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venerdì 4 gennaio 2013

Toh che novità, c'è l'evasione fiscale


Seconda metà dell’800, Quintino Sella disse che “L’evasione fiscale si contrasta con l’azione degli enti locali”.
Giovanni Giolitti riuscì a controllare parzialmente il fenomeno puntando, appunto, sugli enti locali.
Ezio Vanoni, nel 1951, introdusse la dichiarazione dei redditi unica.

Poi iniziarono i balletti che ci perseguitano da una vita intera:


1953: De Gasperi chiedendo la fiducia disse: “deve essere intensificata l'opera di repressione dell'evasione fiscale”.
1953: Pella si impegnò a: “proseguire l’opera di repressione dell’evasione fiscale”
1954: Fanfani promise:  “costanti misure contro gli evasori”.
1954: Scelba si impegnò per: “energica repressione anche penale dell’evasione fiscale”.
1957: Adone Zoli assicurò “iniziative per la repressione dell’evasione fiscale”.
1960: il famigerato governo Tambroni si impegnò ad un “fermo intendimento di perseverare validamente nell'azione per il contenimento e per la repressione delle evasioni”.
1960 Fanfani uno e due (la vendetta) disse di “lotta alle evasioni fiscali”
1972 Andreotti di stracciò le vesti pur di “andare in profondità nella lotta contro gli evasori”
1974 E’ la volta di Mariano Rumor che promise “lotta vigorosa agli evasori”
1974 Tocca poi a Moro impegnarsi in una “politica di repressione dell’evasione fiscale”.
1976 E’ sempre Aldo Moro a dire: “proseguiremo negli sforzi intrapresi” contro l’evasione fiscale ovviamente.
1976 Andreotti parla di “passi avanti nella lotta all’evasione”
1978 Sempre Andreotti prosegue nel concetto di “recupero in cospicua misura delle evasioni fiscali”
1979 ancora il Giulio “più efficiente lotta all’evasione fiscale”
Nota: i governi Andreotti si susseguivano uno con l’altro, quasi non c ifosse nessuo a poterlo sostituire.
1983 tocca a Bettino Craxi (pre latitanza) dire: “la lotta, che è necessario condurre, contro ogni forma di evasione fiscale”. Concetto ribadito dallo stesso nel 1986.
1987  Goria da Asti vuole “combattere a fondo l’evasione”.
E ancora Ciriaco de Mita nel 1988, Andreotti nel 1989, Ciampi nel 1993 che parla della
“lotta all'evasione, un capitolo amaro per non pochi degli italiani”.
Fino ad arrivare al “peggiore” che diventa molto cauto fino a spingersi a dichiarare che “le tasse sono giuste se al 33%, se vanno oltre il 50% allora è morale evaderle” e ancora, da Primo ministro in occasione della festa della Guardia Di Finanza ebbe a dire “E’ un piacere essere qui, peggio sarebbe una visita vostra a casa mia”  
Poi si alternarono due Prodi, un tot di Berlusconi, fino al governo Monti.

Quella sopra è una ricerca assolutamente non esaustiva in materia di tasse ed avasione fiscale, un vero e proprio mantra che ci accompagna da quando la mia generazione (ahimè ormai alle soglie delle decrepitezza) era neonata. A guardare e leggere le cose dette in oltre mezzo secolo sembra quasi un espediente di basso cabotaggio per trovare un capro espiatorio all’incapacità di fare delle cose, di governare senza il terrore di calpestare i piedi dei grandi elettori e dei pacchetti di voti. E’ diventata una frase fatta del tipo “I neri hanno la musica nel sangue” o “non ci sono più le mezze stagioni”. Chi si candida promette solennemente di sterminare gli evasori (quasi tutti lo fanno, tranne quello di Arcore).
Leggendo i giornali sembra si conosca l’esatto importo dell’evasione fiscale, pare si sappia a menadito chi, come e perché evade, tuttavia si prosegue in una lotta a coltello (pardon, a multe salate) ai danni degli emettitori di scontrini fiscali, dove cioè è facilissimo intervenire. Poi che evadere le tasse sia “moralmente giusto” non è solo il concetto del “peggiore”, appartiene ad un’ampia schiera di persone che ritengono ingiusto e scorretto limitarsi, come hanno fatto tutti i governi di cui sopra (senza escludere quello di Arcore), a colpire i redditi fissi, a decurtare pensioni e stipendi per palese incapacità (o per una più bieca mancanza di volontà) di cercare i quattrini dove ci sono realmente. La mancata imposizione di una patrimoniale sui redditi alti, il voler pervicacemente tassare e tartassare le prime case (anche quelle di proprietà delle banche che hanno erogato mutui), sono la palese dimostrazione su chi si vuole colpire a discapito di chi altri. A coloro che si candidano alla guida le governo prossimo venturo sarebbe bello chiedere meno proclami in materia di evasione una ventata d’aria nuova, per esempio. O chiedere uno sforzo concreto perché l’Europa armonizzi veramente tassazione e stato sociale, perché diventi finalmente unita, e debelli i paradisi fiscali.
La domanda si impone: come mai la Svizzera si può permettere il lusso di non dire chi (fra mafiosi e altri evasori) ha i suoi capitali nelle casseforti elvetiche? Per qualcuno sono solo propositi per il nuovo anno, per quanto mi riguarda è il valore aggiunto che mi consentirà di andare a votare. Se sentirò dire che “deve essere intensificata l'opera di repressione dell'evasione fiscale” penserò a De Gasperi, penserò al ’53 e sarò grato a chi ci ha regalato la Costituzione e la Democrazia, per l’attualità invece mi farò una grassa risata. E perdonatemi, veramente non me la sento di denunciare il cassaintegrato a 500 € al mese che mi ripara il rubinetto di casa. Non posso farlo.
E mi piace ricordare una citazione di Adam Smith: “Negli stati in cui si ha il sospetto che molte delle spese pubbliche vengano utilizzate male, le leggi che le proteggono vengono poco rispettate”.  E se avesse avuto ragione?

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