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sabato 12 aprile 2014

Motonavi Raffaello e Michelangelo

 Si chiamavano Transatlantici proprio perchè le loro rotte le portavano a varcare l’oceano verso le Americhe. Terze classi per gl iemigranti, le altre, superiori, per i ricchi che passavano dal tennis alle piscine, al teatro e cinema, i negozi il loro tempo in navigazione. Gli ultimi due Transatlantici italiani portavan i nomi di Michelangelo e Raffaello. Navi gemelle varate nel 1962 e ’63 , all’avanguardia assoluta e fra le migliori al mondo, erano il vanto della marina civile italiana. Restarono attive fino agli anni ’70, quando la crisi petrolifera le rese antieconomiche e vennero cedute alla Persia (Iran) come caserme. Misera fine. La Raffaello affondò bombardata, la Michelangelo, ormai ridotta ad un rottame, venne venduta al Pakistan e smantellata sulla spiaggia.
Michelangelo, immagine ufficiale
Scheda Tecnica Michelangelo
Costruttore: Cantieri Navali Ansaldo
Luogo di Costruzione:
 Genova Sestri
Anno di Cotruzione:
 1963 - 1991
Varo:
Armatore:
 Italia Navigazione
Viaggio Nubile: 12 Maggio 1965
Stazza lorda: 46'000 tonn
Lunghezza fuori tutto:
 275m
Larghezza:
 31 m
Pescaggio:
 10,4 m
Velocità d'esercizio:
 26.5 nodi

- Aria condizionata in tutta la nave con regolazione individuale nelle cabine.
- Impianto radiotelefonico e radiotelefotografico.
-
 Stabilizzatori Denny-Brown e pinne orientabili
-
 Televisione indipendente nei saloni ed in parte delle cabine di 1a classe.
- Impianto di trasmissioni musicali a funzionamento automatico, sia nelle cabine che nelle sale sociali.
- 2 autorimesse con accessi diretti dalla banchina.
- 6 piscine di cui 3 per bambini.
- Auditorium - cinema - teatro con circa 500 posti a sedere
- 741 cabine; tutte con servizi igenici privati.


1a Classe:
 535 passeggeri
2a Classe:
 550 passeggeri
Classe Turistica:
690
1773 Posti Totali

Equipaggio: 725 persone

Scheda Tecnica Raffaello
Costruttore: Cantieri Riuniti dell' Adriatico
Luogo di Costruzione:
 Trieste
Anno di Cotruzione:
 1962-1965
Varo:
 24 Marzo 1963
Armatore:
 Italia Navigazione
Viaggio Nubile: 10 Luglio 1965
Stazza lorda: 45'933 tonn
Lunghezza fuori tutto:
 276.2m
Larghezza:
 30.3 m
Pescaggio:
 10,4 m
Velocità d'esercizio:
 26.5 nodi

- Aria condizionata in tutta la nave con regolazione individuale nelle cabine.
- Impianto radiotelefonico e radiotelefotografico.
-
 Stabilizzatori Denny-Brown e pinne orientabili
-
 Televisione indipendente nei saloni ed in parte delle cabine di 1a classe.
- Impianto di trasmissioni musicali a funzionamento automatico, sia nelle cabine che nelle sale sociali.
- 2 autorimesse con accessi diretti dalla banchina.
- 6 piscine di cui 3 per bambini.
- Auditorium - cinema - teatro con circa 500 posti a sedere
- 741 cabine; tutte con servizi igenici privati.


1a Classe:
 535 passeggeri
2a Classe:
 550 passeggeri
Classe Turistica:
690
1773 Posti Totali

Equipaggio: 725 persone



venerdì 11 aprile 2014

sono belli i ragazzi (Grazie Giulia)

Ci sono quei giorni il cui ricordo, lo sai, non ti lascerà mai più. Quelli in cui la monotonia e lo stress del quotidiano hanno una scossa. Quando sale la commozione e il mondo dei ricordi diventa tornado e ti travolge e ti trovi a dire che i ragazzi sono belli, che meritano di più i questo bizzarro mondo che gira "all'incontrario" . Sono momenti in cui sei felice che il traguardo sia stato raggiunto e forse, in segreto, ti chiedi se sia grazie o nonostante te. Già, sono  belli i  ragazzi. Veramente belli!
Grazie Giulia!!!!!

