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sabato 12 gennaio 2013

E' morta Mariangela Melato.

Quello che segue è solo un banalissimo copia incolla... per ricordare.....

FILM:

Televisione [modifica]

Teatro [modifica]

venerdì 11 gennaio 2013

Gioco d'azzardo e tasse



Pro memoria per i candidati al parlamento italico.

I governi che si succedono nel tempo in Italia non fanno che aumentare il prelievo fiscale soprattutto sui redditi fissi. Esiste tuttavia un settore che dal 2004 al 2012 ha visto un calo costante della tassazione, la tabella sotto, a cura del CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo) è esaustiva in materia:


ANNO                       Spesa complessiva                           Entrata erariale

2004                      24.8 miliardi di euro                       7.3 miliardi =   29.4%
2005                      28,5 miliardi di euro                       6,16 miliardi = 21,6%
2006                      35.2 miliardi di euro                       6.72 miliardi = 19%
2007                      42.1 miliardi di euro                       7.2 miliardi =   17,1%
2008                      47.5 miliardi di euro                       7.75 miliardi =  16.3%
2009                      54.4 miliardi di euro                        8.8 miliardi=    16,1%
2010                      61,4 miliardi di euro                        8.7 miliardi=    14,1%
2011                      79,9 miliardi di euro                        8,8 miliardi=    11 %
2012                      94 miliardi di euro (stima)                7,9 miliardi =     8,4 %

Guarda caso quasi tutto il periodo governato da un certo tipo di politici con presenze inquietanti alle loro dipendenze, magari come stallieri.
I giochi d’azzardo introdotti negli ultimi anni hanno una tassazione notevolmente inferiore ai precedenti (a vantaggio del payout per i giocatori e dell’industria del gioco).

Il rapporto 2011 della Corte dei Conti ci dice che: «il consumo dei giochi interessa prevalentemente le fasce sociali più deboli». Secondo i dati Eurispes nel gioco investe di più chi ha un reddito inferiore: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso. (Fonte Eurispes 2007)

Già negli anni ‘50 Milton Fidman, premio Nobel dell’economia, sottolineava che «il modello di business dell’industria dell’azzardo può raggiungere dei grandi traguardi se fa un business sulla povertà perché un alto bacino a cui può attingere è quello di chi ha poco reddito». (Fonte M.Fiasco 2009)
Secondo la ricerca NOMISMA effettuata sugli studenti delle scuole superiori si gioca di più e con più soldi nelle scuole professionali, piuttosto che nei licei. (Fonte: Ricerca Nomisma Giovani e Gioco 2009)
Secondo la ricerca CONAGGA-CNCA gioca di più chi ha minore scolarizzazione: giocano il 61,3% dei laureati, il 70,4% di chi ha il diploma superiore, l'80,3% di chi ha la licenza media. (Fonte: Ricerca CONAGGA-CNCA 2011)
Nell’ultimo anno, hanno giocato: il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato, l’80,2% dei lavoratori saltuari o precari, l’86,7% dei cassintegrati. (Fonte: Ricerca CONAGGA-CNCA  2011)
NON GIOCANO SOLO GLI ADULTI Secondo il CNR (Consiglio nazionale delle ricerche), «il gioco attira quote sempre più ampie di popolazione, non solo adulta. Si stima che 450.000 studentesse e 720.000 studenti siano coinvolti, cioè il 47,1% dei giovani che frequentano le scuole medie superiori (nella stessa indagine di due anni prima era il 40%). Il gioco d’azzardo coinvolge il 58,1% dei maschi tra i 15 e i 19 anni e il 36,8% delle ragazze».
Il Parlamento Federale Svizzero da tempo riconosce una percentuale specifica sulle entrate da gioco (lo 0,5%) destinata alle attività di cura, prevenzione e ricerca sul gioco d’azzardo. Anche grazie a questi fondi nel 2012 è stata effettuata una ricerca sui COSTI SOCIALI causati dal gioco patologico (eseguita dall’Istituto di ricerca economico di Università di Neuchâtel in collaborazione con il CGCE di Losanna). Per valutare i costi sociali sono state prese in considerazione le seguenti voci: 
COSTI SANITARI DIRETTI (ricorso al medico di base del 48% più alto rispetto ai non giocaori, interventi ambulatoriali psicologici, ricoveri sanitari, cure specialistiche per la dipendenza…). 
COSTI INDIRETTI (perdita di performance lavorativa del 28% maggiore rispetto ai non giocatori, perdita di reddito…). 
COSTI PER LA QUALITA’ DELLA VITA (problemi che ricadono sui familiari, violenza, rischio di aumento di depressione grave, ansia, deficit di attenzione, bassa resistenza ad altri tipi di dipendenze, idee suicidarie, ossessione per il gioco e per i soldi necessari a giocare…).
Girando i dati all’Italia che tassa stipendi e pensioni e detassa il gioco, si evince che ogni anno in Italia vi sono dai 5,5 ai 6,6 miliardi di euro di COSTI complessivi PER LA SOCIETA’ dovuti al gioco patologico.

