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sabato 8 dicembre 2012

Torna il padrone, i pecoroni saltellano


Alicata, Azzolini, Baccini, Bergamini, Bernini, Bertoldi, Biancofiore, Bocciardo, Bondi, Boniver, Brambilla, Brunetta, Calabria, Caligiuri, Capezzone, Carfagna, Centemero, Ceroni, Cesaro, Cutrufo, D'Alessandro, De Luca, Dell'Elce, Di Giacomo, Fazzone, Formichella, Foti, Gioacchino Alfano, Galan, Gelmini, Gentile, Giammanco, Giro, Gramazio, Laboccetta, Galati, Latronico, Lauro, Malan, Mantovani, Marinello, Mazzaracchio, Mazzocchi, Mazzuca, Menardi, Miele, Moles, Munardo, Mussolini, Nicolucci, Pagano, Palmizio, Papa, Pelino, Petrenga, Pianetta, Possa, Prestigiacomo, Ravetto, Repetti, Rizzoli, Ronzulli, Sarro, Savino, Sbai, Scarpa Bonazza Buora, Serafini, Sibilia, Squeri, Tommasini, Vitali. (Ansa).

Sono solo alcuni fra balilla e federali di Berlusconi che hanno scritto di getto parole di fedeltà suprema al capo. I prossimi leader investiti (a pagamento?) da Silvio pare saranno Santanchè la regina del silicone e Brunetta detto il gigante.
I vari La Russa, Gasparri e compagnia cantando, al grido di “A noi!” hanno accolto con ululati di gioia il ritorno del padrone. Insomma, tutto come prima (più di prima). Tutti quelli che volevano le primarie come Alfano, tutti quelli che dicevano che è ora di cambiare, adesso si prostrano davanti al capo, calano le brache e porgono le terga perché lui ne faccia l’utilizzo che meglio crede. Disponibili a tutto come sempre, anche a votare di fronte all’Italia intera che una ragazzina è nipote di… Putin. Mubarak nel frattempo pare caduto in disgrazia. E siccome, nonostante le promesse non mantenute come sempre succede in questi ultimi anni, la legge elettorale non muta, ecco spuntare i traditori di un tempo, gli Scilipoti per esempio, a mendicare un posto al sole.
Questa è l’Italia, e non siamo neppure su scherzi a parte, siamo nel luogo più alto della democrazia, il Parlamento. Gli stessi locali che hanno visto transitare grandi statisti fino al ’92, poi è stato il tracollo etico, morale, politico. Poi le mafie si sono insinuate con stallieri prima, con stragi poi. Poi la giustizia è stata attaccata ad ogni piè sospinto, poi chi ha fondato un partito pagando con i suoi soldi si è comprato il cucuzzaro intero, parlamentari compresi, gli stessi che prima dicono “Primarie!!” poi dicono “Silvio mio, ammmmore”.
Ed è uno scempio che può accadere dove la Democrazia è stata bloccata, esautorata, in presenza di un governo nominato sostenuto da un parlamento di nominati, da qui al golpe il passo è brevissimo, esistono anche golpe bianchi, senza forza, senza violenza. Nessuno ha osato passare per il voto libero e democratico. E nelle prossime elezioni sarà, se possibile, ancora peggio, rivoteremo con una legge elettorale che non ci consentirà di scegliere nulla perché questo Parlamento non ha adempiuto al suo obbligo più urlato: la riforma elettorale. Se è vero che al peggio non c’è mai fine siamo messi proprio malissimo. Il fenomeno nuovo che si affaccia, il grillismo, ha una strabiliante somiglianza con il nuovo che avanzò nel ’92, la lega che prese consensi ovunque senza poi saper fare altro che conclamare il razzismo, la xenofobia e che portò in Parlamento un analfabestismo strisciante ed inquietante.    
Ci aspetta una campagna elettorale becera, ci aspettano false promesse tipo quella dell’abolizione del bollo auto, ci aspetta un lungo periodo oscurantista, comunque vadano le elezioni la possibilità più probabile pare essere un altro governo simil Monti. Buone feste a tutti noi.   


venerdì 7 dicembre 2012

Scuola e libri di testo: intanto pagano le famiglie!


