in campo tutte le forze che in Salento operano per la cultura.

Un pensiero sul premio UBU[7] che hai vinto come miglior attore.

È un grandissimo onore. Io sono nato come attore prima che come autore e regista. Averlo vinto ex aequo con Carlo Cecchi per me è ancora più importante. Quando vidi Cecchi la prima volta, avevo vent'anni, mi dissi che sarei stato un uomo soddisfatto se fossi riuscito a fare l’attore come lui.

Quindi sei arrivato?

Per carità no, cambio quando ho esaurito l’esperienza. Ogni volta mi rimetto in gioco. La tensione dell’artista deve rimanere. Prima ero narratore, poi ho fatto il “narrattore”, poi il regista con altri attori, poi il dialetto leccese. Ora uso l’emiliano con Un Bes. La critica ha sempre rincorso i miei cambiamenti dicendomi attore, narratore, regista, salentino, ora forse sono emiliano con un misto di tedesco. In realtà non voglio spiazzare la critica. Spiazzo me stesso.

Vorrei farti una domanda personale. Sei diventato padre, ne vuoi parlare?

Il progetto Ligabue nasce per questo. Sapevo che sarei diventato padre di un bimbo o una bimba che arrivava dal centro Africa. Non sapevo da dove nè l’età, né il sesso, l’unica certezza era che sarebbe stato nero. Per qualcuno è un problema, per me una ricchezza. Gabriele è arrivato dall'Etiopia e un giorno vorrà riscoprire le sue tradizioni. So che qualcuno gli farà notare la sua differenza. Mi sono chiesto se saremo in grado di aiutarlo a superare questi scogli, lo sapremo solo avanti nel tempo.  Sono anche queste le tensioni che mi hanno fatto tirar fuori  il progetto Ligabue. Un “diverso” era la figura che mi permetteva di parlare di me e delle mie tensioni, come vedi la domanda non è personale, è artistica, i miei testi sono le mie urgenze. In fondo il privato e la scena si intrecciano

Anche Paola Roscioli, tua moglie è attrice

Molto più brava di me, è la mia prima critica, mi da le dritte sempre giuste, ha un istinto d’attrice che io non possiedo.

Fonti:





[1] Il premio UBU (in riferimento all’opera teatrale UBU Re di Alfred Jarry, è considerato il riconoscimento più importante del teatro in Italia. Fino al 1977 veniva assegnato in campo teatrale, lirico e cinematografico, dal 1979 è interamente dedicato a lteatro. Un vero premio oscar per il teatro.

 [2] "Un bès... Dam un bès, uno solo! Che un giorno diventerà tutto splendido. Per me e per voi" 

Provo a chiudere gli occhi e immagino: io, così come sono, con i miei 40 passati, con la mia vita - quella che so di avere vissuto - ma senza un bacio, Neanche uno. Mai. 
Senza che le mie labbra ne abbiano incontrate altre, anche solo sfiorate. Senza tutto il resto che è comunione di carne e di spirito, senza neanche una carezza. Mai. 
E allora mi vedo - io, così come sono - scendere per strada a elemosinarlo quel bacio, da chiunque, purché accada. 
Ecco, questo m'interessa oggi di Antonio Ligabue: la sua solitudine, il suo stare al margine, anzi, oltre il margine - oltre il confine - là dove un bacio è un sogno, un'implorare senza risposte che dura da tutta una vita. Voglio avere a che fare con l'uomo Antonio Ligabue, con il Toni, lo scemo del paese. Mi attrae e mi spiazza la coscienza che aveva di essere un rifiuto dell'umanità e, al contempo, un artista, perché questo doppio sentire gli lacerava l'anima: l'artista sapeva di meritarlo un bacio, ma il pazzo, intanto, lo elemosinava. 
Voglio stare anch'io sul confine e guardare gli altri. E, sempre sul confine, chiedermi qual è dentro e qual è fuori. 

Mario Perrotta 
[3]“Individuo sociale” è una contraddizione in termini. È un’utopia, una condizione limite a cui tendere.
O uno è “individuo” oppure è “sociale”: è sufficiente l’incontro/scontro con l’altro per mettere in crisi i confini della nostra individualità - questo lo sappiamo bene tutti. Ed è questa lacerazione tra le proprie istanze e quelle dell’altro che ci governa continuamente, nel nostro agire quotidiano e nella nostra evoluzione di razza umana. Eppure tutti vorremmo essere animali sociali, tutti vorremmo vedere il trionfo definitivo della giustizia, dell’equità e della solidarietà. Il vero guaio è che ognuno – ogni individuo – ha un concetto tutto suo di giustizia, di equità e di solidarietà. E siamo di nuovo al muro contro muro: individuo contro individuo.
Tre testi dunque, tre farse violente – o grottesche tragedie – per rispondere ad un interrogativo: siamo per natura individualisti o animali sociali?

Il misantropo di Molière  - o Dell’individuo VS sociale.
I cavalieri di Aristofane - o Dell’agone politico e della utopia sociale.
Bouvard e Pécuchet di Flaubert - o Dell’utopia individuale. (Mario Perrotta)

[4] Il viaggio di Ulisse visto dagli occhi del figlio Telemaco.
[5] - Se sei emigrante la prima cosa che ti devi imparare è che nna enùta è solo nna enùta, mentre la turnàta è per sempre... - Due termini per indicare la stessa cosa: il ritorno. Ma la differenza è fondamentale. Me l'hanno spiegata con parole semplici ma inequivocabili. Nna enùta (una venuta), è nna fesseria, il tempo di guardarsi attorno veloci, senza mettere a fuoco i luoghi e le facce, per ripartire subito e dimenticare… 
La turnàta, invece, è altra cosa... vuol dire che hai raggiunto l'obiettivo, ti sei sistemato, puoi mettere a fuoco, ricordare le facce e i luoghi perché ora stai per tornarci, definitivamente. (M. Perrotta)
[6] Nell'estate 2001, progetta e dirige per il Comune di Otranto il festival Otranto In Scena. Nelle tre edizioni realizzate il festival ospita compagnie assenti dalla Puglia da oltre 20 anni come il Teatro dell'Elfo, e ancora Ascanio Celestini, Lorenzo Salveti, Paolo Rossi, Peppe Barra, Laura Curino, Ozzano Teatro Ensemble. Purtroppo, lo scontro permanente con l'amministrazione forzitaliota, della quale deve risolvere gli svarioni organizzativi e a cui deve spiegare ogni nuova edizione la differenza tra gli spettacoli ospiti e il culo di Valeria Marini, decreta la fine di quell'esperienza.  (dalle note biografiche nel sito: www.marioperrotta.it 
[7] A Perrotta è stato assegnato il premio UBU per la seconda volta nel 2013 come miglior attore. Una prima volta venne premiato per la “trilogia sull’individuo sociale” con la motivazione di aver interpetato: “la disgregazione nel mondo contemporaneo”.

martedì 12 aprile 2016

Meglio aumentare le pensioni o le ogive?


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Leggo su Il Manifesto che da quando mi sono alzato alle 5,30 a quando ho acceso il computer, le 6,30 l'Italia ha dilapidato in spese militari 3.333.333 € - Tale è la spesa che ogni ora del giorno e della notte spendiamo per armarci contro l'universo mondo. Ora dirò una cosa da utopista fuori dalla realtà e politicamente scorretto: due ore al giorno di spesa militare girate all'inps contribuirebbero notevolmente a risolvere il problema pensioni minime versando 2.433.333.090 annui. Poca cosa? Bah, meglio aumentare le pensioni che le ogive.