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venerdì 27 luglio 2012

Costa dei Cafari a Nardò, atto primo



Cerchiamo di comprendere qualcosa in più sul faraonico piano Cafari. Si tratta della costruzione di un mega villaggio turistico in località “Cafari” ed adiacente al villaggio turistico “Torre Inserraglio”.
A chiederne autorizzazione sono due società con sede in Napoli.
Dei complessivi 608.719 metri quadri della lottizzazione dei comparti 78 e 79 (come definiti dal PRG di Nardò nella località denominata Cafari) le due società possiedono rispettivamente il 33.9% e il 23.9% che, come si evince, corrispondono al 57,8% del totale, il rimanente 42.2% è parcellizzato fra una miriade di piccoli proprietari. Cosa prevede il piano di cementificazione di un’area salentina adiacente a Porto Selvaggio che riporta alla mente Renata Fonte?
La costruzione di 200.924.78 metri cubi di parallelipedi (chiamati residenze), nel dettaglio per il comparto 78 :
Residenziale                     46208.50 mc
Alberghi                             89148.38 mc
Servizi                                 23608.61 mc
Per il comparto 79:
Residenziale                      10923.50 mc
Alberghi                              25549.04 mc
Servizi                                  5486.92 mc
In particolare si fa notare come gli abitanti insediabili potenziali nel piano lottizzazione fossero in tutto 1.881 suddivisi in 1.513 per il comparto 78 e 395 per il comparto 79, in particolare 925 in residenze e 956 in alberghi; come si vede un vero e proprio paese.
Per un totale complessivo di 200.924,88 metri cubi di costruzioni.
A questo piano si sono opposti con validissime motivazioni molte persone e il “Comitato per la tutela dell’ambiente e del paesaggio di Nardò” che, con una richiesta di verifica alla Regione Puglia, al Comune di Nardò e al Servizio assetto del Territorio, sempre della Regione Puglia, in data 14 novembre 2011 rilevava fra l’altro:
Sull’area insistono i seguenti vincoli e le seguenti emergenze ambientali, salvo altre che si chiede vengano accertate in sede di esame dell’istanza:
a) Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano istituito con la L.R. 06/2006;
b) Sito di Interesse Comunitario SIC IT9150007 “Torre Uluzzo”;
c) Vincolo Idrogeologico;
d) Vincolo paesaggistico a norma della L. 431/1985 (all. 4) e del successivo
P.U.T.T./P;
e) L’area è parzialmente ricoperta da Macchia ;
f) L’area è parzialmente interessata dalla perimetrazione di un’area percorsa dal fuoco come risulta dalla cartografia ufficiale regionale – anno 2007 – pertanto inibita alla edificazione per 10 anni ;
g) l’area è vicina a zona (loc. Serra Cicora) sulla quale sono stati compiuti studi e scavi archeologici con il rinvenimento di siti di interesse;
h) L’intero territorio è di origine carsica, molto vulnerabile alla pressione antropica;”
Quindi si chiede che sui progetti siano assogettati a V.A.S. , V.I. e V.I.A.
Il Piano Regolatore di Nardò, si fa notare sempre nella richiesta, è del 2000, ma è stato concepito oltre vent’anni prima e non ha tenuto conto delle nuove normative in materia emanate dalla Regione Puglia ed è sicuramente obsoleto.
Che la lottizzazione Cafari destasse perplessità anche fra i banchi del consiglio comunale lo si evince dalla trascrizione della seduta del 9 ottobre 2008 in cui esponenti dell’allora maggioranza fecero mancare il numero legale per non procedere con la votazione.
Terremo gli occhi aperti per comprendere come si voglia depotenziare il territorio con un turismo al limite dell’incivile. Se rendere turistica una zona come Porto Selvaggio e Cafari vuol dire riminazzazione del territorio, qualcosa non convince.

Costa dei Cafari a Nardò, atto secondo


Il punto sulla vicenda “Costa Dei Cafari” a Nardò.