Ebook, cosa cambia. Rinviato al 2014/2015 l’obbligo di adottare i libri digitali nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Il testo originario del governo prevedeva che l’obbligo dovesse scattare a partire dal prossimo anno scolastico. (Fonte: Il Corriere della Sera del 5 dicembre 2012)

Le varie riforme, ultima quella detta “Gelmini”, hanno previsto l’innovazione della scuola introducendo l’obbligo di libri digitali. Si tratta di volumi parzialmente cartacei, in parte dotati di CD e di password per consentire di seguire le lezioni anche on line, la cosa è di sicuro interesse in quanto amplifica notevolmente le possibilità di dare informazioni senza limiti di spazio essendo il web un contenitore senza confini.
Le aule dovranno essere munite nella totalità di lavagne elettroniche per consentire ai docenti di connettersi in tempo reale con i siti delle case editrici e di svolgere lezioni più approfondite, per canto loro i ragazzi avranno sempre la possibilità di accedere agli stessi siti per studiare, informarsi e quant’altro. Essendo la riforma partita dall’anno scolastico in corso, il primo impatto sulle famiglie è stato “importante”, i ragazzi hanno dovuto rinnovare completamente il parco libri, se aggiungiamo che è stata nei fatti cassata la possibilità di acquistare libri usati perché “obsoleti”, la spesa per le famiglie è stata in alcuni casi veramente devastante. Pensiamo a famiglie con due o più figli alle superiori, per esempio, o anche a famiglie con un solo ragazzo, ma monoreddito, in cassa integrazione e via discorrendo. 
Il secondo problema è quello dei docenti che dovrebbero essere accompagnati nel percorso al cambiamento quanto meno da corsi di aggiornamento, quand’anche ci fossero “ce li dobbiamo pagare, ed abbiamo diritto a soli cinque giorni per la formazione, dopo tale periodo il Preside non è tenuto a darci nessun permesso. Se un corso non è gratuito sono a nostro carico completo il trasferimento e la quota da pagare.” Mi dice un’insegnante molto seccata e, tutto sommato, disillusa, arresa a un destino che non si comprende. “E vogliamo parlare delle lavagne multimediali?” prosegue  “sono pochissime le scuole che ne dispongono in misura sufficiente, una riforma del genere dovrebbe quanto meno preparare le strutture, poi essere attuata, invece con i tagli che continuano a fare alle scuole, dove diavolo li prendiamo i quattrini?”
In pratica parliamo di sentieri sconnessi fatti passare per autostrade. In pratica parliamo di ministri dell’istruzione che non conoscono (a voler essere benevoli) assolutamente la scuola secondaria italiana.
In conclusione, si mettano il cuore in pace i genitori che hanno speso un sacco di quattrini per i libri e gli insegnanti che si trovano nei fatti strumenti di lavoro monchi (la parte cartacea è ridotta e quella elettronica spesso inutilizzabile per i motivi che abbiamo sentito). “Scusate, era uno scherzetto, siamo dei simpaticoni” pare abbiano pensato i ministri (in)competenti rinviando l’obbligo di adozione dei nuovi testi.  

giovedì 6 dicembre 2012

Juventina Villa Mojica: morire per difendere l'ambiente



Si chiamava Juventina Villa Mojica era una messicana di circa 50 anni, la scorsa settimana (mercoledi 28 novembre 2012) è stata trucidata da una banda di narcotrafficanti, erano almeno 30 i criminali, della resistenza dei 10 poliziotti che scortavano Juventina non è dato sapere, la cosa certa è che al momento nessuno di loro compare fra i caduti o i feriti. Con Juventina è morto il figlio di 10 anni, mentre la figliola di sette è rimasta illesa. Juventina era una militante nella protezione delle foreste disboscate dalle bande di narcos che vendono il legname e liberano prezioso (per loro) terreno per coltivare erba da vendere alle nostre mafie, quindi la cosa ci riguarda molto da vicino, sia il disboscamento che la lotta di Juventina.

