E’ in pieno
svolgimento OLE 2012, patrocinato, fra gli altri, dal Comune di Otranto e dalla
Regione Puglia, ne abbiamo parlato con Vittorio Agnoletto che di OLE è il
direttore culturale.
Parliamo di OLE 2012,
cos’è?
E’ l’acronimo di Otranto Legality Experience è un’iniziativa
organizzata da FLARE (Freedom Legality Andrights in Europe) che è un network
internazionale fondato da Libera e da Terra del Fuoco, presente oggi in oltre
40 nazioni a livello europeo ed extra europeo. OLE è sostenuto dalla Regione Puglia
e dalla Comunità Europea.
I fini e gli scopi di
OLE?
I temi fondamentali sono i rapporti fra la Criminalità
organizzata e la globalizzazione, in particolare quella finanziaria. La
Criminalità non è un fenomeno solo italiano, non solo le nostre mafie, per
intenderci, attraversa tutto il mondo e ovviamente l’Europa. Non solo, in
Europa ci sono 27 nazioni con 29 diversi sistemi giuridici diversi, la
criminalità finanziaria si insinua e i trasferimenti di denaro e di proventi
illeciti diventano semplici bypassando le varie legislazioni.
Possiamo parlare
quindi di criminalità trans nazionale?
Assolutamente si.
Come si articola OLE
2012?
Abbiamo una summer school dal 16 al 27 luglio a Lecce, poi
fino al 29 ad Otranto. E’ organizzata in collaborazione con tutte le università
pubbliche della Puglia ed altre in Italia (Milano, Torino, Pisa ecc.) Ci tengo
a dirlo perchè gli studenti pugliesi che seguiranno la school otterranno dei
crediti, è un riconoscimento pubblico istituzionale.
Dal 23 luglio al 29 ci sarà il Summer Camp fra Lecce ed
Otranto. Mentre la school è rivolta a 50 ragazzi, il Camp arriva a oltre 100
partecipanti a costi veramente bassi, Gratuito per gli studenti pugliesi. Inoltre
a Otranto ci sarà dal 27 al 29 un forum aperto a tutti.
I temi trattati?
Come ogni anno ci occuperemo della Risposta delle
istituzioni europee alla criminalità organizzata. Cerchiamo di comprendere come
l’Europa previene e reprime. Le Faccio un esempio concreto: stiamo spingendo
moltissimo perché l’Europa faccia propria la normativa italiana sulla confisca
dei beni alla criminalità e al loro riuso sociale. La dialettica è aperta, c’è
sensibilità da parte della Commissione, ma ci sono forti resistenze da parte di
alcuni Stati membri.
Per esempio?
Belgio e Lussemburgo per esempio. Quest’ultimo è quasi un
paradiso fiscale, molti beni probabilmente stanno lì. Poi ci sono reazioni tiepide
da parte di altri stati sul sequestro prima dell’ultimo grado di giudizio,
culture garantiste diverse evidentemente. Noi scontiamo decenni di criminalità
mafiose che loro non hanno avuto, c’è inoltre un concetto di proprietà privata
che fatica molto ad accettare il riuso sociale dei beni.
Il testo in discussione a livello europeo parla solo di
confisca. Su questo siamo dialettici con i gruppi parlamentari europei.
Ci sono punti di
criticità più marcati?
Il segreto bancario con la Svizzera per esempio. Sappiamo
che molto riciclaggio passa da lì. Poi i paradisi fiscali, la Corona Britannica
è regina in questo, poi ci sono i luoghi off shore all’interno della comunità.
Ad esempio?
Uno su tutti è l’isola di Jersey. Collocata nel canale della
Manica, fra Francia e Gran Bretagna, è possedimento inglese e ci sono più
banche che cittadini ed è collegata alla City, quello è un luogo off shore per
commercio di beni. Moltissimi entrano proprio da lì, quanto meno come
fatturazione e bolle di accompagnamento, non c’è dazio né tassazione. Il contrasto
fra grandi dichiarazioni di principi e questi comportamenti è stridente. Ovviamente
diamo per scontato che la Criminalità non è solo quella del controllo del territorio,
ma anche dei colletti bianchissimi.
L’altro tema che affrontiamo ogni anno è la differenza fra
finanza lecita, illecita e illegale. Attenzione, non sono sofismi, abbiamo
scoperto la zona grigia che è legale nei fatti, illecita nei comportamenti.
Parliamo dell’off shore che è legale, è altrettanto lecito? Parliamo del fatto
che un terzo del commercio mondiale è interno a singole multinazionali.
Si spiega meglio?