Come avevamo anticipato in altro articolo il progetto faraonico prevede una lottizazione selvaggia per la costruzione di cinrca 200.000 metri cubi di parallelepipedi in cemento nella zona a ridosso di Porto Selvaggio. Vediamo chi sono gli attori di questo dramma:

Sui 168.686 metri quadri di terreno 106.339 appartengono a due ditte napoletane:

La SOCITUR srl che ne detiene 74.156 e la ANTALE snc con 32.183.
Le due imprese hanno un capitale sociale complessivo di poco più di 15.000 euro, in particolare:

ANTALE Snc  Amministratore Napoletano Alessandro, soci: Napoletano Antonio e Riselli Marcella. Le loro quote societarie sono di 10.000.000 di vecchie lire a testa pari a 5164,27 euro per un totale di 15494 euro.

SOCITUR srl Amministatore unico : Pone Carmine (già sindaco di Sant’Anastasia, poi dimissionato dai suoi consiglieri che non approvarono il bilancio.)
Soci: RIselli Marcella (toh, un cognome già sentito in Socitur), Parisi Alessandro, Napoletano Antonio (toh, un altro cognome noto) Covino Rosanna, Vela Domenico e Raucci Francesco.
Il capitale sociale complessivo è di € 10.920-
La socitur denuncia zero dipendenti.

Questi signori detengono una quota imbarazzante di terreni per il loro peso economico, sarà molto interessante capire: da chi, come e quando sono stati acquistati, soprattutto se sono stati pagati per contanti e se sono stati interamente pagati. Staremo attenti a quel che succederà in futuro, la cosa incuriosisce sempre più. Al momento una cosa è certa, i campani amano il Salento al punto di volerlo acquistare a pezzi. Già alcuni tentativi sono stati bloccati da indagini passate. Si parlava di aziende non proprio limpide e altre amenità. Veramente vogliamo riminizzare tutto quanto? L’amministrazione comunale di Nardò che ne dice? 

27 luglio. Buon compleanno....




27 luglio 1940 nasce Bugs Bunny

giovedì 26 luglio 2012

Intervista a Vittorio Agnoletto


E’ in pieno svolgimento OLE 2012, patrocinato, fra gli altri, dal Comune di Otranto e dalla Regione Puglia, ne abbiamo parlato con Vittorio Agnoletto che di OLE è il direttore culturale.


Parliamo di OLE 2012, cos’è?

E’ l’acronimo di Otranto Legality Experience è un’iniziativa organizzata da FLARE (Freedom Legality Andrights in Europe) che è un network internazionale fondato da Libera e da Terra del Fuoco, presente oggi in oltre 40 nazioni a livello europeo ed extra europeo. OLE è sostenuto dalla Regione Puglia e dalla Comunità Europea.

I fini e gli scopi di OLE?

I temi fondamentali sono i rapporti fra la Criminalità organizzata e la globalizzazione, in particolare quella finanziaria. La Criminalità non è un fenomeno solo italiano, non solo le nostre mafie, per intenderci, attraversa tutto il mondo e ovviamente l’Europa. Non solo, in Europa ci sono 27 nazioni con 29 diversi sistemi giuridici diversi, la criminalità finanziaria si insinua e i trasferimenti di denaro e di proventi illeciti diventano semplici bypassando le varie legislazioni.

Possiamo parlare quindi di criminalità trans nazionale?

Assolutamente si.

Come si articola OLE 2012?

Abbiamo una summer school dal 16 al 27 luglio a Lecce, poi fino al 29 ad Otranto. E’ organizzata in collaborazione con tutte le università pubbliche della Puglia ed altre in Italia (Milano, Torino, Pisa ecc.) Ci tengo a dirlo perchè gli studenti pugliesi che seguiranno la school otterranno dei crediti, è un riconoscimento pubblico istituzionale.
Dal 23 luglio al 29 ci sarà il Summer Camp fra Lecce ed Otranto. Mentre la school è rivolta a 50 ragazzi, il Camp arriva a oltre 100 partecipanti a costi veramente bassi, Gratuito per gli studenti pugliesi. Inoltre a Otranto ci sarà dal 27 al 29 un forum aperto a tutti.