Per la stessa lotta erano già caduti suo marito, due figli e 25 membri del suo entourage, i narcos sono spietati. Quando è stata colpita si stava spostando a sud del Messico per organizzare il trasferimento di 45 famiglie minacciate da bande paramilitari. Nulla sembra essere cambiato nel Sud America negli ultimi trent’anni, persone muoiono per difendere un pezzo di bosco e cala il silenzio. Ai golpisti si sono sostituiti i narcotrafficanti che dilagano in tutto il continente, dalla Colombia alla Bolivia, al Cile e ancora fino al centro America. Hanno veri e propri eserciti, comprano le polizie ufficiali e comandano, decidono la vita e la morte delle persone.  


La notizia è stata presa dalla pagina:
http://www.facebook.com/pages/INFORMAZIONE-LIBERA/71253357381

mercoledì 5 dicembre 2012

Ivan Della Mea, Gianni Bosio e Luciano Della Mea



Ci sono autori, cantanti e poeti che segnano le esistenze di ognuno di noi, che marcano un’epoca. Ivan Della Mea e il suo “entourage” son ostati per chi ha vissuto gli anni ’70 nella militanza, pietre miliari vere e proprie. Le prime tre canzoni che seguono sono una lezione di storia cantata sulle elezioni del ’48, sull’alluvione in Polesine e su come si vivevano fatti epocali (il suicidio di cesre Pavese). La quarta canzone è successiva, del ’69 ed è nell’album “Il Rosso è diventato giallo”, scritta dopo la morte del grande maestro e amico Gioan. Quel rosso che tendeva al giallo era null’altro che l’abbaglio per la rivoluzione culturale cinese che, scopriremo troppo tardi, fu un vero incubo per i cinesi, segnata da troppe morti. Furono in parte le scoperte che ci fecero perdere del tutto l’innocenza e ci costrinsero a fare i conti con l’età adulta.


Sent on po' Gioan, te se ricordet  http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Cc9HYX0BI80


Sent on po' Gioan, te se ricordet                                    Senti un pò Giovanni, ti ricordi
del quarantott, bei temp de buriana...                                       del ’48 bei tempi di casino
Vegniven giò da la Rocca de Berghem                         venivano giù dalla ricca di Bergamo
i tosan brascià su tutt insema                                         i ragazzi abbracciat itutti assieme
tutt insema cantaven, cantaven                                     tutti assieme cantavano, cantavano
"Bandiera Rossa", Gioan, te se ricordet..                     Bandiera rossa, Giovanni, ti ricordi   

Mi s'eri nient, vott ann                                                    Io era nulla, otto anni   
e calseton e du oeucc pien de fam per vedè.               E calzettoni e due occh ipien idi fame di vedere
e mi ho vist, Gioan, e mi ho vist                                     Ed ho visto, giovanni, ho visto
ind i oecc di tosann brasciaa su insema                       negli occh ide iragazzi abbracciati assieme
la speransa pussee bela, pussee vera;                         la speranza più bella, più vera
"Bandiera Rossa", Gioan, te se ricordet...                    Bandioera rossa, Giovanni, ti ricordi

E quij oeucc mi hoo vist, dopo tri dì,                            Dopo tre giorni ho visto queli occhi
inscì neger de rabia e de dolor:                                      neri di rabbia e di dolore
l'ha vint el pret cont i so beghin,                                   Ha vinto il prete con le sue beghine             
l'ha vint el pret cont i ball e i orazion.                           Ha vinto il prete con le palle e le orazioni
Ma ind i oeucc di tosann gh'era la guera;                    Ma negli occh idei ragazzi c’era la guerra        
"Bandiera Rossa", Gioan, te se ricordet                       Bandiera rossa, giovanni, ti ricordi….
Te se ricordet...

