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sabato 20 luglio 2013

Nero Notte - Torna Paolo Vincenti

L’Orba è un torrente, ci andavamo i torridi giorni d’estate, si trova sull'Appennino Ligure, fra Alessandria e Genova. Ricordo, erano gli anni ’80 del secolo scorso, quel giorno di agosto ero solo, ci andai per starmene in pace, c’era poca gente allora, ed era un giorno infrasettimanale. L’acqua è ghiacciata anche in estate, una frustata piacevole sul corpo, è acqua limpida. Prima di partire, visto che volevo starci un’intera giornata, presi un libro da uno scaffale. Ci sono i libri già letti e quelli ancora da aprire, entrambi sono importanti spesso riprendo una lettura già fatta, forse per confermare ricordi ed emozioni, quelle nuove servono per imparare. Quel giorno, chissà perché, mi portai “Il lupo della steppa” di Herman Hesse, l’avevo acquistato da tempo e mai letto. Fu folgorazione, ancora con brividi di piacevole fresco dell’acqua, fu un tutt'uno aprirlo e non riuscire più a staccarmene se non per brevi intervalli, per bere o per guardarmi attorno, alberi e falchetti che volavano alti. Hesse mi avvolse come una coperta, come un abbraccio, fino alla fine della giornata e del libro. Chissà perché lo regalai, al ritorno, la sera stessa, ad un’amica che stava passando un periodo nero. Mi ringraziò.
Nero Notte di Paolo Vincenti, il suo romanzo, anzi la sua romanza, ha destato emozioni certamente diverse,  ha un sapore simile, un ritorno alla memoria di quel tempo e quei tempi. Già, i tempi e il tempo che in Paolo tornano in ogni opera, gli orologi presenti, anche in questo nuovo libro, sul retro di copertina, sono lì, in filigrana. Vincenti troverà la forza di romperli tutti, prima o dopo? Forse no, in ogni sua copertina ce ne sono, incombenti, insistenti, spudorati a ricordare le ore che scorrono.

Romanza di amore e morte… Storia di un’anima in pena. Nella notte, un uomo cammina, piange, ride, sogna, grida, si dimena… Nella notte, un uomo è inseguito dai propri fantasmi, e all’alba, un gallo canta…

Così leggo nel retro di copertina

Ermanno, il protagonista di Nero Notte, ha una sua storia in fondo uguale a tante altre, unica nell’unicità che ogni storia può e sa essere. Molti sono i richiami e i rimandi a letture antiche, a personaggi anche televisivi, come Vincenti usa fare.
Tutto in una notte, con finale a sorpresa che tuttavia pare non arrivare inatteso, quasi fosse la logica conseguenza delle parole lette, dell’evoluzione del racconto, dei pensieri, degli incontri che Ermanno ci racconta. Nella notte i ricordi si confondono, si rincorrono, la vita intera gli passa davanti con le sue notti insonne, con Gerry, il barbone conosciuto per caso davanti al chiosco dei panini, un amico trovato e quella tristezza che “li accomunava in quella notte che sembrava averli tratti dal greto della disperazione per farli rincontrare in quel luogo e in quell'ora  quando la confidenza fa parlare due vecchi amici come non è usuale fare…”, con Gerry e la sua fatica a vivere che lo costringe a proseguire fino in fondo la sua vita, perché sa che solo alla fine potrà comprendere il senso del vissuto. E lui, Ermanno, che invece teme il futuro. Angoscia d’artista, in fondo. Un giorno un pittore senza fama mi disse che senza tensioni forti dentro non avrebbe dipinto nulla, senza il pathos non sarebbe riuscito a trasmettere emozioni. Forse anche Ermanno è questo, fino alla fine della notte, all'urlo liberatorio.
Lui con i quadri dipinti e mai esposti, con le poesie scritte. E con Elena che è presenza costante, lontana, storia antica e finita. Storia mai finita in fondo, come gli amori importanti sanno essere. Un amore mai concluso, con l’eco di Eloisa e Abelardo sullo sfondo. E con ricordi di altri amori, passati, come il destino aveva predisposto. Elena, quell'amore ancora rincorso davanti al mare, in quella notte, come un urlo.
Poi l’alba al porto, con il sole che iniziava a rischiarare, con la notte che doveva essere quella delle scelte definitive che invece è “trascorsa invano”. In fondo era la quarta notte che passava insonne. Un altro lupo solitario ha attraversato la mia vita. Tanto simile ai mille lupi che conosco, alle solitudini che ho incrociato passeggiando all'alba per le strade quasi deserte, quando incroci uno sguardo e ti chiedi “chissà a cosa sta pensando…”


