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venerdì 4 novembre 2016

Aiutiamo Antonella Gramigna

Chi è Antonella Gramigna? Dal suo profilo facebook apprendiamo che è:
Addetta informazione e comunicazione Politica- Sociale, militante Pd

Laureata in comunicazione all’università di Firenze, master in orientamento e promozione della salute. Lavora all’Associazione Nazionale Stress e Salute. Ha collaborato con La Gazzetta di Pistoia.

Insomma una esperta di comunicazione e sicuramente attenta al dettaglio. Il giorno dopo la morte di Tina Anselmi la Gramigna pubblicò questo post con la fotografia di Nilde Iotti, poi rimosso, in cui metteva le condoglianze per la morte della partigiana Anslemi, l’invito a votare SI perché lei, la Gramigna, è renziana DOC ed è anche, a ben guardare il suo profilo, Boschiana (bancaetruriana forse).


Ora, siccome abbiamo a cuore la comunicazione, ci permettiamo sommessamente di aiutare la Gremigna per le prossime immagini che vorrà pubblicare.

NON sono Veltroni e D'Alema

NON è Palmiro Togliatti

NON è Enrico Berlinguer

giovedì 3 novembre 2016

Vegani, apericena e merenda sinoira

Ieri, primo novembre, è stata la giornata vegana. Ebbene si, ieri abbiamo imparato che essere vegani implica una serie di scelte molto rigide e, per noi onnivori, difficoltose. Occorre essere informati su tutto quello che si mangia e si indossa. Una faticaccia vera e propria, infatti il vegano DOC non mangia pesce, carne, salumi, insaccati, formaggi, latte animale, uova, cereali se non integrali, preparati con farine 00, burro, miele, pasta all’uovo, cioccolato (ammesso solo il fondente o quello prodotto con latte vegetale), alcoolici, zucchero bianco e di canna a meno che non sia scritto sulla confezione “vegan”. Perché gli zuccheri vengono filtrati con filtri di origine animale. Da escludere caffè e the, ammessa la sola birra “vegan”.  
Risultati immagini per vignette sui vegani
Scritta su un muro
Per quanto riguarda l’abbigliamento attenzione assoluta a pelli e pellicce, ammessi solo quelli assolutamente derivati da vegetali o sintetici (che poi derivano dal petrolio, ma questo non importa). Attenzione alle scarpe, orrore se sono in cuoio o pelle. Evitare  lane, piume, seta, tutti terrificanti di origine animale. Insomma, una vitaccia veramente quella dei vegani oltranzisti. Però dicono di stare meglio, ecco, approvo e difendo la loro libertà. Però nessuno ha il diritto di dirmi, se sono davanti ad un cotoletta impanata o a un lesso misto di carni accompagnati da maionese, che sono un criminale. E poi, diciamolo, una cotoletta è veloce, pratica, facile da preparare, e mi piace un sacco. 
E sicuramente non erano vegani i contadini piemontesi di un tempo. Avete presente quello che si chiama “apericena”? Mica è invenzione degli yuppies anni ’80 o dei postadolescenti anni 2000. In Piemonte esiste dall’800. Si chiamava merenda sinoira (tradotto letteralmente merenda cena).
Il contadino soprattutto nei mesi estivi, si alzava prima dell’alba, immediatamente andava nella stalla ad accudire il bestiame, poi faceva una sontuosa colazione fatta o con gli avanzi della cena della sera precedente o con quel che c’era in giro. Magari una tazza di latte, non infrequente pane strofinato d’aglio (soma d’aji) con un bicchiere di vino. Quindi andava nei campi. Dopo un pasto frugale a metà giornata proseguivano nei campi fino al calar del sole, però le giornate erano lunghe, e soprattutto durante la raccolta del grano o la vendemmia, nel tardo pomeriggio, necessitavano di un po’ di riposo e di rifocillarsi. Così tiravano fuori quel che si erano portati, quel che la praticità imponeva: salumi, aglio e pane, formaggio, frittate, e non poteva mancare un bicchiere di vino, ovviamente. Magari tenuto in fresco nelle carcasse di zucca svuotate e con un buco in cima che contribuivano a mantenere una temperatura costante. 
Oggi esiste quell’altra cosa, quella parola tristissima: apericena. Ma nessuno ha inventato nulla. 