TE SE RICORDET GIOAN DE ME FRADEL   

Te se ricordet, Gioan, de me fradel                               Ti ricordi giovanni di mio fratello
de quand rivava al sabet de Milan                               di quando arrivava al sabato da Milano                                     
e coi cavej an'mò bianch de segadura                         con i capelli ancora bianchi di segatura
del Deposit Legnami Via Cenisio...                              del deposito legnami di Via Cenisio
Te se ricordet la famm foeura di dent                          ti ricordi la fame fuor idai denti 
ch'el gh'aveva e come el mangiava                             che aveva e come mangiava
prima de 'ndaa a la cà de la cultura.                             Prima di andare alla casa della cultura 
Quatordes luli, Gioan, del quarantott                         Quattordici luglio, Giovanni, del ‘48
e a Togliatti g'han sparà in Parlament;                       e a Togliatti han sparato in parlamento
el me visin, magutt: «A l'è 'l moment                          il mio vicino, muratore, “è il momento
de 'ndà giò in piazza», 'l diseva, e poeu la sira         di andare giù in piazza” diceva. Pii la sera
tacà la radio «Viva Bartali!» el vosava.                     Accendi la radio “Viava Bartali” urlava   
«el Gir de Francia l'ha vinciuu, che campion!»,        “ha vinto il giro di Francia, che campione…”
e i democristi han vinciuu i elezion.                             E i democristiani hanno vinto le elezioni.
Riva el cinquanta, Gioan, l'Anno Santo                      Arriva il ’50, giovanni, l’anno santo
cont la Madona su e giò per l'Italia,                            con la Madonna su è giù per l’Italia
papa Pacelli l'ha fat el Giubileo:                                    papa Pacelli ha fatto il giubileo
"santa crociata" contra i comunista,                           Santa Crociata contro i comunisti
giò acqua santa e l'era on gran pregà...                      giù acuqa santa ed era un gran pregare
L'era 'l cinquanta, Gioan, te se ricordet,                      Era il ’50, giovanni, ti ricordi?
l'era 'l cinquanta 'l Pavese 'l s'è copaa.                        Era il ’50 e Pavese s’è ammazzato
Te se ricordet, Gioan, de me fradel,                             Ti ricordi, giovanni, mio fratello
l'è tornaa a cà ai des or de la sira,                                 E’ tornato alle dieci di sera
facia gialda e ugiai in fond al nas:                               faccia gialla e occhiali in fondo al naso
«L'è mort Pavese», l'ha dit, «el s'è copaa»,               “E’ morto Pavese” ha detto “s’è ammazzato”
e la vos la sonava ciara e dura;                                    E la voce gl isuonava chiara e dura
e l'ha mangiaa del grana e una pera                             E ha mangiato grana e una pera
prima de 'ndà a la cà de la cultura...                             prima di andare alal casa della cultura…


 

 

El diluvi di Ivan Della Mea     (http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=nwcXnnUIw3c )

Te se ricordet gioan del diluvi                                    Ti ricordi, Giovanni, del diluvio
De l’inverno 51/52                                                        dell’inverno 51/52
Alluvione su tucc i giornaj                                          ALLUVIONE du tutti i giornali  
In Polesine in tuc i edizion                                           IN POLESINE in tutte le edizioni
Il Po straripa gio aqua                                                   IL PO STRARIPA e giù acqua
Il Po è in piena                                                               IL PO E’ IN PIENA
Case allagate, dipersi a centinaia                               CASE ALLAGATE, DISPERSI A CENTINAIA
Riva i pompieri e riva anca l’esercit                           arrivano i pompieri e arrivan ache l’esercito 
A fermà el Po con sabia e ball de paia.                     A fermare il Po con sabbia e balle di paglia      

E poeu le foto Gioan te se ricordet                           E poi le foto, Giovanni, ti ricordi,
Galline e cani e mucche nella fanga                         Galline, e cani e mucche nel fango
La gent quatada là in cima ai tecc                            la gente accovacciata sui tetti
L’è on gran silensi d’aqua e de dolor                     E’ un gran silenzio d’acqua e di dolore
Se  gh’è de dir Gioan? Me par nient d’alter           Cosa dire Giovanni ? mi pare null’altro
              I mort inn mort, i viv mort anca lor                I morti nono morti, i vivi sono morti anche loro
Doa ghera i cà, el gran e poeu la vita                     Dove c’erano case, grano e poi la vita
Adess ghè aqua e aqua e poeu dolor.                   Ora c’è acqua, acqua e poi dolore

