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sabato 20 febbraio 2016

E' morto Umberto Eco

“La saggezza non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai.”  (U. Eco)

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Umberto Eco è morto a 84 anni, era nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932.   

venerdì 19 febbraio 2016

Una delle formiche, il libro di Giancarlo Patrucco

Una delle formiche

Da sempre attraverso le fiabe che hanno protagonisti animali, gli scrittori ne utilizzano metaforicamente la vita sociale come specchio per le umane vicende. Emblematici La fattoria degli animali di Orwell e La collina dei conigli di Richard Adams .
Forse Una delle formiche è veramente il seguito ideale di quest'ultimo, come suggerisce lo stesso Giancarlo Patrucco in un’intervista su Città Futura
Le vicende degli animali sono narrate ai bimbi che sicuramente ascoltano con occhi spalancati, in fondo è una fiaba, e sono lette dagli adulti che si rendono conto di essere di fronte a qualcosa di molto più complesso di una fiaba, la storia attuale con tutte le sue contraddizioni.
Giancarlo si occupa da sempre, pur con la fatica che segna chi vuole comprendere, della vita politica, amministrativa, sociale in una città come Alessandria, piena di meraviglie e di contraddizioni, ed in una nazione come l’Italia, segnata e ferita da spaccature e da quell’inverosimile vero che pervade i gangli della società. E non può non occuparsi delle vicende che segnano il mondo intero: guerre, migrazioni infinite, muri e fili spinati e ancora fame, miserie. E tutto sembra scorrere nelle pagine del libro, scritto con la leggerezza delle parole narrate.
Il racconto delle formiche nere e rosse che si scontrano in una lotta senza quartiere si divarica e prende le strade delle contraddizioni umane, tanto è vero che, come si dice nella quarta di copertina, Dopo aver letto questa storia, non guarderemo soltanto le formiche con altri occhi, ma l’intera esistenza, compresa quella umana
E’ un invito a ri/pensarci, ognuno per sé, ognuno come essere sociale, membro di una comunità.  Tuttavia rimane una fiaba, e come tutte le fiabe deve saper trasmettere non solo inquietudine, piuttosto regalare utopia, e portare a credere che un mondo migliore sia possibile veramente.
Dopo la guerra, Romice dice a Malva “non abbiamo tempo per i sogni, c’è un nido da ricostruire” , troppo per essere solo una fiaba. Troppo per non pensare alle macerie di società diventate “liquide” e che hanno la necessità di ricostruirsi partendo dai fondamentali: etica ed onestà intellettuale innanzitutto. Però un piccolo angolo per i sogni dobbiamo pur lasciarlo, altrimenti a che serve sopravvivere?


Giancarlo Patrucco – Una delle formiche – Europa Edizioni pag. 273 - € 15.90

Giancarlo Patrucco vive ad Alessandria dove è nato. Già dirigente scolastico ha pubblicato articoli e saggi di didattica, pedagogia e sociologia. Da sempre attivissimo nella vita alessandrina. Si occupadi storia medievale con il Circolo I marchesi del Monferrato per il quale pubblica romanzi, saggi e articoli. 

martedì 16 febbraio 2016

Metti il mare in inverno...

