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sabato 17 dicembre 2011

Manifestazione antirazzista

“No au racisme, no au racisme” urlavano i ragazzi sfilando per il viale dell’Università. Da Porta Rudiae a Porta Napoli e poi per il centro storico fino alla Prefettura.
Erano parecchie centinaia, l’80% almeno gli immigrati, gli altri eravamo noi, i bianchi che chiedevano scusa, ognuno a modo suo. 
In mezzo svettavano politici locali, la Loredana Capone con le telecamere che la illuminavano come una diva, la segreteria del PD, c’erano quelli di SEL e i ragazzi di Caos. In testa, fra i ragazzi neri, facevano bella mostra l’assessore Martella e altri del Comune. Però sono dovuti andare via presto, neppure a Porta Napoli sono arrivati.
Qualcuno ha sentito dire che in fondo loro sono stati invitati dagli immigrati, che se vincerà la Capone o Salvemini dovranno vedersela anche loro a destra e a sinistra, anche con quelli che sono ancora sessantottini. C’ha proprio il chiodo fisso con i “comunisti”. E si che di anni ne sono trascorsi 43 da allora.
Però va di moda parlare dei comunisti, se un deputato leghista dice che contro la CGIL e i comunisti ci vuole il lanciafiamme, beh, qualcuno va a finire che lo prende sul serio e poi dicono che è pazzo.  
Ci stanno tutti, quasi tutti. Manca Salvemini. Ci accorgiamo solo dopo della sua discreta presenza, in fondo al corteo che dice pacatamente che la manifestazione è degli immigrati, che senso ha prenderne la testa ad ogni costo?
Già, noi dobbiamo portare solidarietà.
“Questa manifestazione è contro il razzismo, hanno fatto una barbarie a Firenze. Siamo qui per dire che queste cose non devono succedere più. La comunità senegalese in Italia è la più numerosa. Per la maggior parte siamo a posto con i documenti.
Integrazione? Certo che siamo integrati. E’ la mia prima manifestazione in Italia, stiamo parlando con il popolo leccese per dire che siamo pacifici, siamo qui per lavorare” mi dice Lai, senegalese anche lui.
Già, la comunità leccese accoglie come sa fare, con dignità, come il Salento accolse gli albanesi.
“Scrivilo che il mare Mediterraneo è il più grande cimitero del mondo. Scrivilo che almeno 16.000 ragazzi, bambini, donne e uomini oggi non possono sfilare perché sono crepati in mare” mi urla arrabbiato Franco, l’amico leccese che dice che la stampa non ne parla abbastanza. Lo scrivo, l’ho scritto.  E mi chiedo a chi serve, a che serve. Lo scrivo però, qualcuno leggerà. “Manifestazione pacifica eh Antonella?” chiedo alla Cazzato della CGIL. “E’ importante, organizzata completamente dalla comunità senegalese e sostenuta dalla rete antirazzista. Purtroppo ci sono state provocazioni, rappresentanti dell’amministrazione comunale che hanno consentito visibilità istituzionale a quelli di Casa Pound, alla quale era affiliato il criminale di Firenze. Ho la sensazione che l’attenzione debba essere altissima, la crisi e le tensioni sociali vanno a braccetto. Occorre ritrovare appartenenza di classe, convivere rivendicando diritti di cittadinanza per gli stranieri, sul lavoro per tutti, misure per vivere con dignità”.
Intanto il corteo procedeva con pacatezza, un fumogeno in lontananza, nulla di più, nulla di violento. Cappelli colorati, sciarpe, bimbi su passeggini, sorrisi, abbracci di chi si ritrovava dopo un po’ di tempo. Voglia di esserci. Le beghe politiche locali sembrano cose misere, di cui vergognarsi. Nessuno voleva strumentalizzare, si trattava di portare solo solidarietà a ragazzi che magari sono mussulmani, magari hanno la poligamia come metodo di vita, magari non bevono negramaro, però sono persone. E sono dignitosi tutto sommato. Valeva la pena esserci, in fondo, per vederne i colori, tutti i colori del nero.  