E mi ho vist, Gioan, a la stazion                              E ho visto, Giovanni, alla stazione
Fagot e mioeu e mocol “Mondo Boia”                 fagotti e moccoli “MONDO BOIA”
E la speranza l’è vizi e religion                               e la speranza è vizio e religione
E quela gent de sperà g’ha minca voeuia             e quella gente di sperare non ne ha voglia
CAMPO PROFUGHI DI GRECO, una scuola      CAMPO PROFUGHI DI GRECO, una scuola
I an piantaa là ind ona quaj manera                      li hanno piantati lì in qualche modo
E pret ie suore intorn a fa la spola                        e preti e suore intorn oa fare la spola
E di cartei VIETATO BESTEMMIARE                i cartelli VIETATO BESTEMMIARE
El pret l’è andaa da vun “dem a pregàa               il prete è andato da uno “Andiam oa pregare
Ghe el paradis, prega” el g’a propost                     c’è il paradiso, prega” gli ha proposto
E quel là el se traa su “Mi sont danaa                      quello l’ha guardato “io sono dannato 
Mi sont già mò a l’inferno” el g’ha rispost.                 Io sono già all’inferno” ha risposto.        

Tre canzoni dall’abum “Io so che un Giorno” 1966-

Forza Giuan l'idea non è morta

Basta sperare, Franco, amico mio!
La ruota gira, il mondo è ben rotondo.
La luna, invece, Cristo, è fatta a pera:
chi spera campa a giorno e muore a sera.
Le novità? Un anno senza canto,
un anno di silenzi per capire!
Non volli più sperare, nè cantare.
Giuan è morto senza riso o pianto.
E' morto di vecchiaia, al primo grido:
"Bandiera Rossa!" a Roma e a Milano.
Un vento nuovo corre per l'Italia.
Giuan è morto. Franco è chi non sbaglia!
Un vento nuovo, Franco, e non ha tempo,
non ha momento scrivere canzoni:
è l'ora della lotta, delle azioni.
Crepa Giuan, crepa e son contento!
Basta sperare, Franco, amico mio!
Il giorno giusto sembra non lontano,
sperare è idiota. "Fare!" grido io:
"Fare che cosa?", fare Viva Mao!
E Viva Mao grido anch'io, nel vento,
vento dell'est, un coro, un'idea.
sperare è idiota! Fare!... e sul momento!
Quale momento fare, Della Mea?
Un anno, Franco, e poi mi volto indietro:
un mare di bandiere lacerate
da bimbi vecchi, rotti al vecchio gioco
d'essere capi, con il gregge addietro.
E ogni gregge ha la sua bandiera;
rossa il P.C.I. e ricucita a toppa.
E come toppa rattoppata al culo
del capo che li guida... e da la rotta!
Sperare è idiota? Forse! Ma io dico
che l'uomo nuovo, a me, è una speranza.
E' tutta mia, so sperar da solo!
Di capi, greggi e toppe ne ho abbastanza.
Sperare è idiota? Forse!... Non m'importa,
già oggi siamo in tanti, una lega.
Angela, io,... Due? Che mi frega?
Forza, Giuan, l'idea non è morta!
Forza, Giuan, l'idea non è morta!