Avremo modo in futuro di parlare di mafia e gioco d’azzardo, e ci chiediamo come mai i luoghi dove le persone possono rovinarsi la vita sono segnalati come “sale gioco” tout court e non come “Sale gioco d’azzardo”. La lingua italiana è stupenda proprio perché ha un nome per ogni cosa, se dico GIOCO intendo due bimbi seduti a terra con il LEGO. Nei fatti, utilizzando questo linguaggio falso, si mutuano i messaggi delle mafie che parlano di “cavalli” intendendo carichi di cocaina (intercettazione letta su un giornale tempo fa). Lo Stato dovrebbe (il condizionale si impone) essere diverso. 

giovedì 10 gennaio 2013

Amadou e Modu Modu, la nuova editrice salentina


Quando nasce cultura è un momento di felicità, se poi è salentina deve essere anche orgoglio, e se aggiungiamo accoglienza, multietnia e fusione di sentimenti, allora il mix è perfetto.
“Io mi sento salentino, Il Salento nero” mi dice Papa Ngady Faye, che noi chiameremo  Amadou come tutti quelli che conoscono quel senegalese nero come la notte, alto, elegante, sempre sorridente, con i libri che vende sotto il braccio. Ora poi che oltre la vendita è sua anche la produzione e  la casa editrice, l’orgoglio e la sensazione di potercela fare rendono ancora più luminoso quel sorriso. Il nome della nuova casa editrice salentina è Modu Modu, così si chiamano i senegalesi che emigrano per contribuire al benessere dei loro cari che rimangono in Africa inviando il denaro guadagnato e magari, come fa Amadou, aprendo una scuola per bambini e ragazzi che debbono studiare per riscattare un futuro meno insidioso, forse emigrando anche loro, ma con la dignità della conoscenza.
Con Amadou abbiamo parlato della sua nuova attività di editore, di quella vecchia di venditore di libri e soprattutto del suo nuovo lavoro. Lo conobbi come autore di un bellissimo libro: “Se Dio Vuole”, per i tipi di Giovane Grafica Edizioni. Ricordo benissimo quel primo incontro, avveniva contemporaneamente al criminale duplice omicidio di due senegalesi per mano di un fascista di Casa Pound a Firenze. Era il 13 dicembre 2011.

“Modu Modu come è nata?”

“Dopo otto anni di vendita di libri in strada ho incontrato molti clienti che lamentavano una scrittura non scorrevole dei libri che offrivo loro. Una carissima signora che acquistava molto ad un centro punto smise di comprarne perché faticava a leggerli. Io sono molto attaccato alla vendita di libri e mi sono detto che devo fare da solo ed elevare la qualità del prodotto offerto. Lo scopo che mi sono dato è quello di tradurre la buona letteratura senegalese e africana in genere e proporla al pubblico italiano”.

“Ti limiterai all’Africa?”

“Al momento si, però non escludo nulla. Perché chiudersi?”

“Parliamo del tuo ultimo lavoro: Il Bambino con le mani pulite”
In Senegal si dice che un bimbo cone le mani pulite ha diritto di mangiare nel piatto di tutti (n.d.r.)

“Io sono solo un coautore, con mia moglie Antonella Colletta abbiamo portato in Italia i testi di Babakar Mbaye Ndaak che è un nuovo griot (cantastorie) senegalese che scrive storie bellissime”*.

“Sono favole per bambini?”

“Non solo, sono racconti con una morale. Se tu leggi Hondo ti racconta l’importanza dell’umiltà nel viaggio”

“Quale viaggio Amadou?”

