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sabato 17 novembre 2012

17 novembre 1839 debutta Giuseppe Verdi



Il 17 novembre 1839 debutta alla Scala di Milano la prima opera di Giuseppe Verdi: Oberto, Conte di San Bonifacio. 

G. Bodini: Ritratto di G. Verdi
Oberto, appunto, è sconfitto da Ezzelino Romano a Verona contro Salinguerra. Si rifugia quindi a Mantova. Sua figlia, rimasta a Verona, viene sedotta da Riccardo di Salinguerra che si presenta con falso nome e promette di sposarla. Prestissimo però Riccardo si innamora di Cuniza e si accinge a sposarla. Leonora, scoperto l'arcano, corre da Cuniza per svelare il tradimento. 


Interpreti della prima:

Cuniza                                    Mary Shaw
Riccardo                                 Lorenzo Salvi 
Oberto                                    Ignazio Marini
Leonora                                 Antonietta Rainieri Marini
Imelda                                    Marietta Sacchi
Direttore e primo violino         Eugenio Cavallini


Una romanza dell'opera:  http://www.youtube.com/watch?v=rWXNZJM-6Ek





venerdì 16 novembre 2012

Quelli che cambiano il mondo: Douglas Engelbart

Il primo mouse



Lui si chiama Douglas Engelbart, nato nel 1925 si appassionò giovanissimo al nuovo che incombeva, il 21 giugno 1967 ottenne il brevetto per il suo "Indicatore di posizione X-Y per display". Era nato il Mouse. 

mercoledì 14 novembre 2012

Il ministro e le eccedenze




“Le eccedenze tra il personale non dirigenziale ammontano a 4.028 unità”.

“Si procederà in seguito con un ulteriore provvedimento che riguarderà il Ministero della giustizia, l’Inps e gli Enti Parco”.

Questi i testi di due tweet (cinguettii) del ministro Patroni Criffi con i quali annuncia, lievemente, i previsti licenziamenti di 4.028 persone subito, di altre in seguito. Certo, siamo nell’epoca della rete che inghiotte tutto, trita, riduce in poltiglia. Fai una fotografia con il cellulare e la mandi in tempo reale dall’altra parte del mondo, scrivi una mail alle tre del mattino, clicchi invio e arriva in pochi secondi ovunque. Bello il mondo degli anni duemila, fa venire i brividi tutto questo fascino. E pensare che una volta una lettera occorreva scriverla, imbustarla, andare dal tabaccaio a comprare i francobolli e imbucarla aspettando qualche giorno perché arrivasse. Però nel frattempo avevi chiaccherato con il tabaccaio, incontrato la ragazza che ti piaceva, bevuto un caffè con un amico che stava andando al lavoro. Insomma, parlavi con persone, pardon Persone (maiuscolo). Vedevi sguardi, capivi emozioni o occhi tristi o allegri, una pacca sulla spalla era un contatto. E una lettera di licenziamento doveva essere studiata a lungo perché era diretta a Persone con una famiglia, con  sogni e  bisogni, magari ad una lei o un lui innamorati che stavano pensando ad un futuro diverso. Una lettera era importante, era un gesto d’amore o di rabbia o di necessità. E chi la riceveva agiva e reagiva. Anche i più cinici erano costretti a scrivere, imbustare, affrancare, imbucare.
Oggi c’è la rete, c’è facebook, c’è twitter, che vuoi che sia dire a 4.028 Persone che da oggi si chiamano “eccedenze”? Li si priva della dignità prima ancora di privarle del lavoro, del futuro, della speranza.
Appena scoprirà gli sms il ministro Patroni Criffi probabilmente ne inverà uno con su scritto “non servi +. Eccedi. Il mnstr.”

martedì 13 novembre 2012

Italo Calvino, 15 marzo 1980

 C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia”...
(Italo Calvino, 15 marzo 1980)  

Antipolitica?


