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sabato 12 novembre 2016

Solidarietà a Marilù Mastrogiovanni

Succede a Casarano, ammazzano Augustino Potenza nel parcheggio di un supermercato. Gli inquirenti indagano.
Succede sempre a Casarano che una giornalista di inchiesta, con la redazione bloccata a causa di attacchi hacker (guarda caso) prosegua on line il suo lavoro meticoloso di informazione. Marilù Mastrogiovanni non si rassegna, semplicemente fa quello che sa fare: la giornalista, così pubblica una meticolosa inchiesta in cui mette in evidenza come Augustino Potenza, ucciso con 18 colpi di Kalashikov a Casarano (Lecce), era considerato dalla direzione nazionale antimafia una delle nuove rampanti leve delle sacra corona unita. Ma a Casarano, suo paese d’origine, dove viveva, era venerato come un dio. In quattro anni era riuscito a creare un clima di consenso e omertà. Inventando il marketing della mafia per nascondere il fiume di denaro che arrivava dagli affari criminali. E sfamando contemporaneamente un po’ di famiglie in ginocchio per la crisi. Storia di un genio del male tutto Italiano.”

Soprattutto evidenzia Marilù : 
...Il nome di Augustino Potenza apriva più di una porta, dentro e fuori dal palazzo del Municipio.
Il bar, da 10 anni abbandonato, da 8 assegnato al Comune di Casarano, non è mai stato oggetto di un bando pubblico per il suo riutilizzo. Nel 2012 l’allora commissaria prefettizia di Casarano Erminia Ocello, la stessa che bloccò il tentativo di infiltrazioni mafiose nella gestione dei rifiuti, sottoscrisse un protocollo d’intesa con l’associazione Libera, per sensibilizzare la cittadinanza sul tema della legalità. Successivamente, i rappresentanti di Libera, Francesco Capezza e Libera Francioso, hanno incontrato più volte il sindaco Gianni Stefàno sollecitandolo ad assegnare tramite bando pubblico i beni confiscati di Potenza, per sottrarli alla sua influenza e farne un simbolo di vittoria dello Stato sulla mafia piuttosto che un simbolo del potere mafioso. Ma le numerose rassicurazioni del sindaco, fatte solo a parole, si sono sempre tradotte in un nulla di fatto.
Quel bar abbandonato in pieno centro, invece di riempirsi delle voci chiassose di ragazze e ragazzi, che potrebbero usarlo per scambiarsi idee, leggere libri e giornali, guardarsi un film, fare feste, sta lì come un muto monito a cui il ponziopilatismo di quest’Amministrazione dà voce: “Guai a chi tocca Potenza, guai a ribellarsi al potente di turno, guai ad opporsi alla mafia”.
Anche l’uliveto in contrada Campana ha subito la sorte che spesso tocca ai beni confiscati ai mafiosi: è stato raso al suolo, capitozzato nel 2012, all’indomani della scarcerazione di Potenza. E all’indomani dell’elezione del sindaco Gianni Stefàno. Anche in questo caso il messaggio è chiaro: “E’ roba mia e non si tocca. Se non posso beneficiarne io, nessun altro lo farà”. E, soprattutto, il messaggio è: “Questa è la fine che fanno le cose che non sono sotto la mia tutela”.
Quell’uliveto infatti è sotto la tutela del Comune di Casarano. Che non ha mai sporto denuncia per quello scempio, rendendosi, ancora una volta, complice di tali modalità mafiose.
Evidentemente tutto ciò non è piaciuto al sindaco di Casarano che, anziché agire come chi ha ragione, più precisamente, chiedendo diritto di replica sulle pagine on line dove è pubblicata l’inchiesta e magari querelando per diffamazione, si limita a spargere fango sui muri cittadini affiggendo un manifesto dal tenore che definire bizzarro è solo approssimazione.



Un manifesto a firma (bizzarro anche questo) “Amministrazione Stefàno”, quasi che essere sindaco significasse detenere la proprietà di un Comune.
Una città non è l'aziendina di qualcuno,  è affidata temporaneamente al signor Gianni Stefàno che  può parlare a titolo personale firmandosi con nome e cognome, oppure come amministrazione comunale, assumendosene oneri ed onori.

