Commenti

Non pubblicheremo commenti anonimi.

lunedì 27 giugno 2016

Noi a Lecce facciamo così: i leccesi al mare.

Noi a Lecce facciamo così.  
Quando l'estate è più torrida è buona norma andare al mare a cercare refrigerio, questo è l’imprescindibile punto di partenza.
Anche il mare però ha le sue regole, quelle stesse che ogni leccese doc dovrebbe rispettare. Il condizionale si impone perché sappiamo di sgarri sempre più presenti e i comportamenti vengono spesso scavalcati in nome del modernismo, comunque vediamo nel dettaglio cosa deve fare un vero leccese per recarsi al mare.
In primo luogo verificare il vento, se è tramontana va bene lo Jonio, se scirocco l’Adriatico è più consigliato.
La partenza non potrà avvenire che fra le 11 e le 11,30. Questo  consente alcuni indubitabili vantaggi.
In primo luogo si sale sull’auto (possibilmente parcheggiata al sole) con una temperatura interna sui 55 gradi centigradi.
Poi si viaggia sotto il sole cocente, se si apre il finestrino dall’asfalto salgono le fiamme dell’inferno, però abbiamo l’aria condizionata in auto.
Altro vantaggio: arrivati sul posto, trovare un parcheggio sarà impresa titanica. In alcune località marine i sindaci hanno predisposto apposite claques con il compito di applaudire l'autista che è riuscito nell’intento. Spesso un secondo, caloroso applauso quando lo stesso riuscirà a trovare il parcometro per pagare la sosta. Spesso sindaci birbantelli li nascondono in luoghi impensabili, sicuramente ad una distanza minima di 500 metri dalla tua auto (se in salita è meglio).
Lasciata l'auto, rigorosamente al sole, il nostro eroe con famiglia al seguito, borse termiche e non, ombrellone e seggiole si avvia verso la spiaggia o lo scoglio.
Data l'ora con il sole a perpendicolo non si troverà un filo d'ombra, le uniche idee della stessa occorre trovarle accanto ad uno scoglio alto, restando in piedi spalmandosi sulla parete con un accenno d'ombra. L’ombrellone, quando si mette, ha un’ombra che ricopre una, al massimo due persone. Comunque sia dalla sabbia o dallo scoglio si innalza una temperatura idonea alla cottura lenta delle cipolle ripiene.
Però il leccese doc si stende al sole, soprattutto se donna. Incurante dei 95 gradi della sabbia o dei 120 della roccia o del cemento con il quale sono fatte molte piattaforme. D'altronde un antico adagio recita '' per essere belli bisogna soffrire''.
Pare che esista, in proposito, lo studio di un antropologo. Potrebbe essere plausibile che la ricerca di rosolatura inferiore e superiore costante sia riconducibile all’amore del leccese per la parmigiana di melanzane. Quest’ultima la si deve mettere in forno a temperatura alta e avvolgente, possibilmente alla fine una botta di grill per farne una crosticina croccante. A livello inconscio può essere plausibile che il leccese doc creda nel transfert: se cotta così la parmigiana è appetibile e ricercata, perché non posso esserlo io?
Finalmente ci si può bagnare. Il tuffo nell'acqua che ha un'escursione termica di 30 gradi potrà essere corroborante o portarti ad una congestione fulminante.
Sotto quel sole ci si deve fermare fino alle 17 almeno, quando la  pelle sarà rinsecchita, le labbra spaccate ed altri segnali della disidratazione e di vertigini diranno che è giunta l’ora di tornare verso l'auto che nel frattempo ha raggiunto la temperatura interna dell'ebollizine dell'acqua.
Ovviamente, viste le usanze, il vero leccese guarda con sospetto lo sciagurato che nelle ore canicolari se ne sta in casa nella penombra delle persiane socchiuse, creando apposite correnti d’aria, accarezzato da ventilatori o dal condizionatore, per uscire quando il sole sarà più clemente e le ombre allungate gli consentono di non rosolarsi. Roba da settentrionali, non sanno cosa si perdono.

Nessun commento:

Posta un commento