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martedì 19 aprile 2016

Quorum, referendum e dittatorelli

La storia dei referendum in Italia è ben sintetizzata nella tabella di wikipedia .
Talvolta la memoria inganna, tuttavia visualizzando si vede una stagione felice che vide raggiungere il quorum anche in presenza di otto schede 1993, (uno dei quesiti chiedeva l'abolizione del Ministero dell'agricoltura un altro di quello del turismo e spettacolo), furono tutti SI  perchè la parola d'ordine era: votare SI per depenalizzare la modica quantità per le droghe leggere e abolire il finanziamento pubblico dei partiti. In effetti in pochi compresero perchè dover abolire il ministero dell'agricoltura, ma così andò.
Un altro cesto di referendum venne imposto nel 1995, quando ci si presentarono 12 schede, quesiti promossi rispettivamente da Lega Nord, PDS, Rifondazione Comunista, Cobas, Radicali, ecc.  In questo caso non tutti passarono, alcuni ebbero il NO come esito. Rimane il ricordo triste di quella valanga di schede azzurrine, gialline, verdine ecc fra le quali districarsi. 
Da quel momento fu debacle, i quesiti sottoposti agli elettori nel 1997, 1999, 2000, 2003, 2005, 2009 mai raggiunsero il quorum richiesto. L'abuso dell'istituto referendum  e campagne mirate all'astensionismo invalidarono via via le consultazioni. 
Occorre arrivare alla felice stagione del 12 e 13 giugno 2011 per vedere la vittoria indiscutibile dei SI ai referendum per l'acqua, il nucleare e altri quesiti. 
Ed è di questi giorni il non raggiungimento del quorum al referendum per le trivelle. 
Negli anni su 67 quesiti proposti,  28 non raggiunsero il quorum. 
Dobbiamo dire che alcuni referendum sono stati poi aggirati, mai è sparito il finanziamento pubblico dei partiti, per esempio, il ministero dell'agricoltura si è trasformato in Ministero per le risorse agricole e via dicendo, e dobbiamo ammettere, per chi fece campagne elettorali, che anche in presenza di 8 o 12 schede i quesiti ritenuti importanti erano al massimo tre. Su quella base si chiedeva di votare NO o SI secco in tutte le schede per non sbagliare. D'altronde nessuna campagna elettorale di un mese rende possibile scandagliare tutto quanto e fare analisi dettagliate.  
In tutti questi anni solo Bettino Craxi (per i più giovani ricordiamo che fu presidente del consiglio e morì poi latitante ad Hammamet) nel suo ruolo di primo ministro invitò gli italiani a non recarsi a votare e a "andare al mare", questa scelta fu speculare a quella di un altro interprete della politica dell'epoca, tal Umberto Bossi. 
Occorre arrivare al 2016 per sentire un altro primo ministro pronunciarsi con identiche parole, appoggiato non già da Bossi, ma da tal Giorgio Napolitano. Potremmo parlare di strane coppie.
Ora, pur essendo il quorum una stortura, esiste e lo si può utilizzare per far fallire un referendum, quando a fare questa scelta siano cittadini, elettori o organizzazioni non coinvolte in cose di governo. 
La domanda invece è se sia etico per un capo di governo e addirittura per un ex presidente della Repubblica (di Bossi non dico in quanto parlare di etica riferito a certi individui è come parlare di filosofia morale al gatto mentre ronfa) istigare all'astensione in un paese che vede nelle consultazioni amministrative e politiche una fuga dal voto sempre più massiccia. A meno che, e qui il dubbio si insinua, alcuni politici anche di rango non vedano il momento elettorale esclusivamente come plebiscitario. A ben vedere la legge elettorale chiamata Italicum va proprio in questa direzione: candidati nominati, premio di maggioranza da paesi non propriamente democratici e tutto il potere al capo. Però il capo un giorno potrebbe chiamarsi Salvini, ahinoi, e senza i contrappesi previsti dall'attuale Costituzione che si vuole abolire, tutto sarà peggio, molto peggio. 

Annotazione finale, giusto per ricordare, in questi giorni sono crepate in mare almeno 400 persone. Il tutto mentre l'Europa parla, parla, parla... 


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