Seconda metà dell’800, Quintino Sella disse che “L’evasione
fiscale si contrasta con l’azione degli enti locali”.
Giovanni Giolitti riuscì a
controllare parzialmente il fenomeno puntando, appunto, sugli enti locali.
Ezio Vanoni, nel 1951, introdusse
la dichiarazione dei redditi unica.
Poi iniziarono i balletti che ci
perseguitano da una vita intera:
1953: De Gasperi chiedendo la fiducia disse: “deve essere intensificata l'opera di
repressione dell'evasione fiscale”.
1953: Pella si impegnò
a: “proseguire l’opera di repressione dell’evasione fiscale”
1954: Fanfani promise:
“costanti misure contro gli evasori”.
1954: Scelba si
impegnò per: “energica repressione anche penale dell’evasione fiscale”.
1957: Adone Zoli
assicurò “iniziative per la repressione dell’evasione fiscale”.
1960: il famigerato
governo Tambroni si impegnò ad un “fermo intendimento di perseverare
validamente nell'azione per il contenimento e per la repressione delle evasioni”.
1960 Fanfani uno e due
(la vendetta) disse di “lotta alle evasioni fiscali”
1972 Andreotti di
stracciò le vesti pur di “andare in profondità nella lotta contro gli evasori”
1974 E’ la volta di
Mariano Rumor che promise “lotta vigorosa agli evasori”
1974 Tocca poi a Moro
impegnarsi in una “politica di repressione dell’evasione fiscale”.
1976 E’ sempre Aldo
Moro a dire: “proseguiremo negli sforzi intrapresi” contro l’evasione fiscale
ovviamente.
1976 Andreotti parla
di “passi avanti nella lotta all’evasione”
1978 Sempre Andreotti
prosegue nel concetto di “recupero in cospicua misura delle evasioni fiscali”
1979 ancora il Giulio
“più efficiente lotta all’evasione fiscale”
Nota: i governi
Andreotti si susseguivano uno con l’altro, quasi non c ifosse nessuo a poterlo
sostituire.
1983 tocca a Bettino
Craxi (pre latitanza) dire: “la lotta, che è necessario condurre, contro ogni
forma di evasione fiscale”. Concetto ribadito dallo stesso nel 1986.
1987 Goria da Asti vuole “combattere a fondo
l’evasione”.
E ancora Ciriaco de
Mita nel 1988, Andreotti nel 1989, Ciampi nel 1993 che parla della
“lotta all'evasione,
un capitolo amaro per non pochi degli italiani”.
Fino ad arrivare al
“peggiore” che diventa molto cauto fino a spingersi a dichiarare che “le tasse
sono giuste se al 33%, se vanno oltre il 50% allora è morale evaderle” e ancora,
da Primo ministro in occasione della festa della Guardia Di Finanza ebbe a dire
“E’ un piacere essere qui, peggio sarebbe una visita vostra a casa mia”
Poi si alternarono due
Prodi, un tot di Berlusconi, fino al governo Monti.
Quella sopra è una ricerca
assolutamente non esaustiva in materia di tasse ed avasione fiscale, un vero e
proprio mantra che ci accompagna da quando la mia generazione (ahimè ormai alle
soglie delle decrepitezza) era neonata. A guardare e leggere le cose dette in
oltre mezzo secolo sembra quasi un espediente di basso cabotaggio per trovare
un capro espiatorio all’incapacità di fare delle cose, di governare senza il
terrore di calpestare i piedi dei grandi elettori e dei pacchetti di voti. E’
diventata una frase fatta del tipo “I neri hanno la musica nel sangue” o “non
ci sono più le mezze stagioni”. Chi si candida promette solennemente di
sterminare gli evasori (quasi tutti lo fanno, tranne quello di Arcore).
Leggendo i giornali
sembra si conosca l’esatto importo dell’evasione fiscale, pare si sappia a menadito
chi, come e perché evade, tuttavia si prosegue in una lotta a coltello (pardon,
a multe salate) ai danni degli emettitori di scontrini fiscali, dove cioè è
facilissimo intervenire. Poi che evadere le tasse sia “moralmente giusto” non è
solo il concetto del “peggiore”, appartiene ad un’ampia schiera di persone che
ritengono ingiusto e scorretto limitarsi, come hanno fatto tutti i governi di
cui sopra (senza escludere quello di Arcore), a colpire i redditi fissi, a
decurtare pensioni e stipendi per palese incapacità (o per una più bieca
mancanza di volontà) di cercare i quattrini dove ci sono realmente. La mancata
imposizione di una patrimoniale sui redditi alti, il voler pervicacemente
tassare e tartassare le prime case (anche quelle di proprietà delle banche che
hanno erogato mutui), sono la palese dimostrazione su chi si vuole colpire a
discapito di chi altri. A coloro che si candidano alla guida le governo
prossimo venturo sarebbe bello chiedere meno proclami in materia di evasione una
ventata d’aria nuova, per esempio. O chiedere uno sforzo concreto perché
l’Europa armonizzi veramente tassazione e stato sociale, perché diventi
finalmente unita, e debelli i paradisi fiscali.
La domanda si impone:
come mai la Svizzera
si può permettere il lusso di non dire chi (fra mafiosi e altri evasori) ha i
suoi capitali nelle casseforti elvetiche? Per qualcuno sono solo propositi per
il nuovo anno, per quanto mi riguarda è il valore aggiunto che mi consentirà di
andare a votare. Se sentirò dire che “deve essere intensificata l'opera di
repressione dell'evasione fiscale” penserò a De Gasperi, penserò al ’53 e sarò
grato a chi ci ha regalato la
Costituzione e la Democrazia , per l’attualità invece mi farò una
grassa risata. E perdonatemi, veramente non me la sento di denunciare il
cassaintegrato a 500 € al mese che mi ripara il rubinetto di casa. Non posso
farlo.
E mi piace ricordare
una citazione di Adam Smith: “Negli stati in cui si ha il sospetto che molte
delle spese pubbliche vengano utilizzate male, le leggi che le proteggono
vengono poco rispettate”. E se avesse
avuto ragione?
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