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sabato 12 marzo 2016

NO alla riforma costituzionale


Dal blog di Gad Lerner copio e condivido.

Ecco il testo dell’appello contro le riforme costituzionali, per promuovere referendum e poi bocciarle nel referendum confermativo, tratto dal sito di Libertà e Giustizia.

Manca ormai solo il voto della Camera ad aprile per l’approvazione di una revisione costituzionale che riduce il Senato a un’assemblea non eletta dai cittadini e sottrae poteri alle Regioni per consegnarli al governo, mentre scompaiono le Province. Potevano essere trovate altre soluzioni, equilibrate, di modifica dell’assetto istituzionale, ascoltando le osservazioni, le proposte, le critiche emerse perfino nel seno della maggioranza. Si è preferito forzare la mano creando un confuso pasticcio istituzionale, non privo di seri pericoli. La revisione sarà oggetto di referendum popolare nel prossimo autunno, ma la conoscenza in proposito è scarsissima. I cittadini, cui secondo Costituzione appartiene la sovranità, non sono mai stati coinvolti nella discussione. Domina la scena la voce del governo che ha voluto e dettato al Parlamento questa deformazione della Costituzione, che viene descritta come passo decisivo per la semplificazione dell’attività legislativa e per il risparmio sui costi della politica: il risparmio è tutto da dimostrare e la semplificazione non ci sarà. Avremo invece la moltiplicazione dei procedimenti legislativi e la proliferazione di conflitti di competenza tra Camera e nuovo Senato, tra Stato e Regioni. Il risultato è prevedibile: sono ridotte le autonomie locali e regionali, l’iniziativa legislativa passa decisamente dal Parlamento al governo, in contraddizione con il carattere parlamentare della nostra Repubblica, e per di più il governo non sarà più l’espressione di una maggioranza del paese. Già l’attuale parlamento è stato eletto con una legge elettorale definita Porcellum. Ancora di più in futuro: con la nuova legge elettorale (c.d. Italicum) – risultato di forzature parlamentari e di voti di fiducia – una minoranza, grazie ad un abnorme premio di maggioranza e al ballottaggio, si impadronirà alla Camera di 340 seggi su 630.

Ridotto a un’ombra il Senato, il Presidente del consiglio avrà il dominio incontrastato sui deputati in pratica da lui stesso nominati. Gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Csm) ne usciranno ridimensionati, o peggio subalterni. Se questa revisione costituzionale sarà definitivamente approvata la Repubblica democratica nata dalla Resistenza ne risulterà stravolta in profondità. E’ gravissimo che un Parlamento eletto con una legge giudicata incostituzionale dalla Corte abbia sconvolto il patto costituzionale che sorregge la vita politica e sociale del nostro paese. Nel deserto della comunicazione pubblica e con la Rai sempre più nelle mani del governo, chiediamo a tutte le persone di cultura e di scienza di esprimersi in un vasto dibattito pubblico, anzitutto per informare e poi per invitare i cittadini a partecipare in tutte le forme possibili per ottenere i referendum, firmando la richiesta, e per bocciare con il voto nei referendum queste pessime leggi. Sentiamo forte e irrinunciabile il compito di costruire e diffondere conoscenza per giungere al voto con una piena consapevolezza popolare, prima nel referendum sulla Costituzione e poi nei referendum abrogativi sulla legge elettorale. Per ottenere questi referendum sulla Costituzione e sulla legge elettorale occorrono almeno 500.000 firme, per questo dal prossimo aprile vi invitiamo a sostenere pienamente questo impegno.
Facciamo appello a tutte le persone di buona volontà affinché diano il loro contributo creativo a questo essenziale dovere civico.