Capanna risponde a Martella e annuncia querela

Avevo dato conto dell'ignobile frase del consigliere Martella che elencava Mario Capanna fra i terroristi . Oggi su Paese Nuovo lo stesso accusato ingiustamente da Martella, che probabilmente non ama leggere i giornali e la storia contemporanea, preso com'è  con la sua maggioranza a fare i turni per spingere il filobus, annuncia querela per dffamazione.  Mio padre mi diceva di contare fino a cinque prima di parlare a vanvera...

no all'IMU ai portatori di handicap?

La Camera dei deputati toglie l'ICI ai portatori di handicap.
Ma le tasse non dovrebbero essere proporzionali al reddito? I portatori di handicap devono avere posti auto riservati, devono poter andare per marciapiedi e strade privi di barriere, devono avere precedenza in uffici e simili. E' giusto però che un miliardario non paghi l'ICI sul suo castello al pari di un pensionato al minimo a parità di handicap?  

don verzè e berlusconi... i due ladroni

Tutto è possibile nel regno dei ricchi che passano per le crune degli aghi ... pagando. 

venerdì 16 dicembre 2011

La guerra delle menzogne di stato. Gli USA se ne vanno

fuori dalle palle

Dopo aver portato in guerra il mondo intero con una menzogna solenne (Armi di distruzione di massa mai trovate) dopo aver torturato prigionieri, dopo aver  spinto per la guerra ad ogni costo, gli americani si tolgono dalle palle. I danni, i morti e le carneficina resteranno a carico degli iraqeni. A ognuno il suo. 
Intanto in Siria crepano oppositori al regime. Nessuno muove un filo d'erba per loro. La Siria non è come la Libia. Non ha petrolio. Italia, Francia, Gran Bretagna e USA per la Libia hanno agito esclusivamente per i pozzi, a nessuno fregava nulla della popolazione. Dove sta D'Alema che si sbracciava per un attacco subito? Dove sta La Russa il fascista?  

giovedì 15 dicembre 2011

onorevole (?) Buonanno, l'istigatore


i due volponi


Il deputato (da qualcuno chiamato impropriamente onorevole) Buonanno, con il fazzolettino verde nel taschino, in Parlamento (già luogo di politica alta, poi trasformato in buona parte in una sorta di bivacco per incapaci, veline, puttanieri e semianalfabeti), ha tuonato parlando della CGIL: "Per i comunisti e la CGIL ci vorrebbe il lanciafiamme" (Sic). Ora sarebbe buon esercizio fare un pensiero sui drammatici fatti di Torino  dove alcuni criminali bruciano un campo rom, e sui fatti di Firenze dove un affiliato a casa Pound ammazza senegalesi in un mercato. Se linguaggi come questo vengono utilizzati in Parlamento, perchè mai stupirsi se criminali si sentono sdoganati in certi comportamenti? Certe parole hanno il sapore amarissimo del tacito (?) consenso ad usare gli strumenti di cui violenti, fascisti e idioti sono in possesso. 

