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giovedì 10 gennaio 2013

Amadou e Modu Modu, la nuova editrice salentina


Quando nasce cultura è un momento di felicità, se poi è salentina deve essere anche orgoglio, e se aggiungiamo accoglienza, multietnia e fusione di sentimenti, allora il mix è perfetto.
“Io mi sento salentino, Il Salento nero” mi dice Papa Ngady Faye, che noi chiameremo  Amadou come tutti quelli che conoscono quel senegalese nero come la notte, alto, elegante, sempre sorridente, con i libri che vende sotto il braccio. Ora poi che oltre la vendita è sua anche la produzione e  la casa editrice, l’orgoglio e la sensazione di potercela fare rendono ancora più luminoso quel sorriso. Il nome della nuova casa editrice salentina è Modu Modu, così si chiamano i senegalesi che emigrano per contribuire al benessere dei loro cari che rimangono in Africa inviando il denaro guadagnato e magari, come fa Amadou, aprendo una scuola per bambini e ragazzi che debbono studiare per riscattare un futuro meno insidioso, forse emigrando anche loro, ma con la dignità della conoscenza.
Con Amadou abbiamo parlato della sua nuova attività di editore, di quella vecchia di venditore di libri e soprattutto del suo nuovo lavoro. Lo conobbi come autore di un bellissimo libro: “Se Dio Vuole”, per i tipi di Giovane Grafica Edizioni. Ricordo benissimo quel primo incontro, avveniva contemporaneamente al criminale duplice omicidio di due senegalesi per mano di un fascista di Casa Pound a Firenze. Era il 13 dicembre 2011.

“Modu Modu come è nata?”

“Dopo otto anni di vendita di libri in strada ho incontrato molti clienti che lamentavano una scrittura non scorrevole dei libri che offrivo loro. Una carissima signora che acquistava molto ad un centro punto smise di comprarne perché faticava a leggerli. Io sono molto attaccato alla vendita di libri e mi sono detto che devo fare da solo ed elevare la qualità del prodotto offerto. Lo scopo che mi sono dato è quello di tradurre la buona letteratura senegalese e africana in genere e proporla al pubblico italiano”.

“Ti limiterai all’Africa?”

“Al momento si, però non escludo nulla. Perché chiudersi?”

“Parliamo del tuo ultimo lavoro: Il Bambino con le mani pulite”
In Senegal si dice che un bimbo cone le mani pulite ha diritto di mangiare nel piatto di tutti (n.d.r.)

“Io sono solo un coautore, con mia moglie Antonella Colletta abbiamo portato in Italia i testi di Babakar Mbaye Ndaak che è un nuovo griot (cantastorie) senegalese che scrive storie bellissime”*.

“Sono favole per bambini?”

“Non solo, sono racconti con una morale. Se tu leggi Hondo ti racconta l’importanza dell’umiltà nel viaggio”

“Quale viaggio Amadou?”

“Quello della vita. E forse è il racconto che amo di più perché è il lavoro che io ho fatto in Italia, il venditore. Un tempo in Senegal erano venditori di acqua. Uno di loro mise in piedi un’impresa che diede molto lavoro ai venditori tutti organizzandolo. Non bisogna sottovalute nessun lavoro, neppure i più umili, perché tutti hanno un senso. E’ il percorso che ho fatto io, ora mi sento più moi même”.

“Il prossimo lavoro che uscirà?”

“Stiamo traducendo un romanzo senegalese sulla negritudine”

“Negritudine?”

“Un tempo se dicevi Negro ad un nero si arrabbiava, lo vedeva come uno spregio, ora è diventato bello. In realtà esiste una sola razza, ognuno di noi ha dentro tutti i colori della pelle. Quando arriveremo a comprenderlo in pieno sarà un mondo migliore”

Così ci lasciamo, lui con il successo del suo primo libro che lo porta ancora in giro per l’Italia, prossimo appuntamento a Roma in una scuola, ed io con “Il bambino con le mani pulite” sotto braccio. E’ un libro veramente bello, illustrato magnificamente da Marta Solazzo e i suoi brevi capitoli alternati fra le “Confabulazioni” di Amadou e Antonella e i racconti di Ndaak. Se ne parlerà ancora. Inizia così, con un “Buon giorno ai lettori” che dice  : “…Mia  moglie Antonella ed io abbiamo cercato di immaginarvi tutti, uno per uno, sia che siate bambini, adolescenti o adulti di ogni età… Conosciamo tanti adulti ancora bambini e, pensandoci bene, anche qualche eterno adolescente… Sono quelli capaci di camminare con leggerezza e guardare il mondo con uno sguardo sempre nuovo, capaci, qualche volta, di fare scelte ardite. E che non perdono mai la fiducia nel domani…”.
Farà lunghi percorsi il lavoro di questo salentino nero… “Inshallah” mi direbbe Amadou.

 *Babakar Mbaye Ndaak, moderno griot (cantastorie) che custodisce le storie e l’antica saggezza del suo popolo, è professore di storia e geografia e presidente dell’associazione senegalese degli artisti della parola e del racconto Leebon ci leer (raccontare al chiaro di luna). Dopo anni di studio e ricerca pubblica nel 2012 tre album musicati di poesie, elegie, favole e racconti storici.
      

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