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martedì 2 agosto 2016

Di tatuaggi, turisti e servizio viabilità del comune di Lecce

Agosto 2016. Come ogni anno arrivano turisti, e come ogni anno negli ultimi tempi soprattutto, è bello soffermarsi a leggere tatuaggi in ogni anfratto di pelle. Da quello che riproduce una collanina, al lui palestrato con una rondine sulla spalla, a quello che ha versi di una ignota poesia sulla schiena, all’apoteosi della signora che ha scene di varia natura sparse sull’opulento corpaccione. Hanno quasi tutti qualcosa che li accomuna: l’età ancora giovane, la pelle tesa, corpi curati. Ovviamente auguro loro di invecchiare oltre ogni limite, solo che quando la pelle sarà avvizzita probabilmente per capire quella poesia o per vedere scene della guerra di Troia o il nome dell’amata/o dovranno fare sforzi sovrumani di stiratura. I versi del poeta fra le rughe e le pieghe di corpaccioni mollicci non penso saranno proprio un piacere della vista. E non oso pensare a quella povera rondine che ora vola felice e che diventerà flaccida e molliccia…
Alle sette di mattina mi avvicina una coppia, lui e lei, accento milanese, mi chiedono dove sta la pasticceria per fare colazione “ci sono due bar qui, pasticcerie no” “non vogliamo i soliti cornetti…” “il caffè lo fanno buono, accontentatevi”.
Salgono sul loro SUV in cerca di pasticcerie sulla costiera. Auguri!
Poi ci sono quelli che tornano con amici nuovi del luogo. Da tre anni ogni anno affittano lo stesso appartamento, vedono le stesse cose, non utilizzano l’auto neppure sotto tortura perché al ritorno non trovano posto. Passeggiano nei 200 metri fra il mare e l’appartamentino, a volte si spingono anche fino alla pizzeria che dista altri 250 metri. Con aria vissuta e si fermano a salutare amicalmente il barista, il tabaccaio, il vigile “uè ciao, come va?”. Così gli amici che si sono trascinati appresso sanno di essere in mani fidate “perché tutti li conoscono”.
I salentini si sa, sono cortesi e contraccambiano il saluto,  intanto il vigile, il tabaccaio e il barista si stanno chiedendo “ma chi cazzo è questo?”
Comunque quello stesso turista, dopo le ferie, tornando nel suo brumoso hinterland milanese, incontrerà altri amici e darà sfoggio di conoscenze salentine come neppure uno studioso di storia locale. Conoscerà: la pizzica, il pasticciotto, le cozze crude, gli scogli. Racconterà delle indicazioni stradali carenti “mica come da noi” e di come farebbe lui a lanciare il turismo degli svedesi in novembre, cose che i salentini non sono in grado di capire. “Però se conosci qualcuno è meglio eh”.
Arrembano in Salento esattamente come i viaggiatori dei secoli scorsi abbordavano tribù africane. Oddio, vorrebbero portarsi anche perline false da scambiare con le cozze, però hanno capito che non funziona.
E va bene così, tornando a casa, la sera stessa, sento un amico inveire contro il “signore” che ha parcheggiato la sua mini auto, quelle tipo Smart, non solo fuori dagli spazi, ma esattamente davanti ed appiccicata alla sua porta di ingresso, tanto che lui e la sua signora debbono fare torsioni per uscire. Avessere avuto il nipotino a casa con il passeggino sarebbero stati costretti a starsene reclusi in attesa del parcheggiato. Non a caso il Comune ha previsto questa situazione lasciando alcuni spazi, compreso quello, con divieto di sosta.
Inciviltà, va bene, aggravata però dal fatto che sul cruscotto il tizio, un giovane bagnante, aveva messo un badge che recitava: “Comune di Lecce, Servizio mobilità”. Quando il mlcapitato è atornato alla sua auto, l’amico gli ha chiesto se si occupavano della mobilità delle persone e solo della loro. E poi il servizio mobilità del comune di Lecce, fuori dai confini cittadini, ha il diritto di parcheggiare fuori dagli spazi senza pagare la sosta come ogni persona civile? Mistero!!!

Comunque, osservando la scena e vedendo la giovane età dell’arrembante, la prima idea è che il badge fosse del di lui papà. “Metti questo così non paghi il parcheggio, sparagnamo!”