I temi trattati?

Come ogni anno ci occuperemo della Risposta delle istituzioni europee alla criminalità organizzata. Cerchiamo di comprendere come l’Europa previene e reprime. Le Faccio un esempio concreto: stiamo spingendo moltissimo perché l’Europa faccia propria la normativa italiana sulla confisca dei beni alla criminalità e al loro riuso sociale. La dialettica è aperta, c’è sensibilità da parte della Commissione, ma ci sono forti resistenze da parte di alcuni Stati membri.

Per esempio?

Belgio e Lussemburgo per esempio. Quest’ultimo è quasi un paradiso fiscale, molti beni probabilmente stanno lì. Poi ci sono reazioni tiepide da parte di altri stati sul sequestro prima dell’ultimo grado di giudizio, culture garantiste diverse evidentemente. Noi scontiamo decenni di criminalità mafiose che loro non hanno avuto, c’è inoltre un concetto di proprietà privata che fatica molto ad accettare il riuso sociale dei beni.
Il testo in discussione a livello europeo parla solo di confisca. Su questo siamo dialettici con i gruppi parlamentari europei.

Ci sono punti di criticità più marcati?

Il segreto bancario con la Svizzera per esempio. Sappiamo che molto riciclaggio passa da lì. Poi i paradisi fiscali, la Corona Britannica è regina in questo, poi ci sono i luoghi off shore all’interno della comunità.

Ad esempio?

Uno su tutti è l’isola di Jersey. Collocata nel canale della Manica, fra Francia e Gran Bretagna, è possedimento inglese e ci sono più banche che cittadini ed è collegata alla City, quello è un luogo off shore per commercio di beni. Moltissimi entrano proprio da lì, quanto meno come fatturazione e bolle di accompagnamento, non c’è dazio né tassazione. Il contrasto fra grandi dichiarazioni di principi e questi comportamenti è stridente. Ovviamente diamo per scontato che la Criminalità non è solo quella del controllo del territorio, ma anche dei colletti bianchissimi.
L’altro tema che affrontiamo ogni anno è la differenza fra finanza lecita, illecita e illegale. Attenzione, non sono sofismi, abbiamo scoperto la zona grigia che è legale nei fatti, illecita nei comportamenti. Parliamo dell’off shore che è legale, è altrettanto lecito? Parliamo del fatto che un terzo del commercio mondiale è interno a singole multinazionali.

Si spiega meglio?

Attraverso una triangolazione nelle diverse parti del mondo le multinazionali aumentano i prezzi e si creano utili non tassati concentrandoli nei paradisi fiscali. Le faccio un  esempio: la multinazionale X, con sede in Italia, ha un’azienda partner in Cina che produce scarpe a 5 euro, le vende ad un’altra azienda partner alle Kaiman e le rivende all’azienda X italiana a 100 euro, che a sua volta le mette in vendita in Italia a 110 euro. Rispetto al fisco italiano pagherà tasse sui 10 euro guadagnati, nei fatti le ha pagate 5 trasferendo 95 euro alle Kaiman. Aggiungo che la merce ha fatto un solo spostamento fisico dalla Cina all’Italia, quello che gira vorticosamente sono le fatture. Anzi, spesso la merce arriva dalla Cina a Jersey senza pagare il dazio e viene distribuita in Europa. E siccome siamo in periodo di crisi la multinazionale X si avvantaggia degli ammortizzatori sociali dovuti a scarsi guadagni. Stiamo parlando di evasione fiscale legale.

A fronte di questo cosa si può fare?

