Nei primi giorni del 2020 sarà in alcune librerie "Cartoline dal Salento".
Pensieri e parole in libertà, Cartoline dal Salento. Questi i titoli che potrebbero definire i bozzetti di Gianni Ferraris apparsi, un po’ di anni fa, su il Paese Nuovo di Lecce, ed. cartacea, su Fondazione Terra D’Otranto (www.fondazioneterradotranto.it) e sulla pagina on line di Città Futura di Alessandria (www.cittafutura.al.it), un’esperienza che gli ha permesso di mettere radici nel Salento e, al contempo, di mantenere i contatti con Solero (Alessandria), sua città di origine.
(Fernanda Franchini - Con gli occhi del “forestiero” )
…Ecco perché ho trovato decisivo che Gianni abbia scritto Elio (Spagine Edizioni, 2016). Un libro autobiografico, che ha permesso di dar voce a quell’urgenza di manifestare pubblicamente quell’amore e il ricordo che Gianni portava dentro di sé per la triste e rivoluzionaria vicenda del fratello, ma che ha permesso di raccontare, con occhi di uno “straniero” venuto da un piccolo borgo piemontese, il Salento. Tornando ad oggi, quando Gianni mi ha parlato di voler raccogliere ed organizzare alcune sue riflessioni, contenute in questa raccolta, sono stato felice di leggerle. Sono, di fatto, la naturale conseguenza del suo eterno “osservare” e la conclusione di alcune parti delsuo precedente lavoro. (Diego Dantes – Del cuore e dell’eterno osservare)
Farsi “prestare” gli occhi trovo sia sempre un esercizio utile. Affinare la propria sensibilità puoi farlo solo cambiando il punto di vista accogliendo quello dell’altro - scardinando le convinzioni sedimentate, le con-suetudini, la scontata adesione alle “cose”, al quotidiano, alla Terra, alle particolarità che, sempre di più, diventano impiccio identitario. E, allora, cosa c’è di meglio che la scrittura per aderire allo “sguardo dell’altro”? (Mauro Marino - Farsi prestare gli occhi )
Sono tre spezzoni delle note di lettura che precedono “Cartoline dal Salento” e delle quali, quasi commosso, ringrazio gli autori. Così come non posso che inchinarmi al maestro Giancarlo Montelli per la meravigliosa copertina che sintetizza in gesti che solo un maestro può rappresentare, il Salento plurale. Quello della cultura, del lavoro, della natura, dell’arte.
E poi ci sono i pezzi messi assieme in un collage non cronologico, ma quasi casuale. Pensieri e parole che venivano fuori guardandomi attorno, spesso meditate, molto spesso istintive, e che comunque hanno un sottofondo comune, il “clima” che le ha provocate. La luce del Salento, i ghirigori del barocco, gli uliveti ahimè ora sofferenti, le lune, molte lune, appoggiate sul mare. Insomma, senza Salento sarebbero state altre parole.