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martedì 26 febbraio 2013

Prime emozioni elettorali


Il pezzo che segue è stato scritto alle 20 del 25 febbraio, mentre ancora non si conoscevano i dati della Camera e solo sondaggi di quelli del Senato

Piovono dati mentre scrivo. Quelli definitivi arriveranno poi, al momento ci accontentiamo delle sensazioni “a pelle”. Un giro rapido ai comitati elettorali principali. Al cinque stelle si esulta. Incredibilmente è chiuso quello del PD, tutto spento, forse stanno nella sede, chissà. “Forse hanno deciso finalmente di chiudere bottega” mi dice un passante che passa. Al comitato di SEL finalmente incontro gente, tutti molto seri, tutti sconsolati. Il Senato è stato implacabile. In Viale Japigia a quello del PDL si intravedono pochissime persone, però la felicità la si respira, la Puglia e in particolare il Salento stanno sui TG nazionali come solide roccaforti del partitone berlusconiano. La gestione Fitto dà i suoi frutti. E in TV continuano a scorrere dati e commenti. E’ di tutta evidenza l’ingovernabilità che si sta profilando nel futuro prossimo, con il Senato in mano alle destre e la Camera al centro sinistra. A fronte di questo dato il signor Bondi (coordinatore del PDL) esulta. L’etica è proprio andata a farsi friggere se un politico, un uomo di governo esulta perché il paese non è governabile. Ma non importa, la differenza la farà comunque il movimento di Grillo. “A chi ha preso voti?” chiedo in giro, le risposte sono le più disparate, da chi dice alla sinistra a chi urla “la destra”. Forse sono voti trasversali, chissà, abbiamo bisogni di tempo per capire. Mentre scrivo, a Blog va un Berlusconi in campagna elettorale che dice “i soldi dell’IMU li restituirò di tasca mia” con buona pace di tutti i fondamentali della democrazia. Il paese dei cachi veramente, altro che storie e storielle. Il paese che ha abbandonato la politica per affidarsi al populismo. La giovane ragazza che ha votato Berlusconi perché “almeno fa ridere”, l’altro che ha votato Grillo perché “ho messo una bombetta nell’urna”, chi ha votato Ingroia perché “io sono più di sinistra di Vendola”. E Ingroia che pare non riuscirà ad entrare in Parlamento forse proprio perché si è caricato sulle spalle i cascami di una sinistra che sa di muffa da lontano.  E potrei proseguire a lungo in una litania, un rosario di dichiarazioni. Aspettiamo pazientemente la fine dello spoglio, annoto, per gli amanti del genere “business” che la borsa esultava quando era in testa il centro sinistra e crollava quando il berlusconismo avanzava, aspettiamo con calma e pacata serenità perché il voto lo dobbiamo rispettare, alla faccia di Letta che sussurra che dovremo votare dopodomani, quasi fosse un pranzo di gala e non un gioco in cui i partiti sembrano lontani dalle persone, molto. E poi, diciamolo, l’ago della bilancia non sarà Casini, forse fuori dal Parlamento, neppure Monti con il suo loden, sarà quel Beppe Grillo che dirigerà le sue truppe cammellate da fuori i palazzi. Chissà che qualche piccolo Scilipoti cresca, chissà che qualcuno si accorga che la politica è l’arte del compromesso anziché quella del diktat  L’unica certezza, come dice un vecchio amico che da sempre vota a sinistra “è che l’Italia sta mutando pelle e noi non ce ne accorgiamo, siamo proprio vecchi”. Mentre cerco commenti voglio riportare una citazione, la vignetta è di Altan: “Ci sono dei momenti storici in cui a uno piacerebbe poter dire: Io non c’ero”.

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