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sabato 13 aprile 2013

Silvio il perseguitato

Il perseguitato
Reduce da un interrogatorio dei kapò di Milano


“Berlusconi è l’uomo più perseguitato dalla giustizia. E non il più perseguitato della politica, dell’Italia o dell’Europa, ma dell’umanità”. Così la senatrice Pdl Simona Vicari ribatte, dai microfoni di Omnibus su La7, a Peter Gomez sul “caso” dell’ex presidente del Consiglio. (Da Il Fatto Quotidiano)

Con buona pace di chi dice che al peggio non c’è mai fine! Parlando di pesecuzione voi pensavate a Gesù Cristo magari, a Dreyfus, ai martiri cristiani. Magari pensavate a quelle degli ebrei. Tutti dilettanti in confronto a Silvio il breve, le loro sono inezie, quisquilie, pinzillacchere, per dirla alla Totò. Neppure Dell’Utri nulla può contro il primato del Silviuccio da Arcore.

 

venerdì 12 aprile 2013

SEL si "mischia" col PD - Auguri, compagni!


Sembra che possa succedere, anzi, che stia succedendo. Sembra proprio che si avverino le predizioni (facili in realtà) che da almeno un anno facevamo in molti. Vendola sta “mischiandosi” con il PD. E’ la chiusura di un cerchio, SEL è il partito mai nato. Fatte abortire le Fabbriche di Nichi senza motivo comprensibile se non quello di voler tentare un’avventura extra pugliese che ha partorito un partitino che ha mostrato tutta la sua inconsistenza in ogni tornata elettorale, tranne forse in Puglia, forse la lezione è che un buon amministratore non è necessariamente un leader carismatico, ora si traggono le conclusioni di un viaggio brevissimo e forse della perdita di un’occasione.
Liberi tutti di confluire nel partitone di D’Alema, Veltroni, Letta il giovane, Renzi, e di Bersani ovviamente  (almeno per ora ne è segretario). E’ l’epopea triste di chi voleva un soggetto a sinistra che parlasse alle sinistre e si è scontrato con i settarismi di sempre, a volte mettendo in campo i propri.
E qui si apre un altro capitolo, qualcuno ora gioisce ferocemente pensando, anzi, essendo certo di portare a casa l’eredità di SEL. Ma quale se non quella che farà passare i cascami delle ex sinistre dallo zero virgola poco, all’uno per cento? La campagna elettorale che ha portato Casaleggio e il suo attor comico a dettare legge in Parlamento è stata per molti versi demenziale. La voglia di poter cambiare lo stato delle cose e di uscire da un ventennio dominato da collusi, puttanieri e analfabeti, è stata dominata da frasi ricorrenti di certi “sinistri” personaggi che si scagliavano solo ed esclusivamente contro Vendola e Bersani quasi come non esistesse la destra vera da combattere, quasi l’effetto lega che ha caratterizzato l’elettorato di Casaleggio non fosse stato di insegnamento. E’ la stessa pervicacia che ha fatto fuori dal panorama politico prima Bertinotti e i suoi, poi tutto il resto di quelli che nessuno ascolta, fedeli alla linea sempre, sedicenti avanguardie di un processo rivoluzionario (?) che hanno  in testa tutte le risposte e sanno benissimo dove si andrà a finire, almeno, così credono loro, i maestrini della politica. Evocano rivolte improbabili con gente che non arriva a metà mese e sembrano non rendersi conto del dramma sociale, etico, politico, economico che sta vivendo la nazione. Si parla dei massimi sistemi, quasi a voler significare che il cambiamento è un’equazione matematica prevedibile (masse + crisi economica + coscienza di classe = rivolta) invece vince Casaleggio. E lo dicono da decenni, ne avessero azzeccata una.  