Paolo Vincenti – Nero Notte – Maggio 2013 - Libellula Editore € 10

mercoledì 17 luglio 2013

Misteri di Lecce 2







Chi ha fatto sparire le strisce pedonali? Inquietanti fantasmi, appaiono, spariscono, ricompaiono.... Quelli che pensano di sapere ora diranno che è l'amministrazione incapace che non cura la città. Noi invece siamo sicuri, sono fantasmi... scherzano con i pedoni, ingannano... Il Sindaco non c'entra nulla (come nulla c'entra con il filobus, è il fantasma polibortoniano che li guida).
Lecce Viale Japigia


martedì 16 luglio 2013

Misteri di Lecce

Lecce, Via Libertini

Lega nord e forza nuova unite nella lotta

Dove sta andando la lega nord? E’ un dibattito in corso, purtroppo. Dopo l’uscita di Calderoli sull'italiana Kyenge, ministro della Repubblica (Democratica), dopo le altre uscite da parte di cascami dell’umanità come Speroni, quello con il cappio al posto della cravatta, dopo le imbecillità naziste di Borghezio, sentiamo ogni nefandezza in tutte le TV. Un giovane neoxenofobo, segretario provinciale della lega di non ricordo dove, intervistato dice “la Kyenge? per favore, parliamo di cose serie”. E’ allucinante tutto ciò. Tuttavia non si può credere che sia tutto casuale, anzi, sembra rientrare in un disegno complessivo che potrebbe avere derive assolutamente inedite in Italia. Il partito in verde, che ha conquistato Piemonte, Lombardia e Veneto con la presidenza delle tre regioni, è ora in caduta libera nei consensi elettorali,  i motivi sono molteplici, dal sempre più evidente neofascismo dei loro boss, all'aver dimostrato plasticamente di essere governati da ladroni incivili e semi analfabeti pilotati dai papà loro (leggi Renzo Bossi). I suoi dirigenti esclusi dal governo nazionale  sono il nulla assoluto, snobbati anche dai loro datori di lavoro del PDL che hanno capito che i numeri di questo non partito sono ininfluenti per la vittoria alle prossime elezioni, non a caso Berlusconi si rivolge alle destre estreme e imbarca personaggi  come moplen Santanchè che hanno la verve populista e qualunquista della prima Lega nord e la tensione ideale di Starace. Esiste, fra i verdi, un reale problema di riconquista di consensi, quindi sembrano utilizzare il doppio metro, quello “governativo” del grande nord da una parte e quello della xenofobia dall'altra  questo potrebbe rappresentare uno strumento utilissimo allo scopo, conquistare voti dalla parte più incivile della società. Il problema che le dichiarazioni di alcuni alti rappresentanti di quel partito possano sobillare l’odio razziale e  azioni “diverse” esiste veramente, la mano armata delle destre, quella che brucia un liceo anti omofobo,  per esempio, e quella degli xenofobi potrebbero fondersi prestissimo in una formazione sulla scia di Alba Dorada in Grecia.  Non è un caso che alle parole dell’indecente Calderoli siano seguite dalla contestazione all'italiana Ministro Kyenge da parte di esponenti di forza nuova che l’hanno accolta mostrando dei cappi. Siamo alle prove generali di fusione delle forze di destra estrema in Italia? Il pericolo neonazista incombe quando la crisi morde più forte che mai e in mancanza di forze politiche coese. Lo sgretolamento del PD tutto preso fra correnti e correntine, lo strapotere della parte peggiore del PDL, la ripresa di slogan neonazisti sono segnali inquietanti. Da qui al terrorismo il passo è brevissimo.