Esiste poi un altro luogo comune che sarebbe tempo di eliminare: Casarano non è città mafiosa. Palermo non è città mafiosa. Lecce non è città mafiosa. Non esistono città mafiose, esiste una mafia nelle città che spesso arriva ai piani alti del potere locale, che spesso vieta a chi amministra di assegnare ad associazioni virtuose i beni confiscati. Esistono momenti in cui gli interessi delle mafie e di alcuni amministratori si intrecciano al punto di affidare a sedicenti "cooperative" le affissioni dei manifesti elettorali, e solo a loro. Esistono appalti assegnati per simpatie e conoscenze dirette. Magari in cambio avranno qualche voto in più, chissà. Signor Stefàno stia sereno, Casarano non è città mafiosa. E stia sereno che a Marilù Mastrogiovanni va tutta la solidarietà  dei moltissimi casaranesi per bene e non solo la loro. 

sabato 12 novembre è andato in onda per RAI1 Cose Nostre con un servizio su Marilù Mastrogiovanni, lo troverete all'indirizzo:
http://www.raiplay.it/video/2016/11/Cose-Nostre-85cad1c5-a9bf-4305-abf8-980f9e84ee9e.html

martedì 8 novembre 2016

Perchè voterò NO

Ad un mese dal referendum  si sono presi appunti. Non penso tronerò sull'argomento in futuro, una campagna elettorale così lunga devasta.  Non se ne può più... 

Una campagna elettorale che dura sei mesi circa è spossante, inquietante. Va a finire che si arriverà al 4 dicembre senza forze, soprattutto con un deficit di interesse notevole, forse idoneo all’aumento dell’astensione, a qualcuno forse giova.