Se Casaleggio ha stravinto un motivo ci dovrà pur essere, se gli elettori di sinistra hanno scelto lui e il suo guitto si dovranno pur fare i conti con la realtà. Eppure non succede, anzi. Leggo su facebook un post che è surreale, dice che la nuova presidente della Camera, Laura Boldrini, non è che una borghesuccia arricchita. Il paradosso è che lo dicono quelli di forza nuova e alcuni sinistri. Quasi fosse colpa sua del ventennio berlusconiano, quasi ci fosse necessità di un nemico da combattere che non deve per nessun motivo essere di destra.  Forse per loro era meglio Fini, faceva più antifascista dire che è brutto, sporco e cattivo. Il problema non è essere sconosciuti alla maggioranza degli italiani, il problema è cercare un nemico a sinistra, se non è miopia questa… Così l’avventura del partito con sotto scritto “Vendola” (parleremo un’altra volta di populismo) fra poco non avrà più ragion d’essere, se mai l’ha avuta, vista la caparbia determinazione nel non volerlo creare, nell’essere un gruppetto di amici che si sono fusi uscendo da altre formazioni mantenendo le differenze spesso incomprensibili ai non addetti ai lavori. “Ci fondiamo in un unico movimento però la classe dirigente la prende chi ha più voti, in base alla percentuale di provenienza” è la sintesi dei ragionamenti ai primi incontri. E non è stato affatto un caso che anche in piccoli centri si siano riproposte le dialettiche vetero tutto, dove la maggioranza arrivava da Rifondazione le segreterie erano quelle della ex rifondazione e via dicendo, il nuovo che esisteva all’interno delle fabbriche è stato cassato di getto e di netto, tutto è diventato un’altra cosa, le decine di persone che affollavano quei luoghi sono state disperse come per incanto. Impermeabili al nuovo che incombe e chiede e spera. La fabbrica di Nichi era speranza, il partito di Vendola un tramonto tristanzuolo. Il simil partito diventava il solo luogo di discussione, con tanto di impermeabilità al nuovo, di refrattarietà all’accoglienza. Fedeli alla linea. Quale linea poi? Quella che arrivava da lontano e che portava, era fin troppo evidente da subito, nelle braccia del PD. Ora si apriranno una serie di problemacci. Intanto occorrerà capire quanti andranno a formare un nuovo partito dello zero virgola qualcosa per cento e diranno di voler rifondare la sinistra in un unico soggetto, salvo poi scannarsi con gli altri zero virgola poco, un refrain eterno, dura da almeno 40 anni (è vero che sono ignorantissimo e disnformato, però ancora devo comprendere le differenze che esistevano fra il PRC e il PDCI, e se le suonavano di brutto). L’unica certezza, al momento, è che un’idea di sinistra si stia perdendo per strada, siamo tutti più americani, due partiti e va bene così. Solo che loro hanno Obama, noi al momento abbiamo Monti, dieci saggi due Papi e Berlusconi sul ramo che aspetta. Però la patata più bollente sarà nella mani di chi accetterà le scelte del capo supremo ed entrerà nelle sedi del partitone. Ci sarà da ridere, lì ci sono gerarchie ereditarie, classi dirigenti che non esitano a presentare ad ogni elezione, dai consigli del Casa del popolo in su, candidate o candidati avvezzi magari a vincere le primarie portando a votare orde di cingalesi, ma  a perdere ogni competizione fuori dalle esili mura del partito. E ci entreranno senza alcuna forza contrattuale, i pacchetti di voti da mettere sul tavolo delle trattative sono esigui e non esigibili, incontrollabili (per fortuna) proprio per la loro natura di essere voti liberi, senza pregiudiziali. Di essere, gli elettori non iscritti e non raggiunti dalla propaganda per altro inesistente, persone che scelgono quello che reputano il meglio, il più pulito, ma che hanno, loro si, magari un ideale e non vedono di buon occhio le camarille sottobanco di alcuni partitoni.
Sarà interessante seguire gli eventi, in particolare quando un D’Alema qualunque sibilerà dal palco del Tiziano “Chi non vota Boccia è fuori”.
Auguri compagni.  

