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sabato 2 marzo 2013

L'urlo

Edward Munch ( Lothen 12 dicembre 1863 - Ekely 23 gennaio 1944) L'urlo.

venerdì 1 marzo 2013

petizioni al guru del cinque stelle

Il gregge di Grillo si scatena nelle petizioni on line. Chi chiede di dare fiducia al cambiamento, chi si schiera per la rivoluzione "gentile" (sic) e chiede di non fare accordi di nessun genere con nessuno. Vedremo chi sarà il prossimo scomunicato dal guru scacciato con ignominia.
Nel mentre il padrone di un altro partito (un tempo i partiti erano plurali, oggi sono proprietà di Grillo o di Berlusconi o di altri che mettono il nome ben visibile sotto il simbolo) Silvio Berlusconi pare si sia comprato al mercato un voto per far cadere Prodi. Tre milioni di euro (in comode rate mensili).

giovedì 28 febbraio 2013

Quelli che vogliono il governissimo....


«Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd. Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle»

Così Beppe Grillo dalle pagine del suo blog. Con buona pace degli accordi possibili. E in rete circola un appello che non firmerò per chiedere (sommessamente) al comico di cambiare rotta. Non lo firmerò perché lui è un comune cittadino che non ha avuto la forza di presentarsi agli elettori e che vuole dirigere da fuori il suo gregge. L’appello piuttosto è da rivolgere agli eletti, a coloro che in Parlamento dovranno assumersi l’onere di fare scelte. Hanno avuto una maggioranza schiacciante ed indiscutibile, ora dovrebbero rispondere in prima persona agli elettori anziché aspettare i diktat del loro guru. Si dichiarano cittadini liberi, vedremo cosa succederà, vedremo presto se lo sono veramente. Dietro le parole di Grillo si legge un auspicio: che PD e PDL facciano il governissimo magari guidato da un tecnico qualunque per poter dire che “sono tutti uguali”. Il famoso tanto peggio tanto meglio caro anche a molta sinistra rimasta ferma agli anni delal guerra fredda. Non funziona così la Democrazia, chi è eletto deve rispondere nel bene e nel male del suo operato. Comodo dire che si voteranno i provvedimenti che a loro interessano e non concederanno nulla sul resto. Comodo e vile, nulla coem la politica è l’arte del compromesso. La Democrazia è roba troppo seria per lasciarla nelle mani dei guitti. Fra i numerosi eletti ce ne saranno sicuramente molti ragionevoli, che pensano, meditano e credono alla possibilità di governare un paese allo sbando. Se così non sarà si dimostrerà inutile anche andare ad elezioni subito, non cambierebbe nulla. 

mercoledì 27 febbraio 2013

Elezioni 2013: Ha vinto il migliore!


Grillo ieri ha riempito di nuovo una piazza, mentre Bersani non ha fatto il pienone a Napoli. Grillo ha anche cacciato i giornalisti italiani.
L’insieme dei gesti di Grillo, l’ostracismo verso i sindacati, i giornalisti, persino quelli precari, è un brutto copione. La sua è un onda forte e lunga. Farà una performance elettorale attorno al 20 per cento, dissanguerà i serbatoi di voto leghisti, calamiterà una parte importante della protesta. Nel sud, raccoglierà un disagio sociale tanto più grave perché al sud è stata negata la parola, in questi anni. Un promemoria completo sull’urgenza di un rinnovamento radicale.