Metti una domenica di febbraio uggiosa. Metti che prendi l’auto e vai a cercare il mare. E metti che ti trovi davanti a onde quasi imponenti e una stramba nebbiolina. Allora i pensieri tornano a rivoltarsi come la schiuma. Una danza libera di parole che frullano in testa, gli occhi che guardano il mondo, i bimbi che giocano, i morti in mare per migrazione, bombardamenti in città ormai diventate polvere, chi dice che “fanno bene a bombardare” anche se si colpisce un ospedale, quasi fosse fatale, quasi che pensare diversamente ti ponga dalla parte di quelli che non sanno.  Lunghe file di persone senza più nulla che si sfracellano contro il filo spinato di un’Europa sedicente civile, l’Austria che vuole chiudere le frontiere, il resto dei “civili” paesi ricchi che dice alla Grecia “se non te li tieni ti multiamo”. Le culle delle socialdemocrazie europee che pensavamo avanzate che si preparano a cacciar via Persone. 
Metti che incontri una signora che spinge un passeggino, lei è nera come la bimba, sono belle, è normale e naturale che una mamma spinga la sua figliola. E tu ci vedi solo una madre ed una bimba.
Metti che il mare sia ancora più inquieto mentre lo saluti e quella nebbiolina insiste a non farti vedere oltre le prime onde. Poi passi, capita di passarci, accanto a torri costiere e a un imponente radar che mi sa che prima non c’era. Tutte stanno lì ad aspettare turchi invasori, ma i turchi bombardano altrove, e le torri costiere sono in pensione, il radar no.  E metti che ripensi a pittori, fotografi che bloccano, inchiodano, ingessano un attimo di vita e quel sorriso, quell’espressione, quella luce (proprio quella) rimarrà immutabile per lunghi tempi, e pensi che dentro quello scatto ci sta un’anima e un pensiero… Tutto è stato detto… tutto è da dire… Pensieri scollati e scollegati, senza filo e senza capo, senza capo e senza filo. Pittori di paesaggi che colgono la luce con i pennelli e la trasformano, la trasfigurano. Pensieri...
Il resto verrà, solo dopo però, al rientro nella città pacata, fiera, austera che vive all’ombra dei suoi feudatari che se ne tramandano l’amministrazione da generazioni e generazioni. Sembra che il tempo che passa dentro il palazzo rimanga immutato. E si vede. Manca vivacità amministrativa, manca tensione di crescita, "tutto è dovuto", sembrano dire là dentro, perché la città è bella di suo. Bella ma noiosa, ahinoi.  
Però ci sono attimi, voli, momenti di liricità che l’attraversano, pochi forse, ma imponenti per chi sa vederli, ci sono lampi di poesia, incontri… Ci sono centri che fanno della cultura la loro anima viva, come fotografi fremano l’attimo e lo rilanciano verso quello successivo… Forse ripartire da lì… forse è il caso.
Metti che il giorno finisca presto in febbraio anche se tu hai ancora voglia di luce per capire quello che accade… Però contro le leggi di natura non si può andare, rimandi solo a domani, alla prima alba che magari sarà di un sole che infiamma il cielo, alla prima passeggiata alle sette di mattina, ai primi incontri con la rinascita del lunedi. E proprio quando è quasi buio vedi luci che vanno, silenzi, e ti rendi conto che in fondo è bello lasciare andare i pensieri liberi per la testa, fluire leggeri e disordinati come il primo cassetto, quello in cui si mettono un sacco di cose e ci trovi tutto quando cerchi lì, proprio tutto, anche quello che pensavi di aver rimosso dalla tua memoria… Come di fronte al mare e alle ore che scorrono.   

lunedì 15 febbraio 2016

Finalmente si vota sui diritti elementari (Giovanardi vota contro)

Lo stato delle cose. Da un tempo esageratamente lungo ci sfasciano i maroni con la legge su quelli che sono banali diritti civili. Da una parte la Democrazia che pretenderebbe di mettere i cittadini tutti sullo stesso piano. Il matrimonio nessuno vuole toccarlo, però si vorrebbe che tutte le coppie, anche quelle che convivono, abbiano diritti ed ovviamente doveri di fronte a sé stessi, al partner, ai figli adottati o naturali e alla società. Ovvio e scontato.
Dall’altra parte quelli che, per un malinteso senso della religione, ma a ben vedere per una scelta non già di fare una legge utile ai cittadini, ma per far cadere un governo che a loro non piace, sono disposti a negare diritti elementari a tutti. “Questione di coscienza” la chiamano, diciamo piuttosto che è roba da bassa macelleria sociale. Addirittura sulle adozioni del figlio del/della convivente che fanno i beghini? Vogliono negare  diritti ai bimbi in nome e per conto di un basso calcolo di bottega.
Una simile legge, che siamo gli unici in Europa a non avere, dovrebbe essere prassi democratica, senza discussione alcuna, invece ci tengono appesi a questo filo per mesi, quasi qualcuno volesse gettare fumo negli occhi per celare problemi ben più imponenti ed importanti. 
Intanto il cambio della Costituzione, rottamando le regole che governano la Democrazia per imporre un sistema quasi presidenziale ma non tale, quasi parlamentare ma diverso. Una riforma costituzionale che trasformerebbe la vita democratica in plebisicito. E il primo ministro, a differenza di quello che si dovrebbe fare in democrazia, mette i cittadini di fronte a un ricatto bieco e cinico: o decidete come voglio io o me ne vado, quasi la scelta non fosse sulla Costituzione, ma su sè stesso, pare avere di sè una concezione imperiale. 
Poi il dramma dell’Europa che si chiude con filo spinato e muri, ogni staterello per sé (come tanto piace a Salvini e alla Le pen, quindi per definizione, antidemocratico) e da Bruxelles arrivano lampi d’ira conto la Grecia e l’Italia: “I migranti teneteveli!”
L’Europa finta in sostanza, quella dei banchieri. 
Finalmente questa settimana si voterà la legge sui diritti civili dei cittadini tutti, vedremo se vinceranno Giovanardi, Salvini e molti del PD che hanno fregole e voglia di decidere non già per il bene dei cittadini, ma di imporre la loro pelosa fede a tutti quanti proprio come fanno quelli dell’ISIS. 

Finalmente si voterà ed usciremo da questo tormentone. Poi, forse, potremo parlare di migranti. E di economia. Poi, forse ci accorgeremo come un governo accattone e ipocrita voglia togliere le pensioni di reversibilità facendo cassa sulle vedove con pensioni al minimo. Poi… solo poi.