mercoledì 10 aprile 2013

Titanic, Napolitano e varia umanità

Il 10 aprile 1912 il Titanic partì da Southampton diretto a New York ( http://it.wikipedia.org/wiki/Transatlantico_Titanic )
Il viaggiò terminò drammaticamente il 14 aprile. 
Chissà se c'è affinità con la situazione politica italiana attuale, anche qui si tenta di varare qualcosa. Chi parla di larghe intese, chi evoca gli anni '70 e il compromesso storico, scordando che Moro e Berlinguer erano altra cosa rispetto a Berlusconi e Bersani. In particolare, per quanto riguarda Moro,  non era rincorso dalle magistrature di mezza Italia, neppure aveva mai assunto stallieri siciliani. Soprattutto rispettava la Costituzione in ogni suo aspetto.  Berlinguer invece doveva vedersela con i miglioristi. A proposito, Napolitano da che parte stava? E va bene, abbiamo ancora 4 giorni (ferma restando l'analogia con il Titanic) per salvare capra e cavoli. Altrimenti un governo largo largo largo (un Monti bis) non ce lo toglie nessuno, con buona pace di chi vuole una democrazia vera. 
Sul movimento di Casaleggio al momento non dico... sono basito dalla ignoranza costituzionale, istituzionale, logica e razionale di questo figuro che manda avanti l'attor comico a sparare cazzate.

lunedì 8 aprile 2013

Martedi 9 davanti al tribunale Proposte di legge su tortura, droghe, carceri. Firmiamo



Comunicato stampa

TORTURA, CARCERI, DROGHE
Tre leggi per la giustizia e i diritti
Il 9 aprile si firma davanti ai Tribunali di tutta Italia. Anche a Lecce


Martedì 9 aprile, dalle 9 alle 13, a Lecce come ad Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Cagliari, Catanzaro, Chieti, Ferrara, Firenze, Genova, Livorno, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Roma, Taranto, Tivoli, Torino, Trento, Udine, Urbino, Velletri, Venezia, nelle piazze dei Tribunali, sarà possibile firmare le tre proposte di legge di iniziativa popolare, depositate lo scorso gennaio in Cassazione, con cui si chiede al Parlamento di  introdurre il delitto di tortura nel codice penale, di abrogare la legge Fini-Giovanardi sulle droghe e ripristinare la legalità nelle carceri. Ma i tre disegni di legge, interessano anche un’altra legge molto discussa nel nostro paese, quella sull’immigrazione  di cui si chiede l’abrogazione del reato di clandestinità.

“Ci appelliamo ai cittadini, agli operatori della giustizia, ai parlamentari perché firmino le tre proposte - scrivono i promotori della Campagna “Tre leggi per la giustizia e i diritti. Tortura, carceri, droghe” - Sarebbe un bel segnale se martedì prossimo anche esponenti delle forze politiche si recassero davanti ai tribunali a sottoscrivere le nostre proposte di legge il cui spirito è quello di  ripristinare la legalità nelle carceri  e tutelare i diritti umani e civili.

Le organizzazioni promotrici, a Lecce e in Italia, sono: Antigone onlus, Arci, Associazione Bfake di Lecce, la Camera penale di Lecce, Cgil, Cgil – Fp, Comunità Speranza - volontariato carcerario di Lecce, Mujmunè di Leverano, A Buon diritto, Acat Italia, Adu, A Roma, insieme – Leda Colombini, Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi democratici, Associazione Saman, Bin Italia, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Cnca, Coordinamento dei Garanti dei diritti dei detenuti, Fondazione Giovanni Michelucci, Forum Droghe, Forum per il diritto alla salute in carcere, Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva Onlus, Gruppo Abele, Gruppo Calamandrana, Il detenuto ignoto, Itaca, Libertà e Giustizia, Medici contro la tortura, Naga, Progetto Diritti, Ristretti Orizzonti, Società della Ragione, Società italiana di Psicologia penitenziaria, Unione Camere penali italiane, Vic – Volontari in carcere. Saranno presenti il consigliere provinciale Alfonso Rampino e il consigliere comunale Carlo Salvemini che si sono detti disponibili e favorevoli all’iniziativa. 