Antipolitica, dove diamine sta?
Nei fatti i partiti attualmente in Parlamento ci hanno abituati poco a poco a scivolare in una china che ha sconvolto i parametri della politica stessa: appartenenza, avere un’idea di società diversa gli uni dagli altri, avere diverse concezioni di Democrazia e via dicendo. Il recente  affaire Marchionne è emblematico in questo senso. Quando FIAT impose una linea fatta di lacrime e sangue per i dipendenti, offrendo in cambio investimenti ultramilionari per Fabbrica Italia ci fu una vera e propria ovazione. Le destre erano Marchioniane, tre sindacati su tre erano a favore, solo CGIL si sfilò tirata per la giacca da FIOM, il PD quasi bollava (montianamente) come anti italiani tutti coloro che non adottavano Marchionne, Elkan e il cucuzzaro intero. Ricordiamo Fassino quasi infastidito dai dissensi, Bersani che applaudiva, ricordiamo D’Alema favorevole al rilancio FIAT così come imposto dell’azienda. A seguito di quegli accordi si accettò senza colpo ferire ogni ignominia, comprese le non riassunzione degli iscritti FIOM licenziati, solo qualche fastidio dovuto all’essere storicamente a sinistra, nulla più. Ci pensarono poi i tribunali a mettere parzialmente a posto le cose e seguirono le note ritorsioni di FIAT che non esitò a fare ampio utilizzo del "modello tedesco" dicendo: un morto loro ogni morto nostro. Resta il fatto che il maggior sindacato, con il placet del PD, è fuori da FIAT (o da quel poco che ne rimane). Le dichiarazioni successive di Marchionne suonarono più o meno così “Scusate, ho sbagliato, non ci sarà nessuna Fabbrica Italia, anzi, porteremo fuori Italia tutto quanto”, salvo poi una parziale (quanto poco credibile) retromarcia nell’incontro con il governo. A fronte di questo scempio pochissime sono state le autocritiche, soprattutto nessuno ha pensato di dimettersi dalle cariche che ricopre. Fassino, per dirne una, perché non va in piazza e dice ai torinesi “ho sbagliato tutto, mi devo dimettere?” Le uniche voci fuori dai giochi che si sono levate sono state quelle di Romiti e di Della Valle, due industriali, il primo fieramente antisindacato negli anni in cui guidava FIAT e che organizzò la marcia dei 40.000 che diede il colpo di grazia alle lotte operaie. Solo che a quei tempi c’era un dirigente che si chiamava Enrico Berlinguer che scese fra gli operai e sostenne l’eventuale occupazione di FIAT. Insomma, c’era un appoggio agli operai. Oggi nessuno si è posto il problema di verificare le promesse prima di accettare ogni nefandezza. Ora la domanda è se sia antipolitica dire che in questo caso PD e PDL avevano lo stesso comportamento e identiche finalità. Soprattutto se avevano analisi politiche e sociali sovrapponibili.
Parliamo poi dell’affaire Polverini. Pur lasciando lavorare la giustizia e possibilmente senza chiedere leggi ad hoc per bloccarla, è bene dire che la Polverini e tutto il suo saluto romano ha quanto meno omesso i controlli e permesso ai suoi sicari di polverizzare denari pubblici. Anche in questo caso tutto è stato tiepido, quelle che erano un tempo le sinistre hanno subìto passivamente il dimissionamento di Marrazzo, colpevole di farsi gli affari suoi, ed accettato lo scempio dello spreco di denaro pubblico. Quasi che la pruderie sessuofoba valga ben più di quella antiladroni a volte.  
E’ antipolitica chiedere chiarezza? Si voterà prestissimo, forse un po’ di coerenza sarebbe ben vista da chi dovrà scegliere.
Qualcuno (molti, ahimè) non vuole le preferenze nella legge elettorale prossima ventura. Il motivo di alcuni è “favoriscono il clientelismo”. Mi chiedo come mai si nega all’elettore il diritto di scegliere un candidato perché ci sono in giro malfattori. Sarebbe come eliminare i passaggi pedonali perché qualche automobilista ha investito un bambino sulle strisce. Se ci sono criminali spetta alla politica vigliare e denunciare, spetta agli inquirenti indagare e mettere in galera. E mi chiedo se sia più antipolitica dire che senza preferenze non voterò i candiati scelti da elites, oppure imporre di votare Binetti piuttosto che altri dicendo “sono dei nostri”. Soprattutto mi chiedo perché mi sento molto casiniano in questo.
E’ vero, sono saltati tutti i parametri, le vituperate ideologie sono state sostituite non già da un altro modo di fare politica, piuttosto dai personalismi e dai nomi sotto i simboli. Un partito, proprio per questo motivo, non è il partito degli iscritti e dei simpatizzanti, ma è il partito di tizio o di caio.
Non è assolutamente un caso che Grillo prenda voti a destra e a manca senza avere uno straccio di programma condivisibile. Proprio come li prese Bossi un tempo, su parole d’ordine simili. E probabilmente farà la stessa ignobile fine quando si accorgerà che con questo sistema politico, con questa mancanza di controlli e con l’alibi della caduta delle ideologie che significa non altro che caduta della capacità di immaginare un mondo diverso, si riempirà di  nani, ballerine, saltimbanchi e ladroni.  Proprio come la sua omologa lega nord. Per ultimo mi chiedo come mai il dibattito sia così acceso su primarie, controprimarie, ricerca di premier, riproposta di quasi ottantenni rimbambiti dal troppo viagra alla guida delle coalizioni e che magari puntano dritti al colle più alto, e si finga di non sapere che, come successe per la lega padana (con epigoni nelle università albanesi) il prossimo parlamento dovrà farsi carico di assorbire guitti e salimbanchi in quantità. 

lunedì 12 novembre 2012

Vietnam, massacro di My Lai

massacro di My Lai

 Il 12 novembre 1969 il giornalista Symour Hersh racconta per la prima volta il massacro di My Lai, in Vietnam. 
I soldati americani massacrarono 347 civili, soprattutto donne, bimbi e anziani, inermi e disarmati nel villaggio vietnamita My Lai, durante una delle guerre più sporche del '900. 
Accadde nel marzo 1968. Prima del massacro le truppe del tenente William Calley si lasciarono andare ad ogni nefandezza, avvennero stupri, torture ed ogni azione degna del peggior nazismo, .
Massacro di My Lai
A fermare i criminali arrivò un elicottero statunitense, comandato dal sottufficiale Hug Thompson che si frappose fra i criminali e gli abitanti del villaggio minacciando di aprire il fuoco sui primi. 

