Girovagando per il Salento si impara a conoscere anche i modi di dire, di interloquire
che servono per comunicare e che diventano, quindi, le basi della comunicazione.
Entrando in un negozio, per esempio, succede sentirsi dire “Ciao signore”, non è maleducazione ma accoglienza. “Signore”
mantiene un distacco formale dovuto e rispettoso, “ciao” indica proposta di
vicinanza, amicizia, disponibilità al dialogo.
Così come quando il salentino doc
utilizza come rafforzativo per puntualizzare, il "mò ci vuole", esempio: “per cucinare il pesce occorre
olio buono, aglio e, mò ci vuole, prezzemolo…” vale a dire che se lo fai senza
prezzemolo sei un pampacione (ne parleremo).
Se poi incontri la commessa di cui
sopra per strada, magari dopo ore e lei ti riconosce ti saluta dicendo non già
“come va?” piuttosto “A posto?” (solitamente pronunciato “apposto?”), è un augurio
e una forma di complice solidarietà, solo a chi si conosce si dice “apposto?”.
I rafforzativi non mancano, non è
raro sentirsi chiamare in causa con un semplice “sai?” Quando, per esempio si
vuole sottolineare un concetto anche semplice “oggi ho mangiato tre
pasticciotti sai?” quasi sottendendo
“dico proprio a te e voglio la tua attenzione”. Per contro esiste il “non sai?” utilizzato
come il “sai” ma in ambiti leggermente diversi “Non sai? Oggi c’è stato un
temporale fortissimo”.
Ho accennato
prima ai pampacioni, lampascione (o lampacione) in italiano, si tratta di piccoli
bulbi della famiglia delle liliacee, si chiamano anche cipolle canine.
Ricchissime di Sali minerali sono consumati soprattutto in Puglia e Basilicata.
Data la loro forma irregolarmente sferica, con il loro nome si definiscono
anche parti anatomiche maschili riferendosi magari a persone. “Sei proprio un
pampacione”. La cosa può essere soft o rude. Nel primo caso significa “sciocco,
cretinetto, stupidotto”. Nel secondo caso, con accezione decisamente rude
significa proprio c… “quel tipo è proprio un lampacione!”
Altro
rafforzativo usuale è il raddoppio del concetto, “vieni avanti piano piano”
“versami il vino, poco poco però”. Oppure per indicare continuità “salivo dagli
scogli appoggiandomi sulle rocce sporgenti” può diventare “salivo pietra
pietra”.
E non ci si
stupisca se si sente la parola “poppetu”. Di derivazione latina “post oppidum”,
a Lecce Lecce viene utilizzato (veniva in realtà, ora lo si sente meno) per
indicare i non cittadini, soprattutto quelli che arrivavano dal capo, quasi a
dire “contadini, buzzurri”. Così come quando si incontravano due salentini in qualche
luogo diverso dal Salento “Di dove sei?” “di Lecce” “Lecce Lecce?” il radoppio
era rafforzativo, indicava i cittadini veri e non i provinciali. Il rischio di
non essere di Lecce Lecce era di diventare tout court un Poppetu.
“Mai sia che
andiamo al mare alle nove di mattino…” Eh si, il mare per quelli di Lecce Lecce
si frequenta dalle 12 in avanti, si parte con il sole più torrido, si viaggia
il tempo necessario e si arriva stremati, esausti ed accaldati al mare. E quel
“mai sia” è un altro modo di dire che accompagna molti discorsi, anche qui il
rafforzativo è d’obbligo, come si evince. “Spaghetti con le cozze bianchi?”
“Mai sia! Devono essere rossi”, la cosa non ammette contraddizione. E se dici
cose bizzarre, strane, ti puoi sentir dire “mena me, mendularu” (vai vai
raccoglitore di mandorle, dove quest’ultimo è inteso forse come poveraccio).
Se siete al ristorante e vi propongono carote, magari pensate ad
un’insalata dell’arancione radice dolciatra, o carote cotte in qualche modo,
sempre arancioni. Illusi! Le carote sono quelle che nel resto d’Italia si
chiamano Rape Rosse.
Insomma,
viaggiare il Salento, percorrerlo, leggerlo è emozionante, Terra di artisti,
poeti, cantori, danzatori di pizzica. Terra di cultura profonda e profonda
movida nelle notti cittadine di “Lecce
Lecce”. Terra di conquista in estate da parte di arrembanti “milanesi” in
canotta e bermuda che magari lassù votano lega nord. Ulivi e politica urlata,
sacra corona unita e auto che bruciano nella notte, ragazzi negri che vagano
per la campagne di Nardò e i loro “datori di lavoro” indagati per un reato da
nulla: “riduzione in schiavitù”. Il Salento è tutto ed è
nulla. E’ Verri ed è il bracciante dell’Arneo che occupò le terre. Lecce è un
pasticciotto al mattino e un caffè in ghiaccio in estate, magari un rosato
bevuto parlando di puttanate seduti al bar sotto casa.
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