martedì 8 aprile 2014

De Andrè - Sidun - Canzoni contro la guerra

L’album probabilmente più intenso di Fabrizio De Andrè è Creuza de ma. Musicalmente a livello eccellente, a detta di molti critici uno dei più importanti degli anni ’80, anche nei testi racconta storie vere, belle, tristi, importanti. Si cala nelle realtà per prenderne le parti più dense. Una delle storie raccontate è Sidùn (Sidone detto in genovese). La storia è quella di un padre libanese che vede suo figlio schiacciato e dilaniato da un carro armato dai soldati di Sharon. Dice De Andrè:
«Sidone è la città libanese  che ci ha regalato oltre all'uso delle lettere dell'alfabeto anche l'invenzione del vetro. Me la sono immaginata, dopo l’attacco   subito dalle truppe del generale Sharon del 1982, come un uomo arabo di mezz'età, sporco, disperato, sicuramente povero, che tiene in braccio il proprio figlio macinato dai cingoli di un carro armato. Un grumo di sangue, orecchie e denti di latte, ancora poco prima labbra grosse al sole, tumore dolce e benigno di sua madre, forse sua unica e insostenibile ricchezza. La piccola morte, a cui accenno nel finale di questo canto, non va semplicisticamente confusa con la morte di un bambino piccolo. Bensì va metaforicamente intesa come la fine civile e culturale di un piccolo paese:  il Libano, la Fenicia, che nella sua discrezione è stata forse la più grande nutrice della civiltà mediterranea. »  
Culla di civiltà, madre dell’alfabeto, territori con una storia incredibile da raccontare, ora dilaniati da guerre che non sembrano avere fine. Per chi era bimbo negli anni ’60 sentir dire delle tensioni e guerre in “medio oriente” era quotidianità. Ci si faceva il callo, era come mangiare a pranzo e cena, normale, ovvio, scontato. E forse questo è il vero dramma di questi episodi, la quotidianità, il darli per scontati. Come le bombe a Beirut o guerre più recenti in Afghanistan, guerre civili il Libia, in Siria e ancora e ancora. Come allora a volte ci si scopriva a sorridere sentendo di un golpe in centro america, generali golpisti che rimuovevano altri golpisti.
Eppure alle guerre non ci si deve abituare mai.  La capacità e la sensibilità del poeta, dell’uomo do cultura sta proprio nel restituirci la capacità di ascoltare, di vedere con occhi diversi, indignati, quelle realtà.

SIDUN

U mæ ninin* u mæ
u mæ
lerfe grasse au su
d'amë d'amë
tûmù duçe benignu
de teu muaè
spremmûu 'nta maccaia
de staë de staë
e oua grûmmu de sangue ouëge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arraggë
cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de baë
a scurrï a gente cumme selvaggin-a
finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a qué
e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä depurtaziún
perchè de nostru da a cianûa a u meü
nu peua ciû cresce ni ærbu ni spica ni figgeü
ciao mæ 'nin l'eredítaë
l'è ascusa
'nte sta çittaë
ch'a brûxa ch'a brûxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a.

Ninin*: Vezzeggiativo che sta per bambino
SIDONE

Il mio bambino il mio
il mio
labbra grasse al sole
di miele di miele
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell'afa umida
dell'estate dell'estate
e ora grumo di sangue orecchie
e denti di latte
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca
cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina
finché il sangue selvatico
non gli ha spento la voglia
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
perché di nostro dalla pianura al modo
non possa più crescere albero né spiga né figlio
ciao bambino mio l'eredità
è nascosta
in questa città
che brucia che brucia
nella sera che scende
e in questa grande luce di fuoco
per la tua piccola morte.


 www.youtube.com/watch?v=SlwCeisHWUc 

lunedì 7 aprile 2014

7 aprile 1944 eccidio alla Benedicta

Oggi si chiama “Parco della Pace”. Era un’antica Abbazia, Benedicta, in latino e in ligure significa benedetta. Oggi fa parte del Parco Regionale del Piemonte Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio (AL), alle falde del Monte Tobbio. Sono luoghi stupendi, verdi, colline e Appennino si fondono. Oggi là c’è un sacrario che tiene viva la memoria di una della più efferate stragi nazifasciste contro i partigiani.

domenica 6 aprile 2014

Microsoft elimina XP. Lettera alle Associazioni Consumatori

Lettera aperta alle Associazioni Consumatori.

La questione è attualissima,
Supponiamo che un’azienda primaria produca pacemaker, e supponiamo che, vista la bontà dei suoi prodotti e la sua capacità imprenditoriale e monopolistica, detenga fette di mercato immense. L’azienda in questione avrebbe inventato un modello particolare che riscuote successo mondiale, per comodità lo chiameremo KP.