Ad inquinare i pozzi stanno scendendo in campo i peggiori, quelli che “io non voto come Berlusconi… io non voto come Verdini” e via dicendo. Scordando, ahinoi, che di referendum si tratta, che il quesito prevede SI o NO. E’ inevitabile che ci si spacchi in due, ed è ovvio che “votare con” e “votare come” hanno significati diversi. Chi fa questi discorsi vuole semplicemente cercare la rissa ed evitare di entrare nel merito della riforma proposta.
Voterò NO alla riforma costituzionale per motivi di metodo e di merito. In primo luogo il Parlamento attuale è stato eletto con una legge giudicata poi non costituzionale, quindi, per questioni di etica, non avrebbe avuto sentirsi in dovere  di fare riforme così imponenti, ma occuparsi di ordinaria amministrazione, fare una legge elettorale  ed andare al voto. Sarebbe stato un Parlamento eticamente giustificato, cosa che attualmente non è. 
In secondo luogo ritengo che una riforma così imponente dovrebbe essere discussa in una nuova Costituente che veda rappresentanti dei partiti, organizzazioni, associazioni, categorie. Una Costituente eletta ad hoc e che trovi alla fine un punto di equilibrio. Qui invece si è agito a botte di arrogante maggioranza, esattamente come tentò di fare Berlusconi anni addietro e venne bocciato sonoramente dagli elettori. 
Tuttavia allora la maggioranza dell'epoca fu decisamente più pudica, Il quesito sulla scheda diceva infatti:   Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente 'Modifiche alla Parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?”   
Oggi invece la scheda avrebbe potuto scriverla Catalano in persona, lo stesso che nel programma “quelli della notte” chiedeva “Preferisci essere ricco, giovane e bello, oppure vecchio brutto e povero?” dice infatti la scheda:
“Approvate il testo… Con disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi ….” Ed altre simili amenità. Nulla di illegale, per carità, però l'etica non è cosa di poco conto. Impossibile rispondere NO al quesito così proposto. Impossibile se le cose stessero come scritte. Ed entriamo merito della riforma:
Riduzione dei costi: Il risparmio sarà irrisorio, appena 57,7 milioni (riduzione dei senatori più abolizione del Cnel) certificati dalla Ragioneria dello Stato, organo del Ministero dell’economie e delle finanze preposto alla "verifica e l'analisi degli andamenti della spesa pubblica". I 500 milioni sbandierati non sono mai stati documentati. Si sarebbero potuti ridurre sensibilmente i costi se si fosse scelto di dimezzare deputati e senatori.
Senato: il nuovo senato, come disegnato, vedrà eletti in seconda battuta consiglieri regionali e sindaci, senza l’elezione diretta da parte dei cittadini, si proporranno situazioni imbarazzanti “io faccio il presidente, tu il senatore” e via dicendo. Ma ancora non è detto tutto, infatti sul come verranno eletti veramente i senatori la riforma rimanda al dopo. In sostanza ci si chiede un voto alla cieca su riforme che farà una maggioranza a suon di fiducie in parlamento.
Inoltre non è vero che questo nuovo senato semplificherà l’iter legislativo, anzi  rischia di complicarlo visto che potranno esserci maggioranze opposte alla Camera e al Senato che potrà richiamare le leggi che crede.
Inoltre sappiamo oggi come il Senato attuale abbia una soglia minima di età, con la riforma, potendo essere nominati senatori i consiglieri locali, il limite scenderà a 18 anni. Nulla di scandaloso, per carità, però se una regione, metti la Lombardia, volesse inviare un Renzo Bossi qualunque, ne avrebbe facoltà ampia.
Sulla lentezza legislativa attuale consultiamo il sito del Senato ed apprendiamo che   nella legislatura 2008-2013 le leggi di iniziativa del governo, che assorbono in massima parte la produzione legislativa, sono arrivate all’approvazione definitiva mediamente in 116 giorni. Addirittura, per le leggi di conversione dei decreti legge sono bastati 38 giorni, che scendono a 26 per la conversione dei decreti collegati alla manovra finanziaria.
La fiducia verrà data dalla sola Camera dei deputati, è vero, altrettanto vero è però che solo due governi sono caduti per la mancata fiducia, quelli di Romano Prodi. Quello attuale è nato su una robusta dichiarazione di intenti: il famoso “stai sereno” e si prende in cucuzzaro intero.
Italicum: siamo in attesa di comprendere cosa si è deciso per cambiare dell’infame legge elettorale chiamata Italicum con la quale al ballottaggio e al premio si accede senza alcuna soglia. Se nel ballottaggio un partito prendesse 2 voti e l’altro 1, il primo avrebbe comunque 340 seggi. Come col Porcellum è possibile che un singolo partito con pochi consensi nel Paese abbia in Parlamento una maggioranza blindata di 340 seggi, mentre tutti gli altri soggetti politici, che pure assommano nel totale maggiori consensi, si dividono i seggi rimanenti. Conseguenza: il voto dato alla lista vincente pesa sull’esito elettorale fino a 4 volte il voto per le altre liste. Un grave elemento di diseguaglianza tra gli elettori.
Democrazia diretta: è nei fatti minata dalla riforma, le firme per le leggi di iniziativa popolare passano da 50.000 a 150.000. La maggioranza blindata può rigettarle.
Referendum: le firme richieste per proporlo passano da 500.000 a 800.000 abbattendo il quorum. Intanto diventerà impossibile nei fatti,  chi conosce la difficoltà nel raccogliere firme sa di cosa si parla, in secondo luogo perché abbassare il quorum se firmano 800 mila persone? Hanno più dignità di 500 mila?
Titolo V : Nei fatti il governo centralizza alcune decisioni scippandole ai territori. Trivelle, Gasdotti ecc. saranno decise dal governo centrale. Emblematica la frase della Finocchiaro a Lecce: “vi sembra possibile che per costruire un gasdotto bisogni passare anche da leggi regionali?” Ecco, la filosofia è questa, se decidono di fare un gasdotto sulle spiagge più belle del Salento minando l’unica industria che è il turismo, lo faranno senza badare a nulla.
Abolizione del CNEL: E’ vero che il CNEL è un ente inutile ormai, però, senza stravolgere la Costituzione più bella del mondo, bastava una legge costituzionale. L’avrebbero votata tutti quanti.
Aggiungiamo inoltre che questa riforma non è frutto del lavoro del Parlamento, ma dettata dal governo. Non garantisce l’equilibrio fra i poteri costituzionali in quanto la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale sono nominati dalle maggioranze uscita (a italicum vigente) da un premio di maggioranza che ha eguali solo negli stati a democrazia bloccata. Inoltre si segnala come le cose scritte nella riforma fossero anticipate in buona parte e con largo anticipo, si era alla vigilia delle elezioni del 2013, Verdini, Dell’Utri e Volpi Pasini (braccio destro di Berlusconi) scrissero il documento La rosa tricolore , pubblicato su L’Espresso dell’epoca. Non stupisce quindi la tiepidissima opposizione di Silvio Berlusconi al progetto, pare più di facciata che di sostanza.    
Insomma, non potrò votare SI il 4 dicembre.  
Annoto solo come i grandi giornali e le TV siano appiattite sul SI, me ne farò una ragione, al momento le discussioni si fanno con gli indecisi o gli astenuti (si stima il 65% del corpo elettorale) soprattutto sui disinformati. Visto l’andazzo degli schieramenti, poch ientrano nel merito della riforma, nei dibattiti TV vince il teorema Berlusconi: parlare mentre parla l’avversario per impedire agli ascoltatori di comprendere.

Voterò NO come esimi costituzionalisti, docenti di diritto costituzionale, e come chi ha a cuore la Democrazia come bene comune. 

P.S. - ai sostenitori del SI che continuano con la tristissima solfa "votate no come Salvini" voglio dire (pacatamente e serenamente) che se fossero stati loro la Resistenza non ci sarebbe mai stata, per il semplice motivo che loro non avrebbero mischiato la loro purezza con quella di Edgardo Sogno.