Così Nichi Vendola in un’intervista a Il Manifesto del 24 febbraio, prima delle elezioni. Grillo ha preso il 25,5% anziché l’annunciato 20. Ora un ragionamento si impone non solo ai partiti ma a chiunque si occupi di politica. Non sappiamo cosa succederà ora, soprattutto non si ha sentore di come le donne e gli uomini di Grillo si comporteranno in Parlamento, nelle Commissioni. Unica certezza sono le dichiarazioni di intenti del loro capo che non si alleerà con nessuno. Condivisibili o meno siano, questi sono i fatti con i quali fare i conti. Piuttosto è necessario intanto il massimo rispetto del voto degli italiani, in Democrazia vince chi prende più voti e il voto deve essere accettato nonostante tutto. In secondo luogo sarebbe bene evitare i luoghi comuni che vogliono un popolo bue, le persone votano di pancia e di testa, anche il cattolico che vota Berlusconi “perché difende i valori etici” (sic) a prescindere dai suoi comportamenti quotidiani che sono l’esatto opposto dell’etica, deve essere rispettato. Ai dietrologi lasciamo la ricerca di più sottili interpretazioni. Allo stato delle cose ha vinto il migliore, Grillo con il suo tsunami che ha saputo entrare nella pancia di un’Italia squarciata da vent’anni di non politica, schiava dell’Europa delle banche anziché attore principe in un consesso continentale. Schiava della caduta di ideologie che hanno avuto come unico risultato di trasformare veramente in “tutti uguali” i partiti.  Ha vinto il migliore perché è quello che più e meglio ha saputo parlare alla gente. Mi sento vecchio veramente oggi, perché auspicavo un ritorno al sistema proporzionale come unico e puro, democratico, che mi consentiva di crociare il candidato che ritenevo migliore. Se Grillo non è un episodio, sembra un falso problema in realtà, le elezioni le ha vinte  al di là dei candidati. Quanti elettori del cinque stelle conoscevano i  candidati che stavano votando? Hanno votato un’idea, più o meno sfascista, un pensiero, un uomo, Grillo stesso, che non è candidato a nulla. Stupendo veramente, esaltante. Ha vinto veramente il migliore. Le sue istanze sono perfettamente condivisibili perché, come bene dice Vendola, raccoglie il disagio delle persone. Altro è il governo di un paese, ovviamente. Ha vinto contro una destra retriva, cupa, bieca. Contro i Fitto di turno, condannati, contro i Berlusconi che promettono l’impromettibile. Ha vinto contro un centro sinistra smarrito, bieco, ondivago, incomprensibile. Cosa significa una coalizione di due in cui uno insegue Monti e l’altro dice “con Monti mai”?  Cosa significa che tutti i partiti usciti dai parlamenti degli ultimi anni si siano categoricamente rifiutati di mutare una legge elettorale criminale? Le camarille parlamentari alle persone non interessano assolutamente, guardano i fatti! E cosa significa avere imposto un anno di un governo al limite della dittatura, voluto da un Presidente della Repubblica (fortunatamente) uscente ed aver votato ogni tipo di salasso agli enti locali, ai cittadini tutti, offrendo in cambio solo ed esclusivamente l’appartenenza ad un’Europa lontana come non mai dal sentire comune? E cosa significa aver tenuto in piedi un parlamento offrendo un governo di grande convivenza incivile anziché andare immediatamente ad elezioni dopo la caduta del “peggiore”? Sarebbero state elezioni stravinte ed avremmo guadagnato un anno per tentare un buon governo, quanto meno dignitoso. La vittoria, giusta, di Grillo non penso sia, come scrive una nota direttrice di testata, il ’68 dei figli che sono riusciti in ciò che i loro padri avevano fallito, piuttosto la caduta verticale della politica peggiore, sono i nodi che vengono al pettine. La sinistra torni a fare la sinistra come la destra bene riesce a fare il suo lavoro. Improbabili inciuci e camarille non pagano più. Ancora una cosa sui costi della politica, la vittoria di Grillo ha insegnato che si può entrare nei palazzi senza spendere montagne di quattrini, questo è un altro nodo che i partiti tutti, destri o sinistri, non hanno affrontato mai, arroccati nella difesa del loro potere. A nulla sono servite le primarie quando etero dirette. Cosa significa portare in lista   candidati che hanno avuto come filo rosso la sconfitta in ogni elezione precedente? Le cosiddette, con un pessimo neologismo grillesco, “parlamentarie” anche erano false o falsate, l’esempio leccese è lampante, Buccarella, stimabile perché serio, non è neppure consigliere comunale, ha preso nelle elezioni  pochissimi voti e si trova in Senato. Però il suo partito ha la verginità extra parlamentare, un valore aggiunto in una classe politica al limite dell’indecenza che vota l’IMU e il giorno dopo dice che è una porcata, che fa una legge elettorale e la definisce porcata e si rifiuta di mutarla. Ora che succederà? Si andrà di nuovo al voto come vuole qualcuno o si tenterà un governissimo come vogliono altri? Soprattutto il PD riuscirà finalmente a spaccarsi e tornare nella sua parte migliore a parlare un linguaggio chiaro a chi vuole solidarietà e uno stato sociale, oppure proseguirà ad appiattirsi ai voleri del più forte? Aspettiamo con disillusa ansia.     

martedì 26 febbraio 2013

Prime emozioni elettorali


Il pezzo che segue è stato scritto alle 20 del 25 febbraio, mentre ancora non si conoscevano i dati della Camera e solo sondaggi di quelli del Senato