La finanza si è mangiata l’economia e domina la politica. Occorre sensibilizzare, spiegare, raccontare. Purtroppo molti vivono queste come questioni lontane da quotidiano, però le scarpe da 5 euro le pagano 110. FLARE ed altri network internazionali stanno avanzando proposte. Già al G8 di Genova lanciammo la Tobin Tax (tassazione delle transazioni finanziarie), mal vista da tutti allora, oggi è all’ordine del giorno dei governi europei. Ci stiamo muovendo, quanto meno per l’Europa, per la chiusura dei paradisi fiscali. Poi per la campagna contro i derivati finanziari.

Mi dica dei derivati

Le faccio un altro esempio, ad oggi 6 multinazionali hanno acquistato il 50% della produzione mondiale di cereali dei prossimi 5 anni alla borsa dei cereali di Chicago.  La multinazionale proprietaria dei cereali dei prossimi cinque anni ha in mano solo un foglio di carta perché ancora non c’è la merce, quel foglio vale indipendentemente dai cereali e viene quotato in borsa. Da qui parte la speculazione. Inoltre ci sono i mali indotti da questi comportamenti, queste multinazionali impongono monoculture in parte del mondo, eliminando la filiera corta e costringendo intere popolazioni ad eliminare culture secolari.  

Oltre questi temi?

Quest’anno parliamo di traffico di droghe e di armi. Per queste ultime la produzione è legale, illegale molto spesso ne è il commercio. Vogliamo capire i cartelli che controlano questi traffici come si strutturano e che tipo di rapporti hanno con i governi nazionali. Come mai la marchiatura delle armi e munizioni non diventa vincolante? Perché ci sono armi italiane in Afghanistan non marchiate? Pare una banalità, ma ci sono frizioni incredibili. Un altro caso che porteremo all’ordine del giorno è quello di un ricercatore che ha analizzato quanta cocacina viene sequestrata ogni anno in Colombia e zone limitrofe, lo ha fatto basandosi su fonti ufficiali. Arrivò a scoprire che la cocaina sequestrata è superiore a quella stimata prodotta dalle agenzie ONU. Qualcosa non torna. Come mai si denuncia una bassa produzione? Secondo l’ipotesi del ricercatore, condivisa da noi, i dati ONU servono a giustificare i piani USA sulla Colombia, sullo sfruttamento del territorio, delle produzioni agricole, dei carburanti verdi.  
C’è poi un problema di non poco conto: come mai uno stato come il Messico è controllato da narcotrafficanti? Cosa ci sta dietro? Verranno ricercatori di Città del Messico a parlarcene. Poi parleremo del caso greco, dietro la crisi di quel paese la trasparenza della finanza è tutta da verificare.
Questo è OLE 2012.

A margine, cosa pensate della proposta di Saviano le legalizzare le droghe leggere?

Come organizzazione non abbiamo proposte in merito. Personalmente sono d’accordo perché si sottrae alla malavita organizzata, si evita l’ingolfamento dei tribunali. Terzo, sottraendone il monopolio alle mafie si evita il passaggio dalle leggere alle altre droghe. Chi controlla i flussi decide quando e cosa vendere.

Povertà e spese militari, parlo degli F35

Una vicenda indecente, non dimentichiamo però che sugli F35 si è schierato tutto l’arco parlamentare, dal governo Prodi, al PD fino ad oggi. Parlare di riduzione di spese militari è parlare di redistribuire denaro in modo diverso. Le spese militari sono in preparazione di guerra permanente come diceva Zanotelli. Oggi l’8,7% della popolazione controlla l’82% delle risorse mondiali. Attenzione è un dato della Banca Centrale Svizzera. E aggiungo un altro dato, dalla primavera 2010 a quella 2012, 14 paesi dell’Unione europea su 27 hanno avuto come ministri o premier persone di provenienza dalle grandi banche. Meditiamo!