Conferenza stampa Salvemini. Impressioni

Dopo le infelici uscite della Loredana Capone, che ha detto che chi voterà Salvemini è per l’antipolitica, offendendo nei fatti lui e i suoi elettori,  e dopo gli affanni del PD per depotenziare le primarie, ecco Carlo Salvemini che risponde.
foto carloÈ ancora tutta aperta  la questione del PD di voler pubblicare on line i nomi di chi andrà a votare alle primarie minacciando, nei fatti, pubblica gogna mediatica a chi oserà votare. Un tentativo misero e di sapore amaro per bloccare chi non vuol far sapere a colleghi, amici o parenti i fattacci suoi. Altro che trasparenza, a chi giova infatti questa sciocchezza? Meno persone andranno a votare, più facile sarà controllarne i voti. Il PD pensa di avere un apparato capace di portare alle urne i suoi, e ritiene che sarà facile pilotare poche migliaia di voti, piuttosto che una moltitudine. Però lo sappiamo bene, a volte si ha timore della democrazia. Alcuni addirittura ne hanno una paura che li rende blu.
Ma veniamo a Salvemini, con il suo aplomb e senza scomporsi minimamente ha esposto il suo punto di vista. Devo dire che la sensazione che ho avuto era di un suo stupore nel dover rispondere a colpi bassi, tipici di una campagna elettorale all’ultimo sangue, piuttosto che ad una civile competizione fra simili che hanno a cuore la città che si propongono di governare. Molt discutibile anche il passaggio della Capone quando parlava di mettersi a disposizione del vincitore da parte dello sconfitto.
Penso dovrebbe essere cosa scontata, ovvia. Probabilmente in certi ambienti non lo è, anzi. Sembra quasi che bollano nei pentoloni strani pensieri, diaspore o simili. Salvemini dice di «Primarie virtuose come percorso ideale per la scelta del candidato sindaco… sono un laboratorio di buona politica non per lanciare sfide, ma per saper costruire obiettivi comuni… Ma basta poco per stravolgerne il significato, tutto dipende da noi, dal tono nel confronto, dalle parole che scegliamo… Dobbiamo proporci come obiettivo l’uscita da un quindicennio di governo che si dimostra per quello che è stato…»
E cita Buonerba che dice «In comune comandiamo noi…» Tipica concezione padrona, feduale e di destra della democrazia.
Le primarie non debbono diventare mera concorrenza, piuttosto «Confronto fra caratteri, temperamenti, personalità… Non si vota per appartenenza partitica, ma per identificazione con una proposta…»
C’è poi la bizzarra credenza, smentita alle regionali pugliesi, a Milano e a Cagliari, secondo la quale se il candidato non di apparato vince le primarie, poi perde le elezioni vere. Minaccia utilizzata dal PD in moltissime occasioni e tristemente. Il voto utile è una sciocchezza bella e buona, infatti: «Ogni voto è utile alla città. Vinceremo le primarie e poi le amministrative perché Lecce è pronta al cambiamento».
Poi Salvemini ha contestato anche la bizzarria secondo la quale, come dice la Capone: “Le primarie non si giocano sui programmi», bizzarra veramente detta da chi ha alle spalle un partito che ha perso oltre sei mesi alla rincorsa del centro, addirittura della Poli, che ha proposto almeno tre candidati senza venire ad una conclusione, un partito fatto di correnti e di feudi interni che non è in grado di governare.
Salvemini ha invece invitato al confronto «organizziamo da qui alle primarie del 20 gennaio 3, 4, 5 incontri pubblici sulla città…» chissà se i soloni del partito di D’Alema diranno si.
Anche perché occorre convincerci tutti quanti che «vincerà il centro sinistra rappresentato dal candidato scelto dagli elettori».
Ah quanta paura la democrazia praticata… 

il trota e il padano dell'anno


Dal sito della padania apprendo che i militanti patani stanno votando il patano dell’anno 2011. Interessanti i primi voti, dopo un “aspettiamo babbo natale” con il 51,6%, troviamo il Maroni seguito a ruota dal Bossi Renzo detto il trota. Solo al sesto posto il troto padre (2,7%). Ora, se la trota (figlio) è il secondo patano dell’anno, qualcuno mi dice dove stanno le persone con un q.i. nella norma?
  

 

http://www.padania.org/components/com_poll/assets/poll.png Padano dell'anno 2011
9. Quest'anno speriamo in Babbo Natale
97 
51.6%
6. Roberto Maroni
37 
19.7%
2. Renzo Bossi (detto il Trota)
13 
6.9%
8. Luca Zaia
13 
6.9%
7. Matteo Salvini
12 
6.4%
5. Roberto Cota
6 
3.2%
1. Umberto Bossi
5 
2.7%
10. non so
4 
2.1%
3. Roberto Calderoli
1 
0.5%
4. Roberto Castelli
0 
0%



Pino Pinelli

Giuseppe Pinelli (Pino) Anarchico caduto dalla finestra del quarto piano della questura di Milano. Era innocente!

antipolitica?


