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martedì 24 luglio 2012

I nodi vengono al pettine


Devo gettare il pettine, ha degli acciacchi. Lo acquistai nel 1980, non è che mi segno ogni spesa, la data corrisponde all’arredamento della mia prima casa, il pettine rosso fu uno degli indispensabili acquisti.  Potrei dire che lo rottamo, però è una parola che non mi piace, qualcuno la utilizza anche riferita a persone o a partiti, pessima cosa. Diciamo che lo lascerò andare verso altri lidi, nei rifiuti della plastica e forse, chissà, mi tornerà indietro sotto forma di qualche diavoleria plasticosa per i prossimi trent’anni.  Lunga vita al mio pettine allora.                                                                  

Perché parlare di un pettine vecchio? Boh, il problema che mi si è posto è di carattere etico e pratico. Un pettine, le posate della mamma/nonna, le pentole d’acciaio inox degli anni ’60, la Topolino (amaranto?) e moltissimi altri prodotti durano e duravano nel tempo. Era possibile riparali addirittura. C’erano i meccanici che sostituivano i pezzi dell’auto, spesso li rifacevano ex novo con il tornio e altre attrezzature. Ora siamo nell’era dell’aumento esponenziale di immondizia difficilmente riciclabile. I computer invecchiano appena usciti dal negozio, i cellulari diventano antichi in fretta. Un dialogo raccolto al volo “Hai ancora quel cellulare?” “funziona, chiama e riceve”. Quel cellulare era semplicemente un modello di tre anni fa, quasi un secolo se paragonato all’aspettativa media di vita nostra. Ho un cavetto dell’adattatore del computer da sostituire, potrei farlo agevolmente da solo, è un lavoretto che richiede minime conoscenze di elettricità. Non posso farlo perché l’adattatore è in cofusione, un pezzo unico. Ho provveduto in qualche modo a fare una sistemazione molto precaria, finchè va vado avanti, però la risposta che mi ha dato il venditore/riparatore è emblematica “quelli non si riparano, si gettano”. Per un cavetto di un paio di euro (strapagandolo) dovrò gettar via qualche etto di : plastica, rame, metalli leggeri e pesanti, spinotti ecc. Basterebbe aver fatto il pezzo con un paio di viti et voila, ci guadagnava l’ambiente ed il buon senso. Ci costringono ad essere inquinatori nostro malgrado (non certo a nostra insaputa).  Noi gettiamo il computer rotto o il cellulare “perché conviene cambiarlo, costa meno”, quello va a finire su camion gestiti dalle mafie che la sotterrano dove coltiveranno pomodori “di quelli buoni, a km. zero”.
Un tempo c’erano le bottiglie di vetro che dovevi restituire, ora la plastica domina incontrastata, dicono che ritirare il vetro, pulirlo, staccare e riattaccare le etichette ecc. è antieconomico. Certo, anche per noi che consumiamo è più comodo eliminare una bottiglia vuota gettandola, però l’ambiente che dice? Immaginiamo quanta immondizia in meno se il vetro venisse recuperato e sostituisse la plastica. Parliamo di tonnellate.
C’è perversione vera e propria in questo modo di produrre e consumare, una sorta di schiaffo al buon senso e all’ambiente.
Ho sotto mano una scatola di banali pillole contro il mal di testa, sei pastigliette sono contenute in una scatola di cartone, dentro hanno un foglio con 6000 parole almeno che nessuno leggerà mai per intero, una mi colpì particolarmente una volta che volli leggere: “in casi eccezionali provoca la morte”. Ebbene si, c’era scritto così. Inghiottii le pillole, in fondo sono fatalista. Ne parlai poi con il medico che mi diede una risposta poco esaustiva. Ancora oggi ogni tanto, per divertirmi, leggo qualche parola di quei foglietti, quando vedo che possono (sempre in casi eccezionali) provocare crisi epilettiche e perdita di conoscenza mi dico “che c… ne prendo una in più, intanto non mi ammazza”. Dopo il foglietto c’è il blister, il contenitore delle pillole vero e proprio fatto con plastica e un sottilissimo foglietto di alluminio. Per sei maledettissime pilloline c’è mezz’etto di contenitore. L’ambiente poi va a finire che si inalbera e si riprende quanto a lui dovuto. Allora tutti i nodi arriveranno al pettine.




1 commento:

  1. Da quanto non ci sentiamo caro amico? Posso chiamarti così nonostante la saltuaria frequentazione ? Ma anche se per molto, troppo tempo sono rimasta in silenzio, mi piace riprendere un dialogo interrotto senza alcun motivo.Il fatto che oltre ai frequenti restauri tipici delle vetture d' epoca, sono così presa dal tran tran della vita quotidiana che subito arrrviva la sera e spesso mi coglie all' improvviso e mi domando " ma cosa ho fatto? " Rispoosta : nulla, ho vissuto e alla mia età è davvero molto. Belle le tue riflessioni. Però tristi. Perché non lasciano intravedere nessuna speranza,nemmeno un barlume . Sembra quasi un cane che si morde la coda . Progresso, consumismo inquinamento ,tutto immolato sull'altare del dio denaro. Che malinconia! Sinforosa ( ricordi ch i sono ?)

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