Noi a Lecce facciamo così.
Quando l'estate è più
torrida è buona norma andare al mare a cercare refrigerio, questo è l’imprescindibile
punto di partenza.
Anche il mare però ha le
sue regole, quelle stesse che ogni leccese doc dovrebbe rispettare. Il condizionale
si impone perché sappiamo di sgarri sempre più presenti e i comportamenti
vengono spesso scavalcati in nome del modernismo, comunque vediamo nel
dettaglio cosa deve fare un vero leccese per recarsi al mare.
In primo luogo verificare
il vento, se è tramontana va bene lo Jonio, se scirocco l’Adriatico è più
consigliato.
La partenza non potrà
avvenire che fra le 11 e le 11,30. Questo consente alcuni indubitabili vantaggi.
In primo luogo si sale
sull’auto (possibilmente parcheggiata al sole) con una temperatura interna sui
55 gradi centigradi.
Poi si viaggia sotto il
sole cocente, se si apre il finestrino dall’asfalto salgono le fiamme dell’inferno,
però abbiamo l’aria condizionata in auto.
Altro vantaggio: arrivati
sul posto, trovare un parcheggio sarà impresa titanica. In alcune località
marine i sindaci hanno predisposto apposite claques con il compito di
applaudire l'autista che è riuscito nell’intento. Spesso un secondo, caloroso
applauso quando lo stesso riuscirà a trovare il parcometro per pagare la sosta.
Spesso sindaci birbantelli li nascondono in luoghi impensabili, sicuramente ad
una distanza minima di 500 metri dalla tua auto (se in salita è meglio).
Lasciata l'auto,
rigorosamente al sole, il nostro eroe con famiglia al seguito, borse termiche e
non, ombrellone e seggiole si avvia verso la spiaggia o lo scoglio.
Data l'ora con il sole a
perpendicolo non si troverà un filo d'ombra, le uniche idee della stessa
occorre trovarle accanto ad uno scoglio alto, restando in piedi spalmandosi
sulla parete con un accenno d'ombra. L’ombrellone, quando si mette, ha un’ombra
che ricopre una, al massimo due persone. Comunque sia dalla sabbia o dallo
scoglio si innalza una temperatura idonea alla cottura lenta delle cipolle
ripiene.
Però il leccese doc si
stende al sole, soprattutto se donna. Incurante dei 95 gradi della sabbia o dei
120 della roccia o del cemento con il quale sono fatte molte piattaforme.
D'altronde un antico adagio recita '' per essere belli bisogna soffrire''.
Pare che esista, in
proposito, lo studio di un antropologo. Potrebbe essere plausibile che la ricerca
di rosolatura inferiore e superiore costante sia riconducibile all’amore del
leccese per la parmigiana di melanzane. Quest’ultima la si deve mettere in
forno a temperatura alta e avvolgente, possibilmente alla fine una botta di
grill per farne una crosticina croccante. A livello inconscio può essere plausibile che il leccese doc creda nel transfert: se cotta così la parmigiana
è appetibile e ricercata, perché non posso esserlo io?
Finalmente ci si può
bagnare. Il tuffo nell'acqua che ha un'escursione termica di 30 gradi potrà
essere corroborante o portarti ad una congestione fulminante.
Sotto quel sole ci si deve
fermare fino alle 17 almeno, quando la pelle
sarà rinsecchita, le labbra spaccate ed altri segnali della disidratazione e di
vertigini diranno che è giunta l’ora di tornare verso l'auto che nel frattempo
ha raggiunto la temperatura interna dell'ebollizine dell'acqua.
Ovviamente, viste le usanze, il vero leccese
guarda con sospetto lo sciagurato che nelle ore canicolari se ne sta in casa
nella penombra delle persiane socchiuse, creando apposite correnti d’aria,
accarezzato da ventilatori o dal condizionatore, per uscire quando il sole sarà
più clemente e le ombre allungate gli consentono di non rosolarsi. Roba da
settentrionali, non sanno cosa si perdono.
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