La Fondazione per il Sud
compie 10 anni, gli ambiti di intervento nei quali agisce sono: Educazione
giovani in particolare alla cultura della legalità. Sviluppo del capitale umano
ad alta qualificazione. Cura dei beni comuni, in particolare ambiente, cultura,
beni confiscati alle mafie. Sviluppo e qualificazione dei servizi socio
sanitari non in sostituzione all’intervento pubblico. Accoglienza, integrazione
culturale sociale ed economica degli immigrati.
Sulle attività, sugli 800
interventi e sulle strutture della Fondazione ci si può informare al sito: www.fondazioneconilsud.it
Per festeggiare il suo
decennale, la Fondazione ha organizzato 6 incontri:
· Il 13 maggio a Roma con il premio nobel Amartya
Sen
· Il 10 giugno a Messina su: Danilo Dolci “La
Sicilia sognata”
· Il 30 giugno a Lecce su: Renata Fonte “Per il mio
territorio”
· Il 8 settembre a Napoli su: Adriano Olivetti
“Un’altra impresa”
· Il 29 settembre a Firenze su: Don Lorenzo Milani
“la scuola che serve”.
· Il 22 ottobre a Venezia su: Franco Basaglia
“l’utopia della realtà”.
Persone che “se fossero
state apprezzate e considerate quando erano in vita, ora l’Italia sarebbe
sicuramente migliore” COME HA SOTTOLINEATO Rosy Bindi.
All’incontro di Lecce su
Renata Fonte, nelle sale del Castello Carlo V°, hanno partecipato, dopo il saluto del vicesindaco Gaetano Messuti
e di Antonio Castorani della Fondazione Puglia, Antonio Maruccia (Procuratore
generale presso la corte d’appello di Lecce), Rosy Bindi (Presidente della
commissione parlamentare antimafia), Luigi Ciotti (Presidente di Libera), Carlo
Borgomeo (Presidente della Fondazione con il sud), Rossella Muroni
(legambiente), Viviana Matrangola (figlia di Renata Fonte), Vincenzo Linarello
(presidente GOEL, gruppo cooperativo calabrese), Alessandro Leo (presidente
Libera Terra mediterraneo).
Viviana Matrangola |
La prima a parlare è
stata Viviana Matrangola, un intervento densissimo di emozione il suo, con la
voce a volte rotta dalla commozione. Ha ricordato il coraggio di Renata di
“essere donna” in un ruolo, quello di assessore, dominato dai maschi, ed il suo
coraggio di osare, nonostante l’isolamento in cui è stata costretta dai suoi
stessi compagni di maggioranza. E “l’isolamento mette la persona al centro del
bersaglio lasciandola sola”. Il processo agli esecutori e ad un mandante
solamente ha lasciato fuori il “primo livello” degli speculatori che volevano
cementificare Porto Selvaggio. Viviana ha voluto ricordare come i famigliari
della vittime non siano simboli, ma testimoni di una memoria che deve essere
collettiva e costante. Senza memoria non c’è storia.
La conclusione
dell’intervento è stata accolta da un applauso in piedi lunghissimo,
interminabile, meritato.
Quindi la parola è
passata a Luigi Ciotti di Libera, che ha ribadito che la memoria può essere un
vero inganno se si limita, come succede purtroppo, ad essere una lapide o una
via, deve invece essere celebrazione impegno costante e continuo. Ha parlato
di “ecologia integrale” citando Papa Francesco quando dice “Il grido della
terra è il grido dei poveri”. E a proposito di memoria come inganno, come mai “una sola strage, quella di Piazza Della
Loggia, abbia trovato i colpevoli e tutte le alte siano senza esecutori e
mandanti?”. Si è chiesto Don Ciotti. Come mai la politica non riesce a
liberarsi dalle connivenze e dalla corruzione che è il tratto di congiunzione
fra mafie e politica?
150 anni di Cosa Nostra,
120 anni di ‘ndrangheta e ancora non si è riusciti a sgominare il male. Anzi, i
giovani sono praticamente sbandati: 6
milioni gli analfabeti di ritorno, 2.300.000 giovani che non studiano e non
lavorano. Tutto questo perché non si dà corso al primo e più importante testo antimafia: la Costituzione della Repubblica Italiana. La politica fatta non da
illusionisti ma da persone oneste deve rispettarne i dettati, garantire pari
opportunità a tutti. Certo “moltissimi politici sono puliti”, tuttavia il
marcio è quello che urla di più, ha ripetuto più volte il concetto, Don Ciotti.
Renata Fonte |
Il Procuratore Maruccia
ha detto come la giustizia colpisce i colpevoli dei reati, tuttavia, ha
lasciato intendere, ci si chiede quale parte facciano la politica e i
sindacati. Ha quindi elogiato la Fonte che, a differenza delle tabacchine e di
altri gruppi di donne che lottavano collettivamente, Renata come personaggio
politico era sola contro il moloc della cementificazione di Porto Selvaggio.
Fu omicidio di mafia perché lei non si oppose ad uno speculatore ma ad un
“sistema”. Esattamente, ricorda Maruccia, come Peppino Impastato che ebbe la
colpa di candidarsi al consiglio comunale ed avrebbe ostacolato con ogni mezzo
a sua disposizione gli interessi economici di Tano Badalamenti. Renata Fonte e
Peppino Impastato ruppero un quadro politico/affaristico e pagarono con la
vita. Gli interessi economici della mafie sono il loro humus, la loro stessa
vita.
Il Presidente Bindi ha
detto dell’impegno delle donne nella società. Ha ricordato le 60 vittime
dell’ultimo anno per mano di mariti o fidanzati, ha detto delle donne in
politica che, se è vero che ora sono molte più di un tempo, allora
rivendicavano e praticavano differenze con la politica maschile, oggi pare che
troppo spesso abbiano imparato a frequentarla e spesso ad imitarla.
Alla domanda sul perché
non si siano ancora sconfitte le mafie ha detto che “il terrorismo viene combattuto
ad ogni livello, le mafie troppo spesso si accordano con la politica”.