Che stranezze questa settimana, forse è vero, sono vecchio, da rottamare, troppe cose fatico a comprendere, ecco alcuni esempi.
Matteo Salvini cita Gramsci, se ne appropria e con lui “è d’accordo”.
D’altra parte il nuovo che incombe ha
smantellato le proprie radici, il giornale fondato da Antonio Gramsci è
diventato poco più di spazzatura, uno scendiletto renzian - boschiano. Ho avuto
la ventura di vedere in TV un talk con un giornalista de l’Unità, ebbene, Bruno
Vespa a confronto pare un guevariano, un rivoluzionario dell’informazione.
La seconda notizia degna di nota ce la
fornisce Fausto Bertinotti, proprio lui, quello che fece cadere il primo
governo Prodi riconsegnando il governo a Silvio da Arcore e poi si dedicò a
cadere verticalmente nell’oblio, con il suo cachemire e la sua prosopopea, salvo
poi dedicarsi alla religione ed ora, forse non ricordandosi di Don Verzè, di
Formigoni e compagnia bella, si spertica di lodi per Comunione e Liberazione,
leggiamo su Il
Secolo XIX dove dice, con qualche ragione, che non c’è più la classe
operaia come intesa fino agli anni novanta, il problema sta nel dichiarare che
il senso di “popolo” lo si trova in un movimento integralista. Ma tant’è,
Bertinotti ha una certa età e pensa al futuro nell'ultraterreno, in fondo non ha nulla da
perdere, neppure i vitalizi che gli consentono di sparare a vanvera scordandosi
chi è stato e cosa ha rappresentato.
…«Il primo contatto
(Fra Bertinotti e Comunione e Liberazione . N.d.r.) è avvenuto con i referenti di Cl di Sestri Levante, tre anni fa, per
un dibattito estivo. Sembrava uno dei tanti incontri e invece…». E a Rimini,
confessa Bertinotti, «ho trovato molto di più e di diverso di quel che mi
aspettavo. Anzitutto, il popolo. Ricordo che per Gramsci l’intellettuale può
pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui
chiamava “una connessione sentimentale”. Lì l’ho trovata».
Con tanto di pietra
tombale per il movimento operaio e la sinistra. «Il movimento
operaio che non si interroga per niente. La distanza tra questi due mondi è
drammatica. La sinistra politica è morta. Come istanza di uguaglianza continua
a vivere nella cultura e nel sociale»…
Il
pensiero politico più denso di significati l’ha espresso Enrnesto Carbone del
Partito Democratico. Renziano di ferro, con un paio di indagini a carico per
abuso di carta di credito e per strane mail inviategli dalla sua amante, ma che
, dicono gli inquirenti, sono partite dai computer del Senato e che, si deduce,
il Carbone si è autoinviato.
“Ciaone” è la sintesi e l’estrema ratio della
politica politicante, del pensiero denso, della filosofia dei nominati.
Referendum trivelle, Ernesto Carbone (Pd): “Prima dicevano quorum, ora
importante partecipare #ciaone”.
E
poi insistiamo sull’affermazione di Giorgio Napolitano, già re d’Italia e
inventore del renzismo che, a proposito del referendum ha detto papale papale:
«Non
andare a votare è un modo di esprimersi sull'inconsistenza dell'iniziativa
referendaria».
Ecco, che un ex capo di stato si spinga a lodare l’astensionismo in un
paese di astensionisti sarebbe, in qualunque paese democratico e civile,
un’ignominia delle peggiori, in Italia pare sia tutto normale. Anche che un
Parlamento dichiarato non costituzionale dalla suprema corte voglia cambiare la
Costituzione non già eleggendo una Costituente, ma a colpi di maggioranza. Roba
da regime!
Avrebbe detto anche Bertinotti prima di dedicarsi alla ricerca della sua anima scordando tutto il resto. E forse anche Napolitano, quando ragionava, avrebbe espresso perplessità.