Calley venne condannato all'ergastolo, immediatamente rilasciato per la grazia concessa da Nixon, proseguì la sua esistenza facendo il gioielliere. Lui sosteneva di avere "solo" eseguito egli ordini.

domenica 11 novembre 2012

primarie si, primarie no, primarie dei cachi....


“Primarie si, primarie no… primarie dei cachi….” Potrebbe cantare Elio con le sue Storie Tese. I candidati sulla carta sono: Luigi Bersani (PD), Matteo Renzi (PD), Nichi Vendola (SEL), Laura Puppato (PD), Bruno Tabacci (API). Nella realtà lo scontro è a tre, Bersani, Renzi e Vendola, gli ultimi due sono battitori semiliberi, sembrano più che altro riempitivi senza possibilità alcuna di poter rappresentare qualcosa in più di loro stessi. Sarebbero primarie di coalizione, peccato però che si stiano trasformando in un congresso del PD nel quale detterà la linea chi avrà più voti fra Renzi e Bersani. Vendola corre da solo, con un partitino del quale non si conosce la consistenza, anche se i primi segnali fanno pensare a una rappresentanza poco più che simbolica. D’altro canto il voler mantenere il suo nome sotto il simbolo ne fa un partito personale. Dovrebbe essere una cooperativa, un insieme di teste, quel nome sotto lo trasforma invece nella salumeria del signor Luigi che, se è vero che ha insaccati buoni, rimarrà dietro al suo bancone a ribadire che la salumeria è lui. Ottimo affabulatore, buon governatore della Puglia, difficilmente riuscirà a superare l’ostacolo del duo del PD. Anche perché il partitone si muoverà in massa. Per le primarie alle comunali leccesi, per dirne una, ha mobilitato le truppe cammellate per vincere la corsa contro Salvemini, i risultati sono stati sconfortanti per il centro sinistra tutto, ma questa è altra storia.
Votare Vendola probabilmente avrà significato per chi vuole  testimoniare l’esistenza di una sinistra alterntiva, sia pur residuale, oltre il PD ma penso non sposti molto gli equilibri della coalizione, anche perché sembra venuto meno il tessuto che sostenne le fabbriche di Nichi, fatte morire prematuramente per lasciare spazio a SEL, senza rendersi conto di perdere per strada pezzi consistenti di teste e intelligenze che avevano in mente percorsi di costruzione lenti e condivisi.
Quindi lo scontro reale pare essere quello tutto interno al Partito Democratico più che alla coalizione, un vero e proprio scontro senza sconti fra il belloccio giovanile sindaco di Firenze e il segretario del Partito.  Intanto annotiamo che, se sconfitto, Bersani non potrà che lasciare il suo incarico in quanto il suo elettorato ne boccerebbe le scelte politiche e strategiche. Tuttavia pare il più probabile vincitore, questo scenario aprirebbe a una coalizione che dovrà tenere presenti alleanze ampie. Sarà comunque compito arduo per il PD giustificare l’appoggio al governo tecnico, anche perché, se è vero che Monti ha portato l’Italia fuori da una deriva durata vent’anni e guidata dal peggior premier della storia repubblicana, e uno dei peggiori di quella europea, più vicino a Bokassa che a un’idea di democrazia compiuta, altrettanto vero è che ha legato le sue scelte al carro delle banche e dei banchieri a scapito delle persone a reddito fisso o senza reddito alcuno. Non ha fatto uno straccio di patrimoniale, ha affondato quel poco che rimaneva dello stato sociale in un’Europa governata dalla finanza più che dai mercati. In questo quadro il PD di Bersani ha nicchiato lasciando ad altri il lavoro sporco anziché pretendere quel che gli spettava: elezioni anticipate.
Renzi è il candidato giovanile in camicia. Fa l’occhiolino alla finanza, ha come faro guida il liberismo e gioca una partita tutta squilibrata verso l’elettorato moderato arrivando a scimiottare il Veltroni che diceva “allenza con nessuno, io corro da solo e se perdo vado in Africa”  ha perso ed è rimasto qui.
E poi, diciamolo, il rottamatore che vuole mandare a casa gli “anziani” è patetico. A D’Alema si chiede di fare un passo indietro perché è D’Alema o perché è vecchio?
Dalle cose che dice sembra più un clone di Casini che un uomo del centro sinistra. A questo punto tanto vale evitare di votare alle primarie del centro sinistra e scegliere l’UDC. Almeno si opta per l’originale anziché per la sua brutta copia.
Tutto questo giro per dire che molto difficilmente voterò alle primarie, anche per regole che gridano vendetta, dovrei recarmi ad un comitato e fare la coda, poi ai seggi (da un’altra parte della città) e fare un’altra coda. Se cambiassi idea però, non esiterei a votare Laura Puppato, per ringraziarla del coraggio dimostrato.
Concludo con Altan: “I vecchi ci hanno deluso, è ora di farci deludere dai nuovi”.