Il tutto è ancora più pericoloso in presenza di comportamenti del governo che hanno il sapore amarissimo della stupidità. Si mandano personaggi armati a rimpatriare una donna e un bambino in un paese retto da un dittatore (amico del cuore del pluricondannato Berlusconi), e solo dopo averlo consegnati nelle mani dei loro carcerieri   si dice “scusate, abbiamo sbagliato, possono rimanere in Italia”, mandate il ministro degli interni personalmente a riprenderle per favore. Il danno, la beffa e l’idiozia vanno a braccetto. Roba da Renzo Bossi, altro che da statisti che vogliono cambiare la Costituzione.  Il brodo di coltura degli xenofobi lo sta cucinando questa politica improvvisata, becera, sporca. E’ tutto delirante al punto che uno qualunque può impunemente dire in TV che i tarantini crepano perché fumano troppo. 

lunedì 15 luglio 2013

Lasciamo in pace i maiali, loro hanno dignità, Calderoli non c'entra.

Il vice presidente del Senato è la quarta carica istituzionale. Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera dei Deputati, questa è la scaletta.  In pura ipotesi, futuribile e mai avvenuta anche se non impossibile in assoluto, potrebbe subentrare a sostituire il Capo dello Stato. Per questo motivo il vice presidente del Senato deve essere persona specchiata, che riconosce la Costituzione (intanto che la conosce, poi si vedrà), e deve essere degno di rappresentare l’Italia intera con tutto il suo bagaglio di diritti, doveri, rispetto per le persone e tutto ciò che concerne la vita di una Repubblica Democratica. Ora, quando avviene che questo personaggio indegnamente dice che una cittadina italiana, ministro della Repubblica, gli ricorda un orango, almeno seimila dubbi sorgono sulla sua capacità di rappresentare qualcosa oltre il giardino della sua casa. Soprattutto quando parla di geografie inesistenti e cita territori che hanno il valore di Topolinia e Paperopoli (che almeno fanno ridere). Tralasciamo i commenti su Facebook e in rete che si sprecano, giusto per citarne uno che condivido in toto riporto le parole che ho letto: “un orango è sicuramente più in alto nella scala dell’evoluzione rispetto a un porco”. Ma queste sono voci fuori campo, mai si deve dare del porco a una persona come il vice presidente del Senato. Il porco si fa gli affari suoi, lo xenofobo e il razzista invece hanno la pretesa di rappresentare il Popolo italiano nel Parlamento e in Europa. Il porco non danneggia nessuno, né pretende di rappresentare altro che sé stesso. Insomma, il porco ha una sua dignità. Se pensiamo che questo tizio quando era ministro (non ci facciamo mancare nulla in Italia) venne invitato dalle destre leccesi a disquisire di federalismo e gli venne dato, di conseguenza, un lasciapassare di dignità, il quadro è bello e servito, con cornice e tutto il resto. Una richiesta ai giornalisti: fino a quando proseguirete ad invitare, intervistare, ascoltare e dare voce ad un partito che ha questi figuri al suo interno? Un silenzio stampa generale sarebbe un buon viatico per spingere queste formazioni a liberarsi dei razzisti e degli xenofobi. Sarebbe una medicina ottima, che funziona anche per uso veterinario, quindi adatta allo scopo. Su, facciamo vedere che la stampa è un lavoro serio, farsi insultare da Grillo e inseguirlo per ascoltarlo non pare così dignitoso, almeno ai razzisti della lega proviamoci a mettere il silenziatore.

Un’altra domanda ai Senatori della Repubblica italiana: fino a quando proseguirete a non chiedere immediate dimissioni di questo qui?  Le finte scuse al Ministro Kyenge non bastano, quelle parole sono il DNA dell’individuo E poi mica si è scusato, Ha detto che stava scherzando, tutto lì. Molta dignità del Ministro invece che ha fatto sapere, giustamente, che a sentirsi offesi dovrebbero essere gli italiani tutti. Non è accettabile tutto ciò, la Costituzione è una cosa troppo seria per lasciarla nelle mani di questi ignobili figuri. 