mercoledì 25 luglio 2012

Lecce dopo la tempesta


Dopo il temporale si respira, alla buon’ora.
24 luglio, ore 07,00 il sottopasso di viale Japigia è colmo d’acqua e bloccato da un’auto dei vigili, che sono in coppia a fermare chiunque tenti di passare da lì. Mi si dice che la situazione è così da decenni, chissà perché, vedrei tre possibili motivi:
  • ·       Il progettista era un tizio diabolico che ha messo in atto un inestricabile sistema di autoallagamento che neppure le menti più raffinate e capaci sapranno mai risolvere.
  • ·     Chi deve riparare i danni non è propriamente capace di farlo e improvvisa sistemi bizzarri quali delle sbarre sedicenti automatiche che si dovrebbero abbassare come per miracolo appena c’è un velo d’acqua. Poi va a finire che una sbarra si abbassa da sola in un bel giorno di sole tentando di decapitare un motociclista e mandandolo all’ospedale. A proposito, quanto è costato l’innovativo sistema?
  • ·  Le amministrazioni che si sono succedute nei decenni se ne sono (per dirla alla Camilleri) scatafottute del sottopasso al grido di: “intanto di temporali ce ne sono pochi”.

24 luglio, ore 07,00 il sottopasso di viale Japigia è colmo d’acqua e bloccato da un’auto dei vigili, che sono in coppia a fermare chiunque tenti di passare da lì. Mi si dice che la situazione è così da decenni, chissà perché, vedrei tre possibili motivi:
·         Il progettista era un tizio diabolico che ha messo in atto un inestricabile sistema di autoallagamento che neppure le menti più raffinate e capaci sapranno mai risolvere.
·         Chi deve riparare i danni non è propriamente capace di farlo e improvvisa sistemi bizzarri quali delle sbarre sedicenti automatiche che si dovrebbero abbassare come per miracolo appena c’è un velo d’acqua. Poi va a finire che una sbarra si abbassa da sola in un bel giorno di sole tentando di decapitare un motociclista e mandandolo all’ospedale. A proposito, quanto è costato l’innovativo sistema?
·         Le amministrazioni che si sono succedute nei decenni se ne sono (per dirla alla Camilleri) scatafottute del sottopasso al grido di: “intanto di temporali ce ne sono pochi”.

Nel primo caso varrebbe la voce secondo la quale il progettista di cotanto manufatto abbia lanciato una maledizione: “chiunque tenti di violare il segreto provocherà disgrazie”. Altrimenti sarebbero inspiegabili un morto e un tentativo di decapitazione in pochi mesi.  Come inspiegabile rimarrebbe la corsa alle sbarre magiche levate dopo pochissimo tempo e sostituite da due vigili che arrivano di corsa ad ogni goccia d’acqua. 
Visto il sottopasso e passata la bufera vado verso il centro. Intanto gli automobilisti debbono munirsi di patente nautica per navigare nelle vie dove il sistema fognario è una chimera. I pedoni invece debbono circumnavigare il quartiere per trovare un “ponte” un varco asciutto o qualcosa di simile, a meno che non si muniscano di stivali che arrivano all’inguine. “Intanto di temporali ce ne sono pochi”.
Arrivato in Piazza Mazzini vedo un totem per la pubblicità coricato a terra. E’ vero che c’è stato vento, ma se passava da lì qualcuno proprio mentre questa roba gli franava addosso che sarebbe successo? Soprattutto chi fa rispettare le norme minime di sicurezza per certi manufatti? Va bene che pubblicizzano da una parte un “compro oro” e dall’altra le iniziative splendide del Comune di Lecce (responsabile è il committente, mi pare, che poi si rivarrà su chi ha eseguito i lavori) però resta il fatto che anche uno studente  al primo approccio con la fisica capirebbe che, fatte le debite proporzioni, il rapporto fra base e altezza è tale per cui questo trabiccolo vola al primo refolo di vento.
Nel primo caso varrebbe la voce secondo la quale il progettista di cotanto manufatto abbia lanciato una maledizione: “chiunque tenti di violare il segreto provocherà disgrazie”. Altrimenti sarebbero inspiegabili un morto e un tentativo di decapitazione in pochi mesi.  Come inspiegabile rimarrebbe la corsa alle sbarre magiche levate dopo pochissimo tempo e sostituite da due vigili che arrivano di corsa ad ogni goccia d’acqua.Visto il sottopasso e passata la bufera vado verso il centro. Intanto gli automobilisti debbono munirsi di patente nautica per navigare nelle vie dove il sistema fognario è una chimera. I pedoni invece debbono circumnavigare il quartiere per trovare un “ponte” un varco asciutto o qualcosa di simile, a meno che non si muniscano di stivali che arrivano all’inguine. “Intanto di temporali ce ne sono pochi”.
Arrivato in Piazza Mazzini vedo un totem per la pubblicità coricato a terra. E’ vero che c’è stato vento, ma se passava da lì qualcuno proprio mentre questa roba gli franava addosso che sarebbe successo? Soprattutto chi fa rispettare le norme minime di sicurezza per certi manufatti? Va bene che pubblicizzano da una parte un “compro oro” e dall’altra le iniziative splendide del Comune di Lecce (responsabile è il committente, mi pare, che poi si rivarrà su chi ha eseguito i lavori) però resta il fatto che anche uno studente  al primo approccio con la fisica capirebbe che, fatte le debite proporzioni, il rapporto fra base e altezza è tale per cui questo trabiccolo vola al primo refolo di vento. 