Nicola Acocella, Marco Albeltaro, Vittorio Angiolini, Alberto Asor Rosa, Gaetano Azzariti, Michele Bacci, Andrea Bajani, Laura Barile, Carlo Bertelli, Francesco Bilancia, Franco Bile, Sofia Boesch, Ginevra Bompiani, Sandra Bonsanti, Mario Bova, Giuseppe Bozzi, Alberto Bradanini, Alberto Burgio, Maria Agostina Cabiddu, Giuseppe Campione, Luciano Canfora, Paolo Caretti, Lorenza Carlassare, Loris Caruso, Riccardo Chieppa, Luigi Ciotti, Pasquale Colella, Daria Colombo, Michele Conforti, Fernanda Contri, Girolamo Cotroneo, Nicola D’Angelo, Claudio De Fiores, Claudio Della Valle, Ida Dominijanni, Angelo D’Orsi, Roberto Einaudi, Vittorio Emiliani, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Vincenzo Ferrari, Maria Luisa Forenza, Patrizia Fregonese, Mino Gabriele, Alberto Gajano, Giuseppe Rocco Gembillo, Roberto Gennarelli, Paul Ginsborg, Antonio Giuliano, Fabio Grossi, Riccardo Guastini, Monica Guerritore, Elvira Guida, Leo Gullotta, Alexander Hobel, Elena Lattanzi, Paolo Leon, Antonio Lettieri, Rosetta Loy, Paolo Maddalena, Valerio Magrelli, Fiorella Mannoia, Maria Mantello, Ivano Marescotti, Annibale Marini, Anna Marson, Federico Martino, Enzo Marzo, Citto Maselli, Stefano Merlini, Gian Giacomo Migone, Giuliano Montaldo, Tomaso Montanari, Paolo Napolitano, Giorgio Nebbia, Guido Neppi Modona, Diego Novelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Oldoni, Moni Ovadia, Alessandro Pace, Valentino Pace, Antonio Padellaro, Giovanni Palombarini, Giorgio Parisi, Gianfranco Pasquino, Valerio Pocar, Daniela Poggi, Michele Prospero, Alfonso Quaranta, Antonella Ranaldi, Norma Rangeri, Ermanno Rea, Giuseppe Ugo Rescigno, Marco Revelli, Stefano Rodotà, Umberto Romagnoli, Gennaro Sasso, Vincenzo Scalisi, Giacomo Scarpelli, Silvia Scola, Giuseppe Sergi, Tullio Seppilli, Toni Servillo, Salvatore Settis, Armando Spataro, Mario Tiberi, Alessandro Torre, Nicola Tranfaglia, Marco Travaglio, Nadia Urbinati, Gianni Vattimo, Daniele Vicari, Massimo Villone, Maurizio Viroli, Mauro Volpi, Roberto Zaccaria, Gustavo Zagrebelsky, Alex Zanotelli.

venerdì 11 marzo 2016

Pena di morte? Ci risiamo!

Con il delitto di Roma di quei due imbecilli si riapre (per fortuna fra poche persone democraticamente fragili come Rita Dalla Chiesa) il dibattito sulla necessità della pena di morte. Per dirne non posso che citare la persona alla quale dobbiamo l'altissima scelta di averne promosso l'abolizione in Italia, Cesare Beccaria. Ricordiamo che la pena capitale venne abolita dalla legge Zanardelli e con voto quasi umanime del parlamento nel 1889 e ripristinata solo dal dittatore Mussolini nel 1928 per venire definitivamente cassata con l'arrivo della Democrazia. Rita Dalla Chiesa forse avrebbe il dovere di leggere ed informarsi prima di aprire facebook e sparare idiozie. 

“Parmi un assurdo che le leggi che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall' assassinio, ordinino un pubblico assassinio.” 



"Uno dei piú gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l'infallibilità di esse, e per conseguenza la vigilanza dei magistrati, e quella severità di un giudice inesorabile, che, per essere un'utile virtù, dev'essere accompagnata da una dolce legislazione. La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro piú terribile, unito colla speranza dell'impunità. […] I paesi e i tempi dei piú atroci supplizi furon sempre quelli delle piú sanguinose ed inumane azioni, poiché il medesimo spirito di ferocia che guidava la mano del legislatore, reggeva quella del parricida e del sicario. 


Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare i loro simili? Non certamente quello da cui risulta la sovranità e le leggi. Esse non sono che una somma di minime porzioni della privata libertà di ciascuno; esse rappresentano la volontà generale, che è l'aggregato delle particolari. 

Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l'arbitrio di ucciderlo? Come mai nel minimo sacrificio della libertà di ciascuno vi può essere quello del massimo tra tutti i beni, la vita?" […] 

il post della Rituccia:

Hanno ucciso un ragazzo per vedere l'effetto che fa. Erano usciti in macchina, strafatti di alcol e droga, per ammazzare qualcuno, ma sulla loro strada non avevano incontrato nessuno. E allora si sono accaniti con una ferocia senza limiti su un amico di uno dei due. E' aberrante quello che e' successo a Roma. Se chiedessi la pena di morte per questi maledetti mostri, la cosiddetta "intellighenzia" mi darebbe addosso. Bene, fatelo, fatelo tutti, perche' io questa volta la vorrei. Fortissimamente la vorrei. Cos'hanno fatto, di diverso, questi vigliacchi? E se sulla loro strada avessero incrociato uno dei vostri cari, marito, sorella, figlio, nipote, o voi che stavate portando a spasso il cane?

Come si evince insiste sul solito bieco ricatto: "e se toccasse a vostro figlio?" Per fortuna la giustizia la governano i giudici e non le vittime di carnefici, altrimenti sarebbe vendetta. E un personaggio pubblico, anche se solo una presentatrice televisiva, avrebbero il dovere di essere corretti, anche su facebook.

mercoledì 9 marzo 2016

Mario Perrotta a Galatina con Milite Ignoto

Sabato 12 marzo (ore 21), al Teatro Cavallino Bianco di

Galatina (via Grassi, 0836.569984) ci sarà il premio UBU 

Mario Perrotta con il suo "Milite ignoto". Uno spettacolo 

assolutamente da vedere. 

Ne scrissi in questo blog quando lo vidi il luglio, il pezzo al link : 

http://isolamaitrovata.blogspot.it/2015/07/mario-perrotta-il-milite-ignoto.html 


martedì 8 marzo 2016

Notiziole del 7 marzo 2016

Notizie del 7 marzo.

Morto Ray Tomlinson, l'inventore della @ e quindi della mail. Un rivoluzionario vero e proprio, ha cambiato la storia della comunicazione. Poste italiane brinda per la dipartita di un nemico.

La signora nella fotografia si chiama Rosa De Lucia, ingengnere, 36 anni, eletta sindaco di Maddaloni nelel liste di Forza Italia. La donna giusta al posto giusto, L'hanno arrestata perchè, dicono, incassava mazzette per 10.000 al mese per appaltare la raccolta rifiuti.  Il posto giusto ovviamente è la galera.

Terza notizia: «Volevamo uccidere qualcuno. Volevamo vedere l’effetto che fa. Eravamo usciti in macchina la sera prima sperando di incontrare qualcuno. Poi abbiamo pensato a Luca che il mio amico conosceva». Così, ammazzano un amico per vedere l'effetto che fa... 

Bene, ora possiamo dirlo: il 7 marzo 2016 è stata una giornata di merda. 




