Era la cena della vigilia di Natale. Come sempre accade,
riunione di parenti, figli, genitori, a volte amici. Quando poi ci si rivede
dopo un anno intero si scoprono rughe e nostalgie
e i ricordi tumultuosi imperversano. Ma Natale è pur sempre Natale, lo dice
anche la pubblicità. Anche questo di crisi di identità, di sistema, di
quattrini che mancano. Anche quello del ferroviere che mi dice “Sai? Ho uno stipendio
dignitosissimo, fra tredicesima e il mensile avevo in busta paga seimila euro.
Erano solo scritti però, fra ritenute e nuove tassazioni ne ho intascati poco
più di tremila”. Almeno lui li ha presi…
Era la cena della vigilia, eravamo tanti a tavola, forse
dodici persone, a quella di capodanno in altro luogo eravamo tredici, alla
faccia della scaramanzia, l’abbiamo voluto il tredicesimo, l’abbiamo cercato e
trovato, è arrivato con la sua barba bianca e una teglia di cipolle al forno
deliziose… nulla per chi è superstizioso!
Poi, dopo la cena della vigilia, o a metà per i fumatori più
incalliti, si esce a fumare. Siamo diventati molto salutisti, non si fuma in
casa! E sono d’accordo col non farlo, nelle case dei fumatori si sente odore di
tabacco (mancano sempre Bacco e Venere però), così in inverno ci si arma di
maglione e si esce. Fuori dalla porta ci stava un tavolino ed una seggiola,
estive in realtà, ma uno anche in inverno si adatta a sedersi al gelo
piemontese e accenderne una. Però quella testa che dice “No, no, no” in
continuazione pare messa lì apposta. Lei è una renna di filo di ferro e vimini
tutta piena di lampadine e muove la testa indefessamente, lo fa dall’otto
dicembre al sei gennaio, sempre a dire “No”. Annoto che poco oltre c’era
Biancaneve con qualche settenano (forse tutti, non ho contato) felici,
sorridenti e particolarmente bruttarelli in mezzo alla brina del Natale. In
realtà ci sono simboli che lasciano allocchiti, allibiti, titubanti. Quei
poveri babbonatale appesi ai balconi, spiaccicati in improbabili posizioni che
stanno fra il kamasutra e lo yoga contro muri lisci che neppure Diabolik
riuscirebbe a scalare, per esempio. E ancora presepi con pastori piccoli
piccoli e accanto una pecora grande come un dinosauro che spaventerebbe anche
il più impavido super eroe. E caliamo un pietoso velo sui cibi che vorrebbero propinarci.
Il Panettone un tempo era una roba seria, con uvetta e canditi, poi il nuovo
incombente ha trasformato tutto quanto in un casino. Panettoni ripieni di
improbabile cioccolato, di limoncello, di crema tale dei tali ecc. E’ come
riempire una tacchino con nutella. E lasciamo perdere il Pandoro, amatissimo da
alcuni ma particolarmente inconsistente e “pallido” per chi scrive. Forse anche
per questo la renna che mi stava accanto e che ho scoperto essere di produzione
cinese proseguiva a dire il suo “No” bello bello. Tutte quelle lucine poi
inquietavano, sembrava una segnalazione di pericolo. Forse quel Babbo Natale
spiacciato sul muro del concominio vicino aveva voluto liberarsi proprio di
quella renna con le luci in ogni possibile anfratto. Manco avesse bisogno di segnalare
la strada delle sue defecazioni… aveva luci anche lì. Comunque Natale è
passato. Anche Santo Stefano, poi è arrivato il nuovo anno che, a detta di un
noto vignettista, durerà solo tre mesi perché è stato assunto con contratto a
termine. Come a dire che entro marzo, dopo aver votato e visto il festival di
San Remo, la renna tornerà sul tavolino ad aspettare me e la mia sigaretta, e
un altro Babbo Natale tenterà invano di scalare qualche balcone.
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