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mercoledì 27 febbraio 2013

Elezioni 2013: Ha vinto il migliore!


Grillo ieri ha riempito di nuovo una piazza, mentre Bersani non ha fatto il pienone a Napoli. Grillo ha anche cacciato i giornalisti italiani.
L’insieme dei gesti di Grillo, l’ostracismo verso i sindacati, i giornalisti, persino quelli precari, è un brutto copione. La sua è un onda forte e lunga. Farà una performance elettorale attorno al 20 per cento, dissanguerà i serbatoi di voto leghisti, calamiterà una parte importante della protesta. Nel sud, raccoglierà un disagio sociale tanto più grave perché al sud è stata negata la parola, in questi anni. Un promemoria completo sull’urgenza di un rinnovamento radicale.

Così Nichi Vendola in un’intervista a Il Manifesto del 24 febbraio, prima delle elezioni. Grillo ha preso il 25,5% anziché l’annunciato 20. Ora un ragionamento si impone non solo ai partiti ma a chiunque si occupi di politica. Non sappiamo cosa succederà ora, soprattutto non si ha sentore di come le donne e gli uomini di Grillo si comporteranno in Parlamento, nelle Commissioni. Unica certezza sono le dichiarazioni di intenti del loro capo che non si alleerà con nessuno. Condivisibili o meno siano, questi sono i fatti con i quali fare i conti. Piuttosto è necessario intanto il massimo rispetto del voto degli italiani, in Democrazia vince chi prende più voti e il voto deve essere accettato nonostante tutto. In secondo luogo sarebbe bene evitare i luoghi comuni che vogliono un popolo bue, le persone votano di pancia e di testa, anche il cattolico che vota Berlusconi “perché difende i valori etici” (sic) a prescindere dai suoi comportamenti quotidiani che sono l’esatto opposto dell’etica, deve essere rispettato. Ai dietrologi lasciamo la ricerca di più sottili interpretazioni. Allo stato delle cose ha vinto il migliore, Grillo con il suo tsunami che ha saputo entrare nella pancia di un’Italia squarciata da vent’anni di non politica, schiava dell’Europa delle banche anziché attore principe in un consesso continentale. Schiava della caduta di ideologie che hanno avuto come unico risultato di trasformare veramente in “tutti uguali” i partiti.  Ha vinto il migliore perché è quello che più e meglio ha saputo parlare alla gente. Mi sento vecchio veramente oggi, perché auspicavo un ritorno al sistema proporzionale come unico e puro, democratico, che mi consentiva di crociare il candidato che ritenevo migliore. Se Grillo non è un episodio, sembra un falso problema in realtà, le elezioni le ha vinte  al di là dei candidati. Quanti elettori del cinque stelle conoscevano i  candidati che stavano votando? Hanno votato un’idea, più o meno sfascista, un pensiero, un uomo, Grillo stesso, che non è candidato a nulla. Stupendo veramente, esaltante. Ha vinto veramente il migliore. Le sue istanze sono perfettamente condivisibili perché, come bene dice Vendola, raccoglie il disagio delle persone. Altro è il governo di un paese, ovviamente. Ha vinto contro una destra retriva, cupa, bieca. Contro i Fitto di turno, condannati, contro i Berlusconi che promettono l’impromettibile. Ha vinto contro un centro sinistra smarrito, bieco, ondivago, incomprensibile. Cosa significa una coalizione di due in cui uno insegue Monti e l’altro dice “con Monti mai”?  Cosa significa che tutti i partiti usciti dai parlamenti degli ultimi anni si siano categoricamente rifiutati di mutare una legge elettorale criminale? Le camarille parlamentari alle persone non interessano assolutamente, guardano i fatti! E cosa significa avere imposto un anno di un governo al limite della dittatura, voluto da un Presidente della Repubblica (fortunatamente) uscente ed aver votato ogni tipo di salasso agli enti locali, ai cittadini tutti, offrendo in cambio solo ed esclusivamente l’appartenenza ad un’Europa lontana come non mai dal sentire comune? E cosa significa aver tenuto in piedi un parlamento offrendo un governo di grande convivenza incivile anziché andare immediatamente ad elezioni dopo la caduta del “peggiore”? Sarebbero state elezioni stravinte ed avremmo guadagnato un anno per tentare un buon governo, quanto meno dignitoso. La vittoria, giusta, di Grillo non penso sia, come scrive una nota direttrice di testata, il ’68 dei figli che sono riusciti in ciò che i loro padri avevano fallito, piuttosto la caduta verticale della politica peggiore, sono i nodi che vengono al pettine. La sinistra torni a fare la sinistra come la destra bene riesce a fare il suo lavoro. Improbabili inciuci e camarille non pagano più. Ancora una cosa sui costi della politica, la vittoria di Grillo ha insegnato che si può entrare nei palazzi senza spendere montagne di quattrini, questo è un altro nodo che i partiti tutti, destri o sinistri, non hanno affrontato mai, arroccati nella difesa del loro potere. A nulla sono servite le primarie quando etero dirette. Cosa significa portare in lista   candidati che hanno avuto come filo rosso la sconfitta in ogni elezione precedente? Le cosiddette, con un pessimo neologismo grillesco, “parlamentarie” anche erano false o falsate, l’esempio leccese è lampante, Buccarella, stimabile perché serio, non è neppure consigliere comunale, ha preso nelle elezioni  pochissimi voti e si trova in Senato. Però il suo partito ha la verginità extra parlamentare, un valore aggiunto in una classe politica al limite dell’indecenza che vota l’IMU e il giorno dopo dice che è una porcata, che fa una legge elettorale e la definisce porcata e si rifiuta di mutarla. Ora che succederà? Si andrà di nuovo al voto come vuole qualcuno o si tenterà un governissimo come vogliono altri? Soprattutto il PD riuscirà finalmente a spaccarsi e tornare nella sua parte migliore a parlare un linguaggio chiaro a chi vuole solidarietà e uno stato sociale, oppure proseguirà ad appiattirsi ai voleri del più forte? Aspettiamo con disillusa ansia.     

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