Piovono dati mentre scrivo. Quelli definitivi arriveranno poi, al momento ci accontentiamo delle sensazioni “a pelle”. Un giro rapido ai comitati elettorali principali. Al cinque stelle si esulta. Incredibilmente è chiuso quello del PD, tutto spento, forse stanno nella sede, chissà. “Forse hanno deciso finalmente di chiudere bottega” mi dice un passante che passa. Al comitato di SEL finalmente incontro gente, tutti molto seri, tutti sconsolati. Il Senato è stato implacabile. In Viale Japigia a quello del PDL si intravedono pochissime persone, però la felicità la si respira, la Puglia e in particolare il Salento stanno sui TG nazionali come solide roccaforti del partitone berlusconiano. La gestione Fitto dà i suoi frutti. E in TV continuano a scorrere dati e commenti. E’ di tutta evidenza l’ingovernabilità che si sta profilando nel futuro prossimo, con il Senato in mano alle destre e la Camera al centro sinistra. A fronte di questo dato il signor Bondi (coordinatore del PDL) esulta. L’etica è proprio andata a farsi friggere se un politico, un uomo di governo esulta perché il paese non è governabile. Ma non importa, la differenza la farà comunque il movimento di Grillo. “A chi ha preso voti?” chiedo in giro, le risposte sono le più disparate, da chi dice alla sinistra a chi urla “la destra”. Forse sono voti trasversali, chissà, abbiamo bisogni di tempo per capire. Mentre scrivo, a Blog va un Berlusconi in campagna elettorale che dice “i soldi dell’IMU li restituirò di tasca mia” con buona pace di tutti i fondamentali della democrazia. Il paese dei cachi veramente, altro che storie e storielle. Il paese che ha abbandonato la politica per affidarsi al populismo. La giovane ragazza che ha votato Berlusconi perché “almeno fa ridere”, l’altro che ha votato Grillo perché “ho messo una bombetta nell’urna”, chi ha votato Ingroia perché “io sono più di sinistra di Vendola”. E Ingroia che pare non riuscirà ad entrare in Parlamento forse proprio perché si è caricato sulle spalle i cascami di una sinistra che sa di muffa da lontano.  E potrei proseguire a lungo in una litania, un rosario di dichiarazioni. Aspettiamo pazientemente la fine dello spoglio, annoto, per gli amanti del genere “business” che la borsa esultava quando era in testa il centro sinistra e crollava quando il berlusconismo avanzava, aspettiamo con calma e pacata serenità perché il voto lo dobbiamo rispettare, alla faccia di Letta che sussurra che dovremo votare dopodomani, quasi fosse un pranzo di gala e non un gioco in cui i partiti sembrano lontani dalle persone, molto. E poi, diciamolo, l’ago della bilancia non sarà Casini, forse fuori dal Parlamento, neppure Monti con il suo loden, sarà quel Beppe Grillo che dirigerà le sue truppe cammellate da fuori i palazzi. Chissà che qualche piccolo Scilipoti cresca, chissà che qualcuno si accorga che la politica è l’arte del compromesso anziché quella del diktat  L’unica certezza, come dice un vecchio amico che da sempre vota a sinistra “è che l’Italia sta mutando pelle e noi non ce ne accorgiamo, siamo proprio vecchi”. Mentre cerco commenti voglio riportare una citazione, la vignetta è di Altan: “Ci sono dei momenti storici in cui a uno piacerebbe poter dire: Io non c’ero”.

lunedì 25 febbraio 2013

Limone, artiglio o polpo?



A Lecce il PDL è più uguale degli altri cittadini:gli impuniti

La vicenda economica del filobus a Lecce la si conosce fin troppo bene, a margine del mostro da 22 milioni di euro gli addetti al traffico hanno dovuto disegnare le “corsie preferenziali”. E queste costano, chi osa transitarci sopra paga da 76 a 306 euro, per esempio. E nel solo 2011 la polizia municipale ha elevato per la sosta lungo le corsie preferenziali  2mila 64 verbali. Insomma, quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, come direbbe qualcuno.

Dura lex sed lex, ho visto inflessibili agenti multare la signora che arrivava correndo con il bimbo in braccio. Ho visto commercianti arrabbiati perché i loro clienti non hanno spazio per fermarsi, ma il traffico ha le sue esigenze e debbono essere rispettate, diamine. Tralasciamo il fatto che in Viale Japigia per far passare il mostro hanno ristretto i marciapiedi al punto che un anziano in carrozzina deve essere spinto sulla inviolabile corsia per i bus, sono inezie, imparino ad andare a piedi, perbacco. E la coppietta che non può tenersi per mano perché deve camminare in fila indiana? Vadano a svolazzare altrove, arcaiche effusioni, mica come la modernità del filobus!
E la legge, ben sappiamo, è uguale per tutti. Beh, per quasi tutti. Oddio, per qualcuno è più uguale che per altri, specie in periodo elettorale!