martedì 24 luglio 2012

I nodi vengono al pettine


Devo gettare il pettine, ha degli acciacchi. Lo acquistai nel 1980, non è che mi segno ogni spesa, la data corrisponde all’arredamento della mia prima casa, il pettine rosso fu uno degli indispensabili acquisti.  Potrei dire che lo rottamo, però è una parola che non mi piace, qualcuno la utilizza anche riferita a persone o a partiti, pessima cosa. Diciamo che lo lascerò andare verso altri lidi, nei rifiuti della plastica e forse, chissà, mi tornerà indietro sotto forma di qualche diavoleria plasticosa per i prossimi trent’anni.  Lunga vita al mio pettine allora.                                                                  

lunedì 23 luglio 2012

23 luglio 1903 nasce il cono gelato


Il 23 luglio 1903, Italo Marchioni, originario del Cadore, brevetta il cono wafer per gelato a Washington D.C. con il numero:  746971.
Il cono gelato subirà cambiamenti nel tempo, ma rimane ancora oggi insostituibile.  
“Marchioni, gelataio di professione, lamentava la perdita di troppi bicchieri in vetro che utilizzava per servire il suo gelato, in parte si rompevano, molti venivano, più banalmente, rubati. Così creò una cialda in cui servire la prelibatezza tutta italiana. Altri, decisamente meno accreditati,  imputano l’invenzione al pasticcere siriano Enrst Hamwi il quale, vendendo “galabia” (una pasta croccante pressata a caldo e cosparsa di sciroppo), pare ne arrotolasse una a forma di cono per soccorrere un amico gelataio in crisi di contenitori. Per scontati motivi di campanilismo, oltre che per la presenza di un brevetto,  sosteniamo il Marchioni. Anche perché il gelato è una nostra specialità. La storia racconta che fu Caterina Dè Medici ad introdurre in Francia la prelibatezza di gelato servito su ostie di pane. Un contenitore commestibile ante litteram.  Quindi chi meglio di un italiano poteva arrivare ad una trovata tanto geniale?” (Da: Salvatore Napoli Leone – Genio in terra d’Otranto – Ed. Lupo  e fondaz. Terra d’Otranto).
 In particolare a Nardò, Salvatore (Totò) Napoli Leone riuscirà a fabbricarlo con sistemi innovativi per l’epoca, siamo nel 1949, da poco è finita la guerra e l’energia elettrica ha costi proibitivi, Totò riesce ad alimentare i suoi macchinari con il gas metano.  

domenica 22 luglio 2012

Cataldo Motta agli studenti


Quello che segue è l’intervento del Procuratore Capo DDA di Lecce, Dott. Cataldo Motta, ai ragazzi del Deledda di Lecce.