domenica 14 luglio 2013

L'Italia dis/informatizzata

AGCOM pubblica i dati di una ricerca relativa al 2012 sull'utilizzo di Internet in Italia. Come sospettavamo sono, ahinoi, sconfortanti.
Il 38% degli italiani non ha mai utilizzato Internet, il 55% lo utilizza almeno una volta la settimana. In Europa siamo al nono posto, prima di noi ci sono Portogallo, Francia, Germania Gran Bretagna, Lussemburgo, Svezia, al primo posto i Paesi Bassi  con oltre il 90% di persone che utilizzano Internet regolarmente e solo il 5% che non lo utilizza per nulla. Dopo di noi, quasi a pari merito, Grecia e Bulgaria all'ultimo posto la Romania. Per contro gli italiani connessi che lo utilizzano con regolarità (ogni giorno) sono il 91% , contro una media europea del 79%.
I motivi di questi sconfortanti dati sono molteplici, uno su tutti, lo strepitoso ritardo della diffusione della banda larga, sulla quale non investono né il privato, né il pubblico nonostante i roboanti proclami che arrivano ogni volta che siamo sotto elezioni. Si tratta di numeri importanti, la banda larga interessa il 23% della popolazione e il 55% delle famiglie, contro dati europei che dicono di 28 e 72% rispettivamente. Questo mancato utilizzo di tecnologie e servizi provoca rallentamenti evidenti nella digitalizzazione (semplificazione) della pubblica amministrazione, e rallentamenti nell'economia. La mancata presenza di troppe aziende in rete, l’E-Commerce che non decolla, sono tutti problemi, soprattutto leggendo i dati che ci pongono al 23° posto fra i paesi sviluppati nell'utilizzo della rete, veniamo dopo paesi come il Cile, il Qatar e il Messico. In paesi avanzati già si parla con insistenza della fase due, l’ M-Commerce (commercio mobile).
Investimenti, quelli sulla rete, che porterebbero posti di lavoro, tecnologia, innovazione e risparmi notevoli nel futuro. Immaginiamo una pubblica amministrazione completamente digitalizzata quanto tempo farebbe risparmiare.
A margine annotiamo un problema di comunicazione notevolissimo in questi tempi. Quando i partiti (o movimenti) insistono nel comunicare solo via Internet, si pongono il problema del 38% di italiani che non ne ha accesso? Il timore è che si voglia creare un'élite di informati contro una minoranza notevolissima che non ha diritto alla stessa informazione, anche questo fatto spiegherebbe il perché dell’allontanamento progressivo ma inesorabile delle persone dalla politica. In particolare un movimento che basa tutta la sua attività politica sulle consultazioni on line degli iscritti taglia fuori, nei fatti e colpevolmente, molti cittadini. Visti i numeri dei suoi consensi si può ipotizzare che molti non collegati alla rete siano anche suoi elettori. La mancanza di attenzione verso la diffusione della banda larga, verso monopoli nei fatti che tengono elevati i prezzi delle connessioni e verso la mancanza della possibilità per moltissimi cittadini di accedere alla rete è nei fatti un vulnus che la politica nel suo insieme non sa e non vuole risolvere, è uno dei motivi che allontanano l’Italia dal consesso dei paesi sviluppati, relegandola a ruolo di comprimario o riserva.

Si ha l’impressione che la rete faccia paura alla politica, che un’opportunità reale e concreta diventi un peso, si ha l’impressione che si voglia tenere a freno l’informazione. L’Italia era, un tempo lontano, precursore del nuovo. Sono italiani i creatori dell’elicottero, del personal computer, dei pannelli solari e di mille altre opere d’ingegno che altrove sono state sviluppate e trasformate in innovazione e modernità, da noi questo non è successo soprattutto per le scelte sciagurate di una classe politica  prona ai desideri del più forte.  E’ di questi giorni la notizia della prima auto al mondo che ha percorso le strade urbane di Parma dall'Università al centro senza conducente, solo con sensori e altri marchingegni. E’ frutto dell’opera di ricercatori universitari italiani. Ora aspettiamo con ansia i riconoscimenti che, trovandoci con politici mentecatti saranno sicuramente: taglio di altri fondi alla ricerca e attesa ansiogena che a produrre quell'auto siano cinesi o giapponesi o francesi. L’Italia non è un paese normale, noi le teste pensanti, i creativi, gli studiosi li cacciamo via perché non li paghiamo, troppo impegnati a dare 12.000 euro al mese ai millanta Renzo Bossi, agli Scilipoti, ai Borghezio e alle Santanchè che affollano lo zoo della politica.