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lunedì 28 febbraio 2022

Ucraina e utopie

 

Ph da Corriere.it



Venti di guerra sull’Ucraina. Uno stato sovrano invade militarmente un altro stato sovrano, cannoneggia, bombarda, ammazza civili.

Se è vero che la NATO si è espansa in modo che può essere anche provocatorio ai confini della Russia, altrettanto vero è che gli ucraini hanno diritto alla loro autodeterminazione, ed è altrettanto vero che la risposta non può e non deve mai essere la guerra e l’occupazione militare.

Purtroppo nel secolo scorso abbiamo assistito a bizzarre esportazioni di “democrazia” nel centro/sud America da parte degli USA.

Come scordare le dittature foraggiate e i militari addestrati alla tortura dalla CIA in Salvador, Argentina, Guatemala, Nicaragua e via dicendo? Come scordare le centinaia di migliaia di morti, desaparecidos, suore e vescovi massacrati? Non ci scordiamo. E purtroppo non scorderemo un esercito in armi e con un armamentario nucleare immenso, invadere e cannoneggiare un paese terzo.

In tutto questo mancano alcuni tasselli. Manca un’Europa coesa con una difesa (dei diritti non solo militare) comune. Con una politica estera comune, che metta al bando le derive nazionaliste di troppe nazioni anche ad essa aderenti, con politici che un giorno vanno in giro con la maglietta con Putin stampato sopra e il giorno dopo fingono di condannare ma non fanno un rigo di autocritica. Troppe nazioni, non ultima l’Italia, con governi deboli  e contradditori, sono di fatto ininfluenti nello scenario internazionale.

Per fortuna, non certo per caso, entrano in scena in tutti i paesi civili le persone. Manifestazioni oceaniche e spontanee contro la nuova guerra ai confini dell’Europa, centinaia di migliaia di persone in ogni capitale, centinaia in ogni città minore. Una boccata di ossigeno che non sappiamo come potrà influire sulle decisioni dei criminali invasori e del loro capo, ma che sicuramente provoca commozione e una tiepida speranza che non tutto è perduto, che si può fare.  Ce lo insegnano le decine di migliaia di russi che sfidano gli arresti per dire no all’invasione. Ce lo insegnano i resistenti ucraini.

Certo, è avvilente sentire personaggi  duri e puri di sinistra, dire che Putin ha le sue ragioni. Politicamente si può discutere sulle pretese della NATO che forse, dopo la caduta del muro di Berlino, non ha saputo evolversi dalla monodirezione di generali statunitensi che vedono i paesi dell’est come possibili colonie. Tuttavia nulla può giustificare una guerra, i massacri di civili, le invasioni che fanno tornare la storia indietro, a quella di  Polonia, Francia   che portarono alla seconda guerra mondiale, complici i peggiori dittatori che pensavano alla guerra lampo. Sappiamo come andò a finire.

Ucraina oggi resiste.

Cito Gino Strada e penso che questa sia un’utopia realizzabile:  “Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra perché la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire. E non mi piace la parola "utopia"; preferisco parlare di "progetto non ancora realizzato."

E ancora:  “Il 90% delle vittime erano civili, (in Afghanistan) un terzo dei quali bambini. È quindi questo "il nemico"? Chi paga il prezzo della guerra?”

Noi società civile, abbiamo il dovere di manifestare in ogni momento, in ogni modo, il nostro basta alla guerra. A tutte le guerre, quelle in nome della real politik e quelle in nome di qualche Dio bizzarro e probabilmente distratto dall’osservare le umane vicende.