“Quello della vita. E forse è il racconto che amo di più perché è il lavoro che io ho fatto in Italia, il venditore. Un tempo in Senegal erano venditori di acqua. Uno di loro mise in piedi un’impresa che diede molto lavoro ai venditori tutti organizzandolo. Non bisogna sottovalute nessun lavoro, neppure i più umili, perché tutti hanno un senso. E’ il percorso che ho fatto io, ora mi sento più moi même”.

“Il prossimo lavoro che uscirà?”

“Stiamo traducendo un romanzo senegalese sulla negritudine”

“Negritudine?”

“Un tempo se dicevi Negro ad un nero si arrabbiava, lo vedeva come uno spregio, ora è diventato bello. In realtà esiste una sola razza, ognuno di noi ha dentro tutti i colori della pelle. Quando arriveremo a comprenderlo in pieno sarà un mondo migliore”

Così ci lasciamo, lui con il successo del suo primo libro che lo porta ancora in giro per l’Italia, prossimo appuntamento a Roma in una scuola, ed io con “Il bambino con le mani pulite” sotto braccio. E’ un libro veramente bello, illustrato magnificamente da Marta Solazzo e i suoi brevi capitoli alternati fra le “Confabulazioni” di Amadou e Antonella e i racconti di Ndaak. Se ne parlerà ancora. Inizia così, con un “Buon giorno ai lettori” che dice  : “…Mia  moglie Antonella ed io abbiamo cercato di immaginarvi tutti, uno per uno, sia che siate bambini, adolescenti o adulti di ogni età… Conosciamo tanti adulti ancora bambini e, pensandoci bene, anche qualche eterno adolescente… Sono quelli capaci di camminare con leggerezza e guardare il mondo con uno sguardo sempre nuovo, capaci, qualche volta, di fare scelte ardite. E che non perdono mai la fiducia nel domani…”.
Farà lunghi percorsi il lavoro di questo salentino nero… “Inshallah” mi direbbe Amadou.

 *Babakar Mbaye Ndaak, moderno griot (cantastorie) che custodisce le storie e l’antica saggezza del suo popolo, è professore di storia e geografia e presidente dell’associazione senegalese degli artisti della parola e del racconto Leebon ci leer (raccontare al chiaro di luna). Dopo anni di studio e ricerca pubblica nel 2012 tre album musicati di poesie, elegie, favole e racconti storici.
      

mercoledì 9 gennaio 2013

Franca Viola


Il 9 gennaio 1947 nasceva ad Alcamo Franca Viola. Una donna che è entrata prepotentemente nella storia italiana. 
Era il 26 dicembre 1965 quando il criminale Filippo Melodia (del clan mafioso dei Rimi) rapì Franca, la violentò e la tenne prigioniera per otto giorni. La liberazione avvenne per mano dei carabinieri. Franca dopo quel drammatico episodio perse la verginità e, secondo la morale distorta di un'Italia retrograda, avrebbe dovuto provvedere al matrimonio riparatore per non rimanere zitella. Lei rifiutò questo matrimonio.  La famiglia subì intimidazioni, il padre venne minacciato di morte. Il processo, con l' infamia di avvocati complici dei criminali che difendono, fu un momento di diffamazione della ragazza additata come consenziente e, tutto sommato, puttana. Filippo Melodia venne condannato a 11 anni. Uscito dalla galera nel '76, venne ammazzato nel modenese dopo due anni a colpi di lupara.  Franca si sposò con un giovane compaesano.

Solo nell'agosto del 1981 venne abrogata l'infame norma (art. 544 del Codice Penale) che prevedeva il matrimonio riparatore a seguito di violenza sessuale. 

martedì 8 gennaio 2013

Silvio faccia di Bronzo (...)

"Si alle coppie di fatto, si alle coppie gay, abbasseremo le tasse"..... 
Bella faccia di bronzo! (avrei scritto merda ma non si può). In cinque anni ha ferocemente osteggiato le coppie gay anche con pesante ironia, in cinque anni ha aumentato le tasse, negli utlimi vent'anni ha cacciato l'Italia nel quinto mondo, ora ripropone alleanza con la lega del trota e minestre riscaldate. Certo che chi lo voterà avrà una bella faccia di bronzo (confermo quello che non posso scrivere).

lunedì 7 gennaio 2013

chi salverà Alitalia?


L'Italia che cambia. 

2008: Alitalia sta fallendo, Air france vuole comprare il cucuzzaro intero, Berlusconi dice "Alitalia deve rimanere italiana", organizza una cordata di italici rottamatori che in cinque anni fanno fallire Alitalia. 