Sta girando su facebook un post che dice: “Ecco i nomi e gl indirizzi mail dei parlamentari che hanno bloccato la riduzione dei loro stipendi”. Il link riporta ai componenti della Commissione Affari Costituzionali, senza per altro dire chi e come abbia votato. Altro non è che un ulteriore passo dell’antipolitica.
Le generalizzazioni sono negazione della democrazia. Ne abbiamo un esempio lampante nelle dichiarazioni di moltissimi esponenti del partito in verde quando parlano di immigrati che sono “un cancro” a prescindere da chi lavora, chi vive con la dignità che si è portato appresso, e chi delinque.
 Ne abbiamo avuto esempio devastante durante il periodo più buio del ‘900 quando gli ebrei erano tutti da sopprimere in quanto ebrei, e potrei proseguire.
Ferma restando la mia convinzione che la politica sia (forse, meglio, debba tornare ad essere) la forma più alta di mediazione fra le tensioni che si creano  fra le componenti della società, penso tuttavia che gli ultimi vent’anni abbiano prodotto veri e proprio disastri nella sua etica stessa, nella società e nelle istituzioni.
Moltissimi uomini politici hanno utilizzato i loro mandati in maniera impropria, dannosa per le istituzioni. Penso che un parlamentare debba avere un compenso adeguato al ruolo, per esempio. E per “adeguato” intendo anche elevato, fatto salvo un tetto da stabilirsi. Ritengo anche che questo compenso debba essere guadagnato non solo per il voto espresso dagli elettori, quanto piuttosto al lavoro svolto. Ad oggi un parlamentare è eletto ed ha carta bianca, può tranquillamente rispondere solo a sé stesso, senza mediazione alcuna con i suoi elettori. Difendere il   lavoro del politico non significa affatto accettare passivamente privilegi che possono essere immorali ed immondi. 
Se un avvocato decide di dedicarsi alla politica, non deve avere la possibilità di frequentare quotidianamente i tribunali per difendere nessuno, neppure un presidente del consiglio.  A parte il fatto che è un’anomalia tutta italiana avere un premier che deve difendersi da una serie di reati che metterebbe in ginocchio intere democrazie. Se il tipo si ritiene ingiustamente chiamato in causa si scelga i difensori fuori dal parlamento. Invece siamo all’assurdo che li fa eleggere proprio per esserne difeso nei tribunali di mezza Italia. La prima conseguenza è che il suo stipendio è pagato dagli italiani e che lui non ha possibilità alcuna di fare il parlamentare.
Si potrebbe, per esempio, prevedere un gettone di presenza ed eliminare ogni quota fissa.  Sarebbe un bel segnale. Se un maestro elementare sta a casa perchè deve zappare l'orto, che gli succede?  E si potrebbe addirittura prevedere di scendere sotto l’azzeramento dell’eventuale positivo. Per fare un esempio si potrebbe dare 10 per ogni presenza e togliere 15 per ogni assenza senza dovute pezze giustificative. Se uno si fa eleggere per fregiarsi del titolo di parlamentare e si occupa d'altro, deve pagare, se invece lavora per legiferare deve essere pagato e anche bene.  E ancora, si potrebbe prevedere che dopo un determinato numero di assenze per motivi non istituzionali, il parlamentare  decada e ceda il posto al primo dei non eletti. Se  è malato e non può frequentare il parlamento avrà modo di curarsi come gli conviene. Se è avvocato e non può abbandonare le escort del suo difeso, potrà tornare serenamente a fare il suo lavoro di avvocato senza ledere il Parlamento.
Occorre vigilare, vigilare e ancora vigilare perché l’antipolitica non si appropri della società, anche se molta strada è già stata fatta in questo senso. Per far questo, occorre anche una rinascita democratica dei partiti, soprattutto quelli del centro sinistra che dovrebbero avere un’etica riconoscibile e non confondibile con interessi particolari, troppe volte si sono lasciati andare e non hanno denunciato. Sta alla politica ricreare una democrazia dove un parlamentare venga scelto dagli elettori e non dai  segretari di partito. L’impressione è che questa infamante legge elettorale, che forse mi impedirà ancora una volta di votare,  faccia comodo a moltissimi, sia nel centro destra, che altrove. 

