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martedì 16 febbraio 2016

Metti il mare in inverno...

Metti una domenica di febbraio uggiosa. Metti che prendi l’auto e vai a cercare il mare. E metti che ti trovi davanti a onde quasi imponenti e una stramba nebbiolina. Allora i pensieri tornano a rivoltarsi come la schiuma. Una danza libera di parole che frullano in testa, gli occhi che guardano il mondo, i bimbi che giocano, i morti in mare per migrazione, bombardamenti in città ormai diventate polvere, chi dice che “fanno bene a bombardare” anche se si colpisce un ospedale, quasi fosse fatale, quasi che pensare diversamente ti ponga dalla parte di quelli che non sanno.  Lunghe file di persone senza più nulla che si sfracellano contro il filo spinato di un’Europa sedicente civile, l’Austria che vuole chiudere le frontiere, il resto dei “civili” paesi ricchi che dice alla Grecia “se non te li tieni ti multiamo”. Le culle delle socialdemocrazie europee che pensavamo avanzate che si preparano a cacciar via Persone. 
Metti che incontri una signora che spinge un passeggino, lei è nera come la bimba, sono belle, è normale e naturale che una mamma spinga la sua figliola. E tu ci vedi solo una madre ed una bimba.
Metti che il mare sia ancora più inquieto mentre lo saluti e quella nebbiolina insiste a non farti vedere oltre le prime onde. Poi passi, capita di passarci, accanto a torri costiere e a un imponente radar che mi sa che prima non c’era. Tutte stanno lì ad aspettare turchi invasori, ma i turchi bombardano altrove, e le torri costiere sono in pensione, il radar no.  E metti che ripensi a pittori, fotografi che bloccano, inchiodano, ingessano un attimo di vita e quel sorriso, quell’espressione, quella luce (proprio quella) rimarrà immutabile per lunghi tempi, e pensi che dentro quello scatto ci sta un’anima e un pensiero… Tutto è stato detto… tutto è da dire… Pensieri scollati e scollegati, senza filo e senza capo, senza capo e senza filo. Pittori di paesaggi che colgono la luce con i pennelli e la trasformano, la trasfigurano. Pensieri...
Il resto verrà, solo dopo però, al rientro nella città pacata, fiera, austera che vive all’ombra dei suoi feudatari che se ne tramandano l’amministrazione da generazioni e generazioni. Sembra che il tempo che passa dentro il palazzo rimanga immutato. E si vede. Manca vivacità amministrativa, manca tensione di crescita, "tutto è dovuto", sembrano dire là dentro, perché la città è bella di suo. Bella ma noiosa, ahinoi.  
Però ci sono attimi, voli, momenti di liricità che l’attraversano, pochi forse, ma imponenti per chi sa vederli, ci sono lampi di poesia, incontri… Ci sono centri che fanno della cultura la loro anima viva, come fotografi fremano l’attimo e lo rilanciano verso quello successivo… Forse ripartire da lì… forse è il caso.
Metti che il giorno finisca presto in febbraio anche se tu hai ancora voglia di luce per capire quello che accade… Però contro le leggi di natura non si può andare, rimandi solo a domani, alla prima alba che magari sarà di un sole che infiamma il cielo, alla prima passeggiata alle sette di mattina, ai primi incontri con la rinascita del lunedi. E proprio quando è quasi buio vedi luci che vanno, silenzi, e ti rendi conto che in fondo è bello lasciare andare i pensieri liberi per la testa, fluire leggeri e disordinati come il primo cassetto, quello in cui si mettono un sacco di cose e ci trovi tutto quando cerchi lì, proprio tutto, anche quello che pensavi di aver rimosso dalla tua memoria… Come di fronte al mare e alle ore che scorrono.   

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