Sono rimasto stupito leggendo le dichiarazioni di alcuni
esponenti del centro sinistra leccese a proposito di primarie per le prossime
elezioni amministrative.
In un periodo in cui sia a livello locale che nazionale, la
destra, anche estrema, sembra prendere il cucuzzaro intero, cercare motivi di
ulteriore divisione nel centro sinistra ha il sapore amaro del “facciamoci del
male”.
Certo non si tratta di accettare tutto quel che viene,
occorre un dialogo sereno e pacato sulle virtù dell’amministrazione targata
Salvemini, ma anche, anzi, soprattutto, sui suoi limiti. Occorre superarli,
andare avanti non con trattative da mercato di poltrone o seggiolini, ma con le
competenze da mettere in campo per il bene della città e del centro sinistra
tutto, per provare a farlo rinascere in modo virtuoso.
Temo che, a fronte di primarie forzose, molti elettori
sarebbero quanto meno disorientati. O si dice chiaramente che l’attuale
amministrazione non merita la ricandidatura e se ne elencano i motivi, oppure
sembra una storia di ripicche per vedere chi è più puro di chi. Antiche storie
già viste e mai digerite, che allontanano dalla politica alta, se ancora esiste.
Ritengo eventuali primarie, nei fatti,
una sconfitta. Rappresenterebbero una bocciatura tout court
dell’amministrazione uscente e un assist a chi vuole azzannare tutto ciò che
non è destra. Insomma, un modo di offrire la città e il suo governo a chi amava
dire “a Lecce cumandamu nui” ed ha lasciato la città in preda al predissesto.
Il momento è ancora interlocutorio fra le mille anime del
centro sinistra apparentemente mai così frantumato e disorientato, si dovrebbe
optare per un dialogo aperto. Il cammino per ridare vita ad una città depressa
da decenni di voti di scambio e mazzette e amministrazioni che badavano al
tornaconto immediato e non alla programmazione di un futuro dignitoso è ancora
lungo, tortuoso, pieno di buche da rattoppare e filosofie di vita da cambiare
globalmente, tuttavia in questi anni si sono visti passi avanti, magari timidi
in alcuni casi, o eccessivi in altri, ma si sono visti. Ora giocare al tiro a
segno sarebbe segno di debolezza, non certo di forza. Le primarie non solo non
sono necessarie, rischiano di essere dannose e di funzionare da boomerang verso
chi le indice. Occorre rafforzare l’amministrazione uscente e farsi carico,
ogni partito, formazione, lista, di candidare i migliori. Far parte di una
coalizione significa anche controllare il pilota per arrivare a scelte
ampiamente condivise. Certo, non è il sol dell’avvenir all’orizzonte, però
quanto meno siamo in presenza di onestà e dignità. E non è poco.