Quando nasce cultura è un momento di felicità, se poi è
salentina deve essere anche orgoglio, e se aggiungiamo accoglienza, multietnia
e fusione di sentimenti, allora il mix è perfetto.
“Io mi sento salentino,
Il Salento nero” mi dice Papa Ngady Faye, che noi chiameremo Amadou come tutti quelli che conoscono quel
senegalese nero come la notte, alto, elegante, sempre sorridente, con i libri
che vende sotto il braccio. Ora poi che oltre la vendita è sua anche la produzione
e la casa editrice, l’orgoglio e la
sensazione di potercela fare rendono ancora più luminoso quel sorriso. Il nome
della nuova casa editrice salentina è Modu Modu, così si chiamano i senegalesi
che emigrano per contribuire al benessere dei loro cari che rimangono in Africa
inviando il denaro guadagnato e magari, come fa Amadou, aprendo una scuola per
bambini e ragazzi che debbono studiare per riscattare un futuro meno insidioso,
forse emigrando anche loro, ma con la dignità della conoscenza.
Con Amadou abbiamo parlato della sua nuova attività di
editore, di quella vecchia di venditore di libri e soprattutto del suo nuovo
lavoro. Lo conobbi come autore di un bellissimo libro: “Se Dio Vuole”, per i
tipi di Giovane Grafica Edizioni. Ricordo benissimo quel primo incontro, avveniva
contemporaneamente al criminale duplice omicidio di due senegalesi per mano di
un fascista di Casa Pound a Firenze. Era il 13 dicembre 2011.
“Modu Modu come è
nata?”
“Dopo otto anni di vendita di libri in strada ho incontrato
molti clienti che lamentavano una scrittura non scorrevole dei libri che
offrivo loro. Una carissima signora che acquistava molto ad un centro punto
smise di comprarne perché faticava a leggerli. Io sono molto attaccato alla
vendita di libri e mi sono detto che devo fare da solo ed elevare la qualità
del prodotto offerto. Lo scopo che mi sono dato è quello di tradurre la buona
letteratura senegalese e africana in genere e proporla al pubblico italiano”.
“Ti limiterai
all’Africa?”
“Al momento si, però non escludo nulla. Perché chiudersi?”
“Parliamo del tuo
ultimo lavoro: Il Bambino con le mani pulite”
In Senegal
si dice che un bimbo cone le mani pulite ha diritto di mangiare nel piatto di
tutti (n.d.r.)
“Io sono solo un coautore, con mia moglie Antonella Colletta
abbiamo portato in Italia i testi di Babakar Mbaye Ndaak che è un nuovo griot
(cantastorie) senegalese che scrive storie bellissime”*.
“Sono favole per
bambini?”
“Non solo, sono racconti con una morale. Se tu leggi Hondo
ti racconta l’importanza dell’umiltà nel viaggio”
“Quale viaggio
Amadou?”
“Quello della vita. E forse è il racconto che amo di più
perché è il lavoro che io ho fatto in Italia, il venditore. Un tempo in Senegal
erano venditori di acqua. Uno di loro mise in piedi un’impresa che diede molto lavoro
ai venditori tutti organizzandolo. Non bisogna sottovalute nessun lavoro,
neppure i più umili, perché tutti hanno un senso. E’ il percorso che ho fatto
io, ora mi sento più moi même”.
“Il prossimo lavoro
che uscirà?”
“Stiamo traducendo un romanzo senegalese sulla negritudine”
“Negritudine?”
“Un tempo se dicevi Negro ad un nero si arrabbiava, lo
vedeva come uno spregio, ora è diventato bello. In realtà esiste una sola
razza, ognuno di noi ha dentro tutti i colori della pelle. Quando arriveremo a
comprenderlo in pieno sarà un mondo migliore”
Così ci lasciamo, lui con il successo del suo primo libro
che lo porta ancora in giro per l’Italia, prossimo appuntamento a Roma in una
scuola, ed io con “Il bambino con le mani pulite” sotto braccio. E’ un libro
veramente bello, illustrato magnificamente da Marta Solazzo e i suoi brevi
capitoli alternati fra le “Confabulazioni” di Amadou e Antonella e i racconti
di Ndaak. Se ne parlerà ancora. Inizia così, con un “Buon giorno ai lettori”
che dice : “…Mia moglie Antonella ed io abbiamo cercato di
immaginarvi tutti, uno per uno, sia che siate bambini, adolescenti o adulti di
ogni età… Conosciamo tanti adulti ancora bambini e, pensandoci bene, anche
qualche eterno adolescente… Sono quelli capaci di camminare con leggerezza e
guardare il mondo con uno sguardo sempre nuovo, capaci, qualche volta, di fare
scelte ardite. E che non perdono mai la fiducia nel domani…”.
Farà lunghi percorsi il lavoro di questo salentino nero…
“Inshallah” mi direbbe Amadou.
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