mercoledì 2 novembre 2016

Il giorno dei morti si mangiavano ceci

Il giorno dei morti lassù in Piemonte si mangiavano i ceci. Appresi poi che la tradizione è antica, forse mediaevale. Si diceva che tavole imbandite dovessero essere preparate con ceci, castagne e frutti di stagione per accogliere le anime dei defunti che proprio in quel giorno sarebbero arrivati a far visita ai vivi. Importante è crederci. Importante è cucinare i ceci il giorno dei morti, non tanto per visite di anime che, in quanto tali, non dovrebbero avere necessità fisiologiche simili alle nostre. Una delle ricette è quella che segue, trovata on line.
La CIsra’ (zuppa di ceci)
…di Mariuccia Assola, giornalista ed esperta di enogastronomia
Ingredienti  (per 6 persone)
                   ·        600 gr di ceci
·        2 costine di maiale
·        1 cipolla
·        2 patate
·        2 porri grossi
·        1 carota
·        3 spicchi d’aglio
·        2 - 3 foglie di cavolo verza
·        1 gambo di sedano
·        erbe aromatiche: 2 rametti di rosmarino, 2 - 3 fogliette di salvia e di alloro, un ciuffetto di prezzemolo
·        olio extravergine di oliva
·        sale e pepe q.b.
·        6 fette di pane casereccio ben tostato
                   1.      La sera prima mettere a bagno i ceci in acqua a temperatura ambiente, nella quale avrete disciolto un pizzico di bicarbonato
2.      Preparare le verdure: tagliare i porri e le carote a piccole rondelle, affettare sottilmente la cipolla, sminuzzare finemente il cavolo verza e tagliare a piccoli pezzi il gambo di sedano e le patate. Tenere da parte il tutto
3.      Fare un trito con le foglioline di un rametto di rosmarino, le fogliette di salvia e uno spicchio d’aglio. Far rosolare per qualche minuto e mettere da parte
4.      Scolare e risciacquare i ceci, metterli in una pentola (meglio se di terracotta) insieme a due litri d’acqua, un po’ di olio extravergine, un mazzetto legato con le rimanenti erbe aromatiche e le verdure tagliate
5.      Quando l’acqua raggiunge il bollore aggiungere le costine di maiale ben lavate e asciugate e in ultimo il soffritto delle erbe aromatiche, 
6.      Far cuocere molto lentamente per circa 4-5 ore, controllando ogni tanto che il brodo di cottura non asciughi.
7.      Regolare di sale e di pepe.
8.      In ultimo far grigliare bene i crostoni di pane (nella tostiera o in forno), adagiarne uno in ogni piatto e versarvi sopra due mestoli della cisrà bollente
9.      Quando i piatti saranno in tavola aggiungere filo di olio extravergine per dare profumo e completare i sapori.


Come si vede è una ricetta con lunghissimi tempi di esecuzione. Oggi alla pentola in terracota si sostituisce la pentola a pressione, il risultato non è proprio identico ma sta bene ugualmente. 

martedì 1 novembre 2016

Buon compleanno Diabolik

Il primo novembre 1962 esce il primo numero di Diabolik, intitolato Il re del terrore.
L'idea fu di Angela Giussani, alla quale nel 1963 si affiancò la sorella Luciana. Il formato particolare, cm. 12 x 17, lo resero tascabile e il successo fu immediato. 
Risultati immagini per diabolik immaginiDiabolik, il genio del male che riusciva a cambiare volto grazie a maschere particolari, la Jaguar E, l'ispettore Ginko ed Eva Kant sono gli elementi essenziali delle storie di furti, rapine, capacità organizzativa che rendevano la coppia Diabolik (il cui nome vero non si saprà mai) ed Eva Kant (Lady Kant della quale si innamorò nel terzo numero della serie lasciando la sua fidanzata Elisabeth Gay), era una nobildonna è donna già emancipata e con lei condividerà ogni avventura, cattura, fughe, vittorie. 
    

Risultati immagini per ispettore ginko immagini"Diabolik e Eva sono dei ladri molto sofisticati, padroni di un preciso e personale codice morale, ma non appartengono alla categoria dei ladri gentiluomini. Uccidono per impossessarsi delle fortune altrui, ma (almeno da un certo punto in poi della loro storia editoriale) evitano potendo i delitti, magari narcotizzando le loro vittime con qualcuna delle diavolerie inventate da Diabolik. Allo stesso modo si è evoluto il personaggio di Eva: nelle prime storie la donna aveva un ruolo decisamente subalterno a Diabolik, e spesso veniva ritratta mentre si disperava per essersi trovata in una vita da incubo, dalla quale non può fuggire per il grande amore da lei nutrito per il grande criminale. In un albo, Diabolik arriva addirittura a tentare di strangolarla dopo una sua disobbedienza (salvo poi retrocedere in nome del suo amore). Col tempo però il rapporto uomo-donna e di partnership tra Diabolik ed Eva è divenuto via via di perfetta uguaglianza, diversamente da quanto accade nella quasi totalità dei rapporti tra partner in altri fumetti. Lady Kant è diventata la controparte ideale di Diabolik, mutuando da lui i caratteri fondamentali del suo essere; lo stesso è accaduto a lui, che ha acquisito dalla sua donna alcuni lati del suo carattere. Eva si è inoltre imposta al lettore come modello di stile, in particolare per la sua indipendenza e negli anni è apparsa come icona visiva nella pubblicità e nella moda femminile, ma soprattutto come moderno modello di femminilità (caratteristica accentuata in particolare nel periodo compreso tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta)..." (Fonte: wikipedia)

Ginko invece è costantemente sconfitto dai due, nonostante tutto conserva una lealtà costante e persegue il solo scopo di assicurare alla giustizia i cattivi.