“Le eccedenze tra il personale non dirigenziale ammontano a
4.028 unità”.
“Si procederà in seguito con un ulteriore provvedimento che
riguarderà il Ministero della giustizia, l’Inps e gli Enti Parco”.
Questi i testi di due tweet (cinguettii) del ministro Patroni
Criffi con i quali annuncia, lievemente, i previsti licenziamenti di 4.028
persone subito, di altre in seguito. Certo, siamo nell’epoca della rete che
inghiotte tutto, trita, riduce in poltiglia. Fai una fotografia con il
cellulare e la mandi in tempo reale dall’altra parte del mondo, scrivi una mail
alle tre del mattino, clicchi invio e arriva in pochi secondi ovunque. Bello il
mondo degli anni duemila, fa venire i brividi tutto questo fascino. E pensare
che una volta una lettera occorreva scriverla, imbustarla, andare dal tabaccaio
a comprare i francobolli e imbucarla aspettando qualche giorno perché
arrivasse. Però nel frattempo avevi chiaccherato con il tabaccaio, incontrato
la ragazza che ti piaceva, bevuto un caffè con un amico che stava andando al
lavoro. Insomma, parlavi con persone, pardon Persone (maiuscolo). Vedevi
sguardi, capivi emozioni o occhi tristi o allegri, una pacca sulla spalla era
un contatto. E una lettera di licenziamento doveva essere studiata a lungo
perché era diretta a Persone con una famiglia, con sogni e bisogni, magari ad una lei o un lui innamorati
che stavano pensando ad un futuro diverso. Una lettera era importante, era un
gesto d’amore o di rabbia o di necessità. E chi la riceveva agiva e reagiva.
Anche i più cinici erano costretti a scrivere, imbustare, affrancare, imbucare.
Oggi c’è la rete, c’è facebook, c’è twitter, che vuoi che
sia dire a 4.028 Persone che da oggi si chiamano “eccedenze”? Li si priva della
dignità prima ancora di privarle del lavoro, del futuro, della speranza.
Appena scoprirà gli sms il ministro Patroni Criffi
probabilmente ne inverà uno con su scritto “non servi +. Eccedi. Il mnstr.”
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