 Della Mea Ivan, Il rosso è diventato giallo, Vedette Zodiaco, 1969http://www.ildeposito.org/images/canto_striscia.png

Gianni Bosio (Acquanegra sul Chiese 23 ottobre 1923 – Mantova 21 agosto 1971)
gianni bosio
Il  “Gioan” a cui si rivolgeva Ivan  era Gianni Bosio e “el me fradel” di cui parlava,  Luciano Della Mea che aveva fondato e diretto un buon quarto dei giornali della allora sinistra italiana. 
Bosio , giovanissimo partigiano, si definiva “Un intellettuale rovesciato”. Era  uno storico rigorosissimo e  un vero anticipatore della storia orale.  Fu lui ad iniziare, già nel 1962, la produzione di canti politici e sociali sotto l’etichetta dei “Dischi del sole”. Nel 1966  fondò l’Istituto Ernesto De Martino che ha raccolto nel corso degli anni materiali di ogni genere riguardanti le culture le mondo popolare.  Ivan Della Mea ne fu  presidente per lunghissimi anni. Antropologi e appassionati di canti popolari non possono non farne riferimento.  A Bosio si deve la scoperta (ri-scoperta) fatta con Giovanna Marini di moltissimi canti popolari in giro per l’Italia, con mezzi di fortuna, con pochi soldi. “Italia quanto sei lunga” canterà Giovanna. Bosio      

Luciano Della Mea (Torre Alta, 29 maggio 1924 – Firenze, 25 maggio 2003)

Partigiano, attivista nei primi anni ’70 in  “Il Potere Operaio” di Pisa, poi nella lega dei Comunisti. Fu molto attivo nel sostegno ai malati di mente dopo la riforma Basaglia, autore di libri di saggistica, poesia, letteratura e teatro.

Ivan Della Mea  (Lucca, 16 ottobre 1940 – Milano 14 giugno 2009)
ivan della mea
Milanese di adozione, diventa autore delle migliori ballate in dialetto lombardo (El me gatt, Ringhiera, Teresa tu sei bella e moltissime altre). Nel ’56 si iscrive al PCI, militerà poi in Lotta Continua e scriverà altre canzoni che hanno segnato un'epoca (Album: Il rosso è diventato giallo, 1969). L’incontro con Gianni Bosio (Gioan) avvenuto nel ’62 segna il suo impegno sociale e politico. 

martedì 4 dicembre 2012

Fa freddo!!!

Ah, scordavo la notizia clou della settimana: Fa freddo!!!
e noi che eravamo abituati a inverni torridi. 
Da questo blog siamo in grado di anticipare la notizia clou della seconda settimana di luglio 2013: Fa caldo!!!!!!!

onde





La vita si ascolta così come le onde del mare
Le onde montano
crescono
cambiano le cose
poi tutto torna come prima
ma non è più la stessa cosa
(A. Baricco)


lunedì 3 dicembre 2012

Aiutiamo l'assessore Guido!!!!!!!!


Vogliamo sommessamente aiutare l’assessore Guido nella sua inflessibile fermezza contro i volantinatori abusivi nei tergiscristalli delle auto. http://www.ilpaesenuovo.it/index.php/politica/lecce/42804-si-riapre-la-guerra-ai-volantini-pubblicitari-selvaggi.html
A tale scopo offriamo un sia pur parziale elenco di cittadini che hanno invaso vie, strade, corsi e piazze di Lecce negli scorsi mesi. Quanto sopra nel senso della civile convivenza e nella consapevolezza che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Tutto è documentato con fotografie alla pagina del sito: http://isolamaitrovata.blogspot.it/2012/05/non-votiamo-i-candidati-che-insozzano.html e precedenti.

In particolare si segnalano:
Rossella Conte, Antonella Galiotta (Uniti per Lecce), Severo Martini (PDL), Alfonso Migali (IoSud), Paolo Marseglia (UDC),  Egidio Personè (Grande Lecce), Lucio Inguscio (PDL), Luca Grattagliano, Saverio Citraro (Lecce Bene Comune), Alfarano (PDL), Luca Carretto (Grande Lecce), Attilio Monosi (PDL), Luca Pasqualini (Grande Lecce), Gianni Peyla (PDL), Gianpaolo Scorrano (IoSud), Maggiulli (IoSud), Finamore Antonio, Rollo, Paolo Fellini (PD), Maria Antonietta Fabrizio, Paolo de Santi (Uniti per Lecce), Dino Boccuni (Grande Lecce) , Tonia Bruno (PDL), Laura Erriquez (Regione Salento)