Attraverso una triangolazione nelle diverse parti del mondo
le multinazionali aumentano i prezzi e si creano utili non tassati concentrandoli
nei paradisi fiscali. Le faccio un esempio:
la multinazionale X, con sede in Italia, ha un’azienda partner in Cina che
produce scarpe a 5 euro, le vende ad un’altra azienda partner alle Kaiman e le
rivende all’azienda X italiana a 100 euro, che a sua volta le mette in vendita
in Italia a 110 euro. Rispetto al fisco italiano pagherà tasse sui 10 euro
guadagnati, nei fatti le ha pagate 5 trasferendo 95 euro alle Kaiman. Aggiungo
che la merce ha fatto un solo spostamento fisico dalla Cina all’Italia, quello
che gira vorticosamente sono le fatture. Anzi, spesso la merce arriva dalla
Cina a Jersey senza pagare il dazio e viene distribuita in Europa. E siccome siamo
in periodo di crisi la multinazionale X si avvantaggia degli ammortizzatori
sociali dovuti a scarsi guadagni. Stiamo parlando di evasione fiscale legale.
A fronte di questo
cosa si può fare?
La finanza si è mangiata l’economia e domina la politica.
Occorre sensibilizzare, spiegare, raccontare. Purtroppo molti vivono queste
come questioni lontane da quotidiano, però le scarpe da 5 euro le pagano 110.
FLARE ed altri network internazionali stanno avanzando proposte. Già al G8 di
Genova lanciammo la Tobin Tax (tassazione delle transazioni finanziarie), mal
vista da tutti allora, oggi è all’ordine del giorno dei governi europei. Ci
stiamo muovendo, quanto meno per l’Europa, per la chiusura dei paradisi
fiscali. Poi per la campagna contro i derivati finanziari.
Mi dica dei derivati
Le faccio un altro esempio, ad oggi 6 multinazionali hanno
acquistato il 50% della produzione mondiale di cereali dei prossimi 5 anni alla
borsa dei cereali di Chicago. La
multinazionale proprietaria dei cereali dei prossimi cinque anni ha in mano
solo un foglio di carta perché ancora non c’è la merce, quel foglio vale
indipendentemente dai cereali e viene quotato in borsa. Da qui parte la
speculazione. Inoltre ci sono i mali indotti da questi comportamenti, queste
multinazionali impongono monoculture in parte del mondo, eliminando la filiera
corta e costringendo intere popolazioni ad eliminare culture secolari.
Oltre questi temi?
Quest’anno parliamo di traffico di droghe e di armi. Per
queste ultime la produzione è legale, illegale molto spesso ne è il commercio.
Vogliamo capire i cartelli che controlano questi traffici come si strutturano e
che tipo di rapporti hanno con i governi nazionali. Come mai la marchiatura
delle armi e munizioni non diventa vincolante? Perché ci sono armi italiane in
Afghanistan non marchiate? Pare una banalità, ma ci sono frizioni incredibili.
Un altro caso che porteremo all’ordine del giorno è quello di un ricercatore
che ha analizzato quanta cocacina viene sequestrata ogni anno in Colombia e
zone limitrofe, lo ha fatto basandosi su fonti ufficiali. Arrivò a scoprire che
la cocaina sequestrata è superiore a quella stimata prodotta dalle agenzie ONU.
Qualcosa non torna. Come mai si denuncia una bassa produzione? Secondo l’ipotesi
del ricercatore, condivisa da noi, i dati ONU servono a giustificare i piani
USA sulla Colombia, sullo sfruttamento del territorio, delle produzioni
agricole, dei carburanti verdi.
C’è poi un problema di non poco conto: come mai uno stato
come il Messico è controllato da narcotrafficanti? Cosa ci sta dietro? Verranno
ricercatori di Città del Messico a parlarcene. Poi parleremo del caso greco,
dietro la crisi di quel paese la trasparenza della finanza è tutta da
verificare.
Questo è OLE 2012.
A margine, cosa
pensate della proposta di Saviano le legalizzare le droghe leggere?
Come organizzazione non abbiamo proposte in merito.
Personalmente sono d’accordo perché si sottrae alla malavita organizzata, si
evita l’ingolfamento dei tribunali. Terzo, sottraendone il monopolio alle mafie
si evita il passaggio dalle leggere alle altre droghe. Chi controlla i flussi
decide quando e cosa vendere.
Povertà e spese
militari, parlo degli F35
Una vicenda indecente, non dimentichiamo però che sugli F35
si è schierato tutto l’arco parlamentare, dal governo Prodi, al PD fino ad
oggi. Parlare di riduzione di spese militari è parlare di redistribuire denaro
in modo diverso. Le spese militari sono in preparazione di guerra permanente
come diceva Zanotelli. Oggi l’8,7% della popolazione controlla l’82% delle
risorse mondiali. Attenzione è un dato della Banca Centrale Svizzera. E
aggiungo un altro dato, dalla primavera 2010 a quella 2012, 14 paesi
dell’Unione europea su 27 hanno avuto come ministri o premier persone di
provenienza dalle grandi banche. Meditiamo!
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