mercoledì 14 dicembre 2011

Amadou, il senegalese




Questo 13 dicembre 2011, è trascorso pensando all’estrema difficoltà di parlare di Papa Ngady Faye, noto ai leccesi come Amadou, e del libro che ha scritto a quattro mani con sua moglie, Antonella Colletta. È difficile perché mentre io e il senegalese Amadou parlavamo con leggerezza, a Firenze, un criminale che amava frequentare Casa Pound, ha ammazzato a freddo due suoi connazionali e ne ha feriti tre. È difficile perché oggi abbiamo un debito in più verso tutti gli immigrati,  perché il paese che dovrebbe essere dell’accoglienza cova, grazie a movimenti separatisti, secessionisti o fascisti, il seme del razzismo e della xenofobia che armano la mano a folli criminali.
Tuttavia ne parlerò, perché il libro di Amadou merita di essere letto, oggi ancora di più di quando ho incontrato l’autore. Capire i percorsi di chi ci sta accanto serve a comprenderne forze e debolezze, virtù e vizi. Serve, in poche parole, ad aiutarci a convivere, ad emozionarci, a renderci conto che i confini sono solo linee tracciate artificialmente. Parlando del suo integrarsi in Italia, Amadou mi ha detto:“Il bimbo che ha le mani pulite può mangiare in ogni piatto”, che è un proverbio del suo paese.   
“Se Dio Vuole” è il titolo del libro di agile lettura, in Senegal si dice Inshallah, è la sua storia, Papa Ngady Faye, che in Italia prende il nome di suo padre, lui che porta “lo sguardo ed il sorriso di sua madre Ramatoulaye, che vuol dire Misericordia”, come dice la quarta di copertina, in Senegal, a Dakar, era capo cantiere «Guadagnavo anche cinque euro al giorno» mi dice, poi la decisione di emigrare. I suoi genitori erano sindacalisti. Quando smise di lavorare, sua madre si dedicò ad insegnare alle donne a gestire imprese familiari.
Il racconto è scandito da giri di tè, piuttosto che da capitoli. «Perché noi in Senegal, ed io ora qui in Italia, beviamo il tè come un rito che può durare ore. Lo faccio io, scaldo l’acqua, poi la verso nel bicchiere, poi la travaso in un altro e ancora e ancora, più volte, poi lo riscaldo nuovamente e lo bevo con mia moglie parlando» “Dio Lo vuole” sono le parole scambiate fra lui e Antonella bevendo tè, storie che si intrecciano, si dipanano nelle serate in casa.
Racconta suo padre, sindacalista, uomo rigido e fiero, con le sue quattro mogli, lo chiama il Leone per il suo incedere e per la sua forza morale ed etica. Poi dice di sua madre, donna che “di mio padre era amica”, nel senso più alto del termine. C’è sua moglie, la senegalese che gli ha dato due figlie e che è poi morta per malattia dopo cinque mesi che lui era in Italia. Ci sono le sue figlie senegalesi che vivono con la sorella e  c’è il piccolo avuto con Antonella.
Il viaggio con un visto francese che sarebbe scaduto dopo pochi mesi e la sua caparbia volontà di farcela. «Vendo libri da quando sono in Italia, ora ho messo in piedi una scuola privata a Dakar».
«I primi tempi qui in Italia come sono stati?»
«Quando sono arrivato sono andato a Bergamo, non trovavo lavoro e decisi di andare in Spagna. Una notte ho sognato un amico che mi ha detto di rimanere in Italia. Il giorno dopo ho cercato il fratello di questo amico arrivato in sogno, l’ho raggiunto a Milano e mi ha fatto conoscere ragazzi senegalesi, ho iniziato così a vendere libri. In estate sono arrivato a Lecce perché Milano si svuota».
«Perché sei emigrato se avevi un lavoro?»
«L’azienda per la quale lavoravo ha poi chiuso. Però volevo dimostrare a me e a mio padre che potevo farcela, che il coraggio non mi mancava. Chi era emigrato prima di me mandava soldi alla famiglia, riusciva ad acquistare una casa, a mantenere i figli. Il Senegal ha necessità di avere emigranti che mandino soldi».
Già, anche l’Italia è entrata nel primo mondo grazie alle rimesse degli emigranti, peccato che ce ne scordiamo troppo spesso.
«Scrivendo di tuo padre parli dello stadio, cosa è successo?»
«Io ero alla ricerca di Dio, c’è scritto nel libro, avevo praticamente solo quello scopo, però mi piaceva il calcio, mio padre mi mandò a vedere una finale dicendomi che avrei dovuto contare gli spettatori se volevo guadagnarmi quel privilegio.» Amadou è orgoglioso e non vuole tornare senza risultati, così non vede la partita e non riesce a contare gli spettatori sugli spalti, al ritorno il padre gli dice «Non sai contare, era uno solo lo spettatore, era la folla».
«Com’è andata in Italia i primi tempi?»  
«Le prime volte che dicevano un no secco alla merce che offrivo volevo lasciare, però ho inziato a contare le persone come allo stadio, eravamo tutti una sola persona, questo mi ha dato la forza di proseguire».
«Integrarti in Italia, è stato facile? Gli italiani lo sanno che il bimbo con le mani pulite può mangiare in ogni piatto?»
«Vedi, io mi trovo bene, rispetto e sono rispettato, non mi piace la parola integrato. Che significa integrarsi? Siamo esseri umani. Rispettiamoci».
«Sposando un’italiana hai ottenuto la cittadinanza, ovviamente».
«Non l’ho mai richiesta, perchè non mi sono sposato per questo, io sono regolare, il mio lavoro di venditore di libri è in regola, non voglio passare per chi si sposa per la cittadinanza, io l’ho fatto perché fra me e Antonella c’è un rapporto serio, bello. Sto bene con lei perché ci vogliamo bene. Io voglio bene a tutti, contare le persone sugli spalti è anche questo. Se la chiederò mai? Chissà, forse, al momento non è questo che mi interessa».
«I tuoi compaesani lavorano tutti, qui in Italia?»
«Non frequento molti senegalesi, però siamo molto orgogliosi. Vedi? Non è facile vendere accendini per strada, però chi è arrivato prima ti aiuta e ti spinge a proseguire. Piccole vendite ti consentono di pagare l’affitto e di mandare soldi alla tua famiglia in Senegal. Sperando in un futuro migliore. Quale? Quello che Dio mi offrirà, io posso guidare il presente, Inshallah per il futuro. A Dio piacendo».
«Qual è il tuo destino? Quello che immagini intendo, non quello nelle mani di Dio»
«Mi piacerebbe arrivare ad avere qualcosa che mi apra orecchie ed occhi per capire “les equations” da risolvere in ogni momento della vita».
«Mi farai conoscere il Senegal quando andrò a visitarlo, Amadou?»
«Inshallah».
 Papa Ngady Fayde, Antonella Colletta:  Se Dio Vuole – Giovane Grafica Edizioni – 62 pp. € 8,00