Le elezioni sono sacre in democrazia, le corsie per i bus sono (evidentemente) profane, anzi, profanate, scordate. Ben lo sanno gli abitanti e i commercianti di Viale Japigia, dove ha sede il comitato elettorale del PDL, nell’ultima settimana è stato un continuo di parcheggi selvaggi, in doppia fila. Tutti sulle preferenziali, a discapito della signora con il bimbo in braccio, qui si è agito impunemente, non uno straccio di vigile a multare per rimpinguare le magre casse comunali. Vuoi vedere che si trattava di “caso straordinario ed eccezionale?” mah! Non per dire, ma per qualcuno, i soliti maligni, si tratta di impunità. Ah questi cittadini malevoli e maldicenti!



  




domenica 24 febbraio 2013

buon voto a tutti


E così siamo arrivati al  fine settimana di passione. Non si possono pubblicare sondaggi, guai a farlo. Un tempo andavamo in Svizzera a comprare le sigarette perchè costavano meno, oggi andiamo a leggere i sondaggi sul sito del Ticino on line alla pagina: http://www.tio.ch/News/Estero/723067/I-numeri-che-l-Italia-non-puo-sapere/
Non ne parleremo, anche se pare non ci siano novità rispetto a quanto già si sapeva.
Però esiste pur sempre un’alea di discrezionalità del votante che inquieta ad ogni elezione.
La campagna elettorale che è appena terminata è stata, diciamolo, la peggiore mai vista. Neppure quando la lega era al culmine del suo splendore osava tanto. E’ pur vero che era relegata al nord,  non quello secessionista, piuttosto, parlo del ’94, a quello che voleva “mandare a casa tutti perché sono dei cadaveri”. Quando lo diceva Bossi erano lazzi e frizzi nelle piazze piene in buona parte di ex elettori di sinistra. Oggi il movimento dei “guardateli, sono morti che camminano” è nazionale e promette le stesse cose, compresa la secessione dall’Europa. Da qualcuno o qualcosa si deve secedere se si cercano applausi e consensi. Dice le stesse cose ed ha una platea in buona parte di ex elettori di sinistra. Comunque sarà il partito chiave (secondo i sondaggi che non possiamo dire) per la governabilità prossima ventura.
E’ stata una campagna elettorale brutta perché piena di insulti, di false promesse, di improbabili e possibili rivoluzioni. Perché tutti o quasi hanno giocato sul calo delle tasse. E’ stata brutta perché abbiamo sentito chi ha messo l’IMU dire che è una tassa mal fatta. E  chi l’ha votata dice che la toglierà. E’ stata brutta perché abbiamo letto in ogni social network da elettori di una forza che si colloca a sinistra del centro sinistra dire il nemico vero da abbattere è Nichi Vendola, non già il malgoverno degli ultimi vent’anni o il populismo spietato di altri. E’ stata brutta perché noiosa, piena di clichet e frasi fatte, senza colpi di scena, tranne uno che ha costretto anziani a riempire uffici postali per chiedere rimborsi. Ma quella non è campagna elettorale, è al limite della presa per i fondelli, d'altronde riceviamo ogni giorno telefonate di imbonitori che vogliono regalarci lenzuola o pentole, quelle saranno magari di pessimo materiale, ma almeno esistono. Il bollo auto invece lo paghiamo ancora nonostante la promessa di 5 anni fa.
Chissà, forse era il freddo, una campagna d’inverno non si era vista mai. Fra “giaguari smacchiati” e “quante volte viene?” abbiamo toccato il fondo veramente. Quasi quasi comprendo anche gli astenuti. Il problema dei sondaggisti e dei partiti pare essere su quanti voti si perderanno dove nevicherà. Un tempo un vecchio elettore del PCI mi diceva che la domenica del voto si alzava, si vestiva e andava immediatamente al seggio, senza caffè, senza farsi la barba, senza null’altro fare “perché non si sa mai, se mi fa male il caffè o mi taglio non posso votare”. Oggi le cose sono mutate, anche i più accaniti andranno a votare con calma, all’ora dell’aperitivo o uscendo dalla messa. Anche i comizi sono spariti dalla scena per lasciare il posto a hotel o cinemini, tutto più ovattato, tutto con una sua platea di posti a sedere. Solo Grillo ha osato (onore al merito), solo Bossi osava nel ’94 (onore al merito).
E va bene, non diciamo dei sondaggi perché siamo ligi alle regole. E va bene, andremo (mestamente) a votare perché così si fa, e cercheremo di scegliere ancora una volta il meno peggio piuttosto che il migliore. Buon voto a tutti.