“No au racisme, no au racisme” urlavano i ragazzi sfilando
per il viale dell’Università. Da Porta Rudiae a Porta Napoli e poi per il
centro storico fino alla Prefettura.
Erano parecchie centinaia, l’80% almeno gli immigrati, gli
altri eravamo noi, i bianchi che chiedevano scusa, ognuno a modo suo.
In mezzo svettavano politici locali, la Loredana Capone con
le telecamere che la illuminavano come una diva, la segreteria del PD, c’erano
quelli di SEL e i ragazzi di Caos. In testa, fra i ragazzi neri, facevano bella
mostra l’assessore Martella e altri del Comune. Però sono dovuti andare via
presto, neppure a Porta Napoli sono arrivati.
Qualcuno ha sentito dire che in fondo loro sono stati
invitati dagli immigrati, che se vincerà la Capone o Salvemini dovranno
vedersela anche loro a destra e a sinistra, anche con quelli che sono ancora
sessantottini. C’ha proprio il chiodo fisso con i “comunisti”. E si che di anni
ne sono trascorsi 43 da allora.
Però va di moda parlare dei comunisti, se un deputato
leghista dice che contro la CGIL e i comunisti ci vuole il lanciafiamme, beh,
qualcuno va a finire che lo prende sul serio e poi dicono che è pazzo.
Ci stanno tutti, quasi tutti. Manca Salvemini. Ci accorgiamo
solo dopo della sua discreta presenza, in fondo al corteo che dice pacatamente
che la manifestazione è degli immigrati, che senso ha prenderne la testa ad
ogni costo?
Già, noi dobbiamo portare solidarietà.
“Questa manifestazione è contro il razzismo, hanno fatto una
barbarie a Firenze. Siamo qui per dire che queste cose non devono succedere
più. La comunità senegalese in Italia è la più numerosa. Per la maggior parte
siamo a posto con i documenti.
Integrazione? Certo che siamo integrati. E’ la mia prima
manifestazione in Italia, stiamo parlando con il popolo leccese per dire che
siamo pacifici, siamo qui per lavorare” mi dice Lai, senegalese anche lui.
Già, la comunità leccese accoglie come sa fare, con dignità,
come il Salento accolse gli albanesi.
“Scrivilo che il mare Mediterraneo è il più grande cimitero
del mondo. Scrivilo che almeno 16.000 ragazzi, bambini, donne e uomini oggi non
possono sfilare perché sono crepati in mare” mi urla arrabbiato Franco, l’amico
leccese che dice che la stampa non ne parla abbastanza. Lo scrivo, l’ho
scritto. E mi chiedo a chi serve, a che
serve. Lo scrivo però, qualcuno leggerà. “Manifestazione pacifica eh
Antonella?” chiedo alla Cazzato della CGIL. “E’ importante, organizzata
completamente dalla comunità senegalese e sostenuta dalla rete antirazzista.
Purtroppo ci sono state provocazioni, rappresentanti dell’amministrazione
comunale che hanno consentito visibilità istituzionale a quelli di Casa Pound,
alla quale era affiliato il criminale di Firenze. Ho la sensazione che
l’attenzione debba essere altissima, la crisi e le tensioni sociali vanno a
braccetto. Occorre ritrovare appartenenza di classe, convivere rivendicando
diritti di cittadinanza per gli stranieri, sul lavoro per tutti, misure per
vivere con dignità”.
Intanto il corteo procedeva con pacatezza, un fumogeno in lontananza,
nulla di più, nulla di violento. Cappelli colorati, sciarpe, bimbi su
passeggini, sorrisi, abbracci di chi si ritrovava dopo un po’ di tempo. Voglia
di esserci. Le beghe politiche locali sembrano cose misere, di cui vergognarsi.
Nessuno voleva strumentalizzare, si trattava di portare solo solidarietà a
ragazzi che magari sono mussulmani, magari hanno la poligamia come metodo di
vita, magari non bevono negramaro, però sono persone. E sono dignitosi tutto
sommato. Valeva la pena esserci, in fondo, per vederne i colori, tutti i colori
del nero.