martedì 13 dicembre 2011

moneta della panania (parania, pagania...)

Ah la politica bella. Bossi ora dice che il suo padrone sta con i comunisti. E non si fa mancare nulla, prosegue dicendo che il nord si farà la sua moneta. Sarà come la panania (parania, pagania o come diavolo si chiama il prolungamento di topolinia) inesistente. Me le vedo le banconote: faccione di Borghezio con il fez d'ordinanza quelle da mille "trota" (questo il nome del conio verde). Quelli da diecimila avranno l'effigie del troto in persona. Maroni, Castelli, Calderoli e il Trota stesso si stanno scannando per avere quello da cento.
Alla notizia i banchieri internazionali sono scoppiati in una clamorosa risata. 

lunedì 12 dicembre 2011

Capone dichiara la sua sconfitta?

http://www.lecceprima.it/politica/elezioni-comunali-2012/capone-io-perdente-alle-primarie-ma-vincente-alle-secondarie.html

La debolezza delle motivazioni della signora Capone è sconcertante. Definire gli elettori che riconoscono Salvemini come candidato "antipolitici" è patetico ed offensivo per Salvemini e per gli elettori stessi. Il motivo per cui si è arrivati alla sciagura di primarie post fetività la Capone lo cerchi tutto dentro il suo partito che per lunghissimi mesi ha fatto di tutto per evitarle pur in presenza di un candidato riconosciuto e riconoscibilissimo. E lo ha fatto rincorrendo tutto ciò che si muoveva, dalla Poli Bortone alla Regione Salento, le ha provate proprio tutte. Se la Capone ha questi problemi ritiri la sua candidatura e appoggi Salvemini. 

domenica 11 dicembre 2011

12 dicembre 1969




12 dicembre 1969, alle 16,37 esplode una bomba alla Banca Nazionale dell'Agricoltura a Milano, in Piazza Fontana.


12 dicembre 2011, Ancora ignoti mandanti ed esecutori fascisti e dei servizi segreti.