Siamo certi che gli amministratori non vorranno essere tacciati di rappresentare una casta che tutto può, a differenza dei commercianti che non appartengono all’empireo della politica. 

domenica 2 dicembre 2012

Monti: il trifacciale Tremontisconi


 “Gli studenti fanno bene a manifestare il loro dissenso e lo hanno fatto in modo civile.    In alcune sfere del personale della scuola c’è grande conservatorismo e indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana che avrebbero permesso di aumentare la produttività. I corporativismi spesso usano anche i giovani per perpetuarsi” 

 «La crisi ha colpito tutti ed il campo medico non è una eccezione. La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni. La posta in palio è altissima».

Sono due uscite del primo ministro Monti che rappresentano in estrema sintesi la continuità perfetta con il governo che lo ha preceduto. Potremmo addirittura parlare di un mostro a tre teste: Berlusconi, Tremonti e Monti, per comodità parleremo di Tremontisconi. Racchiude infatti i personaggi  più supini ai voleri della finanza lecita (e non lecita ovviamente, visto che le mafie valgono punti di PIL irrinunciabili per loro. In fondo pecunia non olet).
La libertà di chiamare conservatori i docenti che, secondo Tremontisconi, lavorano poco è inquietante, non tiene conto del lavoro pre e post lezioni frontali con i ragazzi, lavoro non retribuito in quanto le correzioni e la preparazione delle lezioni si fa a casa, la sera, soprattutto non tiene conto alcuno della professionalità dei docenti stessi. Non esiste per loro alcun meccanismo premiale. Le parole del premier prestato dalle banche   preludono al sogno di ogni schiavo della finanza: privatizzare tutto, eliminare lo stato sociale, passare alle banche e alle assicurazioni e a chi crea PIL il potere assoluto.
Per quanto riguarda la sanità  è fin troppo ovvio, nonostante le rassicurazioni pelose del ministro della sanità, come si voglia accelerare verso la privatizzazione. A fronte delle parole di Tremontisconi è sufficiente ascoltare Marino quando dice che una protesi all’anca costa, a seconda della Azienda sanitaria che l’acquista, da 300 a 3.000  euro, le siringhe possono costare 2 euro o 55 centesimi, anche qui a seconda dei criminali che lucrano sulla salute pubblica, un pasto può costare 10 o 50 euro e si potrebbe continuare. E’ di tutta evidenza che il valore aggiunto si traforma in mazzette, corruzione e una mafia strisciante, addirittura eletta. Non è assolutamente un caso la freddezza con cui è stata accolta dai parlamentari la proposta di Libera, suffragata da una possente raccolta di firme, per la confisca dei beni ai corrotti, perché la corruzione altro non è che una mafia istituzionalizzata.
Il problema sanità  è da sempre il prato di pascolo per i peggiori, è merce di scambio per i governatori che utilizzano il potere in modo improprio ed è il regno dei Tarantini che navigano con disinvoltura  fra protesi e prostitute offerte al padrone del vapore. Il mancato controllo centrale su questi criminali è il nodo da sciogliere. Si tratta di un meccanismo perverso che porta i governanti meno avvezzi alla politica dello stato sociale a voler ad ogni costo privatizzare, passare la mano e limitarsi a gestire l’ordinario. Quasi il valore della salute e della qualità della vita dei “sudditi” non interessasse. E speriamo che Tremontisconi segni un punto di distacco dal suo predecessore e non ci venga a dire domani “sono stato frainteso….” Gli italiani non sono poi così imbecilli da non capire quando un parla, anche se è professore.   Se dopo Monti ci sarà Monti (o Passera premier e Monti al Quirinale) non sarà di buon auspicio per la democrazia solidale. Ministresse che piangono mentre liberalizzano licenziamenti e falciano pensionati al minimo non inteneriscono neanche un po’, anche se sfoggiano inglese fluente quando chiamano i ragazzi “choosy”. Per lei i pensionati sono, forse,  “Superfluous junk”.