2013: Alitalia sta fallendo, Air France vuole comprarla, Berlusconi dice "Alitalia deve rimanere italiana".... Il resto alla prossima puntata, se vincerà Berlusconi le elezioni forse la farà acquistare da merecatari cinesi con residenza in Brianza?

Promesse elettorali: 
Monti: L'IMU deve essere cambiata..... E se lo dice lui.... Sarebbe un pò come se Berlusconi dicesse che Alitalia deve rimanere italiana....



La renna natalizia con la lucina in...


Era la cena della vigilia di Natale. Come sempre accade, riunione di parenti, figli, genitori, a volte amici. Quando poi ci si rivede dopo un anno intero si scoprono rughe e  nostalgie e i ricordi tumultuosi imperversano. Ma Natale è pur sempre Natale, lo dice anche la pubblicità. Anche questo di crisi di identità, di sistema, di quattrini che mancano. Anche quello del ferroviere che mi dice “Sai? Ho uno stipendio dignitosissimo, fra tredicesima e il mensile avevo in busta paga seimila euro. Erano solo scritti però, fra ritenute e nuove tassazioni ne ho intascati poco più di tremila”. Almeno lui li ha presi…
Era la cena della vigilia, eravamo tanti a tavola, forse dodici persone, a quella di capodanno in altro luogo eravamo tredici, alla faccia della scaramanzia, l’abbiamo voluto il tredicesimo, l’abbiamo cercato e trovato, è arrivato con la sua barba bianca e una teglia di cipolle al forno deliziose… nulla per chi è superstizioso!  

Poi, dopo la cena della vigilia, o a metà per i fumatori più incalliti, si esce a fumare. Siamo diventati molto salutisti, non si fuma in casa! E sono d’accordo col non farlo, nelle case dei fumatori si sente odore di tabacco (mancano sempre Bacco e Venere però), così in inverno ci si arma di maglione e si esce. Fuori dalla porta ci stava un tavolino ed una seggiola, estive in realtà, ma uno anche in inverno si adatta a sedersi al gelo piemontese e accenderne una. Però quella testa che dice “No, no, no” in continuazione pare messa lì apposta. Lei è una renna di filo di ferro e vimini tutta piena di lampadine e muove la testa indefessamente, lo fa dall’otto dicembre al sei gennaio, sempre a dire “No”. Annoto che poco oltre c’era Biancaneve con qualche settenano (forse tutti, non ho contato) felici, sorridenti e particolarmente bruttarelli in mezzo alla brina del Natale. In realtà ci sono simboli che lasciano allocchiti, allibiti, titubanti. Quei poveri babbonatale appesi ai balconi, spiaccicati in improbabili posizioni che stanno fra il kamasutra e lo yoga contro muri lisci che neppure Diabolik riuscirebbe a scalare, per esempio. E ancora presepi con pastori piccoli piccoli e accanto una pecora grande come un dinosauro che spaventerebbe anche il più impavido super eroe. E caliamo un pietoso velo sui cibi che vorrebbero propinarci. Il Panettone un tempo era una roba seria, con uvetta e canditi, poi il nuovo incombente ha trasformato tutto quanto in un casino. Panettoni ripieni di improbabile cioccolato, di limoncello, di crema tale dei tali ecc. E’ come riempire una tacchino con nutella. E lasciamo perdere il Pandoro, amatissimo da alcuni ma particolarmente inconsistente e “pallido” per chi scrive. Forse anche per questo la renna che mi stava accanto e che ho scoperto essere di produzione cinese proseguiva a dire il suo “No” bello bello. Tutte quelle lucine poi inquietavano, sembrava una segnalazione di pericolo. Forse quel Babbo Natale spiacciato sul muro del concominio vicino aveva voluto liberarsi proprio di quella renna con le luci in ogni possibile anfratto. Manco avesse bisogno di segnalare la strada delle sue defecazioni… aveva luci anche lì. Comunque Natale è passato. Anche Santo Stefano, poi è arrivato il nuovo anno che, a detta di un noto vignettista, durerà solo tre mesi perché è stato assunto con contratto a termine. Come a dire che entro marzo, dopo aver votato e visto il festival di San Remo, la renna tornerà sul tavolino ad aspettare me e la mia sigaretta, e un altro Babbo Natale tenterà invano di scalare qualche balcone.