Le tre proposte di legge di iniziativa popolare costituiscono secondo gli organizzatori di questa campagna che ha dato vita al Comitato Tre leggi per la giustizia e i diritti,  un vero e proprio programma di governo per ripristinare la legalità nel nostro sistema penale e penitenziario, necessità non più prorogabile anche alla luce della recente sentenza della Corte europea di Strasburgo che ha condannato il nostro paese per le  indegne condizioni in cui i detenuti sono costretti a scontare la loro condanna.
La prima, Introduzione del reato di tortura nel codice penale, vuole sopperire ad una lacuna normativa grave. In Italia manca il crimine di tortura nonostante vi sia un obbligo internazionale in tal senso. Il testo prescelto è quello codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite. La proibizione legale della tortura qualifica un sistema politico come democratico.
La seconda, Per la legalità e il rispetto della Costituzione nelle carceri, vuole intervenire in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario, rafforzando il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, proponendo modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva, imponendo l’introduzione di una sorta di “numero chiuso” sugli ingressi in carcere, affinché nessuno vi entri qualora non ci sia posto. Insieme alla richiesta di istituzione di un Garante nazionale per i diritti dei detenuti, viene anche proposta l’abrogazione del reato di clandestinità.
Infine la terza proposta, Modifiche alla legge sulle droghe: depenalizzazione del consumo e riduzione dell’impatto, vuole modificare la legge sulle droghe che tanta carcerazione inutile produce nel nostro Paese. Viene superato il paradigma punitivo della legge Fini-Giovanardi, depenalizzando i consumi, diversificando il destino dei consumatori di droghe leggere da quello di sostanze pesanti, diminuendo le pene, restituendo centralità ai servizi pubblici per le tossicodipendenze.