lunedì 7 marzo 2016

Salento ... modi di dire

Girovagando per il Salento si impara a conoscere anche i modi di dire, di interloquire che servono per comunicare e che diventano, quindi, le basi della comunicazione.
Entrando in un negozio, per esempio, succede sentirsi dire “Ciao signore”, non è maleducazione ma accoglienza. “Signore” mantiene un distacco formale dovuto e rispettoso, “ciao” indica proposta di vicinanza, amicizia, disponibilità al dialogo.
Così come quando il salentino doc utilizza come rafforzativo per puntualizzare, il "mò ci vuole", esempio: “per cucinare il pesce occorre olio buono, aglio e, mò ci vuole, prezzemolo…” vale a dire che se lo fai senza prezzemolo sei un pampacione (ne parleremo).
Se poi incontri la commessa di cui sopra per strada, magari dopo ore e lei ti riconosce ti saluta dicendo non già “come va?” piuttosto “A posto?” (solitamente pronunciato “apposto?”), è un augurio e una forma di complice solidarietà, solo a chi si conosce si dice “apposto?”.
I rafforzativi non mancano, non è raro sentirsi chiamare in causa con un semplice “sai?” Quando, per esempio si vuole sottolineare un concetto anche semplice “oggi ho mangiato tre pasticciotti sai?”  quasi sottendendo “dico proprio a te e voglio la tua attenzione”.   Per contro esiste il “non sai?” utilizzato come il “sai” ma in ambiti leggermente diversi “Non sai? Oggi c’è stato un temporale fortissimo”.
Ho accennato prima ai pampacioni, lampascione (o lampacione) in italiano, si tratta di piccoli bulbi della famiglia delle liliacee, si chiamano anche cipolle canine. Ricchissime di Sali minerali sono consumati soprattutto in Puglia e Basilicata. Data la loro forma irregolarmente sferica, con il loro nome si definiscono anche parti anatomiche maschili riferendosi magari a persone. “Sei proprio un pampacione”. La cosa può essere soft o rude. Nel primo caso significa “sciocco, cretinetto, stupidotto”. Nel secondo caso, con accezione decisamente rude significa proprio c… “quel tipo è proprio un lampacione!”
Altro rafforzativo usuale è il raddoppio del concetto, “vieni avanti piano piano” “versami il vino, poco poco però”. Oppure per indicare continuità “salivo dagli scogli appoggiandomi sulle rocce sporgenti” può diventare “salivo pietra pietra”.
E non ci si stupisca se si sente la parola “poppetu”. Di derivazione latina “post oppidum”, a Lecce Lecce viene utilizzato (veniva in realtà, ora lo si sente meno) per indicare i non cittadini, soprattutto quelli che arrivavano dal capo, quasi a dire “contadini, buzzurri”. Così come quando si incontravano due salentini in qualche luogo diverso dal Salento “Di dove sei?” “di Lecce” “Lecce Lecce?” il radoppio era rafforzativo, indicava i cittadini veri e non i provinciali. Il rischio di non essere di Lecce Lecce era di diventare tout court un Poppetu.
“Mai sia che andiamo al mare alle nove di mattino…” Eh si, il mare per quelli di Lecce Lecce si frequenta dalle 12 in avanti, si parte con il sole più torrido, si viaggia il tempo necessario e si arriva stremati, esausti ed accaldati al mare. E quel “mai sia” è un altro modo di dire che accompagna molti discorsi, anche qui il rafforzativo è d’obbligo, come si evince. “Spaghetti con le cozze bianchi?” “Mai sia! Devono essere rossi”, la cosa non ammette contraddizione. E se dici cose bizzarre, strane, ti puoi sentir dire “mena me, mendularu” (vai vai raccoglitore di mandorle, dove quest’ultimo è inteso forse come poveraccio). 
Se siete al ristorante e vi propongono carote, magari pensate ad un’insalata dell’arancione radice dolciatra, o carote cotte in qualche modo, sempre arancioni. Illusi! Le carote sono quelle che nel resto d’Italia si chiamano Rape Rosse.

Insomma, viaggiare il Salento, percorrerlo, leggerlo è emozionante, Terra di artisti, poeti, cantori, danzatori di pizzica. Terra di cultura profonda e profonda movida nelle notti cittadine di “Lecce Lecce”. Terra di conquista in estate da parte di arrembanti “milanesi” in canotta e bermuda che magari lassù votano lega nord. Ulivi e politica urlata, sacra corona unita e auto che bruciano nella notte, ragazzi negri che vagano per la campagne di Nardò e i loro “datori di lavoro” indagati per un reato da nulla: “riduzione in schiavitù”. Il Salento è tutto ed è nulla. E’ Verri ed è il bracciante dell’Arneo che occupò le terre. Lecce è un pasticciotto al mattino e un caffè in ghiaccio in estate, magari un rosato bevuto parlando di puttanate seduti al bar sotto casa.