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lunedì 7 marzo 2016

Salento ... modi di dire

Girovagando per il Salento si impara a conoscere anche i modi di dire, di interloquire che servono per comunicare e che diventano, quindi, le basi della comunicazione.
Entrando in un negozio, per esempio, succede sentirsi dire “Ciao signore”, non è maleducazione ma accoglienza. “Signore” mantiene un distacco formale dovuto e rispettoso, “ciao” indica proposta di vicinanza, amicizia, disponibilità al dialogo.
Così come quando il salentino doc utilizza come rafforzativo per puntualizzare, il "mò ci vuole", esempio: “per cucinare il pesce occorre olio buono, aglio e, mò ci vuole, prezzemolo…” vale a dire che se lo fai senza prezzemolo sei un pampacione (ne parleremo).
Se poi incontri la commessa di cui sopra per strada, magari dopo ore e lei ti riconosce ti saluta dicendo non già “come va?” piuttosto “A posto?” (solitamente pronunciato “apposto?”), è un augurio e una forma di complice solidarietà, solo a chi si conosce si dice “apposto?”.
I rafforzativi non mancano, non è raro sentirsi chiamare in causa con un semplice “sai?” Quando, per esempio si vuole sottolineare un concetto anche semplice “oggi ho mangiato tre pasticciotti sai?”  quasi sottendendo “dico proprio a te e voglio la tua attenzione”.   Per contro esiste il “non sai?” utilizzato come il “sai” ma in ambiti leggermente diversi “Non sai? Oggi c’è stato un temporale fortissimo”.
Ho accennato prima ai pampacioni, lampascione (o lampacione) in italiano, si tratta di piccoli bulbi della famiglia delle liliacee, si chiamano anche cipolle canine. Ricchissime di Sali minerali sono consumati soprattutto in Puglia e Basilicata. Data la loro forma irregolarmente sferica, con il loro nome si definiscono anche parti anatomiche maschili riferendosi magari a persone. “Sei proprio un pampacione”. La cosa può essere soft o rude. Nel primo caso significa “sciocco, cretinetto, stupidotto”. Nel secondo caso, con accezione decisamente rude significa proprio c… “quel tipo è proprio un lampacione!”
Altro rafforzativo usuale è il raddoppio del concetto, “vieni avanti piano piano” “versami il vino, poco poco però”. Oppure per indicare continuità “salivo dagli scogli appoggiandomi sulle rocce sporgenti” può diventare “salivo pietra pietra”.
E non ci si stupisca se si sente la parola “poppetu”. Di derivazione latina “post oppidum”, a Lecce Lecce viene utilizzato (veniva in realtà, ora lo si sente meno) per indicare i non cittadini, soprattutto quelli che arrivavano dal capo, quasi a dire “contadini, buzzurri”. Così come quando si incontravano due salentini in qualche luogo diverso dal Salento “Di dove sei?” “di Lecce” “Lecce Lecce?” il radoppio era rafforzativo, indicava i cittadini veri e non i provinciali. Il rischio di non essere di Lecce Lecce era di diventare tout court un Poppetu.
“Mai sia che andiamo al mare alle nove di mattino…” Eh si, il mare per quelli di Lecce Lecce si frequenta dalle 12 in avanti, si parte con il sole più torrido, si viaggia il tempo necessario e si arriva stremati, esausti ed accaldati al mare. E quel “mai sia” è un altro modo di dire che accompagna molti discorsi, anche qui il rafforzativo è d’obbligo, come si evince. “Spaghetti con le cozze bianchi?” “Mai sia! Devono essere rossi”, la cosa non ammette contraddizione. E se dici cose bizzarre, strane, ti puoi sentir dire “mena me, mendularu” (vai vai raccoglitore di mandorle, dove quest’ultimo è inteso forse come poveraccio). 
Se siete al ristorante e vi propongono carote, magari pensate ad un’insalata dell’arancione radice dolciatra, o carote cotte in qualche modo, sempre arancioni. Illusi! Le carote sono quelle che nel resto d’Italia si chiamano Rape Rosse.

Insomma, viaggiare il Salento, percorrerlo, leggerlo è emozionante, Terra di artisti, poeti, cantori, danzatori di pizzica. Terra di cultura profonda e profonda movida nelle notti cittadine di “Lecce Lecce”. Terra di conquista in estate da parte di arrembanti “milanesi” in canotta e bermuda che magari lassù votano lega nord. Ulivi e politica urlata, sacra corona unita e auto che bruciano nella notte, ragazzi negri che vagano per la campagne di Nardò e i loro “datori di lavoro” indagati per un reato da nulla: “riduzione in schiavitù”. Il Salento è tutto ed è nulla. E’ Verri ed è il bracciante dell’Arneo che occupò le terre. Lecce è un pasticciotto al mattino e un caffè in ghiaccio in estate, magari un rosato bevuto parlando di puttanate seduti al bar sotto casa. 

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