Per i dettagli delle iniziative e della Campagna: www.3leggi.it

Cultura e disvalori - L'Italia ultima per investimenti etici


Secondo Eurostat L’Italia è all’ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura(1,1% a fronte del 2,2% dell’Ue a 27) e al penultimo posto, seguita solo dalla Grecia, per percentuale di spesa in istruzione (l’8,5% a fronte del 10,9% dell’Ue a 27).
Dai dati emersi sul gioco d’azzardo l’Italia si pone invece al primo posto per spesa pro capite in Europa e al terzo al mondo, ogni cittadino, neonati compresi, si gioca ogni mese 1260 euro.
Questi risultati sono incredibilmente eloquenti, come si dice: “parlano da soli”. Però leggendo ognuno si pone il problema di ragionarci. L'intervista di Saviano a Che Tempo che fa di domenica 8 aprile è stata a suo modo istruttiva ed altrettanto eloquente, il suo nuovo libro parla di narcomafie e del viaggio della coca nel mondo. Mille euro investiti in azioni di un’azienda sanissima ed in ascesa possono fruttare in un anno 600 euro di utile. Dignitosissimo se comparato ai furti legalizzati della banche che hanno interessi da miseria e dalle quali forse è bene che i piccoli risparmiatori escano in fretta. Gli stessi mille euro investiti in coca dove la si produce, in un anno diventano 182.000. E sono implicate le mafie mondiali in questo vorticoso giro d’affari. Soldi che diventano banche, industrie fatte per riciclare, gioco d’azzardo (appunto). Diventano business, quello che tanto amano i governi “tennici” (per dirla alla Berlusconi). Sembra ci sia un filo rosso che lega la colpevole incultura in cui ci vogliono cacciare governanti d’accatto e le mafie, investire in cultura non rende nell’immediato, dobbiamo inseguire lo spread e acchiappare denaro dove c’è e da qualunque parte arrivi, in fondo avevano ragione i latini “pecunia non olet”. Pare esserci una contraddizione in termini nei dati ufficiali: l’Italia detiene il 90% circa del patrimonio artistico, architettonico e culturale del mondo ed è all’ultimo posto per quanto riguarda la cultura. Quella che dovrebbe essere l’industria principe, il maggior produttore di PIL e di indotto, diventa tout court un costoso orpello dal quale liberarci in fretta, magari dandolo in gestione a qualche privato che faccia un casinò a Pompei o che trasformi la cittadella di Alessandria (la più grande al mondo) in un ipermercato. Emblematica la posizione di Silvio il breve quando andò a consolare i Lampedusani dicendo “faremo qui un casinò”. Poi ha tolto l’accento sulla o finale ed ha lasciato così quei poveretti a  confrontarsi con la sua inutile, dannosa (collusa?) incapacità di governare. Il problema è la filosofia che si cela dietro le parole di un capo del governo, i quattrini li porterà il gioco d’azzardo, non già il paesaggio, non la natura, non il mare, non le tradizioni marinare, non il fatto di essere ponte di culture, macchè, una colata di cemento e fiches di plastica. E’ un po’ l’effetto L’Aquila che ha guidato i governi degli ultimi vent’anni: lasciar cadere una città con un centro storico distrutto e costruire improbabili casette di cartongesso fuori, in campagna, lasciando alla natura fare il suo corso e divorare un patrimonio unico. Ci fosse stata oggi alluvione a Firenze, questi criminali della cultura avrebbero mandato gli angeli del fango a salvare le slot machines anziché la biblioteca. Siamo in un paese in cui l’indotto del turismo viaggia da solo e grazie ad operatori privati, le città d’arte vivono quasi per inerzia le loro ricchezze, anche se spesso fanno ogni cosa per maltrattare il turista, ricchezze acquisite ed evidentemente non meritate. I turisti (stranieri) sanno di poter venire e vedere cose che in nessun altro luogo del mondo possono osservare.  Emblematica è la città di Lecce chiamata, a torto o ragione, la Firenze del meridione. Il turista che vuole arrivare in treno si trova poi immerso in un viaggio nell’assurdo, alla stazione i bus urbani non hanno un punto informazione, se vuoi sapere dove vanno i mezzi pubblici devi chiedere, e attenzione, se il turista tedesco o inglese è fortunato incontrerà qualcuno che conosce la lingua, altrimenti sono affaracci suoi, s’arrangi. E non parliamo del poveretto che si pone l’obbiettivo di andare sul capo di Leuca usando mezzi pubblici, un’odissea vera e propria. Un tempo qualche sognatore parlò di fare delle ferrovie del sudest una metropolitana di superficie con corse regolari, oggi il tutto si è trasfomato in un gioco a chi abbatte più ulivi secolari per favorire il traffico delle auto e congestionare il resto del Salento. E’ vero, sembra proprio che i conti tornino, la filosofia di voler spingere oltre ogni limite della decenza il gioco d’azzardo e il tenere volutamente, pervicacemente, ostentatamente il patrimonio culturale ed etico sotto le scarpe è un tutt’uno. Trasformare i disvalori (giocare a soldi) in quotidianità, accettare supinamente che le malavite inondino le banche e le aziende di denaro fresco, si approprino della politica piano piano e nel contempo abolire tutto ciò che è cultura nel senso più ampio di crescita etica è un comportamento un tempo ascrivibile alle peggiori dittature sud americane, oggi è diventata prassi comune. Una volta si diceva “il padrone conosce mille parole, l’operaio cento, per questo lui è il padrone”, un tempo si diceva di dare alla plebe “panem et circenses”, quando leggevamo queste cose sorridevamo, oggi è diventata prassi comune anche delle democrazie "illuminate" offrire cricenses e ridurre a 70 le parole utilizzate. In questo quadro molto del disastro etico è ascrivibile anche ai non berlusconcini, a quelle sinistre che hanno accettato (quando non esaltato  con la creazione delle sale bingo di dalemiana memoria in avanti) questo stato delle cose, perché sempre più si è fatta largo l’idea e la prassi che a governare debbono essere i finanzieri d’assalto, gli speculatori e, per conseguenza, la corruzione. E sempre più un'Europa pervicacemente appiattita sul pareggio di bilancio ad ogni costo è convinta che pecunia non olet. 
 

domenica 7 aprile 2013

Notizie inquietanti

Percorso:ANSA.it > Top News > News
Bangladesh:folla, impiccare blogger atei
Centinaia migliaia dimostranti islamici dopo arresto 4 attivisti
06 aprile, 20:35

(ANSA) - DACCA, 6 APR - "Dio è grande! Impiccate i blogger atei": con questo slogan, scandito a gran voce ritmicamente, centinaia di migliaia di manifestanti islamici, confluiti da ogni parte del Bangladesh sulla capitale Dacca con una "lunga marcia" notturna, hanno chiesto alle autorità la condanna a morte di alcuni attivisti internet che da alcuni anni hanno ingaggiato un braccio di ferro, che di recente ha preso una svolta violenta, con i fondamentalisti. Quattro di essi erano stati arrestati nei giorni scorsi.